Hanada è un killer, appartenente a un'organizzazione nella cui gerarchia è il numero 3. Un errore in una missione ne decreta la condanna a morte, ma è un osso duro... Incredibile pulp nipponico di Suzuki, che rinuncia ai suoi colori pop ma non all'iper-stilizzazione che è il suo marchio di fabbrica. Praticamente impossibile riassumere per iscritto l'eccezionale esperienza visiva di questo film. Una delle vette del genere, sui livelli del coevo Senza un attimo di tregua. Remake dello stesso Suzuki, Pistol opera (2001).
Prodigioso noir giapponese che rappresenta ancora oggi, a più di quarant'anni di distanza, un'esperienza visiva unica e straordinaria. Un profluvio di immagini e di idee che si susseguono tra loro ad un ritmo indiavolato che non lascia tregua allo spettatore, per il quale è impossibile non lasciarsi avvolgere dagli avvenimenti del film ma soprattutto dallo stile visivo di quest'opera straordinaria che condizionerà tantissime pellicole del futuro anche se ciò non è mai stato rimarcato. Insomma, una perla imprescindibile per gli amanti del genere.
Esperienza unica per una storia grosso modo tripartita (l'azione, l'amore, la morte) e svolta su binari surreali. Suzuki ci inganna col noir per portarci nella camera della morte. Questo grazie ad incontri d'amore con donne perennemente sotto la pioggia (anche dentro l'auto), immerse in trame di farfalle. Fino alla follia della convivenza forzata col n. 1. Il film costò il posto al regista, che venne licenziato dalla casa di produzione, che si aspettava uno yakuza movie classico. Il montaggio è così anomalo che pare sia fatto di film diversi. Imperdibile!
MEMORABILE: Mami perennemente sotto la pioggia; I due killers che convivono; I goofs, forse voluti, degli spari al parabrezza dall'interno delle auto.
Sperimentale noir Suzukiano, che dopo Tokyo drifter compone un altro affascinante e virtuoso mosaico morale ed esistenziale mettendo a fuoco la deriva di un killer sul viale del tramonto. Bisogna arrendersi e strabuzzare gli occhi dinanzi alla strabiliante destrutturazione temporale e al linguaggio filmico imposti dall'autore, che rende surreali e astratti gli scontri testa a testa, oniriche e stranianti le esplosioni erotiche, irreale e avvolgente il nichilismo di fondo celebrando il potere di uccidere e farsi uccidere senza grosse motivazioni.
Il cinema di poesia sposa il gangster movie e ne esce un poema visivo di fascino straordinario, intriso del classico binomio eros-morte e scandito dall’attesa spasmodica della resa dei conti: quella destinata al killer che ha sbagliato e che quindi deve morire. La poesia non è solo nella sorprendente sensibilità visiva di Suzuki, che taglia le inquadrature con senso pittorico, plastico, architettonico di incredibile resa, ma anche nella spiazzante sintassi narrativa, che sceglie frammenti come in un onirico puzzle da ricostruire o da risognare.
Capo d'opera di Seijun Suzuki, in cui stilizzazione, destrutturazione e iperboli dello yakuza-movie trovano compimento in una forma grafica capace di collimare l'estetizzazione più gratuita al simbolismo più pregnante. Così, mentre il codice virile palesa nella chiave del parossismo la sua fatuità, l'imprevedibile fa tutt'uno della logica arbitraria del narrato e della libertà espressiva debitrice dei movimenti avant-garde. Nikkatsu impose violenze e morbosità (tagliate nell'edizione italiana d'epoca): Suzuki risolve con gusto visuale ineffabile e raffinatissimo. Imprescindibile.
Il sicario n. 3 è un tipo freddo, efficientissimo, a parte il vizio di sniffare riso bollito, ma un poetico intruso, imponderabile e alato, lo induce ad un errore professionale che segna la sua condanna a morte da parte dell'organizzazione, con conseguente necessità di vedersela con tutti gli altri numeri... Prima parte straordinaria per stilizzazione e rigore, attraversata da lampi ironici, poi il film abbandona ogni logica narrativa per diventare un divertissement onirico, con eros e thanatos avvinti in un abbraccio mortale. Originale, b/n emozionante.
MEMORABILE: L'arma che spara attraverso l'accendino gigante; Colpito dal foro del lavandino; la fuga in pallone; n.3 e n.1 dormono legati
Prodotto cinematografico incredibile, un esercizio di manierismo estremo con uno studio accurato di ogni inquadratura al fine di sorprendere lo spettatore. Non manca una dose di erotismo molto ardita per i tempi (1967) e uno stralunato umorismo. Però, superata la sorpresa e la curiosità iniziali, subentra alla lunga una certa saturazione: si può dire che mezz'ora di film potrebbe anche bastare, per farsi una idea della poetica dell'autore. D'altra parte, la storia del killer n. 3 che vuole diventare il n. 1 è chiaramente solo un pretesto.
