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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/04/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 30/04/07 13:04 - 3015 commenti

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Giovane parmense di agiata famiglia milita nel PCI e ama una zia più grande. Dopo varie tensioni politico-sessuali cede all'agiatezza e al disimpegno. Opera seconda fra Verdi e politica di Bertolucci infatuato di Godard e - già da allora - del proprio ombelico. Negare i pregi formali del film sarebbe fazioso, negare che sia invecchiato idem. Indubbiamente da vedere, comunque, Bertolucci farà ben di peggio. Il protagonista è Francesco Barilli, futuro regista de Il profumo della signora in nero!

G.Godardi 11/06/07 17:02 - 950 commenti

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Giovane rampollo borghese è indeciso tra il marxismo e gli agi della sua condizione. Un amico si suicida e va in crisi esistenziale con tanto di Edipo sublimato attraverso l'amore per la zia. Ma alla fine sceglie la vita facile. Primo vero film di Bertolucci, dopo l'esordio pasoliniano, è un'opera perfettamente calata nella nouvelle vague del tempo, Godard in testa. Autobiografico con struttura a strappi, è la vittoria della stile sulla narrazione: in esso vi si alternano tutti gli amori del regista. E' quasi un film "musicale" con echi documentaristici.
MEMORABILE: Notare la bambina che recita la filastrocca e le scene nel teatro di Parma: curiosamente anticipano il cinema di Dario Argento (Opera)

Homesick 12/11/08 18:31 - 5737 commenti

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Coerentemente con la frase di Talleyrand posta in apertura («Chi non ha vissuto negli anni prima della Rivoluzione, non può capire cosa sia la dolcezza del vivere»), la carica marxista del protagonista Barilli (parmense nel film e nella realtà), si sfalda contro l’accettazione dell’odiata vita borghese. Letterario e asettico, influenzato tanto da Rossellini quanto dalla Nouvelle Vague, ha i suoi punti di maggior forza nel temperamento della Asti (milanese nel film e nella realtà) e nella fotografia.

B. Legnani 10/05/10 17:55 - 5523 commenti

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Ricco di rimandi (che non sempre ho capito), è bello specialmente nei momenti più autobiografici o che sembrano tali. Chiaro quando usa metàfore semplici (vi si indulge anche con le didascalie: “le campane che volano”, sinestesia), come le maglie della rete, la visione annebbiata, la Asti che dice di mentire inquadrata dai bordi del televisore, un po’ pesante quando vuole volare più in alto (i due incontri con Morandini e il troppo lungo ”Addio alla terra”, dall’incipit persino manzoniano). Adriana asti superba e fascinosa, Barilli un po’ ingessato, ma forse un cinefilo borghese iscritto al PCI di Parma doveva, nel 1962, essere un po’ ingessato come l’attore Barilli, che impersona un ateo emiliano che si sposa rigorosamente in chiesa e va sia alla Festa dell’Unità, sia, con nonchalance, a vedere la Prima nell’ingioiellatissimo Teatro Regio. Di certo non era l’unico.
MEMORABILE: “Non si incontrano mai uomini straordinari”

Pigro 28/04/11 15:07 - 9635 commenti

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Intenso e dolente ritratto delle inquietudini di un giovane borghese, che scalpita da dentro la sua classe sociale sperimentando il comunismo e la passione amorosa per la giovane zia, in una cornice storica di resa al trionfo della borghesia. Incipit poetico pasoliniano per un film irrequieto che si avvale di una raffinatissima sensibilità visiva in eccellente b/n e di un'accurata colonna sonora tra Verdi e Gino Paoli, con cenni metafilmici (come nell'annunciato inserto a colori), inciampando in qualche leziosaggine intellettuale di troppo.

Filipghiro 14/04/12 20:32 - 5 commenti

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La provincia emiliana negli anni che precedono il Sessantotto con tutte le sue contraddizioni: la borghesia imperante e la "moda" del comunismo, il cattolicesimo e la cultura alta, le ragazze di buona famiglia e l'insana passione per la zia milanese. I debiti verso Godard sono così evidenti che verrebbe da pensare al primo esempio di una Nouvelle vague italiana (che non ci sarà mai davvero).

Cotola 18/05/12 16:03 - 9009 commenti

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Storia di una impasse con sconfitta: il giovane Fabrizio passa da un confuso impegno politico (comunista) alla più “borghese” delle sorti. La trama basta a far capire quanto il film sia ancorato ai suoi tempi. Lo è sia dal punto di vista stilistico, quello più riuscito, sia da quello narrativo che risulta invece profondamente invecchiato. Di stile, infatti, ce n’è da vendere e se la narrazione frammentaria alla nouvelle vague non disturberà troppo (se non altro i cinefili) certi discorsi politico-ideologici mostrano oggi tutti i loro limiti, appesantendo il risultato di un film che si mantiene comunque buono. Bene la Asti, imbambolato Barilli.

Giùan 12/09/12 22:27 - 4539 commenti

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Se i primi inserti (il soliloquio di Fabrizio, il suicidio di Agostino) fan temere il peggio sulla longevità dell'opera, il giovane Bernardo sale invece presto sul podio, mettendo già in mostra tutte le sue doti di seducente orchestratore. Il film passa così dal narcisistico piano prosastico a picchi evocativo-poetici magistrali, capaci di restituire la paradossale (ma genuina) nostalgia tipica dell'età acerba. Barilli ha l'aplomb bertolucciano ma non è certo un attore, le fa da contraltare una tumultuosa Adriana Asti. Lirico anche il b/n di Aldo Scavarda.
MEMORABILE: "L'apparizione" in chiesa di Clelia; L'indimenticabile sequenza sul fiume con l'addio di Puck "Addio stagno lombardo... ciao fiume e ciao Puck".

