Tess - Film (1979)

Tess
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Titolo originale: Tess
Anno: 1979
Genere: drammatico (colore)
Note: Dal romanzo "Tess dei D'Ubervilles" di Thomas Hardy. Vincitore di tre Oscar (fotografia, scene, costumi).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/04/07 DAL BENEMERITO B. LEGNANI
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B. Legnani 7/04/07 00:43 - 5532 commenti

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Lento, noiosissimo film del grande Polanski, che piazza qua e là alcuni momenti di classe, la cui entità è purtroppo avvilita dalla stanchezza che colpisce lo spettatore. La Kinski è bellissima e non è un caso che tutti gli attori che ruotano attorno a lei spariscano immediatamente dalla memoria, umiliati dai suoi occhi e dalle sue labbra. Fotografia splendida, ma il film resta principalmente orchiclasta.

Lucius 20/08/09 02:24 - 3015 commenti

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Semplicemente un capolavoro. Non ci sono parole per definire quanto grande sia questa pellicola tratta da "Tess dei d'Uberville" di Thomas Hardy e vincitrice di tre premi Oscar (fotografia, scenografia e costumi). La Kinski stupenda nella sua acerba bellezza, ha creato un personaggio ineguagliabile nella sua naturalezza. Per chi non si contenta...

Brainiac 23/08/09 00:49 - 1083 commenti

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Il motivo per cui questo film trasuda sofferenza è espresso dalle due parole della dedica che Polanski fissa sullo schermo. Ho dovuto combattere con la mia idiosincrasia per i film in costume, ma in quel nome ho trovato una dolorosa chiave di lettura che fa evolvere questo melò in qualcosa di intimo. Tess parla infatti di una ragazza abusata, che perde il figlio e subisce le angherie di una società retriva. Esemplare in tempi frivoli e poco etici come questi il fatto che rimunci agli agi per amore. Dedicato a tutte le donne, ma ad una in particolare.
MEMORABILE: Le due parole: "A Sharon".

Galbo 25/08/09 16:49 - 12393 commenti

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La vita di una giovane contadina cambia per sempre quando scopre di essere discendente di una nobile famiglia. Il film di Roman Polanski è totalmente dominato dalla figura della protagonista, una radiosa Nastassja Kinski, al massimo della sua bellezza e di bravura impeccabile, nei panni di un personaggio schiacciato da una società retriva. Il film ha il limite dell'eccessiva lentezza e il pregio di un'impeccabile ricostruzione ambientale (giustamente premiata da una serie di Oscar "tecnici").

Giacomovie 8/10/11 18:08 - 1398 commenti

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Il coinvolgimento della trama è discreto, ma la parte estetico-descrittiva è meravigliosa. Polansky confeziona un film da catalogare tra quelli in grado di rappresentare l'arte del cinema. La regia raffinata ha il gusto della finezza, con riprese che esaltano ad ogni scena la bellezza figurativa. Risaltano anche la bella fotografia, i bei costumi e la recitazione di classe. Un affresco d'epoca e della vita rurale che mette anche ben in luce il bigottismo culturale dell'Ottocento. Affascinante l'ultima scena presso i megaliti di Stonehenge.
MEMORABILE: "C'è un punto oltre il quale l'ostinazione diventa stupidità".

Saintgifts 12/11/13 19:06 - 4098 commenti

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Gli Oscar vinti danno la giusta dimensione e l'esatto merito a questo film. La riduzione cinematografica doveva essere diversa. Spesso si critica la troppa manipolazione di un'opera letteraria trasformata in film, ma può essere vero anche il contrario. Le pagine di un libro sono una cosa, le immagini e il ritmo di un film devono necessariamente esserne un'altra. La regia è comunque ottima, la scelta della Kinski è vincente, meno quella di Peter Firth. Buono pure il giusto risalto dato al passaggio epocale dal valore nobiliare a quello borghese.

Luchi78 31/01/14 10:01 - 1521 commenti

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Polanski prende in mano la storia di una donna intrisa di dolore e la rende esteticamente sublime, trascinando lo spettatore in un turbinio di angoscia e compassione. La Kinski è bellissima e contribuisce enormemente alla riuscita del film, mentre una fotografia attenta e dai caratteri esclusivamente rurali completa il quadro di un'Inghilterra sulla strada dello sviluppo e dello sfruttamento lavorativo. Ben riuscito.

Myvincent 3/07/16 09:11 - 3741 commenti

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La triste parabola di una contadina che scopre di essere nobile, andando incontro a un destino e a due uomini incostanti o insensati. Colpisce l'andamento morale melanconico di una donna votata all'inconcludenza, sbilanciata tra orgoglio, ostinazione e romanticismo. Bellissima Nastassja Kinsky che realizza ed esprime al meglio il sogno "polacco" di un regista ferito nei suoi affetti più profondamente personali. La seconda parte si sviluppa con irrazionale rapidità rispetto alla prima.

Xabaras 26/07/16 17:21 - 210 commenti

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Non a caso il film è dedicato alla memoria della ex moglie del regista Sharon Tate barbaramente uccisa dieci anni prima dalla follia mansoniana: l'opera si svolge infatti come un monumentale apologo femminista dove la bellezza trasognata e tormentata della Kinski verrà mano a mano e sempre di più oppressa dai dettami di una società retriva e maschilista in cui l'asticella che funge da linea di demarcazione tra sacro e profano viene regolata a piacimento in maniera ottusa e ipocrita. Fotografia d'eccezione giustamente premiata con un Oscar.