Suzuki se da un lato mantiene intatte certe tematiche tipiche del genere (erotismo, sparatorie, vendette), dall'altro le destruttura nel tessuto narrativo che minuto dopo minuto si fa più nebuloso e quasi privo di una vera e propria trama. Come "esperimento" è affascinante per la rigogliosa messa in scena, con alcune parti di un lirismo davvero invidiabile. Emotivamente - però - è così glaciale da non permettere allo spettatore di immedesimarsi coi personaggi nemmeno per un attimo. La seconda parte evidenzia maggiormente pregi e difetti. Lontanissimo dal capolavoro.
MEMORABILE: L'ossessione per l'odore del riso; L'uccisione ripresa poi da Jarmusch in Ghost dog; La farfalla sul mirino.
Grande opera di un regista tanto innovatore quanto a suo tempo incompreso. Encomiabile l’utilizzo della pellicola in bianco e nero, le inquadrature, che introducono la scena dove si svolgerà l’azione, all’inizio spesso deserta e l’uso non convenzionale della luce. Indimenticabile il duello a distanza tra i due killer, in una città surreale, dove i palazzi sono ridotti alle loro linee essenziali, righe verticali bianche e nere, una sorta di sacrario che prelude a un tragico epilogo.
MEMORABILE: Hanada a Misako: "Questo posto fa orrore, sei un mostro".
Chi custodirà i custodi? Carnefice e vittima sono forse due facce della stessa medaglia? E se di un fantomatico numero 1 non si conoscono né nome né tantomeno fattezze, forse questo numero 1 è tutti e nessuno? Basta un battito d'ali nel posto sbagliato al momento sbagliato per terminare una vecchia vita e generarne una nuova: una lotta impari con i fantasmi propri e altrui, conclusa su un ring illuminato in un palazzetto vuoto. Affascinante decostruzione suzukiana dello yakuza movie, sospesa fra trovate grottesche e lampi onirici. Film impegnativo, ma unico nel suo non-genere.
Noir moderno per l'epoca, glaciale e distaccato nello stile, che ha come punto di forza la particolare regia e la ricercatezza delle inquadrature. L'atmosfera è rarefatta, le location quasi indefinibili, la fotografia sbiadita, l'erotismo esplosivo; ma tutto il mordente si consuma nella prima parte, mentre la seconda arranca e fa capolino un po' di noia; le scene d'azione risultano tutte piuttosto caotiche. Comunque da riscoprire.
MEMORABILE: "Donne e alcool sono la rovina dei sicari".
Sincopato, discontinuo, psichedelico, bizzarro, illogico e underground con un pronunciato prosciugamento nello svolgimento e nei dialoghi. Non comprensibilissimo anche se piuttosto teso. Una manciata di scene da ricordare, finale cinico e spietato. Visione insolita e bizzarra, soprattutto considerando l'anno in cui uscì. Forse troppo frammentato e in certi punti eccessivamente weird (la benzina gettata nella finestrella). Vale la sufficienza per il coraggio dimostrato dal regista. Un paio di strafalcioni nel doppiaggio italico.
Un capolavoro dell'assurdo, della sperimentazione visiva e narrativa, un'opera che trasforma l'originalità in avanguardia, che con fare divertito porta all'estremo lo stile di un genio. Il film è una sequela di personaggi strampalati, di scene dall'enorme potenza lirica e di avvenimenti al limite del paradosso; eppure ogni cosa appare perfetta, nella sua vena innovativa. Esce per pura coincidenza nello stesso anno di Frank Costello, con cui l'opera di Suzuki ha molti punti di contatto, ma se la prima è un'opera rarefatta e glaciale, la seconda ne è la controparte folle e surreale.
MEMORABILE: L'omicidio attraverso lo scarico del lavandino (citato poi in Ghost dog); La fuga sull'aerostato
A causa proprio di una farfalla sul mirino, un killer sbaglia la mira e viene colpito lui nella sua parte più intima che "muore" nei confronti di una avvenente fanciulla, sua mandante. Un noir sghembo, anticonvenzionale, anti-tutto e che costò al regista un esilio artistico di molti anni. Visto oggi ha sempre la sua carica esplosiva, ma permane quella incomprensibilità che è insita nel progetto sovversivo e che alla lunga non può che annoiare e portare lo spettatore solo a godere delle trovate sceniche e fotografiche intriganti.
