Celebrata variazione wilderiana del mito di Holmes, il film pare più interessato al disegno del personaggio e all’approfondimento di alcune sue supposte fragilità (con programmatici accenti su alcune debolezze, come il moderato consumo di cocaina) che a occuparsi di uno di quei casi che in apertura Watson (Blakely) dice di aver in precedenza secretato perché imbarazzanti. Ed è lo stesso Watson ad apparire eccessivamente esuberante fin dalla prima breve parte, in cui si racconta di quando Sherlock (Stephens) venne contattato dalla notissima ballerina russa Madame Petrova (Toumanova) per darle un figlio: il modo con cui questi si sottrae elegantemente alla proposta è un bell'esempio delle qualità...Leggi tutto di sceneggiatore di Wilder (che qui scrive in collaborazione con I.A.L. Diamond). E' invece il Wilder regista a perdersi forse troppo in divagazioni scarsamente interessanti che potevano essere gestite meglio (magari evitando di arrivare alle due ore; se poi si considera che il film durava in origine un'ora e mezza in più...), mentre il soggetto è più vicino a impalcature narrative bondiane poco associabili al pacato agire caratteristico del protagonista. Il caso vero si apre col ritrovamento nel Tamigi di una donna (Valladon) che afferma di aver perso la memoria e che riacquistatala parzialmente dice di dover ritrovare il suo scomparso marito. Le indagini porteranno lei e i due investigatori in Scozia, dove Wilder ha buon gioco nell’arricchire le scene col verde lussureggiante di splendidi paesaggi e castelli immersi nella natura. Senza dimenticare il Loch Ness e il suo mostro, a sorpresa più centrali di quanto mai si potrebbe pensare, con una prima apparizione che via binocolo ci permette di veder animata la più nota fotografia di Nessie (la cui autenticità è stata in anni recenti sconfessata dallo stesso autore). La soluzione tuttavia è più semplice del previsto, lontanissima dal necessitare di chissà quali intuizioni per essere risolta e pronta a tirare in ballo spie e controspie con l'entrata in scena a sorpresa del fratello di Holmes interpretato da un Christopher Lee in versione stempiata. Naturalmente non si può dire sia un film mal diretto, ma la debolezza del soggetto, con l'inserimento di nani e padri trappisti e un Holmes che poco fa sfoggio della propria leggendaria deduttività (pur mantenendo l'altezzosità tipica grazie alla buona interpretazione di Stephens), fa risaltare una ricostruzione storica non entusiasmante che rende il film più datato di quanto non sia. Deludente negli sviluppi, funziona meglio nella descrizione dei due protagonisti (molto meno quando si deve circondare di aura fatale la Vallodon) e in qualche sapido scambio dialettico.
Esercizio di classe di Wilder, che narra un insuccesso di Holmes (è un'indagine quasi completamente fallita da parte di Sherlock), in un film con prologo chilometrico ma gustoso, che pare voler fare piazza pulita sulla velata omosessualità fra i due eroi. Curiosamente ciò che non convince è la coppia di protagonisti: a Robert Stephens bisogna abituarsi a poco a poco, mentre a non funzionare per nulla è Colin Blakely, che fa un Watson eccessivo e tontarello (come lo faceva pure Nigel Bruce, che lo disegnava goffissimo), tradendo il vero personaggio originale.
MEMORABILE: L'interrogatorio che Watson fa a Holmes al ritorno dal balletto.
Ennesimo classico sfornato dalla coppia Diamond/Wilder. Rilettura, a modo loro, del mitico personaggio di Sir Arthur Conan Doyle, vede Sherlock Holmes e il Dr. Watson addirittura finire a indagare sulle sponde del Loch ness, con un colpo di scena sorprendente. Ben fatto, con alcuni momenti comici ben piazzati e un buon ritmo. Notevoli gli attori, da Stephens a Blakely arrivando all'inappuntabile Lee, perfetto come sempre. Da riscoprire.
Rilettura molto raffinata e personale della figura del celeberrimo investigatore privato creato da Conan Doyle, affidata all'estro del grande regista Billy Wilder. In questo film, Holmes assume carattere sfaccettato con prevalenza di una vena malinconica che ben si adatta a vicende che hanno in comune il tema dell'apparenza e della fallibilità umana (riguardante perfino il di solito infallibile protagonista). Ottimo il cast.
