Note: Sequel di "Marlowe, il poliziotto privato" (1975). Dal romanzo di Raymond Chandler "Il grande sonno" (1939), già portato al cinema da "Il grande sonno" (1946).
Remake del celeberrimo film di Hawks (Il grande sonno, 1946), risulta accettabile per chi vuole comunque rigodere il Robert Mitchum già visto nel bellissimo Marlowe il poliziotto privato (del quale è una sorta di seguito). Risulta invece mediocre a chi viene l’idea di confrontarlo con quello di Hawks, con Bogart e la Bacall, anche se va detto che Michael Winner non dà mai l’idea di volere sfidare il gigante: si limita a confezionare un compito sufficiente, cosa che gli riesce.
Penalizzato dall'insostenibile paragone con l'originale, malgrado il cast di vecchie glorie si regge tutto sulle spalle di un Mitchum stazzonato, cinico e "vissuto" come la parte richiede. Solo, in mano a un regista più dozzinale di Hawks il garbuglio narrativo che nel primo si risolveva in atmosfera, qui è solo garbuglio narrativo. Dove più di una volta ci si perde, con sbadiglino annesso...
Robert Mitchum veste per la seconda volta i panni del celebre investigatore privato creato dalla penna di Raymond Chandler ed è proprio la sua interpretazione la cosa migliore di un film che risulta un po' troppo confuso nello sviluppo narrativo. Michael Winner non è regista di grandi finezze ed anche con questo lavoro, comunque sicuramente tra i suoi migliori, si conferma onesto mestierante e nulla più. Film più che sufficiente, che merita una visione, ma che non può reggere il paragone con la precedente traposizione su grande schermo del romanzo.
A parte un Mitchum aderente al personaggio e ad alcune belle scene d'azione, vi è ben poco altro da segnalare, in questo remake de Il grande sonno. Winner in cabina di regia fa quello che può per salvare la baracca e in parte ci riesce. Ma la parte debole è il copione, con una storia complicata e personaggi prevedibili. Comunque, nel genere, si è visto anche di peggio.
Mitchum è ancora il detective Marlowe, che non manca di cacciarsi nei guai e di abbandonarsi a pensieri di dolore e morte. La storia segue sempre la tortuosa pista del giallo-poliziesco tra personaggi ambigui, ricattatori, assassini, donne fatali e psicolabili, testimoni scomodi. Nel cast all-stars da segnalare Reed (doppiato da Renzo Palmer), Boone e il vecchio Stewart che, pur comparendo poche volte e sempre a mezzo busto (è un paralitico), è quello che lascia il ricordo più marcato. Discreto.
Non male. Non è certamente la migliore versione su celluloide del personaggio di Marlowe, ma Robert Mitchum si impegna e anche i comprimari (su cui spicca James Stewart) non sono per niente male. Belle ambientazioni e anche il finale è ben diretto. Senza fare confronti, più che buono.
Ancora il grande Robert Mitchum nei panni del detective chandleriano Marlowe in una trasposizione del suo romanzo più celebre, Il grande sonno già portato sullo schermo da Hawks. Nonostante la presenza di Mitchum e di un cast di alto livello (compreso l'attempato James Stewart), il film paga il prezzo di una regia piuttosto mediocre che lascia tutto il peso sulle affaticate spalle del protagonista.
Remake del Grande sonno, rispetto al quale può vantare maggiore aderenza alle pagine del romanzo di Chandler (la voce off di Marlowe ne riprende pari molti passaggi); tuttavia è penalizzato da scelte sbagliate in partenza (l'abbandono della Los Angeles anni '40 in favore di un'ambientazione contemporanea e per di più inglese!), che sviliscono l'atmosfera del racconto rendendo il film un adattamento piatto. Mezza palla in più per Mitchum, ma Marlowe il poliziotto privato era un film di tutt'altro livello.
MEMORABILE: Sternwood: "Ha già conosciuto mia figlia?" - Marlowe: "Sì, ha cercato di sedersi sulle mie ginocchia... mentre ero in piedi".
