Nerboruto giovanotto un po' squilibrato, appena dimesso dalla clinica sequestra una pornostar e la lega al letto di casa per convincerla a sposarlo. Non ci avevate mai pensato, vero? Invece Pedro Almodóvar sì, e il film, ovviamente iper-grottesco e stralunato, non viene nemmeno male, grazie alla verve degli interpreti, che ci danno anche parecchio dentro nelle scene di sesso. Se si accettano gli assunti (sopra le righe) di partenza, ci si diverte.
Diretto da uno degli autori più talentuosi del cinema contemporaneo, Légami è la storia di un'ossessione erotica che diventa anche un'insolita (e bella) storia d'amore. A partire da una sceneggiatura non perfettamente calibrata (il film alterna momenti molto riusciti specie nella prima parte ad altri più "stanchi") il regista ritrae due personaggi che partendo da un'attrazione fisica si scoprono più simili rispetto alle premesse e costuiscono fronte comune rispetto alla facile (ed ipocrita) morale della società benpensante.
È una commedia piacevole, in primis perché particolare e originale, poi perché ben interpretata da Banderas e l'Abril; piuttosto fluida e scorrevole per quanto riguarda i tempi, fatta bene nel modo in cui alterna drammaticità, divertentismo e sentimentalismo. Ingente sul versante dell'eros. Però pecca quando Almodovàr cerca di essere emblematico e dissacratorio, con i volti del Cristo e certe pause riflessive; cerca di fare un po' il filosofo della situazione, donare un tocco mistico ad una pellicola che in fondo è puramente convenzionale.
Commedia bizzarra e decisamente poco scontata. C'è qualche lentezza di troppo ma i personaggi sono interessanti e la storia si evolve sempre nella maniera meno prevedibile. Bravissimi i due protagonisti. Perfettamente in linea, per temi trattati e toni utilizzati, con lo stile dell'Almodòvar anni 80.
Tutto il bene (ritmo, ironia, colori baviani, provocazione) e il peggio (cinefilia da provincia) in questa commedia del regista spagnolo che però non bissa la qualità delle donne sull'orlo di una crisi di nervi. Se Almodovar fosse meno provinciale forse non avrebbe perduto il tocco dei bei tempi invece di propinarci robe tipo Tutto su mia madre. Ben diretti gli attori, come sempre. Rabal è ispirato a Huston. Abril è di una carica sessuale davvero rara (infatti la amo).
Film tipicamente almodovariano con tutti i pro e i contro del regista spagnolo: trama scombiccherata ma divertente, ritmo discreto, qualche trovata, alcuni (immancabili) eccessi ed un po' di risate e divertimento. Nulla di memorabile ma sicuramente abbastanza godibile. In ogni caso l'Almodovar prima maniera ha fatto meglio.
In lieve anticipo rispetto a Pretty Woman, Almodovar, gira una "love story" schizzata, ovvero la relazione forzata (ma poi si scoprirà genuina) tra i due protagonisti: uno sciroccato maschiaccio ed una pornostar (la bravissima Victoria Abril) da lui legata ad un letto sino ad indurla - (più) volente o (meno) nolente - all'altare. Al di là di una tratteggio psicologico cagnesco (in questo supportato dalla ridicola trama e dai dialoghi surreali e ben lontani dalla verosimiglianza) il film viaggia spedito verso l'ironia, con sostenuto ritmo garantito dalla professionalità degli interpreti.
Commedia grottesca e morbosa che seduce lo spettatore. Molto in palla i due protagonisti che sottolineano bene la propria parte. Pellicola dal ritmo abbastanza discreto condita però da qualche pausa che comunque non influisce più di tanto. Buona prova per Almodovar.
Lui sequestra un'attrice di cui è innamorato per farla innamorare di sé. Apologo grottesco sull'amore e sul paradosso del desiderio, in chiave melodrammatica e sadomaso, che gioca sugli eccessi camp tipici del regista. Il film è piacevole, ma si sente troppo il cliché almodovariano sopra una storia esemplare sì, ma esile. L'ispirazione si ferma al bizzarro senza entrare nelle corde più intime dello spettatore, che invece Almodovar sa raggiungere in altri film, e d'altra parte non è neanche così divertente come ci si aspetterebbe.
