Io Cristiana, studentessa degli scandali - Film (1971)

Malisa Longo studentessa eponima si innamora del prof, Glenn "Kriminal" Saxson (e già questo....) Pasticciato film sulla contestazione, parte con un delirante prologo che sembra promettere (al pari del titolo) pruriti, poi pencola a lungo indeciso fra "satira" e dramma per virare alla fine decisamente verso quest'ultimo: peccato che a quel punto ci si creda poco....Qualsiasi cliché vi venga in mente sull'argomento, qui lo troverete, ma è innegabile un certo fascino kitsch.

Terrificante film di Bergonzelli ambientato ai tempi della contestazione e contenente tutti i luoghi comuni del genere tanto da apparire oggi ridicolo oltre che estremamente datato. E se da un punto di vista sociologico le cose vanno male, non si può certo dire che la situazione migliori da quello narrativo: la storia, infatti, è stantia, puerile, inverosimile ed a tratti sembrerebbe quasi farsesca. In definitiva da evitare con cura.

W l'Inquisizione: 20 minuti tagliati nel passaggio televisivo! Bergonzelli conferma il suo genio a rovesciare i pronostici: è il professore che diventa innovatore e spirito libero non tirandosi indietro a nessun tipo di linciaggio fisico e morale, mentre gli studenti, tanto illuminati, diventan peggio dei reazionari che credevano di odiare. Per un regista del genere, che con mezzi limitatissimi sa aprire il cervello a chi lo vede come solo Polselli e Rondi san fare, il mio giudizio è massimo con lode.

Nei primi 50 minuti, del tutto elementari, si naviga a metà strada tra i ragazzi della 3C e un soft core. Poi acquista interesse virando verso il grottesco (la roulette russa, le foto) e verso il drammatico, nonostante rimanga carente in fatto di verosimiglianza e sfaccettature dei personaggi. In luce (quando il tecnico le accende) Saxson, la risposta italiana a Sidney Poitier e la Longo, prossima a una folgorante carriera per motivi prettamente artistici.

Mi chiedo cosa avesse in testa Bergonzelli, dove volesse andare a parare... Il film non potrebbe essere più inverosimile, né più noioso, né più velleitario (ma non vale neanche la pena indignarsi per gli stereotipi delinquenziali sugli studenti capelloni). Gli innumerevoli nudi sono eccitanti come guardare la vernice che si asciuga, i dialoghi non fanno (neanche) ridere e pure le consuete fascinazioni psichedeliche falliscono nel dilettantismo. La citazione finale da Sant'Agostino poi sembra giustificare il proverbio: ma scherzate coi fanti!

Illustrativo del clima di contestazione studentesca declinata nelle sue componenti libertarie e sessuali, si carica dell’ebbrezza dei nudi profferti da una passerella di starlets trainate dalla splendida Malisa Longo, forte di occhi e seni da opera d’arte; ma questa allegra istantanea dello spirito dell’epoca in seguito s’incupisce sino a tramutarsi in dramma violento, denunciando l’infelicità della vita di coppia e soprattutto la stolida ferocia del “branco” e l’ignobile ipocrisia di chi si dichiara “contro”. Di rara fermezza e coerenza l’ombroso personaggio di Glenn Saxson.

I temi moralità-immoralità e diritti civili, inseriti nel contesto sessantottino, vanno qui oltre gli stereotipi perché risulta nel film un ritratto dei giovani inedito (e attuale) solo apparentemente trasgressivo e contestatore, ma di fatto trdizionalista e retrogrado al punto da degenerare biecamente nella violenza. Nel confronto ben descritto studenti-docente risulta "in medio stat virtus" come soluzione ideale. Cristiana è la "sorella" speculare della monaca indemoniata che verrà, con un tono qui più serioso e impegnato del film sucessivo.

Anti-contestatario che, dopo un inizio pure interessante (la figura dell'insegnante severo che irrompe nella classe di hippy scalmanati, intriga), si perde tra ritmi catatonici, festini pieni di gente spogliata (cui prendono parte anche prof e consorte) e imbarazzanti dialoghi giovanilistici. Poi subentrano la love story e il dramma e il film non migliora, guadagnandoci in ritmo ma facendosi ancora più sguaiato e datato. Trascurabile prova bergonzelliana, delle cui Cristiane preferiamo la più kitsch e imprevedibile monaca indemoniata.

Film ridicolo che vorrebbe raccontare (dalla parte dei professori e degli adulti, ovviamente) il periodo della contestazione studentesca. Ci sono discorsi senza capo né coda, spogliarelli in nome della libertà, filippiche professorali e sberleffi studenteschi. Come scelta di campo siamo dalle parti della peggiore goliardia anti sessantottina, come interpretazioni la comicità involontaria è declinata ai massimi livelli, soprattutto da chi interpreta i ragazzi.