Pur essendo uno dei film più bizzarri sulla figura del grande investigatore e sicuramente pur essendo ben lontano dal genere che più gli si dovrebbe addire, va detto che la pellicola è molto bella, riuscita, raffinata, elegante e divertente. D'altronde a dirigere c'è un maestro insuperato come Wilder la cui innegabile arte è corroborata da una bella sceneggiatura e da scenografie di grande bellezza ed una riuscitissima colonna sonora che ne fanno un film davvero interessante che merita di essere visto ed apprezzato.
Piacevole trasposizione cinematografica del personaggio creato da Conan Doyle. Forse per evitare il confrontro con i precedenti film su Sherlock Holmes, Billy Wilder accentua i toni da commedia, con un dott. Watson sempre piacevolmente sopra le righe e uno Sherlock meno infallibile del solito. Humour inglese e misoginia. La tramma del giallo passa decisamente in secondo piano e si sviluppa senza particolari complicazioni. Bella apparizione (tra un Dracula e l'altro) del grandissimo Christopher Lee nella parte del fratello di Sherlock!
MEMORABILE: All'inizio (scoppiettante) del film: Watson: "Secondo lei io cosa dovrei fare allora, Holmes?" Holmes: "Innanzitutto levarsi quel fiore...".
Nonostante la modestia del protagonista, questa avventura apocrifa diretta dal grande Wilder è il più bel film fra i tanti dedicati alla figura di Sherlock Holmes. Elegante, raffinato, sotto il tono brillante cela un sottofondo amaro, quasi disperato: è la sconfitta dell'intelligenza proprio nel momento del suo apparente trionfo. Holmes alla fine svela l'intrigo ma così facendo ha fatto il gioco del nemico e soprattutto ha perduto, in maniera irrimediabile, la possibilità di amare ed essere amato.
MEMORABILE: La scena del balletto russo, con Watson che progressivamente resta solo a danzare con ballerini maschi; Il suo successivo colloquio con Holmes.
Il celebre detective è sulle tracce di un ingegnere scomparso che lo portano fino a Loch Ness dove scopre la vera natura del mostro. Molto interessante la reinterpretazione di Holmes in chiave più problematica e ambigua, non solo sul suo rapporto con le donne e con la droga, ma soprattutto sulla sua presunta infallibilità. Un film intrigante che, pur non facendosi mancare nulla dei canoni holmesiani, garbato umorismo compreso, sa aggiungere un pizzico di inquietudine che si allunga sinistramente sui futuri scenari bellici mondiali.
Girato con indubbia classe, vanta due personaggi ben disegnati, ognuno con le sue caratteristiche, positive e negative. La prima parte è notevole, soprattutto grazie agli scambi Holmes Watson (la logica intuitiva del primo contro il ragionamento più lineare e basato su ciò che vede del secondo, più incomprensioni varie). Anche lo humor non è male e contribuisce a oliare i meccanismi filmici. Accusa però qualche pausa da metà in poi, mascherata qua e là dai ragionamenti accattivanti di Holmes, e il finale, pur piacevole, non riserva grandi colpi geniali. Comunque, resta buono e consigliabile.
MEMORABILE: Holmes: "Le donne sono tutte occhi languidi e arsenico nella minestra"; L'interprete della russa: "A lei è piaciuto Il cagnolino dei Baskerville".
Holmes & Watson in un complicato intrigo di donne, canarini e mostri scozzesi. Episodio apparentemente eccentrico nell'opera di Wilder, poco apprezzato all'uscita, appartiene invece totalmente al genio austroamericano, che come sempre prende un pretesto (il mitico investigatore tutto raziocinio e britannico self control) e lo usa per dirci qualcosa sulla natura umana. Messa in scena sontuosa e citazionista di Trauner, dialoghi amari e ironici, intelligenza e (trattenuta) passione in ogni inquadratura. Hanno buttato via lo stampo.
Quello che manca è il classico "elementare Watson". Ma lo Sherlock Holmes di Wilder mostra molto del suo lato umano e, umorismo inglese a parte, c'è tanto self control (non per Watson) e poca voglia di scherzare. La prima parte del film è stimolante sia per la proposta di matrimonio (Holmes preferisce gli ombrellini agli Stradivari), che per l'inizio delle indagini con tanti elementi ancora slegati tra di loro, poi rientra nella norma e perde un po' del suo luccichio fino a intristirsi nel finale. Belle scenografie, regia di classe.
