Il primo Maigret di Jean Gabin è anche il più amato. Evidente da subito la capacità del grande attore francese di dare vivacità e veridicità al personaggio (come ebbe modo di notare lo stesso Simenon, dal cui romanzo "Una trappola per Maigret" il film è tratto), impegnato qui a indagare sulla morte di alcune ragazze (sempre more e formose) nel quartiere parigino di Place des Vosges. Una situazione che fa tornare alla mente Jack Lo Squartatore, con una grave sequela di delitti da risolvere che ha però una svolta già nelle prime battute o quasi: ingaggiate alcune donne poliziotto per fare da esca passeggiando in borghese, Maigret riesce nell'intento di bloccare in flagrante un agguato notturno...Leggi tutto del killer. Divincolatosi, questi riesce tuttavia a scappare rifugiandosi con ogni probabilità in una casa degli immediati dintorni, dal momento che letteralmente si volatilizza mentre è inseguito dalla polizia. Stabilita la zona entro cui cercarlo, Maigret - grazie anche all'aiuto di un collega che durante la ricostruzione pubblica di uno degli omicidi ha notato come una donna abbia tradito una reazione sospetta - indirizza le indagini verso una coppia che tanto pacifica e normale non sembra essere. Scoperto che l'arma del delitto, in un caso, era un coltellaccio da macelleria, notato come proprio una macelleria esistesse nei pressi e fosse pure collegata marginalmente alle persone sospette, Maigret può dare il via a una lunga serie di interrogatori che costituiscono la base del film, in verità un po' statico e ad oggi piuttosto datato. Per quanto ben recitato infatti (a redigere verbali in commissariato, in una parte secondaria, c'è anche un giovane Lino Ventura), il film è un giallo dall'impostazione tradizionale del tutto privo di suspense, con una colonna sonora quasi assente e uno svolgimento che non riesce a incuriosire quanto dovrebbe. Poco si percepisce dell'atmosfera afosa in cui lo si vorrebbe immergere e che trova una soluzione nello scroscio di pioggia sul quale si chiude, mentre le lunghe tirate da psicopatico di Marcel (Desailly) paiono esagerate, così come non sempre credibile il suo rapporto con la moglie (Girardot) e la petulante madre (Bogaert). Ad ogni modo non si può non notare la bella cura nei dialoghi, venati da una sottile ironia che dona spessore e simpatia al protagonista (soprattutto negli scambi con la sua, di moglie). Non troppe sorprese nell'ultima parte per una storia lineare e in fin dei conti un po' monotona, condotta comunque con gusto e grande serietà.
Omicidi in serie con vittime femminili in Place des Vosges. Maigret, come dice il titolo originale, tende un tranello... Per noi Maigret è Gino Cervi, bonario, teatrale, pepponiano. Al cinema però se entra in scena Jean Gabin è difficile, dopo solo pochi minuti, negare che Maigret c'est lui: il ruolo gli calza come un guanto, le atmosfere (perfettamente rese, sembra di sentire l'odore di cipolla) sono quelle dei suoi film migliori e la sfida lo stimola. Gigante (anche se il doppiaggio di Cigoli poco si addice). Classico.
Non c'è niente di più godibile di un film di Gabin nei panni del commissario Maigret. A differenza degli sceneggiati "nostrani" con Gino Cervi, che pare fosse il Maigret preferito di Simenon, il film non è invecchiato, lo stile di recitazione tiene il passo coi tempi, l'atmosfera d'altri tempi regala al film quel qualcosa in più che fa venir voglia di rivederlo. Gabin è Maigret, per noi. Anche quando leggiamo i libri di Simenon, è a lui che pensiamo, figurandoci il commissario. Un classico.
Tratto dal romanzo "La trappola di Maigret", vede il celeberrimo personaggio di George Simenon interpretato da una vera e propria icona del cinema francese, Jean Gabin. Il risultato è un film molto godibile grazie alla prova dell'attore (affiancato da ottimi caratteristi) e ad una vicenda sufficientemente coinvolgente che non fa rimpiangere molto la pagina scritta.
