Quadrophenia - Film (1979)

Storia del giovane Jimmy Cooper e dei suoi amici Mods, perennemente fra parties a base di pasticche & rhythm and blues, risse coi Rockers e cura del vestiario... Agli albori del Mod revival gli Who produssero questo amarcord poco nostalgico e impietosamente disilluso. Colonna sonora da urlo e cultone epocale e sempreverde. Folgorante cameo di Sting nei panni di Ace, il Mod più carismatico. Da vedere in lingua originale, per gustare l'incomprensibile inglese cockney: tutta un'altra lingua!

Grande esposizione di una fetta della cultura giovanile dei '60, ma anche del relativo "imprinting" classista e politico. Manifesto di una generazione, quella pre-hippie, ma soprattutto rappresentazione della caduta e della disillusione dei leit-motiv di lotta di una generazione. La colonna sonora è inappellabilmente magnifica, anche perché l'album omonimo da cui è tratta è il più "Townshend" di tutti. Ottima la partecipazione di uno Sting centratissimo e carismatico. Da vedere sicuramente, ma a mio avviso ancor di più da ascoltare!

Mitico. Imperdibile. Assolutamente british nel senso più completo del termine. La vita vera di un gruppo di mods della periferia londinese, tra pastiglie, abiti, Vespa, ragazze. La musica vista come una scusa per scatenare risse sempre più sanguinose e violente coi rockers, fino alla celeberrima battaglia finale a Brighton. Protagonisti perfetti, comprimari d'eccezione (tra cui un indimenticabile Sting versione bellboy). Colonna sonora da ascoltare tutta d'un fiato, battendo i piedi e scuotendo forte la testa. A way of living.

Roddam, nello trasporre su grande schermo la seconda rock-opera dei Who, prende giustamente le distanze da Tommy e ne ricava un film sincero, crudo e realistico. La musica qui è usata come punteggiatura al film e non come ossatura, come di solito avviene nei musical classici. Gli Who, pur non apparendo direttamente, sono anche presenti a livello diegetico (creando qualche anacronismo) con canzoni e una "finta apparizione" a Ready, steady, go!. Descrittivo e monocorde nella prima parte, acquista calore con lo spostamento a Brighton, fino allo struggente finale.

Musical rievocativo della generazione mod degli anni Sessanta attraverso la vita vuota di un ventenne della piccola borghesia londinese: lambretta, indolenza, droga, sesso, pestaggi con i rockers, un ribellismo stolido e autodistruttivo. La narrazione - lenta e noiosa - si vivacizza grazie alle onnipresenti musiche degli Who, gruppo mod per eccellenza, e quando guarda all'illusione libertaria di Easy rider e all'iper-realismo urbano di Jubilee.

Film che è considerato una sorta di mito per i mods (sottocultura giovanile in voga nei '60 e tuttora viva). Il film non è malaccio, ma va visto con lo spirito giusto; da esterno (ossia da chi non ha simpatia ma neppure antipatia verso le sottoculture giovanili) lo giudico un film passabile.

Tutti gli dicono che è matto, ma lui è solo ribelle, drogato e casinaro, proprio come gli amici. Da questa idea partono una sceneggiatura superficiale e retorica, dai dialoghi banali, e una regia realistica, compiaciuta nel casino (feste e risse) ma incapace di approfondire il disagio del protagonista o portare il discorso a un livello visionario. Buona la ricostruzione ambientale del periodo dei mods e ovviamente la musica degli Who. Poteva essere un'opera rock, è diventato un noioso amarcord generazionale con musichette.

Come nel caso di Tommy, anche qui il punto di partenza è un album degli Who. L'approccio di Roddam è però assai distante dall'intricata struttura visionaria e metaforica di Rusell, puntando su un deciso realismo ed una immediatezza che rende il film di più semplice lettura. Pochi e identificabili gli elementi per descrivere i Mods: le lambrette superaccessoriate, i jeans Levi's e le anfetamine ingurgitate in gran quantità. E poi c'è la musica di Townshend, capace di descrivere perfettamente lo stato d'animo e la psicologia dei personaggi.

La bibbia dei "Mods"! Uscito nel 1979 ma ambientato negli anni '60. Gli Who rappresentano sullo schermo lo stile di vita Mod, movimento giovanile che loro hanno vissuto in prima persona e che ancora oggi si contraddistingue per lo stile. Musica, abiti, scooter, velocità... il tutto vissuto con ossessione per dar vita al decennio più creativo del secolo scorso e porre le basi all'avvento della Swinging London. Da vedere!

