Lorenzo è un avvocato di discreto avvenire che, in un giorno qualsiasi, subisce una svolta: viene travolto dall'ombra della malattia e cambia le prospettive. Grande interpretazione di Fabio Volo, che riesce a far convivere ironia e dramma. Grande Ninetto Davoli: il suo Giovanni trasuda amore per la vita. E anche un buon lavoro di Cappuccio che tra primi piani, particolari mai eccessivi, panoramiche di Genova e uno sguardo verso il cielo veicola perfettamente il messaggio del film.
Bel film. Fabio Volo è bravo e Ninetto Davoli, nonostante si veda solo nel primo tempo e alla fine, è eccezionale ed è un grande valore aggiunto; bravo e simpatico anche Battiston e pure la storia non delude: sicuramente semplice e lineare, ma anche matura e interessante. La regia di Cappuccio dimostra di avere le idee chiare e ci offre pure qualche buona soluzione registica. Alcune scene magari potranno apparire un po' banali, ma il film è comunque un buon prodotto, decisamente sopra la media dei film itaiani di questo genere.
Un buon film italiano: la storia dell'avvocato sicuro di sè travolto dalle mille incognite della malattia non è originalissima ma di sicura presa. La regia di Cappuccio non è (quasi) mai banale e gli interpreti sono all'altezza del compito: sia Fabio Volo che rende bene la figura dell'ex arrogante senza più certezze e spaesato sia Ninetto Davoli (che potrebbe diventare una risorsa per il nuovo cinema italiano) sia Battiston, volto interessante finora sottoutilizzato dal nostro cinema. Toccante ma non banale.
Veramente un bel film, soprattutto perché c'è una storia da raccontare (non per niente la sceneggiatura vinse il premio Solinas 2001), non banale, ma anche imprevedibile (inizio da commedia poi sembra andare verso la critica sociale, malasanità, invece improvvisamente scatta una storia di riscoperta dei forti valori della vita). Cappuccio, dopo il pregevole Volevo solo dormirle addosso, si conferma autore da tenere d'occhio, con un occhio molto sensibile per le notazioni d'ambiente (bellissime le riprese paesaggistiche e stradali). Ottimo il cast su cui svetta Davoli.
Ad una prima breve parte poco convincente, in cui la figura del giovane avvocato figo e rampante è fastidiosamente stereotipata, segue il resto del film, toccante e per niente banale. L'incontro con la malattia disorienta e terrorizza e Volo è bravo ad interpretare il ruolo (non certo facile) del malato che non sa se è l'"uno" dei due oppure no. Bravissimo Ninetto Davoli.
La paura per un possibile tumore al cervello imprime una svolta alla vita di un avvocato rampante: il tema della scoperta di qualcosa di più importante del successo professionale nella vita trova l'ennesima declinazione nel disorientamento e nell'insicurezza, con buona interpretazione di Volo. Rigorose e incisive le scene dell'ospedale (con un ben calibrato Davoli), mentre il resto è un po' forzato e prevedibile, e insopportabili per frequenza e banalità sono le panoramiche sulla città di Genova (per far contenta la film commission?).
Trama abbastanza scontata, recitazione semi-improvvisata, scene e situazioni inverosimili (vedi ragazzina che parte per Genova con uno sconosciuto senza che la mamma dica nulla) e soprattutto una noia perenne affossano questo film. Per carità, il cinema italiano ha fatto di peggio e meglio questo di un cinepanettone, però resta il fatto che praticamente non succede assolutamente nulla per un'ora e mezza. Troppo poco.
Cappuccio conferma le qualità già mostrate nel precedente Volevo solo dormirle addosso: una indubbia dose di disincanto stilistico che gli permette di trattare temi forti con toni asciutti e antiretorici. Cinema sinuoso ed insinuante, mai urlato. Qui è molto bravo a scivolare sul viso di un Volo convincente, capace di dare alla sua interpretazione echi alla Shimura (Vivere). Rivedere il volto pasoliniano di Ninetto poi è opera meritoria che gli concede indulgenze nel giudizio. Resta a carico una sorta di minimalismo sociale talora troppo impalpabile.
Prima parte drammatica per un Fabio Volo che si presta un po' a tutte le esigenze e tutto sommato vi riesce bene. Notevole anche il ruolo interpretato dal grande Ninetto Davoli. Va però alla regia il plauso maggiore, perché capace di non banalizzare un tema inevitabilmente soggetto a sentimentalismi e lacrime facili. Dialoghi interessanti e un'ottima fotografia chiudono il quadro; un buon esempio di cinema nostrano.
Film piuttosto interessante diretto da Eugenio Cappuccio con protagonista un buon Fabio Volo. La storia in alcuni momenti tende a ingolfarsi ma commuove il giusto e la parte più interessante è quella in ospedale, dove Volo si trova nella stanza con un impagabile Ninetto Davoli. Anche a Giuseppe Battiston va dato il merito di un ruolo di contorno ma efficace. Cameo quasi inutile di Agostina Belli.
Avvocato ambizioso aspetta l'esito di un possibile tumore. Il tema non originale è l'ospedalizzazione in giovane età, quando si pensa di aver davanti l'intera vita e invece tutto cambia. Discrete le fasi del ricovero con Davoli perfetto come compagno di degenza e buon apporto di Battiston come socio. La situazione sentimentale e il rapporto con la sorella sono poco esplorati. L'ultimo segmento in Umbria doveva essere studiato meglio per le dinamiche, con la ragazzina che sta fuori di notte con uno sconosciuto e parte l'indomani per Genova. Volo si fa preferire nelle fasi di sconforto.
MEMORABILE: L'odore del caffè in ospedale; La parlata forbita del professore degente; La sorella "rattenuta".
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