"Tess" è il ritorno dietro alla macchina da presa di Polanski dopo i progetti andati in fumo di
Il primo peccato mortale (dal romanzo di Laurence Sabders) e di
Uragano (prodotto da Dino de Laurentiis) e dopo i guai per la condanna per stupro, i 42 giorni di prigione e la fuga dagli Stati Uniti.
Già da tempo Polanski voleva portare sullo schermo il romanzo di Thomas Hardy, quando Sharon Tate lo sollecitò per tramutare il libro in film con lei stessa nella parte di Tess.
Il film fu fatto su misura per
Nastassja Kinski (che con Polanski ebbe una breve, quanto intensa, relazione sentimentale), ma la lavorazione si protrasse per ben nove mesi, in giro per la Francia e per l'Inghilterra, in cerca di location da mascherare da piccoli villaggi usciti dall'800, tra permessi, repentini cambi di clima e una devozione maniacale per quanto riguarda costumi e la vita di quel periodo.
La lavorazione fu funestata anche dal doloroso lutto per l'improvvisa scomparsa del
direttore della fotografia Geoffrey Unsworth, che secondo Polanski era l'essenza stessa di Tess, perché era riuscito subito ad entrare in sintonia con quello che voleva Polanski, sostituito poi con Ghislain Cloquet, che fu mal accettato dalla troupe.
Ma la massacrante lavorazione (
ci sentivamo quasi come i componenti di un circo viaggiante, ebbe a dire Polanski) non era tutto e inutile dire che il budget lievitò in maniera quasi catastrofica.
Il montaggio incredibilmente complesso ne fece uscire un
film di quasi quattro ore; il produttore Claude Berri non ne voleva sapere, disse che era troppo lungo e avrebbe allontanato il pubblico dalle sale.
Polanski si impuntò per mantenere la lunga durata, ma Berri gli disse che i soldi erano i suoi.
Polanski fece arrivare dagli Stati Uniti
Sam O' Steen, che aveva svolto un ottimo lavoro con
Rosemary's Baby e ridusse il film, eliminando ben 45 minuti. Ma Polanski non fu soddisfatto dai tagli, convinto che il film perdesse parecchio del suo potenziale.
Intervenne pure
Francis Ford Coppola, che si era preso carico di distribuire il film negli Stati Uniti con la sua casa di produzione Zoetrope e si mise alla moviola con Polanski stesso, ma il risultato "coppoliano" era ancora peggio di quello di O'Steen.
Stremato dalla lavorazione devastante e dal montaggio definitivo che gli procurò non poche crisi depressive, Polanski decise di allontanarsi dal cinema definendosi un "ex regista", con l'unico rammarico che il suo progetto più accarezzato,
Pirati, sarebbe rimasto nel cassetto.
Tess ricevette tre premi Oscar (fotografia, costumi e scenografia), la critica spese ottime recensioni e la versione voluta da Polanski (quella di 190') prese a circolare, ma ormai il regista polacco era "svuotato dentro", preferendo dedicarsi al teatro e a fare un bilancio della sua vita.
Da Roman by Polanski, autobiografia di Roman Polanski, Bompiani (1984).