Due fratelli lavorano per un ottuso, reazionarissimo sudista; uno dei due viene ammazzato da un nordista cattivo che mira alla proprietà, l'altro si unisce alla guerriglia... Alfonso Brescia alle prese con la guerra di secessione: magie del cinema italiano! Film discontinuo ma vedibile; il povero Romano Puppo per una volta ha un ruolo appena più rilevante, e lo fanno fuori lo stesso: che sfiga!
Ibrido tra western secessionistico e mélo, in cui a scontrarsi non sono tanto gli ideali quanto uomini che si contendono una donna, la flava Loncar. La qualità si eleva al di sopra della media grazie ad una sceneggiatura che non insiste troppo sui tòpoi del genere - niente saloon e pestaggi - e all’impegno di ottimi attori di teatro (Vannucchi, Bosic, Rosato) che supportano volti ricorrenti del genere: Lee Lawrence, tormentato cowboy vendicatore, la Neri e Pazzafini in uno dei suoi ruoli più consistenti e memorabili.
Tra i migliori western all'italiana del periodo e non esagero. Diretto dal futuro regista di fiducia di Mario Merola, Alfonso Brescia, nascosto dietro lo pseudonimo di Al Bradley e supportato da un buon cast. La storia mescola la guerra di secessione con i sentimenti e il risultato è discreto, realizzato con una certa professionalità.
Brescia gira con professionale artigianato un western-meló che riesce a stare in piedi e andare avanti per la sua strada senza barcollare e cadere ubriacato da facilonerie tecniche o di sceneggiatura. Gli attori hanno le facce giuste e sono precisi; efficaci le coreografate scene violente. La vicenda potrebbe sembrare prevedibile nei passaggi chiave e nell'epilogo; in realtà non lo è; o meglio: procede secondo certi canoni classicisti di genere dove - con e dopo complicazioni drammatiche - emerge la verità dei sentimenti.
Un western inaspettato, a leggere il nome del regista. Se la tensione è quella che è, poca, sorprende la tematica: la Guerra Civile degli Stati Uniti nel suo svolgersi (uno dei protagonisti crede ancora nella vittoria del Sud) che fa da sottofondo a una vicenda d'amore. Non tutto convince, specie Lawrence e tuttavia l'insieme risulta gradevole poiché mai basato sulla meccanica puramente narrativa bensì sui rapporti di forza psicologici dei caratteri. Adeguato Vannucchi e apprezzabile la prova dell'outsider per eccellenza, Nello Pazzafini.
Al netto di qualche ingenuità che i registi di punta dello spaghetti-western avrebbero sicuramente evitato, questa incursione di Brescia nel genere si rivela una piacevole sorpresa: il tema portante è sempre quello della vendetta, ma sullo sfondo di una Guerra di Secessione in cui non ci sono buoni e cattivi (l'antagonista principale indossa addirittura l'uniforme nordista) e di una storia sentimentale gestita senza patetismi. Buoni il ritmo e le sparatorie, bravi il tormentato Lawrence, la deliziosa Loncar, un insolito Vannucchi e Pazzafini in uno dei suoi ruoli più importanti.
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