Capolavoro degli Holmes cinematografici, ed uno dei film più cattivi di Wilder: il disegno dei personaggi (Watson prorompente quanto goffo, Holmes debole e nauseato) è solo a prima vista caricaturale: in realtà si tratta di una rappresentazione pienamente holmesiana, tra positivismo e decadenza, che dissacra l'agiografia del personaggio senza mai scadere nella parodia, assecondando in pieno il desiderio del fan di Conan Doyle (anche se la sceneggiatura è tratta da un romanzo apocrifo dei coniugi Hardwick). Finissimo, solitamente cut in tv.
MEMORABILE: Watson: "Non mi giudichi impertinente ma... ci sono state donne nella sua vita?" Holmes: "La risposta è: sì, lei è un impertinente!"
L'approccio di Wilder nei confronti di Sherlock Holmes è decisamente originale: racconta un'indagine nella quale il celebre investigatore non ne azzecca molte. L'inizio è più virato alla commedia ed è la parte meglio riuscita del film, poi quando viene seguito l'intreccio giallo la pellicola si siede un po' e risente anche di una lunghezza forse eccessiva. Degli interpreti ho preferito il Watson di Colin Blakely rispetto all'Holmes di Robert Stephens. Non certo tra i lavori migliori del grande regista, ma con spunti interessanti. **!
MEMORABILE: Il balletto di Watson con le ballirine russe, sostituite poco alla volta da ballerini maschi. La risposta di Holmes alle domande che Watson gli pone poco dopo.
Intrusione nella vita privata del celeberrimo investigatore inglese, del quale viene indagata persino l'attitudine sessuale. Il film è una brillante invenzione su un altro caso di Sherlock Holmes assieme al fedele Watson, raccontato coi toni da "commedia gialla", dalla consumata bravura di Billy Wilder. Dalla sceneggiatura fu tratto anche un romanzo omonimo. Sinistre le ambientazioni e gli avvistamenti sul mitico lago di Lochness.
Passo indietro nella sontuosa carriera di Billy Wilder. Lo Sherlock Holmes tratteggiato in questa commedia gialla è una figura più vicina al fallito che non al grande detective che tutti immaginiamo. L'intrigo è piuttosto insignificante e il ritmo spesso latita. Scenografia all'altezza e poi... c'è anche il mostro di Loch Ness.
L'acume analitico di Wilder, qui anche produttore, si concentra sui difetti e le debolezze che possono avere le figure mitizzate, nonché sull'ambiguità femminile. Egli, per entrare in sintonia col personaggio di Holmes, punta molto sui dettagli di una scrittura comunque fluida, su una perfetta ricostruzione (sia ambientale che costumistica) e sulla vivacità dei dialoghi. La vicenda segue un clima di mistero ma non rimane immune dai formalismi tipici del cinema britannico. Diverse le sequenze ben girate e quelle con paesaggi da ammirare.
Pur soffermandosi più sulle sue umane debolezze che sulla sua abilità come detective, Wilder ci regala uno dei migliori Sherlock Holmes mai apparsi sul grande schermo. Essendo superfluo rimarcare la qualità della regia, aggiungiamo che la messa in scena è brillante, l'intreccio scorre fluido, le due ore di durata (pur non strettamente necessarie) non si avvertono, l'epilogo amaro colpisce nel segno. Stephens, la Page e Lee forniscono ottime interpretazioni; appena un gradino sotto Blakely, il cui Watson tende ad andare talvolta sopra le righe.
Interessante trasposizione di un'indagine del più famoso detective di sempre grazie alla superba regia di Billy Wilder che cala solo nell'ultima parte. Buona la prova degli interpreti e davvero ben fatti gli scambi tra Holmes e il fido Watson. Molto meglio la parte a Londra rispetto alla seconda in Scozia, interessante ma tirata troppo per le lunghe. Consigliato per i fan e anche per chi voglia assistere a uno Sherlock Holmes un po' "diverso".
