Una sorta di 10 piccoli indiani in versione horror (qui, nello specifico, licantropesco). Il prologo iniziale è ottimo e anche l'ambientazione del castello è buona. Sfortunatamente, per problemi di budget, il trucco del licantropo non viene quasi mai mostrato e c'è un'assenza quasi totale di gore. Inoltre scoprire l'identità finale
del mostro non è troppo difficile. Per certi versi si potrebbe considerare quasi un remake di "The beast must die".
Prosecuzione (tutt'altro che necessaria) di una serie avviata da un buon titolo, si distingue per la pochezza degli effetti speciali e per una trama più prossima al thriller che non all'horror in senso stretto. Qualcosa da salvare c'è: ad esempio le buone interpretazioni e qualche riuscito intreccio narrativo, reso accattivante dall'ambientazione gotica (il Castello). Ma nel complesso la presenza di qualche esiguo effetto speciale (limitato al finale) e il livello autocensurato (per budget?) di gore, lo rendono film dimenticabile.
Sebbene la trama sia trita e ritrita, il film, che con l’Ululato c’entra ben poco, è sicuramente migliore dei capitoli precedenti e comunque decente grazie allo stile professionale con cui è girato nonostante un budget ridotto davvero all’osso (vedi l’assenza di effetti gore, oltre al fatto che il lupo non si vede mai). Se non vi aspettate troppo potreste anche divertirvi con un film horror vecchio stile tutto sommato gradevole.
Horror poco ambizioso e con una trama che gestita meglio poteva piacere di più. La storia sembra presa da Agatha Christie, gli attori sono mediocri se non meno. L'unica cosa positiva è la colonna sonora, con quei pezzi d'orchestra che si odono ad ogni omicidio. Peccato.
Storia horrorifica che non lascia molto. Sembra quasi un giallo, poiché il lupo non si vede mai per intero. Bella la scenografia, che forse è l'unica a mettere paura. Comunque da non buttare, si può gustare lo stesso con un po' di pop corn e una bibita (sempre se si riesce ad arrivare al finale).
Mediocre ma con un'ambientazione gradevole, per chi ama i vecchi horror e castelli. Gli ospiti del maniero rimangono bloccati da una tempesta di neve che crea una riuscita atmosfera, coprendo in parte un film di licantropi senza trasformazioni e sangue. La pellicola scorre come un vecchio giallo. La trama non sarebbe poi cosi male, è il meccanismo del non mostrare i delitti che si susseguono che risulta ripetitivo e stanca. Lascia a desiderare.
In un sinistro castello ungherese un gruppetto di persone sperimenta l'orrore puro a suon di gole squarciate. Non illudetevi, il film procede insopportabilmente lento e con una paura diluitissima, all'interno di una storia che si risolverà solo nell'ultima scena. Veri eroi quelli che resisteranno sino ad allora.
Ennesimo sequel che stavolta vira verso l'horror gotico; dall'incipit d'epoca, passando per la bella ambientazione ungherese fino alla location principale del castello, tra candelabri, dungeons, ragnatele, passaggi segreti... Il licantropo si vede pochissimo, gli omicidi si susseguono tutti fuori campo e il film si snoda in un meccanismo "whodunit" a eliminazione dei protagonisti, in stile Agatha Christie; discreta l'atmosfera ma il colpo di sonno è dietro l'angolo, anche a causa di montaggio e musiche insipide, da straight to video. Evitabile.
MEMORABILE: La decapitazione accidentale della cameriera.
L'idea alla base è intrigante e prende spunto da "Dieci piccoli indiani": nove personaggi rinchiusi in un castello, uno di loro è il licantropo. Ma chi? Peccato che i personaggi siano delle macchiette stereotipate e le scenografie del castello siano visibilmente di pacchiana cartapesta. Il film è 80% dialoghi e 20% azione. Per uno che si aspetta di vedere sbranamenti di lupi mannari è una delusione scoprire che gli omicidi, salvo una decapitazione in controluce, non vengono mai mostrati dall'obiettivo ma solo suggeriti da urla fuoricampo.
In pratica Werewolf meets "Dieci piccoli indiani". Abbiamo infatti una decina di di malcapitati riuniti in un castello ungherese massacrati uno ad uno. Attori sconosciuti e assolutamente anonimi (fatta salva la bellezza di un paio di tipe), effetti speciali e sangue al lumicino, il film si salva per l'ambientazione nel castello abbastanza intrigante e perché mantiene una certa tensione su chi sia l'assassino ...ops... il licantropo. Peccato che il Werewolf praticamente non ci sia: si vede qualche secondo un brutto mascherone nel buio e non appare neppure nell'agnizione finale.
MEMORABILE: Il castello nelle nevi; La sorpresa finale.
Ad occhio, l’affitto del castello deve essersi pappato tutto il budget. Il resto viene di conseguenza: dentro le mura ci sono un licantropo di numero che si vede a smozzichi e bocconi, un whodunit cadenzato solo dal countdown delle vittime perché di una costruzione indiziaria non se ne vede neanche la pelliccia, qualche volenteroso della recitazione e una mancanza di ispirazione generale che impuzzolisce scene e ambienti. Alla sceneggiatura c’è quel Clive Turner regista poi del pessimo numero sette: ogni ulteriore commento è superfluo. Impagliato.
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