Lui è schizofrenico o più esattamente quadrofrenico; è un mod, un ribelle, proprio come i suoi amici della sua generazione e crede in questo. A livello psicologico il film non è molto approfondito, ma parla di giovani e di una generazione e da questo punto di vista è un gran film, tra droghe, discoteche e sopratutto botte con i rockers. Il culmine si ha nella mega rissa a Brighton, che il protagonista vive come la realizzazione (delirante) di essere qualcuno perché appartiene ai mods. Nostalgico e realista nella disillusione.

Il classico ragazzino che vorrebbe un mondo migliore si illude a forza di idoli, pasticche, adesioni più alla moda che a movimenti culturali; salvo scivolare nella paranoia più totale quando vede che gli altri le stesse azioni le fanno per gioco e il giorno dopo rientrano nel sistema, che è poi l'unico strumento che li rassicura. Il ritratto della Terra di Albione è ben delineato; certo come film non ha molta potenza, è più nevrotico che altro e i brani degli Who non lo accompagnano magistralmente come in Tommy, oltre a esserne nettamente inferiori...

Già il concept album degli Who era un po' velleitario; il film poi è ammiccante e poco ispirato, lontanissimo dalla ricchezza visionaria e (sotto)testuale del precedente Tommy. Peccato, perché era interessante l'idea di descrivere il volto più superficiale e disimpegnato (dove anche la violenza è gratuita e immotivata) di una generazione che l'iconografia storica vorrebbe costituita solo di "dreamers". Il peccato originale però sta nell'aver voluto inventare un film(etto) intorno a canzoni che, a questo punto, era meglio far parlare da sole.

È dura trovare la forza di stroncare in toto un film del genere, dato che in mezzo a tanto Nulla emerge comunque una forma ineccepibile, che si palesa nel bel finale. Forma che nulla può contro il vuoto cosmico, tra inizio che pare una copia soporifera e finto-trasgressiva di Happy days e prosieguo tra risse, maledettismo da oratorio (le pasticche) e vagabondaggi tossici dell'eroe vissuto che ha scelto di essere libero (ma per favore!). Noia mortale. E sinceramente manco l'album omonimo mi fa impazzire. Ma sì... diamogliela questa monopalla!

Opera rock dedicata al mondo dei Monds e secondo film degli Who dopo il trionfo di Tommy. Protagonista Phil Daniels, giovane ribelle in scooter e cameo di Sting come carismatico leader del gruppo. La prima parte scorre via anonima, ma la storia cresce con gli scontri sulla spiaggia fino al drammatico finale. La musica parla da sola e basta sentire canzoni come "Love, Reign O'er Me" per emozionarsi.

Ascesa e declino di un ideale, che per il giovane protagonista significava tutto. La prima parte, più statica, presenta uno spaccato della gioventù ribelle inglese: Vespe e Lambrette customizzate, Parka verde sui vestiti firmati, festini con musica soul & ska, pasticche e continue zuffe con i rocker; nella seconda si arriva a Brighton per il celebre scontro sulla spiaggia. Avrebbe giovato una maggiore cura nei dialoghi, gradevoli invece location e ricostruzione del periodo. Ottima soundtrack degli Who, pilastro della controcultura mod.

L’album degli Who è stata forse l’ultima grande rock-opera nella storia della musica pop. Il film di Roddam è una discreta variazione sul classico tema del ribellismo giovanile. Come ricostruzione dell’era mod è modesto, il protagonista con quella sua faccetta da schiaffi è piuttosto irritante e delle mitiche canzoni di Townshend e compagni si ode solo qualche spezzone misto ad altre hits dell’epoca. Tuttavia il film ha una sua forza primordiale nel ritrarre l’illusoria opposizione al sistema. Il tema non è però nuovo e lo si è già visto in altri contesti più credibili e incisivi.

Certamente meno incisivo (perlomeno da un punto di vista esibizionistico) di Tommy, ma nondimeno memorabile grazie alla convincente crudezza espositiva. Il realismo della messinscena e la schietta forgiatura psicologica dei personaggi (da non sottovalutare l'ottima selezione degli interpreti) trovano comunque nella tempra espressiva dei brani degli Who il mezzo per mitizzarsi, estendendo lo spaccato sociale alla dimensione di parabola generazionale, finanche moralistica. Più che di un concept album, sembra la trasposizione di un romanzo, il che vale come critica e lode al contempo.