Il film è sicuramente ben fatto, malgrado sia più che altro una commedia che tratta di un fallimento del celebre detective, il cui soggetto è vagamente ispirato al racconto di Doyle “Uno scandalo in Boemia”. Ci sono trovate buone che non possono che far piacere agli amanti della britannicità del personaggio, come la presenza di Christopher Lee e la transferta in Scozia con tanto di mostro di Loch Ness e castelli. Alcune soluzioni, però, sono poco convincenti.
Forse chi non ama il personaggio Sherlock Holmes è portato ad apprezzare questo film. Sulla scia del Robin Hood di Lester un’opera demistificante in cui Holmes, ritratto nella sua quotidianità, svela il suo lato più umano e vulnerabile. Il famoso investigatore si droga per combattere la depressione, scopre il mistero del mostro di Lochness e si fa irretire da una bella spia tedesca, in questa strano giallo romantico che trasmette un malinconico spleen esistenziale. Un insuccesso che fa onore a Wilder.
MEMORABILE: Il rifiuto di fare un figlio con la famosa ballerina dichiarandosi gay; In bicicletta tra i castelli scozzesi; L’apertura della cassetta con i cimeli.
Simpatica rivisitazione ironica del mystery conandoyliano, in cui Wilder, col suo consueto ed esilarante garbo, dissacra la figura di Sherlock, sfatando miti ed esaminando la sua controversa sessualità. Questo per lo meno nella prima ottima parte: con l'arrivo della Page (stupenda) si parte per una tipica avventura alla Holmes e, sebbene molte gag siano riuscite, quella "vita privata" del titolo sembra passare in secondo piano. A ogni modo l'intrattenimento regge e il cinismo tipico dello humour del regista ben si sposa al carattere del detective. Finale completamente pessimista.
MEMORABILE: La finta (?) dichiarazione di Holmes circa la propria omosessualità; Christopher Lee nei panni di Mycroft; Il mostro di Loch Ness; La regina ottusa.
Wilder, anche occupandosi dell'investigatore più noto al mondo, sceglie di non percorrere la prevedibile strada del giallo ma quella della commedia. E lo fa dando vita a due personaggi memorabili, un esilarante dott. Watson (molto più interessato alle donne che a enigmi e misteri) e un Holmes un po' annoiato e neanche troppo velatamente gay. La trama è quella di un film spionistico in piena regola ma chiaramente ciò che colpisce di più sono i dialoghi arguti e la serie di situazioni paradossali in cui si trovano i due (mostro di Loch Ness incluso). Altro gioiello d'un grande regista.
MEMORABILE: La sostituzione delle ballerine con i ballerini, una volta appresa la (falsa) omosessualità di Watson.
Il celebre detective inglese viene raggirato dalle spie tedesche. Il preambolo è l’essenza del cinema di Wilder, ricco di ritmo e di trovate brillanti. Quando si entra in argomento si apprezzano di più la confezione e i sottili ragionamenti di Holmes. L’ultima parte si distingue per il sottile humor nei confronti della Regina e per l’uso del mostro di Loch Ness. Descrizione particolare del protagonista, avvezzo alle droghe e chiacchierato sull’orientamento sessuale, oltre ad essere, in fondo, umanamente fallibile.
MEMORABILE: Il balletto con i ballerini russi; I canarini nella tomba; La Regina che non approva le mancate avvisaglie prima di fare fuoco.
Come tanto Wilder (anche quello all'apparenza più leggero), è così complesso da risultare a volte respingente. Segnato particolarmente da quel nichilismo amarognolo (e spesso funebre) che diventerà sempre più caratteristica identitaria del suo cinema. Magistrale in alcune sezioni (quella magnifica del balletto russo coi suoi equivoci e agnizioni) ma altrettanto "stanco" in altre parti (in generale il caso spionistico), curatissimo scenograficamente e recitato con perfetta aderenza (Stephens dona a Sherlock un'efebica spasmodicità, la Page al contempo seduttiva e retrattile). Lacuale.
MEMORABILE: Clive Revill, impresario del balletto russo; La soluzione di cocaina; Il codice morse con l'ombrello; Lee, fratello di Sherlock.
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DiscussioneDaniela • 14/08/19 11:27 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Nel libro di Maurice Zolotow "Billy Wilder a Hollywood", pubblicato nel 1977, il regista sostiene che il film, dopo una prima proiezione disastrosa come accoglienza del pubblico, venne tagliato dalla produzione di circa il 30%, il che farebbe pensare ad una durata originaria di circa tre ore a fronte di quella di 125 minuti dell'edizione distribuita.