Asettico e disperato, stipato da immagini artificiose ammantate in un bianco e nero che incanta. Seijun Suzuki, pur restando fedele alle terminologie narrative del cinema Yakuza, si affida a una dialettica filmica irrazionale e innovativa, immergendo il suo film in un bagno di realismo metropolitano dentro il quale sguazzano bizzarri enigmi esistenzialisti. Seducenti le musiche di Naozumi Yamamoto.
Dal Giappone delgi anni '60, un gangster/movie sperimentale, bizzarro, a tratti persino grottesco, caratterizzato da un tasso di violenza e di erotismo piuttosto in anticipo sui tempi. Nonostante la voglia di innovare, non si può dire che Suzuki trascuri la storia, che anzi riserva anche qualche buon colpo di scena, fermo restando che la parte conclusiva (al netto di un epilogo ovviamente tragico) non è completamente all'altezza di quanto ammirato in precedenza. Per chi ama il genere è comunque una visione obbligatoria, anche se non propriamente disimpegnata.
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Pistol opera è il remake della farfalla. Entrambi sono, a mio avviso, degli splendidi film. Ti consigli di vederli al più presto Buio, magari in sequenza. Poi ci dirai.
Cotola ebbe a dire: Pistol opera è il remake della farfalla. Entrambi sono, a mio avviso, degli splendidi film. Ti consigli di vederli al più presto Buio, magari in sequenza. Poi ci dirai.
Sì, Cotola, hai ragionissima, ma come anche zio Zender sà, ho più film di quanti ne vorrei vedere. Insomma, se ne vedessi come ne acquistassi sarei già Gran burattinaio!!!!!
A parte gli scherzi, di Suzuki ne ho ben 5, Lafarfalla..., Pistol opera, La giovinezza dellabestia, La porta del corpo e Deriva a Tokyo (questi ultimi tre registrati a suo tempo dalla vecchia, mitica, RaisatCinema).
Sicuramente, Coty, li vedrò, magari con un bel ciclo estivo dedicato ai giappo-movie.
Buiomega71 ebbe a dire: Io l'ho registrato su Raitre, nel 2003, in notturna per Fuori Orario, insieme a Pistolopera, entrambi in lingua originale sottotitolati in italiano.
Devo ancora vedermeli da allora...
Allora son le stesse buonissime copie che visionai a suo tempo e che poi cancellai (all'epoca usavo ancora le vhs)
Non credevo fossero trascorsi già 9 anni dalla messa in onda su Raitre...
Gestarsh99 ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Io l'ho registrato su Raitre, nel 2003, in notturna per Fuori Orario, insieme a Pistolopera, entrambi in lingua originale sottotitolati in italiano.
Devo ancora vedermeli da allora...
Allora son le stesse buonissime copie che visionai a suo tempo e che poi cancellai (all'epoca usavo ancora le vhs)
Non credevo fossero trascorsi già 9 anni dalla messa in onda su Raitre...
In occasione del 50° anniversario dall’uscita de La farfalla sul mirino di Seijun Suzuki, CG Entertainment lancia la campagna di crowdfunding START UP! per pubblicare la Special Edition in un box inedito da collezione.
L'edizione speciale conterrà:
- packaging esclusivo con nuovo artwok realizzato ad hoc;
- il Dvd e il Blu Ray Disc del film nella versione restaurata grazie a Criterion Collection qui disponibile con audio italiano e audio originale con sottotitoli revisionati;
- trailer originale sottotitolato in italiano;
- intervista al regista Suzuki Seijun;
- galleria fotografica dedicata a Jo Shishido (contributo gentilmente concesso dal Far East Film Festival);
- intervista a Jo Shishido (contributo gentilmente concesso dal Far East Film Festival);
- libro di ca 200 pp di Tom Vick Oltre lo spazio e il tempo;
- i film di Seijun Suzuki (Time and Place are Nonsense, The Films of Seijun Suzuki, Smithsonian Institution, 2015), una panoramica esaustiva e avvincente dell’opera omnia del grande regista, tradotto ed editato per questa occasione dalla stessa CG.
Avete tempo fino al 17 Maggio per pre-acquistare questa Edizione Speciale e Limitata!
Però tirare fuori 45,00 così in anticipo!
Certo: la qualità dovrebbe essere indiscussa, visto
che l'edizione è quella della Criterion.
HomevideoDidda23 • 12/09/19 15:32 Contatti col mondo - 5798 interventi
Il blu-ray Cecchi Gori è un validissimo prodotto sia sotto l'aspetto visivo (c'è di mezzo la Criterion...) sia per quanto riguarda il sonoro.
Nelle (poche) parti nelle quali è assente il doppiaggio italiano, sono presenti i sottotitoli nel nostro idioma.
Posseggo la versione "base", presa in offerta a 4,99.