La morte non conta i dollari - Film (1967)

La trama è convenzionale (la solita vendetta lunga e premeditata), ma Freda vi apre due brevi parentesi, che ne attestano una certa originalità: una thriller, con omicidi commessi da un individuo nerovestito la cui identità è tenuta temporaneamente segreta; l'altra comica, con la fumettistica rissa al drugstore. Il finale invece ne abbassa il valore, dovendo ricorrere a forzature per far fare la solita scazzottata a Pazzafini... Damon, doppiato da Pino Locchi, è ironico e beffardo, Forsythe impassibile e taciturno; valido Pigozzi come giudice ubriacone e vigliacco.

Lo avevo visto un paio di anni fa (quasi metà) e me lo ricordavo discreto; invece, pur con una bella fotografia, il sempre scanzonato Mark Damon e la parentesi thriller (a dare interesse alla vicenda) il suo grosso punto debole è la sceneggiatura. Davvero grossi buchi e incertezze nella vicenda difficile da mandare giù e il colpo di scena è disonestissimo con lo spettatore.

Dignitoso, ma niente di più, western italiano di Riccardo Freda, con protagonista quella faccia da schiaffi di Mark Damon, il Johnny Oro di Corbucci. Film dalla trama abbastanza interessante, se si tiene conto della gran quantità di western che uscirono nello stesso periodo, in cui oltre alla solita vendetta viene inserita una componente thriller. Ma non riesce a rientrare tra le vette del genere.

Mezzo passo falso di Freda che dimostra di non avere il western nelle sue corde. La storia, sebbene banale, viene sviluppata in modo discontinuo con parecchi vuoti di sceneggiatura e una regia che bada più alla forma che alla sostanza, indugiando su momenti poco significativi e dimenticando di sviluppare adeguatamente snodi narrativi importanti. Cast piuttosto mediocre, soprattutto nelle seconde e terze linee, con l'eccezione di Damon e di un intenso Pazzafini, una volta tanto coprotagonista. Un film anonimo, che rischia di non piacere nemmeno ai fondamentalisti del genere.