Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/05/07 DAL BENEMERITO LATTEPIù
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Lattepiù 12/05/07 13:40 - 208 commenti

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Premessa: Ferrara mi piace. Col suo cinema prosegue un discorso sincero e personalissimo. E' però estremamente discontinuo. Tocca vette sublimi, ma è anche capace di discrete schifezze. Questo Mary si inserisce pienamente nel percorso tematico del regista: ma è verboso, didascalico, predicatorio; approccia spunti innumerevoli, ma non va da nessuna parte. Appesantito da un'impostazione troppo teorica, non coinvolge mai, ma anzi annoia. Aveva potenzialità enormi, ma è un'opera annacquata e inconcludente. Il cattivo tenente pare lontano anni luce.

Skinner 21/12/09 14:17 - 592 commenti

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Presuntuoso, pretestuoso, didascalico; ben diretto sì, perché Ferrara sa dirigere, ma le metafore somministrate col cucchiaino e le allusioni simboliche di cui il film è zeppo non hanno la forza di una sola sequenza del Cattivo tenente, oltre ad essere quantomai "facili". C'è a chi può piacere, ma per quanto mi riguarda... evitabile.

Jena 9/12/12 12:32 - 1555 commenti

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Ferrara decisamente minore, come nelle ultime produzioni italiane (Go go tales). Qualche sprazzo di genio lo si vede ancora (le riprese della citta in notturna, of course) e Forest Whitaker rimane un grande attore, ma il film sembra un po' confuso. Abel cerca di recuperare le sue tematiche di colpa e redenzione mistico/religiosa, ma temi così li aveva trattati mille volte meglio non dico nel Cattivo tenente ma fin dai tempi dell'Angelo della vendetta. Trascurabile.

Schramm 7/04/16 16:50 - 3495 commenti

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Ferrara non è più uscito da quell’idea fattasi circolo vizioso di cinema bigger than life vs life bigger than cinema che ormai trascina non senza colpi di sonno da Occhi di serpente in avanti. Ad arbitrare il cortocircuito è la figura dell’artista stesso che diventa agnello sacrificale e cristico corpo da crocefiggere quando rappresenta e reinterpreta la religione frammista a quella deformazione che da professionale si fa identificativa (la Maria attrice inghiottita dal ruolo, Whitaker redento). Metafore a tutto larsen, ma coadiuvate da uno slancio registico adamantino e ambiguo al contempo.

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