The Big Kahuna - Film (1999)

The Big Kahuna
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Titolo originale: The Big Kahuna
Anno: 1999
Genere: drammatico (colore)
Note: E non "The big Khauna" o "The big Kauna".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/03/07 DAL BENEMERITO ALMAYER
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Almayer 30/03/07 13:26 - 169 commenti

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Primo e ultimo film di John Swanbeck, basato su una piece teatrale di Roger Rueff, è la storia di tre venditori che a una convention tentano di "agganciare" un dirigente con cui fare l'affare più importante: the big kahuna, appunto. Intrerpretazioni stellari di Spacey e DeVito, film economico girato in una suite d'albergo con una sceneggiatura perfetta, dialoghi potenti e profondi senza mai scadere nel banale e/o ridicolo. Una delizia, non so come ho fatto a vivere fino ad esso senza averlo visto.

Magnetti 31/01/08 11:51 - 1103 commenti

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Il punto forte di questo film è l'interessante confronto fra il personaggio di K. Spacey (cinico e sarcastico) e il giovane moralista e immaturo. DeVito funziona quasi da sommo e saggio arbitro in questo film molto (e ben) parlato, tutto ambientato in una stanza d'albergo che insegna come proprio dal confronto con persone che ci mettono a disagio a volte si riesce a migliorare se stessi. Il finale è diventato, giustamente, famoso per un testo parlato su musica sul senso della vita. Consigliato a tutti.

Scarlett 11/07/08 14:55 - 307 commenti

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Profondo e lineare, è un film che rotea intorno alle vite di tre protagonisti che sono tre venditori: il pivello neo assunto, il rampante piazzista ed il vecchio guru, ormai troppo stanco per focalizzarsi sull'evento del giorno ovvero accalappiare il favore del "Big Kahuna", un grande magnate, e di conseguenza dei suoi soldi. È un film che non perde mai un colpo e fa riflettere sulle alternative perse di una vita alla metà del percorso. Splendido.

B. Legnani 28/03/09 16:53 - 5519 commenti

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Noioso, teatrale nel senso cinematograficamente peggiore. Lo semi-salvano uno strepitoso, misuratissimo DeVito ed un interessante Spacey, ma lo semi-affossano le irritanti, integraliste zavorre del giovanotto: sarebbe interessante sapere se è colpa del personaggio originale o di una fastidiosa interpretazione. Accettabili i dialoghi, fino a che non vanno a mal parare sulla vita, sulla morte, su Dio. Quando ci si attende almeno un colpo di coda, il film finisce. Da evitare.

Stefania 16/03/10 23:04 - 1599 commenti

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Aspettando Dick Fuller... Una situazione banale (tre commessi viaggiatori, un anonimo hotel, una convention aziendale, la vendita di lubrificanti industriali), diviene metafisica. La banale posta in gioco diviene astratta, quella stanza d'hotel diventa un palcoscenico, lo studio di uno psicanalista, un confessionale, un pulpito. Sul cinico Larry, sull'ottimista Phil e sul cristiano Bob aleggia lo spirito di Dick Fuller, alias "the Big Kahuna", del quale si attende la salvifica epifania. Etica degli affari o affarismo dell'etica? Notevole!

Galbo 19/03/10 15:31 - 12372 commenti

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Film di chiara impostazione teatrale letteralmente dominato dai dialoghi e dalle (buone) performances dei tre attori principali (il migliore è Danny De Vito). Trama e ambientazione sono volutamente minimali. Il gioco funziona per una parte del film, successivamente subentra una certa stanchezza che rende il tutto ripetitivo anche se la confezione è indubbiamente assasi professionale.

Mdmaster 6/10/10 22:25 - 802 commenti

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Considerando come quasi tutta l'intera pellicola si svolga in una camera d'albergo e con una manciata di personaggi, è fin troppo automatico pensare a un'impostazione teatrale. E fortunatamente, questa è retta da due grossi calibri come De Vito e Spacey, qui davvero a loro agio. Una storia di persone che mal si sopportano, di decisioni importanti e di rapporti umani. A prima vista un filmetto, si rivela poi molto più profondo e rilevante di quel che sembrava. Ce ne vorrebbero di più di pellicole con questo carisma.

Ivanvilla 22/02/11 15:54 - 7 commenti

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I dialoghi serrati tradiscono la matrice teatrale del film, spaccato di una rampante America fine anni '90. Girato in un unico ambiente, con soli 3 attori, rimane memorabile per quella che ritengo sia la migliore interpretazione di sempre del grande Danny De Vito. La regia nel senso del movimento di macchina è praticamente assente, ma i quadri che vengono fuori sono da antologia della recitazione. Stucchevole in alcuni momenti le faccette di Peter "faccia da schiaffi" Facinelli. Logorroico e riflessivo
MEMORABILE: Gli ultimi 4 minuti e 50 del film... titoli inclusi.