Matalo! 13/11/12 23:49 - 1378 commenti

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Molta polvere si é depositata su questa seconda opera di Bertolucci e oggi si fa fatica a reggere certe velleità, godardismi, letterarietà, supponenza in fondo provinciale. Come il protagonista il regista appare uomo diviso tra "prima" e "dopo" rivoluzione; ma non mancano accenti sinceri e una cura formale di certe immagini. Certo un film "tra di loro" per intellettuali salottieri altoborghesi, che sopravvalutano questi film. Interessanti location e ottima la Asti in un personaggio rossellin-antonioniano. Valido come modernariato.
MEMORABILE: Il protagonista é il regista de Il profumo della signora in nero; Cameo di Morandini e Gianni Amico (il cinefilo pedante).

Mickes2 13/05/14 21:12 - 1670 commenti

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Spudoratamente modellato sugli estetismi della nouvelle vague, è un Bertolucci accattivante ma per molti versi tronfio e logorroico. Testimonianza a suo modo spietata dell’ipocrisia di ideali, dell’incapacità di volontà e intenti; quella di Fabrizio (in gamba ma non proprio a sua agio Barilli) è una disfatta che si trasforma in lamento sia esteriore che interiore. E un passo in avanti si trasforma in due indietro, la volontà (ingenua, acerba) si piega alle comode sicurezze borghesi. Comunque, è ormai film da salottino e sciarpetta di cashmere.

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Xabaras 10/01/15 02:38 - 210 commenti

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Profetica pellicola che già qualche anno prima del fatidico '68 giunge a riflettere con successo sulle sue cause, il suo sviluppo e il suo sostanziale fallimento. Davvero sapiente l'utilizzo da parte del regista di alcune delle principali forme artistiche (musica, cinema, pittura, scrittura e teatro) utilizzate per coniugare nella maniera migliore le contraddizioni e le paure di una classe sociale (la piccola borghesia) ormai pronte a esplodere nella maniera più vistosa. Mi ha ricordato molto una specie di Antonioni colto da fremiti di Novelle Vague.

Rambo90 7/05/18 16:46 - 7676 commenti

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Come dice l'appassionato di cinema nel film, può essere una questione di stile o di contenuto. Bertolucci colpisce nel segno con il primo, grazie a una bella fotografia in bianco e nero, ad azzeccate location, alle musiche di Paoli e Morricone. Il contenuto invece appare oggi datato: questa fusione di sentimenti e ideologia raramente fa breccia in chi guarda, eccezion fatta per qualche monologo particolarmente ficcante. Atmosfere rarefatte, montaggio che ammicca alla Nouvelle Vague e anche tanta noia.

Myvincent 5/05/22 05:12 - 3726 commenti

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Un giovane di buona famiglia s’invaghisce della ideologia marxista e ne fa una parentesi idilliaca, ricca di promesse e vagheggiamenti vari, salvo poi ritornare al modello borghese a cui appartiene. Bertolucci si esprime con uno stile narrativo frammentario avvalendosi di una nitida fotografia, affascinando con la sua “estetica comunista” a cui comincia ad abituarci. Peccato per la noia che fa spesso capolino, fra dialoghi dotti e riusciti ed altri più statici ed artificiosi. Adriana Asti ricca della sua reale milanesità.

Magi94 17/09/23 18:02 - 944 commenti

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Dopo il primo abbozzo poco personale, Bertolucci grida con estro e a pieni polmoni il suo amore per Godard. Peccato che i rimandi alla Nouvelle Vague si concretizzino più che altro in un estetismo non sempre efficace nella caratterizzazione, pur geniale, di Fabrizio, figliol prodigo della borghesia parmense, distrutto dal conflitto quasi sempre interiore tra la sua classe sociale e i suoi ideali politici. Non tutto fila liscio, molte scene sono belle, altre gratuite; ma ora che il tempo è passato si può dire che questo film invecchiato è certamente importante e pure quasi buono.
MEMORABILE: Il volto ieratico di Clelia con montaggio eisensteinano sui volti di pietra.

Reeves 12/10/23 06:17 - 2172 commenti

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Uno dei titoli chiave del pre-Sessantotto, il primo film "personale" di Bernardo Bertolucci che lo dirige giovanissimo e va a Cannes dove ottiene un premio. Una storia di tensioni edipiche ma soprattutto di insoddisfazione politica, di un giovane borghese sospeso tra ansie rivoluzionarie e precoce adattamento agli agi. Un esempio di che cosa avrebbe potuto essere una Nouvelle Vague italiana, un film importante.
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    Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dal 31/08/2011 per British Film Institute:

    DATI TECNICI

    * Lingue Italiano
    * Schermo Anamorfico 1080p High Definition
    * Audio Dolby Digital 2.0 True Hd
  • Musiche Lucius • 2/11/12 11:14
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:

    Ultima modifica: 8/02/13 07:38 da Zender
  • Homevideo Xabaras • 24/11/18 11:17
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    Edizione speciale 2 dischi della Ripley's disponibile dal 19/12/2018