Inconsueto ed affascinante nella trama, Légami è un film di legàmi forti, sul confine della normalità psicologica e senza nulla di scontato o di canonico. La particolarità del film sta proprio nel mostrare come possono essere infinite le strade che portano al sentimento autentico. Ad Almodovar piace che si vada oltre il semplice guardare i suoi film, cercando di portare chi guarda ad ammirare le sue opere. Inoltre sa cavare sensualità anche da attrici non bellissime. Tanto che pure la Abril non è solo da guardare ma da ammirare.
La storia di un giovane che, dopo essere stato per tanti anni in una casa di cura, esce e fa progioniera una pornostar dalla quale è ossessionato. Il suo progetto è proprio quello di far innamorare la donna e costruire un futuro insieme. Sicuramente non uno dei migliori film di Almodovar ma si guarda.
Se non fosse ricco di eccessi il cinema di Almodovar perderebbe proprio quella che è la sua più grande caratteristica. Qui il regista imbastisce la solita storia folle che vede uno svitato Banderas e una seducente Abril protagonisti di una storia d'amore "forzata". La sceneggiatura è originale e pur essendo a tratti un po' scombinata riesce ugualmente a coinvolgere e a farsi amare.
Un film originalissimo e che ho avuto modo di vedere un sacco di volte. Un uomo con problemi mentali, Banderas, si innamora di una attricetta hard e la rapisce legandola al proprio letto e tenendola così a lungo prigioniera. Finiranno per innamorarsi. Almodovar colpisce con un bel film spagnoleggiante. Una piacevole sorpresa per chi non l'ha ancora visto o sentito.
Pur essendo una storia abbastanza originale e con interpreti veramente bravi, Legami! non è uno dei migliori lavori di Pedro Almodovar. A tratti lento e con momenti che lambiscono frequentemente il banale. Musiche di Ennio Morricone belle, ma che non sembrano affini alla trama.
La bellezza del film sta tutta nell'inversione e nel capovolgimento di una coscienza; perché se è vero l'orrore della privazione della libertà e del movimento, altrettanto vera è la fuga dal terrore e la crescita, il movimento vitale dell'amore. Straordinario è il momento in cui (avvenuto il "ribaltamento") è la vittima a chiedere di essere legata per non avere la possibilità di fuggire e quando questa possibilità si rivela, lo scontro di desideri, tutto interiore, l'essenza, il fine e la ragione del film raggiungono il pieno compimento
Film interessante dalla morale ambigua. Nella prima parte sembra che dietro al tono leggero della commedia Almodovar voglia mostrarci in chiave grottesca gli effetti che il senso del possesso arreca ai rapporti di coppia. Rapidamente, però, la trama perde i pochi spunti di tensione della prima parte per concentrarsi sulla nascita di un amore che sembrava impossibile. Ottimismo forse eccessivo, ma il film conserva una certa freschezza per tutta la durata.
Un film che lascia il segno sia in positivo che negativo. Introduce alcune scenette briose e iconiche dove esplodono il lato grottesco e dissacrante di Almodovar ma anche altre più banali e ormai datate. Anche il gruppo di personaggi non riesce a tenere bene l'intera durata, Victoria Abril a parte.
Film grottesco di Almodovar con una scintillante ed erotica Victoria Abril nei panni di un'attrice nevrotica che si vede sequestrata da un suo fan. Un anno dopo Donne sull'orlo di una crisi di nervi mi pare un film riuscito, anche se ha l'impressione di avere un finale frettoloso. Diverte meno del film precedente (ma era tutta un'altra storia e questa poco si presta a intermezzi prettamente comici) ma ha il pregio di attirare e graffiare in qualche modo. Da vedere.
MEMORABILE: Il nudo di spalle della Abril mentre sceglie il vestito per uscire.