Pigro 4/06/11 08:44 - 9623 commenti

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Business o religione? È l'alternativa della società Usa (e non solo). La soluzione è nella caratteristica di entrambe: vendere. La bella storia, coraggiosamente realizzata mantenendo l'originaria opera teatrale di Rueff (quindi: solo 3 attori che parlano tutto il tempo in un'unica stanza), porta in superficie la comune indole commerciale di chi crede negli affari e di chi crede in Dio, lasciando il terzo personaggio nella sofferta sospensione della coscienza. Dialoghi notevoli e interpreti di alto livello nelle intense schermaglie verbali.

Juanparis 7/01/14 18:38 - 8 commenti

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Primo film di John Swanbeck, basato su una successo teatrale di Roger Rueff, narra della storia di tre venditori che hanno l'obiettivo di "agganciare" un pezzo grosso con cui fare l'affare più importante della loro vita. Interpretazioni mostruose di Spacey e De Vito. Film girato in una suite d'albergo con una sceneggiatura perfetta, dialoghi potenti e profondi senza mai scadere. 5 pallini di sceneggiatura 3 di contesto. Media ****.

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Cangaceiro 11/02/14 16:54 - 982 commenti

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Un film solo parlato, un teatro su celluloide che sta in piedi grazie agli interminabili dialoghi affilati e cesellati. La prima ora non perde un colpo, poi inevitabilmente il livello cala, i continui botta e risposta iniziano a stancare e i personaggi stessi finiscono col commiserarsi dissipando la brillantezza delle prime battute. Il senso della vita e della morte aleggia in lungo e in largo ma ricordiamoci che è solo cinema, senza pretesa di verità assolute o istruzioni per l'uso. Spacey istrionico e debordante, abbacchiato DeVito, anonimo l'altro.
MEMORABILE: Il primo ingresso di Spacey nella suite...

Rambo90 1/04/14 17:16 - 7661 commenti

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Un film tenuto in piedi dalle grandi performance di Spacey e DeVito, che operano come in una staffetta, dove a montare in cattedra è prima uno poi l'altro. Ben serviti dalla sceneggiatura, che regala qualche dialogo non banale e un bel monologo finale per DeVito. Funzionale Facinelli, mentre a rendere limitata l'operazione è la regia, che ha un ritmo non troppo brillante e una fotografia quasi televisiva (soprattutto nei colori). Notevole.

Il ferrini 19/12/15 21:35 - 2337 commenti

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Sarebbe interessante sapere chi è John Swanbeck, uno che nella sua vita dirige un unico film (e che film) non lasciando nessun'altra traccia di sé. Se non altro per ringraziarlo di questa grandiosa pellicola, che ci regala momenti di rara intensità interpretativa. La storia è solo un pretesto per mettere in scena un efficace e ipnotico dialogo sulla spiritualità, in cui Spacey rappresenta il diavolo, il giovane Facinelli l'angelo e De Vito fa da arbitro, a dimostrarci che dentro ognuno di noi ci son l'uno e l'altro. Da vedere.
MEMORABILE: Ricorda i complimenti che ricevi, scòrdati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa.

Paulaster 16/06/16 10:30 - 4375 commenti

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Per reggere un film teatrale occorre sostanza e personalità da parte del cast e il cinico Spacey centra il ruolo tenendo le fila del terzetto. Anche un dimesso DeVito aiuta a dare un senso di realtà alla vicenda. A incrinare i contenuti dei dialoghi ci mancava il sosia di Cruise con la deriva religiosa per ribaltare il concetto del capitalismo in cui il lavoro viene prima anche di Gesù. Breve durata per esaurire gli argomenti e rimandare al domani le conclusioni di una nottata febbrile.
MEMORABILE: Le battute di Spacey riguardo al buffet.

Rigoletto 21/09/23 11:23 - 1785 commenti

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Può un film con soli tre personaggi e ambientato in una stanza d'albergo essere considerato accettabile? Si, a due condizionI: se non si hanno paraocchi, e se due dei tre attori sono Spacey e DeVito. Il terzo (Facinelli) è funzionale al suo ruolo: è anonimo e questo ha il pregio di spostare l'attenzione dalla sua persona al credo che professa. Con Spacey e DeVito non accade: lo spettatore vive nell'attesa della prossima battuta, anelando a duetti serratissimi nei quali al mercuriale Spacey si contrappone la pacatezza di DeVito, abilissimo ad andare ben oltre i suoi soliti personaggi.
MEMORABILE: Spacey migliore in campo, ma il discorso finale di DeVito è da incorniciare.

Daniela 9/10/23 19:57 - 12606 commenti

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Nella suite di un hotel, tre venditori di lubrificanti si preparano a ospitare un gruppo di potenziali clienti sperando di poter accalappiare un "big kahuna", ovvero un grosso industriale la cui commessa dovrebbe salvare le sorti dell'azienda per cui lavorano... Senza nascondere la sua originale teatrale, il fim punta tutto sugli interpreti: se Facinelli non brilla nel ruolo ingrato del giovane pio e bacchettone, gli altri offrono prestazioni eccellenti: Spacey gioca in casa con un personaggio cinico e sprezzante, ma a colpire è soprattutto De Vito, insolitamente amaro e misurato.
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