The Manson family - Film (2003)

The Manson family
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Titolo originale: Charlie's Family
Anno: 2003
Genere: thriller (colore)
Note: In DVD (catalogo Sharada - versione CUT). Horror psichedelico che punta alla rappresentazione "analitica" ed esplicita della brutale violenza - culminante in omicidio - commessa dal gruppo di "folli" capeggiati da Manson, e di cui, principale vittima, fu la povera Sharon Tate.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/06/07 DAL BENEMERITO UNDYING
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Undying 15/06/07 20:51 - 3807 commenti

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La storia produttiva della pellicola è qualcosa di incredibile: ha subito una serie di arresti a causa del tema, fortemente osteggiato... La lavorazione inizia sin dal lontano 1988 e solo 9 anni più tardi (1997) ne viene proiettata una versione al Chicago Underground Film Festival ed al Montreal FanTasia Film Festival. Uscito nel 2005 in USA (nel mese di marzo) il film è incorso, nuovamente, in una forma di censura, venendo bandito dalla distribuzione delle grandi catene commerciali di home video...
MEMORABILE: L'omicidio in cucina, con forchette e coltelli...

Trivex 23/02/09 22:13 - 1744 commenti

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Visionato il dvd in versione uncut, con il prologo che recita tipo: il film più violento della storia del cinema! Ovviamente non ci credo e mi aspetto una minestrina per bambini, ma non è così. La pellicola è farcita di nudi integrali e di amplessi al limite della pornografia, mentre le scene di violenza sono indubbiamente pugni nello stomaco ben assestati. Certo la sceneggiatura barcolla spesso e alcune volte si perde un poco il filo del discorso, inoltre gli attori non sono certo da oscar. Finale ultrasplatter. Non il più violento, ma non inoffensivo
MEMORABILE: Il finale delirante, con tante teste rotte!

Schramm 24/02/09 13:05 - 3495 commenti

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Uno di quei casi in cui forma e contenuto fanno kick-boxing. Visivamente ammaliante, a tratti anche ipnotico, ma sotto il vestito dell'ardita sperimentazione, il nulla. L'ennesima riprova che portare Manson al cinema è difficile quanto saltare con l'asta con una palla di 30 kg al piede (davvero pessimo, ai limiti del ridicolo, "l'attore" che gli dà corpo). Il risicato budget si fa sentire e il tanto sbandierato superchoc dei 20' finali non l'ho vissuto (il che non significa che le anime delicate possono accomodarsi). Peccato, perché quanto a originalità stilistica Van Bebber dimostra di temere pochi confronti.

Herrkinski 7/02/11 14:50 - 8122 commenti

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Non male, dopotutto. Certo, rappresentare le gesta del mito negativo generazionale Charles Manson (e dei suoi adepti) è sempre impresa rischiosa. Van Bebber se non altro ha un buon talento visionario e riesce a scegliere la fotografia giusta (volutamente sgranata e sporca nelle parti d'epoca) e gli interpreti giusti; il montaggio frammentario però lascia un po' interdetti e le parti ambientate ai giorni nostri sono superflue; belle invece le musiche (con molto materiale siglato da Phil Anselmo). Efficace la violenza, realistica e molto cruda.
MEMORABILE: Gli ultimi 20 minuti.

Fauno 12/03/11 11:56 - 2212 commenti

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Merita il massimo per la visionarietà e per l'incastro, degno di un gioielliere, tra epoche distanti nel corso del film. Se alcune delle idee di partenza della comunità potevano essere buone, l'effetto delle droghe assunte come acqua sarebbe poi stato più devastante di una bomba atomica. A quel punto come si poteva sperare di essere un esempio? Al contrario, è stato il modo migliore per andare a rafforzare quell'odiata società che si credeva di combattere...
MEMORABILE: La figura di Bobby e il rapporto fra artisti e discografici. Naturalmente il macello finale.

Myvincent 16/07/14 11:16 - 3744 commenti

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La discesa agli inferi di Charles Manson, da musicista fallito a "santone" di una comunità di folli adepti, è qui raccontata cercando di riproporre il clima psichedelico, hippy, rivoluzionario di quegli anni. In questo caso, ovviamente, abbiamo una degenerazione malefica, con tutte le conseguenze sanguinarie che tutti tristemente conosciamo. L'impianto narrativo non è male, ma l'idea di riesumare il caso per motivi giornalistici è del tutto inutile, così come il gore degli ultimi 20 minuti.

Franz 11/07/17 22:14 - 110 commenti

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Davvero buono. Le false interviste agli ex adepti sono fatte benissimo e inizialmente sembrava un vero documentario. Le scene di sesso spinto sono funzionali al racconto, la violenza asperrima (e, temo, fedele specchio di ciò che successe nella realtà) arriva come un climax nell'ultima parte e ci sta. Un po' superflua la cornice narrativa dell'inchiesta giornalistica. Angosciante e disturbante. Psichedelico.
MEMORABILE: L'orgia demoniaca di sangue e sesso; I volti in trance delle donne succubi del "folle" fino alle estreme conseguenze; I trip... stupefacenti.

Matalo! 1/03/18 13:02 - 1378 commenti

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Nel 1989 si realizza un film degno del peggior cinema bis. Un baraccone grand guignol dilettantesco dove l'analisi del fenomeno Manson (un borderline dalla filosofia raffazzonata scambiato per genio) non esiste. Nessun parametro con il suo tempo, nessun tentativo di capire il perché questa vicenda fa parlare ancora oggi. Solo brutte immagini, velleità autorali che son solo inquadrature bizzarre e strampalate e una visione ambigua delle cose che non aiuta. Certo come schifezza si fa vedere.

Anthonyvm 10/09/19 16:56 - 5705 commenti

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Difficile realizzare un film su Charlie Manson senza cadere nel didascalico o nell'estremo fine a se stesso. L'approccio di Van Bebber punta all'eccesso, fra orge, fiumi di splatter e riusciti montaggi psichedelici, ma lo inserisce in una cornice mockumentaristica che, un po' pretenziosamente, cerca di mantenersi fedele agli eventi. Il risultato è un esercizio di virtuosismo spasmodico e brutale, scioccante e gretto. Dato l'orrore cui si ispira, è forse il modo migliore di affrontare l'argomento. Imperfetto (attori in primis), ma memorabile.
MEMORABILE: Lo stupro collettivo con luci virate al rosso; L'orgia con cane sgozzato; La strage di Bel Air; Il cranio sfondato; La testa sbattuta ripetutamente.

Marcolino1 13/01/20 18:00 - 553 commenti

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Un montaggio di gran classe a quattro livelli: il documentario ricostruito, le interviste dall'esito straniante nel confondere fiction e realtà, l'indagine giornalistica e gli emulatori. La macchina da presa è un'altalena impazzita, un Helter Skelter cinematografico che per ferocia duetta con L'ultima casa a sinistra di Craven. Paradossalmente il messaggio è chiaro, in collisione col terremoto incendiario delle immagini che "smitizzano" il mito di Manson rivoltandosi contro il sistema commercial-scandalistico che ne ha decretato il successo.
MEMORABILE: Il rifiuto di Manson di diventare come Morrison e l'ideale di fuga nel deserto; "Charlie don't surf" scritto sulla t-shirt dei suoi "fans".

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