Un misto di passione e di malattia mentale per finire a ribaltare i ruoli. Parte iniziale con qualche spunto sporcaccione, poi si vira quasi in direzione di un thriller con dialoghi da strada, anche crudi. La conclusione verso una sindrome di Stoccolma formato tascabile diverte, anche se sembra affrettata. La Abril è più espressiva di un Banderas che come maledetto psicotico ha poche frecce al suo arco. Regìa senza grossi spunti che fa apparire gli uomini più fragili e cialtroni rispetto alle donne.
Grottesca commedia diretta sapientemente e interpretata con stile, soprattutto dalla Abril, che si basa sulla cosiddetta sindrome di Stoccolma ma che nel suo simbolismo affronta molti altri temi, a partire dalle dipendenze (dalle droghe ma anche dalle persone). Banderas è un discreto psicolabile (ma farà di meglio nei panni del chirurgo Ledgard), parte minore per la sempre ottima De Palma, qui spacciatrice di Roipnol. Lunga scena di sesso fra i protagonisti e in generale l'erotismo pervade la pellicola senza tuttavia divenire mai preponderante.
MEMORABILE: Il subacqueo giocattolo che dentro la vasca da bagna preme contro la vagina della Abril.
Clamoroso sfondone d’autore per un Almodòvar probabilmente ancora assuefatto dai fumi del bellissimo film precedente. Tanto quest’ultimo era ben costruito e verosimile, tanto questo - da ogni lato lo si possa prendere – risulta programmatico e inverosimile. Storia di una posticcia sindrome di Stoccolma, pretestuosa se non tanto nella messinscena soprattutto nelle psicologie, così solo accennate, senza spessore. Un divertissement senza capo né coda, con un finale terribile appiccicato alla bell’e meglio.
Giovane squilibrato sequestra un'attricetta tossicodipendente per costringerla ad amarlo: sembra un'impresa insensata, ma nel cinema di Almodóvar, dove tutti i sentimenti si incrociato e tutti i possibili accoppiamenti hanno libera cittadinanza, l'amour fou in un modo o nell'altro vince sempre... Nonostante gli eccessi grotteschi, un film riuscito nella prima parte mentre nella seconda affiora una certa stanchezza anche se la sceneggiatura cerca di tenere sulla corda lo spettatore circa i reali sentimenti della protagonica. Belli e bravi il caliente Banderas e la minuta Abril.
Almodóvar dirige uno dei suoi film più riusciti, una personale rielaborazione della Sindrome di Stoccolma che diventa strada facendo una coinvolgente storia d'amore. La vicenda è narrata con grande delicatezza e gusto e anche le indispensabili scene erotiche appaiono gioiose e ironiche. Immancabili le sequenze di metacinema (concentrate nell'ottima parte iniziale). Bravo Banderas nel ruolo dello psicopatico innamorato ma la sensuale Avril è eccellente nel ruolo della pornostar rapita con problemi di tossicodipendenza. Appropriata e variegata la colonna sonora del maestro Morricone.
MEMORABILE: Il sommozzatore malandrino vibratore; Il riconoscimento di Ricky da parte di Marina durante l'amplesso.
Almodóvar e la sindrome di Stoccolma, o meglio di Madrid: un gazpacho impazzito di Argento, Bava, Hitchcock e Brass che passa dal giallo (come sottolineato dalla OST di Morricone, degna dei suoi passati thriller) alla commedia romantica partendo da un assunto di base scorretto e controverso oggi più che all'epoca. Il cast come sempre è monumentale a cominciare dalla coppia Banderas/Abril senza dimenticare un Rabal "tognazziano" e i tocchi di erotismo sono i più reali e meno volgari mai visti al cinema. Poco ricordato rispetto ad altri film del maestro spagnolo, ma di ottimo livello.
Una commedia dal sapore thriller questa di Almodóvar, il quale punta su un giovane Banderas ottimo nei panni di un malato mentale appena uscito da un istituto alle prese con una ragazza molto bella, ma difficile da raggiungere, interpretata dalla Abril. Il film è ben girato, ben montato e gode di una piacevole colonna sonora di Morricone che accompagna i momenti salienti e varia di tono a seconda della situazione in cui i protagonisti si trovano. Il regista spagnolo inserisce con intelligenza tratti di psicologia da sindrome di Stoccolma e BDSM, che danno quel tocco di originalità.
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