D'accordo, il confronto con Humphrey Bogart (e Howard Hawks, soprattutto) è improponibile, ma ciò nonostante, a me questo remake piace parecchio (si può dire che il film formi una sorta di non dichiarato dittico col precedente Marlowe il poliziotto privato, altrettanto interessante). Mitchum è perfetto per il ruolo e Sarah Miles, alquanto scialba in altre pellicole, non è mai stata così sensuale e provocante. Da riscoprire, abbandonando i soliti pregiudizi nei confronti del bistrattato Winner.
Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. Per fare il remake del capolavoro di Hawks, niente di meglio che spostare l'azione a Londra e dintorni, far girare Marlowe in Mercedes e scambiare la Bacall con la modesta Sarah Miles. Il resto segue. Fedele al romanzo dove può, Winner inventa dove nemmeno Chandler era stato chiaro (la fine dell'autista, uno dei grandi "misteri" della letteratura), confezionando un film senza arte né parte, senza personalità, tutto sbagliato a partire dal cast, nel quale solo Mitchum se la cava. Per completisti chandleriani.
MEMORABILE: "Nella vita il buono non si tiene mai la ragazza".
Ammetto l'ignoranza storica, ma non ho mai visto l'originale di Hawks. Da questa premessa, ho gradito parecchio questo rifacimento di Winner, regista che ancora una volta conferma le sue buone doti. Il film scorre piacevolmente, ha un buon ritmo fin dal principio e risulta in gran parte riuscito grazie soprattutto all'ottima prova di Mitchum, perfetto nei panni di Marlowe, duro e sarcastico al tempo stesso. Niente male anche il cast di contorno, per un noir in piena regola come non se ne fanno più al giorno d'oggi. Proprio un buon film!
MEMORABILE: "Alzati piccola, sembri un pechinese!"
Non avendo né letto il libro né visto il film originale, non mi pronuncio sulla scelta compiuta da Winner di trasferire Il grande sonno dall'America anni '30 alla Londra contemporanea. Il risultato, pur leggermente inferiore rispetto alla precedente avventura di Mitchum nei panni dell'investigatore Marlowe, è comunque buono, anche se la miriade di personaggi e la complessità dell'intreccio è tale che a perdere una battuta si rischiano conseguenze deleterie. Ottimo, ancora una volta, il cast.
MEMORABILE: L'ispettore (Mills) a Marlowe: "Nella vita il buono non si tiene mai la ragazza"; Il finale.
La sfida era di quelle da far tremare i polsi a chiunque e il precedente film di Hawks era più di una spada di Damocle sulla testa di Winner, che cerca il più possibile di prenderne le distanze fin dall'ambientazione londinese. Il più penalizzato sembrava Mitchum che invece si libera quasi subito dell'ingombrante ombra di Bogey rifacendo senza copiare un Marlowe cui aveva già avuto modo di prendere le misure. Molto buona la prova del cast di gran spessore e più che discreta la confezione, mentre lo script paga come il predecessore la poca linearità del romanzo. Nel complesso, buono.
MEMORABILE: "Ha cercato di sedersi sulle mie ginocchia mentre ero in piedi...".
Robert Mitchum ce la mette tutta e così gli altri attori di questo remake (in particolare Richard Boone, bravissimo e come sempre sottovalutato). Peccato che il film manchi completamente di ritmo e di verve e sembri più un'esercitazione a tavolino che non un thriller con quarti di nobiltà. In buona parte la scarsa riuscita è comunque da imputare alla regia modesta di Michael Winner.
Un buon Marlowe, che Winner orchestra cercando di rendere il solito intricato mistero alla Chandler il più fluido e comprensibile possibile, adattando il romanzo in una sceneggiatura interessante, in cui non manca un'ironia a volte tagliente e riuscita. Mitchum è uno dei migliori attori ad aver incarnato il detective, perché sa tradurne i vari lati caratteriali e ha una faccia di bronzo impagabile. Molto bene anche il ricco cast di contorno, con tanti attori validi, anche se tutti usati per una manciata di minuti. Buono.
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