Minitina80 21/03/18 08:20 - 2984 commenti

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Un’opera impeccabile sul piano visivo le cui ambientazioni e i costumi abbracciano e immergono lo spettatore all’interno di contesti storici ormai andati. La mano è formale, irrigidita da un’impronta d’autore che non concede grossi sbalzi narrativi e inevitabilmente l’attenzione ricade sulle distorsioni di pensiero di una società bigotta che ancora vede nella donna la parte più debole e remissiva della comunità. Per apprezzarlo bisogna avere la pazienza di aspettarlo, anche se la durata eccessiva non sempre aiuta la visione.

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Jena 17/12/16 14:47 - 1555 commenti

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Polanski filma in maniera meravigliosa i paesaggi della campagna inglese, con grande gusto pittorico, tanto che alcune scene sembrano dei quadri. Poi c'è la Kinski, di una bellezza sovrumana tale da "assorbire" tutto, facendo scomparire il resto del film e degli interpreti nei suoi occhi e nel suo viso. Non c'è solo la bellezza ma anche una straordinaria bravura per un'attrice che allora aveva 18 anni. Dura tre ore ma si seguono con grande piacere.

Paulaster 2/11/23 18:05 - 4419 commenti

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Famiglia contadina scopre di avere antenati altolocati. La storia parte senza sussulti e diviene man mano un ritratto di una specie di eroina femminista. La Kinski, nonostante la giovane età, riesce a reggere un ruolo poco simpatico da recitare e alla lunga emerge come vincente su maschi abbastanza anonimi. Polanski dimostra una gran cura nelle ambientazioni ed evita che l'effetto romanzato prevalga. Scenografie e fotografia giustamente premiate con l'Oscar.
MEMORABILE: Le confessioni dopo il matrimonio; Il sangue dal soffitto; Di corsa sulla carrozza.
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  • Curiosità Lucius • 20/08/09 02:25
    Scrivano - 9051 interventi
    Roman Polanski dedicò questo film alla sfortunata moglie Sharon Tate, morta tragicamente.
  • Curiosità Buiomega71 • 23/11/15 19:10
    Consigliere - 25999 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ( Ciclo: "Le donne, i cavalieri, l'arme, gli amori..."mercoledì 24 febbraio 1988-la seconda parte del film sarebbe andata in onda la sera dopo, giovedì 25 febbraio) di Tess:

  • Curiosità Buiomega71 • 12/03/20 19:19
    Consigliere - 25999 interventi
    "Tess" è il ritorno dietro alla macchina da presa di Polanski dopo i progetti andati in fumo di Il primo peccato mortale (dal romanzo di Laurence Sabders) e di Uragano (prodotto da Dino de Laurentiis) e dopo i guai per la condanna per stupro, i 42 giorni di prigione e la fuga dagli Stati Uniti.

    Già da tempo Polanski voleva portare sullo schermo il romanzo di Thomas Hardy, quando Sharon Tate lo sollecitò per tramutare il libro in film con lei stessa nella parte di Tess.

    Il film fu fatto su misura per Nastassja Kinski (che con Polanski ebbe una breve, quanto intensa, relazione sentimentale), ma la lavorazione si protrasse per ben nove mesi, in giro per la Francia e per l'Inghilterra, in cerca di location da mascherare da piccoli villaggi usciti dall'800, tra permessi, repentini cambi di clima e una devozione maniacale per quanto riguarda costumi e la vita di quel periodo.

    La lavorazione fu funestata anche dal doloroso lutto per l'improvvisa scomparsa del direttore della fotografia Geoffrey Unsworth, che secondo Polanski era l'essenza stessa di Tess, perché era riuscito subito ad entrare in sintonia con quello che voleva Polanski, sostituito poi con Ghislain Cloquet, che fu mal accettato dalla troupe.

    Ma la massacrante lavorazione (ci sentivamo quasi come i componenti di un circo viaggiante, ebbe a dire Polanski) non era tutto e inutile dire che il budget lievitò in maniera quasi catastrofica.

    Il montaggio incredibilmente complesso ne fece uscire un film di quasi quattro ore; il produttore Claude Berri non ne voleva sapere, disse che era troppo lungo e avrebbe allontanato il pubblico dalle sale.

    Polanski si impuntò per mantenere la lunga durata, ma Berri gli disse che i soldi erano i suoi.

    Polanski fece arrivare dagli Stati Uniti Sam O' Steen, che aveva svolto un ottimo lavoro con Rosemary's Baby e ridusse il film, eliminando ben 45 minuti. Ma Polanski non fu soddisfatto dai tagli, convinto che il film perdesse parecchio del suo potenziale.

    Intervenne pure Francis Ford Coppola, che si era preso carico di distribuire il film negli Stati Uniti con la sua casa di produzione Zoetrope e si mise alla moviola con Polanski stesso, ma il risultato "coppoliano" era ancora peggio di quello di O'Steen.

    Stremato dalla lavorazione devastante e dal montaggio definitivo che gli procurò non poche crisi depressive, Polanski decise di allontanarsi dal cinema definendosi un "ex regista", con l'unico rammarico che il suo progetto più accarezzato, Pirati, sarebbe rimasto nel cassetto.

    Tess ricevette tre premi Oscar (fotografia, costumi e scenografia), la critica spese ottime recensioni e la versione voluta da Polanski (quella di 190') prese a circolare, ma ormai il regista polacco era "svuotato dentro", preferendo dedicarsi al teatro e a fare un bilancio della sua vita.

    Da Roman by Polanski, autobiografia di Roman Polanski, Bompiani (1984).