DiscussioneRocchiola • 14/08/19 17:16 Call center Davinotti - 1255 interventi
Ma di solito Mereghetti è uno abbastanza preciso in queste cose, certo non sappiamo dove lui abbia reperito tale informazione. Penso sia difficile essere precisi esprimendosi in percentuali. Bisognerebbe risalire a qualche dato sulla prima proiezione del film nella sua durata originaria per avere il minutaggio preciso, ma non è semplice. In ogni caso ho voluto segnalare la fonte del Mereghetti perché una durata di 3h30m non è cosa da poco e se veramente hanno tagliato 1h30m circa di pellicola, il film è stato davvero mutilato. Chissà come sarebbe stato nella su versione integrale!!! Per gli estimatori di Wilder un dubbio che probabilmente non verrà mai tolto, in quanto a parte i 12 minuti aggiunti del DVD americano, il resto del materiale è andato irrimediabilmente perduto.
DiscussioneZender • 14/08/19 17:19 Capo scrivano - 47787 interventi
Sì, andrebbero fatte ricerche sulla cosa. Vero che il Mereghetti di solito è preciso su informazioni così, ma a volte c'è un tale caos tra le diverse versioni di un film...
DiscussioneDaniela • 14/08/19 18:43 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Si, è complicato... Ho visto che anche Wikipedia alla scheda del film riporta un taglio del 30% attribuendo la stima a Wilder, ma senza specificare la fonte in nota - probabilmente è lo stesso libro che ho citato nel precedente post e quindi non serve ai fini di una ulteriore conferma.
Personalmente, propendo a credere che si sia trattato di tagli consistenti (di cui ovviamente rammaricarsi) ma non stravolgenti il senso dell'opera, il che spiegherebbe perché Wilder, nonostante gli interventi della produzione, ritenesse questo il suo film"più elegante" e non quello più snaturato.
Ma guarda ! Pur avendo visto il film ignoravo totalmente questo fatto. Ho letto in rete che hanno tagliato altre 2 indagini condotte da Holmes più alcuni flashbacks di Holmes da giovane. Altro che "Nuovo cinema paradiso" !
DiscussioneRocchiola • 15/08/19 10:37 Call center Davinotti - 1255 interventi
Personalmente non ho trovato altre informazioni in merito, quindi credo che il dubbio resterà per sempre, anche perché se le scene tagliate sono andate perdute non si potrà mai vedere questa famigerata versione integrale del film. Comunque la versione di due ore approntata per le sale e comunemente circolante non mi pare risenta dei tagli. Cioè anche così il film risulta ben costruito sul piano narrativo a differenza di altri titoli che hanno invece patito maggiormente i tagli imposti dalla produzione come ad esempio I cancelli del cielo sicuramente più bello e completo nella sua versione integrale.
HomevideoRocchiola • 7/03/24 09:24 Call center Davinotti - 1255 interventi
Il DVD della Sinister rimaterizzato in HD mi è parso del tutto simile alla vecchia edizione MGM, con molti segni d'usura (spuntinature e graffi abbondano) ed una definzione tutt'altro che degna dell'HD, in tal senso credo abbiano usato il master dell'edizione in BD americana della Kino Lorber, che almeno stando alla recensione riportata sul sito bluray.com, presenta tutti i difetti da me riscontrati. Meglio il bluray dell A&R che perlomeno elimina quasi totalmente graffi e spuntinature (un pò più evidenti solo nella prima inquadratura dell'esterno del negozio vuoto in cui si trovano i canarini). Le immagini sono quindi decisamente più pulite, anche se a livello di definzione non appaiono migliorate. Il video è troppo morbido per una supporto in HD e poi c'è un terribile effetto nebbia che rende ancor più sfocati i particolari e sbiaditi i colori, ma forse è una caratteristica della fotografia voluta dall'autore. L'audio italiano che sul DVD Sinister era piuttosto forte e chiaro, nel BD appare invece decisamente più basso e ovattato, ma comunque alzando di più il volume lo si può seguire chiaramamente. Forse per l'edizione A&R in BD hanno usato il master dell'edizione UK Eureka o della francese L'Atelier d'Images, entrambe uscite successivamente al quella dell'americana Kino.