Cinematograficamente parlando, il miglior Maigret in assoluto. Ben scritto e diretto, può contare sulla grande interpretazione di Gabin, su un valente cast di contorno e su una confezione curata e professionale. Anche la storia è interessante ed abbastanza coinvolgente. Da vedere a patto di non fare troppi paragoni con la pagina scritta.
Nonostante sia un po' lento (ma dobbbiamo calcolare anche la provenienza della pellicola), il film si basa su una solida sceneggiatura, con un fantastico Jean Gabin che dà il suo meglio, nonostante il suo Maigret risulti troppo trasandato (come disse lo stesso autore). Vedendo questo film sembra quasi di leggere un libro di Simenon, tanta è l'aderenza al testo originale. Bella regia, anche se troppo dilatate le indagini e i dialoghi. Ma, d'altro canto, il successo dei romanzi di Maigret sta proprio in questo... Belle musiche, ottima scenografia.
Indagando sugli omicidi di alcune donne, Maigret si imbatte in un cocco di mamma a cui la moglie mette le corna: è lui l'assassino? La prima apparizione di Jean Gabin nei panni del Commissario coincide con la migliore trasposizione cinematografica delle sue indagini, grazie ad una solida sceneggiatura, ambientazioni perfette e un cast ottimo anche nei ruoli di fianco. Lo scioglimento dell'indagine, quando i nodi vengono al pettine, risulta particolarmente riuscito. Imperdibile per chi ama Simenon, consigliabile per tutti, invecchiato con stile.
Che il Maigret cinematografico sia Jean Gabin non ci sono dubbi, non fosse altro perché è francese, ma non è l'unica prerogativa. La Parigi di questo serial killer (come lo chiamerebbero oggi) è la più popolare e non si teme di girare tra sporchi vicoli e vecchie tubature di scarichi. Le manovre all'interno degli uffici di polizia sono esatte e il padrone di casa è lui, il commissario. A parte una certa lentezza, l'unico appunto lo farei alla non coerenza della personalità dell'assassino prima di essere scoperto e dopo. Bella e brava la Girardot.
MEMORABILE: La moglie di Maigret solidale con la Girardot; La cintura dei pantaloni di Maigret, slacciata.
Jean Gabin possiede la ruvida solidità buona per interpretare Maigret; è privo, tuttavia, dell'ostinazione bovina, dell'astuzia provinciale e dei silenzi propri del commissario di Simenon (risultando sin troppo ciarliero e gigione). E anche al film manca qualcosa: il realismo atmosferico tipico dell'incedere del grande belga - uno stile perfetto nel caratterizzare situazioni, ambienti e personaggi e che qui svanisce per far largo alle esigenze di una narrazione sin troppo minuta.
Probabilmente la miglior versione filmata dell’universo simenoniano. Gabin è un Maigret guascone e burbero sicuramente più aderente al personaggio letterario dei suo successori cine-televisivi. Ottimamente ambientato in una Parigi afosa terrorizzata dalla presenza di un serial killer ante-litteram, è un giallo forse eccessivamente dialogato ma pervaso da una bella atmosfera noir. E anche nel tratteggio dell’assassino traumatizzato nell’infanzia e difeso dalla famiglia il film si dimostra piuttosto moderno anticipando certe figure argentiane.
MEMORABILE: L'omicidio iniziale memore nelle atmosfere di Jack lo squartatore; L'interrogatorio della madre e della moglie di Marcel; Il bottone strappato.
Per noi italiani Maigret è Gino Cervi, ma per i francesi non può che essere Jean Gabin, che qui veste per la prima volta (e manco a dirlo egregiamente) i panni del celebre commissario parigino. Un film abbastanza lento nel suo incedere, ma invecchiato decisamente bene e in cui funziona l'amalgama tra le ambientazioni e le atmosfere noir tanto care alla penna di Simenon e la figura del maniaco omicida in preda alle turbe psichiche, che caratterizzerà invece innumerevoli thriller degli anni a venire. da ricordare anche Desailly e la Girardot.
«Toujours le même / jamais pareil / toujours Jean Gabin / toujours quelqu’un» scrisse di lui Prévert in una poesia. Difatti a differenza di interpreti seriali come Cervi o il più recente Cremer Gabin risulta, specie per il pubblico francofono, troppo ingombrante: non è lui a diventare Maigret, ma avviene piuttosto il contrario. Il plot è valido, la confezione d'epoca si lascia ancora ben guardare, ma la mimesi rovesciata dei due miti (quello letterario e quello cinematografico) per qualcuno può essere anche un limite. Un giovane Lino Ventura fa l'aiutante.
