Lo zoo di Venere - Film (1985)

Lo zoo di Venere

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/02/07 DAL BENEMERITO FLAZICH
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Flazich 26/02/07 13:14 - 667 commenti

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Questo è il capolavoro assoluto di Peter Greenaway. Inquadrature statiche, infatti ci sono pochissimi zoom o movimenti di macchina (che sembrano tanti diversi quadri tanta è la cura dei particolari rappresentati). Colori ricercatissimi e in generale una fotografia che va oltre il maniacale. La storia è a dir poco surreale ma darà, una volta terminata la visione, spunto a più di una riflessione personale. Il finale è molto cinico e beffardo.

B. Legnani 4/09/07 22:52 - 5523 commenti

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Pellicola di indiscutibile fascino, che contiene simbologìe in numero pazzesco, che nessun mortale potrà mai, umanamente limitato, ad afferrare "in toto". Mi limito a dire (pescando fra le poche che ho capìto al volo...) che ho fatto un sobbalzo nel sentire che Greeneway, per un personaggio del film, ha scelto in modo non certo casuale il cognome "Van Meegeren", lo stesso del grande falsario, attivo nel Novecento, di Jan Vermeer. Il doppio, il falso, la pittura...
MEMORABILE: Un coito "particolare", fatto solo immaginare.

Pigro 12/07/08 10:00 - 9635 commenti

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Uno dei film più belli e sconvolgenti sul mistero della vita e della morte, scandito – come in un prezioso manuale alchemico – da rebus e simbologie raffinate. Greenaway è straordinario (ben aiutato dalla fotografia di Sacha Vierny e dalla musica di Michael Nyman) nel raccontare una non-storia che fa perno sul doppio, sulla decomposizione, sulla fatalità, sulla riproduzione. Il film è una enciclopedia delle scienze naturali che ci conduce vertiginosamente al limite dell’arbitrio umano e della comprensione della scienza.

Cotola 23/07/08 22:30 - 9009 commenti

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I numeri, il sesso, il corpo, il cibo, la putrefazione, l’arte, la pittura (fiamminga), la simmetria, il doppio, gli animali e mille altre cose. Questi i contenuti del film e più in generale del cinema di Greeneway. Sforzarsi di trovare un senso esaustivo a questo profluvio caleidoscopico di immagini è impresa vana. C’è chi dinanzi a tanta narcisistica ostentazione e di una cultura vuota e fine a se stessa va in estasi, chi invece dianzi a tanta spocchia si irrita. Solo per chi già ama Greenway, gli altri (per il loro bene) si astengano.

Xamini 25/12/08 02:19 - 1247 commenti

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Pellicola priva di trama, di un'astrazione tutta sua. Le scene sono tele, una dietro l'altra, in cui a muoversi sono solo i personaggi e l'incedere è un continuo concatenarsi di spunti riflessivi ai limiti della comprensione. Far quadrare il cerchio è davvero dura e così pure distillare un giudizio; ma la simbologia, i concetti di dualismo e casualità/causalità e in particolare l'analisi della morte da una prospettiva scientifica ne fanno un'opera da visionare, una di quelle che, anche senza la piena comprensione (impossibile), tirano fuori l'esclamazione: che film!
MEMORABILE: La trasformazione anche fisica dei fratelli, dapprima nemesi e infine...

Enricottta 19/08/09 14:43 - 506 commenti

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L'antitesi della fluidità, dell'esemplificazione del pensiero. Greenaway ha letto molto e molto capito. Le "coup de theatre", nel "cul de sac" dello sfoggio di cultura fine a sé stesso. Nel marasma di trovate, non tutte ad effetto, ma sempre originali, si spera in una tregua di attività limbica. Per me è il grandissimo bugiardo del cinema mondiale perché, nonostante la pletora di riferimenti che basterebbero per fare mille film, ci svia sempre, ci promette il capolavoro e invece si "filma addosso".

Daniela 9/08/10 09:09 - 12625 commenti

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Due etologi fratelli restano vedovi a seguito di un scontro fra l'auto che trasportava le loro mogli e un cigno femmina incinta, come pure incinta era la guidatrice, una donna dai capelli rossi e dalle gambe in diminuzione, che diventerà amante di entrambi. Un'ossessione, scandita dalla musica di Nyman, per la simmetria, la riproduzione, la morte, la putrefazione. Visivamente ricco di suggestioni, ma frammentario, frutto di una cultura immensa ma qui troppo autoreferenziale, è un film che ammiro ma non posso amare come amo altre opere di Greenaway.
MEMORABILE: Le inquadrature in cui i due gemelli sono a fianco del letto di Andrea Ferreol

Galbo 14/08/10 08:54 - 12380 commenti

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I film di Peter Greenaway raramente lasciano lo spettatore indifferente e così è anche per questo, considerato da molti il capolavoro del regista. Non si può dire che il film manchi di fascino visivo, è anzi molto ricercato da questo punto di vista; il problema è che in questo caso il rigore formale appare eccessivo, così come il ricorso alle citazioni e ai simbolismi che oscurano la sostanza dei contenuti. Non per tutti.

Bizzu 19/03/14 00:28 - 217 commenti

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Un capolavoro totale. Greenaway dice "Il cinema è un mezzo di espressione troppo ricco per lasciarlo ai narratori di storie"; infatti ci propone una narrazione posticcia, un semplice collante per una serie di "quadri in movimento" per rappresentare la drammatica limitatezza dell'uomo che indaga sulla vita e la morte. Splendido dal punto di vista visivo, richiede un notevole sforzo cerebrale durante la visione.

Buiomega71 14/01/15 21:17 - 2901 commenti

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Quintessenza del cinema greenawayano, dalle suggestive immagini fuori dall'onirico zoo (così suspiriane) all'odore acre della morte che si respira ad ogni inquadratura, dal sesso malato fino all'ossessione per il corpo. Spesso astruso ed ermetico nel suo essere, ma pura opera viscerale, che vive di ipnotici e meravigliosi tableaux vivants, di anarchia visiva e narrativa. Forse il picco assoluto del maestro inglese (chi non ama il suo cinema meglio si astenga), che terrà bene a mente David Cronenberg per Inseparabili. Sinuoso e irrisistibilmente seducente.
MEMORABILE: Le decomposizioni sottolineate dalle meravigliose musiche di Michael Nyman.

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Paulaster 9/02/22 12:22 - 4391 commenti

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Due fratelli siamesi perdono le mogli in un incidente stradale. Greeneway più che preoccuparsi di una trama filante inscena una serie di ossessioni per dimostrare il mistero della creazione con la conseguente putrefazione post mortem. Cinema non per tutti i gusti. Come regia comunque si fanno apprezzare il modo di girare come si fosse a teatro, i cromatismi accesi della fotografia e le musiche che, sebbene invadenti, hanno il loro fascino anche nella ripetizione. Conclusione per stomaci forti.
MEMORABILE: Il taglio della macchina dopo l’incidente; Il colore delle mutandine; Il rinoceronte libero; I siamesi dentro lo stesso vestito; Le lumache sui corpi.
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