Che voto dare agli ultimi 20 anni da 0 a 10? Domanda difficile che 4 giovani 35enni si pongono davanti all'idea di rivivere il weekend di tanto tempo fa; anche per fare tutto quello che non era stato fatto quando il coraggio non era all'altezza del desiderio di vivere. Film semplice, retorico eppur piacevole, il secondo del Liga in cabina di regia. E quell'immagine dei nostri in perenne fuga riesce nell'intento di infilare una discreta metafora.
Peggiorare la retorica di Radiofreccia era francamente difficile. Quando non si ha nulla da dire, in teoria, sarebbe meglio stare zitti. E invece qui si assiste a N minuti di nulla dove il regista cerca di raccontare per immagini una storia che fa acqua da tutte le parti. Dallo stereotipo selvaggio di tutti i personaggi fino a quello delle location. Non c'è nulla da vedere, nulla da assimilare, solo una lenta (molto lenta) sequela di situazioni tipiche del week-end tipico da riviera.
Dopo il buon Radiofreccia, questo è il secondo film di Luciano Ligabue ma non può dirsi altrettanto riuscito. Il film presenta lo stesso spirito comunicativo e lo stesso impeto generazionale del precedente ed ha il pregio della buona regia e dell'ottima ricostruzione ambientale. La sceneggiatura è però eccessivamente retorica e la scrittura troppo verbosa perchè lo spettatore si appassioni realmente ai personaggi. Buono il cast.
Decisamente meglio di Radiofreccia: cast all'altezza, una storia un po' retorica ma bella ed efficace (che ricorda vagamente il romanzo "Colla" di Irvine Welsh...). Peccato che si perda in diverse ingenuità e che ci sia un po' troppa carne al fuoco: il buon Ligabue non me ne voglia, ma in mano ad un regista "vero" sarebbe stato un altro film. Da zero a dieci, comunque, direi 7!
Riallacciandosi al bel Radiofreccia Liga riporta sullo schermo personaggi a lui vicini come età (i 30 anni suonati) e come origine (la sua Correggio), facendo loro rivivere il fine settimana riminese che tanto li aveva segnati in gioventù. Ma la trama qui è davvero scarna oltre che poco originale, manca quel coinvolgimento emotivo che era in grado di dare il primo film e a ciò si aggiungono un finale inguardabile, attori non all'altezza e una colonna sonora così così. Da 0 a 10? 4!
Il buon Luciano cala nettamente rispetto al precedente Radiofreccia, nonostante si possa parlare di una sorta di "evoluzione" naturale del primo: non si parla più di ventenni ma di quarantenni, non più di droga ma di cancro, ci si sposta dal centro dell'Emilia al litorale romagnolo. Ma tutto sembra essere più banale e meno incisivo, sia le corse nudi per le strade di Rimini, sia le sfilate da gay pride, sia le corse automobilistiche. Ridicoli gli intermezzi musicali (il balletto a metà film!) e anche tutto il cast decisamente non brilla.
Dopo più di un decennio si ritorna nel luogo festoso della gioventù con altri traguardi, nonostante si voglia mantenere uno spirito giovanilistico. Inizialmente la pellicola parte lenta e retorica, poi evolve in maniera lievemente migliore ma resta in un limbo cinematografico che neanche il tragico finale può variare. Bravi Pesce e Bellinzoni, acerbo Favino. Pensavo meglio.
Secondo e ultimo lavoro della parentesi registica di Ligabue, che può essere considerato una sorta di spin-off del primo. Bellinzoni nel film è il fratello di Ivan Benassi/Accorsi, il Freccia del film precedente. I temi trattati sono sempre gli stessi di Radiofreccia e le domande retoriche pure. Il viaggio della vita, i problemi generazionali, il rapporto con l'altro sesso ecc. ecc. Peccato che ancora una volta venga tutto spalmato su una sceneggiatura piatta e poco coinvolgente. Inutile!
MEMORABILE: Dialogo tra Libero e Giove: "Ma secondo te se ne accorgeranno che siamo passati?" "Uè! Stiamo ancora passando!"
All'alba dei quarant'anni quattro amici decidono di replicare una vacanza a Rimini fatta l'ultima volta nel 1980, intorno ai vent'anni. Sarà teatro di somme... e di sottrazioni. Tremendo scivolone per un Ligabue evidentemente a briglie sciolte dopo i fasti di Radiofreccia. Involontariamente trash, il film è un maldestro tentativo di fare della nostalgia "alla Grande freddo" un pretenzioso collante per l'ennesimo - ormai sfiancante - ritratto generazionale di una banalità sconcertante e una pretesa artistica che non gli si confà.
MEMORABILE: "Qua a Rimini c'è sempre voglia di California"; "A Rimini ogni giorno è il tuo compleanno".
Quattro trentacinquenni tornano a Rimini dopo vent'anni. Ligabue inizialmente la mette sul futile, forse troppo, tra sfide in risciò, corse nudi e infantili classifiche. Il suo scopo è parlare delle vittime innocenti della strage di Bologna e quando il film si fa serio la "vita balneare" sparisce e il film acquista senso. L'ultima parte però non mantiene la stessa tensione, che visibilmente cala. Il cast fa di tutto per cercare di essere credibile come gruppo vacanziero, ma solo qualche singolo risvolto si fa seguire.
MEMORABILE: Sul palco di Riccione con la band vera di Ligabue; Favino vestito come al carnevale di Rio; Il fuggi fuggi dall'autodromo.
Il Liga ritorna al cinema e continua a raccontare storie che conosce bene, ma si concede un respiro più ampio e tratteggia una sua lettura del mondo e delle scelte politiche che comunque lo hanno sempre caratterizzato. Gli attori sono molto bravi (Favino secondo il suo standard), la sorpresa del film è Stefano Pesce, mai così efficace. Le ambientazioni romagnole funzionano.
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