MEMORABILE: Il doppio confronto con fra nuora e suocera.
Jean Gabin veste per la prima volta i panni dell'amato commissario simenoniano, conferendo al personaggio il giusto connubio di fermezza e simpatia (specie nelle conversazioni private con la moglie). Il film in sé è un notevole giallo, ben diretto e immerso in una sottile ma ammirevole atmosfera dalle sfumature noir se non persino orrorifiche, dall'ombra del killer in stile Jack the Ripper al finale nella macelleria. La staticità dell'azione e gli eccessi di verbosità ledono talvolta la piacevolezza dell'insieme, anche perché la soluzione del mistero è facilmente intuibile. Buono.
MEMORABILE: L'assassino inseguito per le viuzze parigine; I lacrimevoli attacchi di gelosia di Desailly; L'interrogatorio; Il confronto finale con l'assassino.
La trama tratta di un criminale che sembra ispirarsi alle gesta di Jack lo Squartatore in una Parigi estiva ma comunque cupa, con un'atmosfera per lo più notturna tra vicoli e interni che donano al film sensazioni noir. Il mistero su chi sia l'assassino va scemando ben presto durante la durata della pellicola, prendendo toni drammatici a differenza del più tipico giallo. Il famoso attore francese Jean Gabin non poteva essere scelta migliore per interpretare il commissario Jules Maigret.
Capostipite di un vero e proprio genere, il film non colpisce per le dinamiche gialle o l'individuazione del serial-killer (alquanto indovinabili), quanto piuttosto per la delineazione psicologica e la ricerca di sviluppi caratteriologici dei personaggi. C'è un omicida che si avventa con un coltello su povere malcapitate nei vicoli poco illuminati di Marais, ma dovrà fare i conti con il perspicace commissario. Gabin qui è al top delle sue capacità e fa la parte del leone. Il resto ha il sapore di un classico senza tempo.
Un serial killer prende di mira donne more e formose nel Marais. Più giallo che poliziesco, in quanto la sceneggiatura non sfrutta effetti thriller ma si basa su dialoghi da sceneggiato tv. Tutta l’enfasi è posta sulla recitazione sommessa di Gabin, che umanizza il personaggio svelandone anche l'intimità familiare. Discrete ricostruzioni per creare l’effetto notturno e dare un minimo di suspense alla vicenda. Soddisfacente la risoluzione dei delitti, anche se il prefinale è meglio della vera conclusione.
MEMORABILE: Il finto colpevole sui giornali; La ricerca della giacca senza bottone nel guardaroba; La donna bionda uccisa.
Non c'è dubbio che l'effigie urbi et orbi dell'icona simenoniana sia stato Gabin, che modella il suo Maigret sul suo magnetismo ponderato, i modi netti, il suo sardonico ma schietto understatement. Delannoy non si limita tuttavia a cucirgli il film addosso, costruendo sia pur scolasticamente una trama con evidenti tocchi noir, prendendosi anche il rischio di tematiche per il periodo scabrose. Ma il vero valore aggiunto lo dà la scuola di caratteristi francesi, dal "bimbo impotente" di Desailly alla iperprotettiva Bogaert.
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HomevideoXtron • 24/03/14 16:32 Servizio caffè - 2147 interventi
Il dvd RHV propone la versione integrale contenente una veloce scena di nudo. Tale scena (della durata di pochi secondi) è in francese sottotitolata in italiano.
HomevideoRocchiola • 6/07/19 07:27 Call center Davinotti - 1238 interventi
Il DVD della RHV riedito nel giugno del 2019 non è impeccabile. Il video è presentato nel suo formato originario di 1.33 però presenta svariati difetti (puntinature e macchie). La definizione è discreta ma è evidente che non è stato adeguatamente restaurato. Audio italiano mono o rielaborato 5.1. Sempre presente la breve scena di nudo tagliata in origine nella versione italiana e reinserita con i sottotitoli.