Film che non affonda e non picchia duro, restando sempre al di quà, mostrando poco e sottolineato da un certo pudore (le solite ciucche, i taccheggi nei negozi in di Melrose Place, shopping scriteriati, qualche sniffata, qualche bacio lesbo, un pò di smignottamento, il pearcing, ma finisce lì)
A parte quando le due ragazzine, strafatte, si pestano a sangue per divertimeno nella cameretta
Siamo più dalle parti di un film dossier, con situazioni ormai classiche e abusate nel genere "maladolescenziale" (il furto nel negozio viene da
Tart, e come ben scrive Mascherato nel suo commento, c'è un file rouge che lo lega alla
Mia peggiore Amica- e non solo per l'influenza negativa della cattiva ragazza su quella più debole, che se la porta in casa,-ma la sequenza del pearcing alla lingua e spiccicata a quella del tatuaggio nel film della Katt Shea- e parecchie situazioni verranno poi riprese da Barbara Kopple per
Havoc)
Insomma, ben lontani dai "giovanili maledettismi" di un Clark o di un Korine, dove il pugno nello stomaco non c'entra il bersaglio
Tra autolesionismo, piercing all'ombelico fai da te, sesso a tre andato a remengo (sequenza piuttosto emblematica, il tipo prima si infoia alle effusione delle due lolite in acido, poi molla perchè minorenni), isterismi, sesso interracial (solo suggerito), disturbo femmineo della personalità, il film non riesce a colpire fino in fondo
Però la regia ferrea e decisa della Hardwicke sopperisce al tutto, che con estremo realismo e gran trasporto narrativo , narra con passione e visceralità, scrutando nella decadenza delle ragazzine allo sbando, con sensibilità e intensità tutta femminile
Di culto la scena in cui, dopo essersi pestate per gioco, le due "scellerate" ragazzine si presentano a pranzo truccate da super mignotte per nascondere i lividi
Le parti più riuscite e intense sono quelle familiari, il burrascoso rapporto madre/figlia (una madre debole e permissiva che si fà trattare dalla figlia ribelle e isterica come uno zerbino, magnificamente resa da Holly Hunter, dove la Hardwicke poggia tutto il film, come fosse una nemesi, riprendedola nuda sotto la doccia, nelle sue crisi di rabbia, nelle sue mani sporche e consumate), che si risolve in furenti liti, per poi concludersi nel drammatico e crescente faccia a faccia tra loro due, in una riunione chiarificatrice e menzognera-e dolorosa-con Evie-carognetta e subdola- e la sua tutrice (altra straordinaria prestazione di Deborah Kara Unger, che la Hardwicke omaggia con un operazione estetica "cronenberghiana" alle orecchie)
Tenero (madre e figlia nel lettone, che paiono riappacificate, avvolte nella magistrale fotografia di Eliot Davis) e disturbante (la madre che bacia con avidità quasi vampirica il braccio tagliuzzato, per autolesionismo, della figlia) il finale pieno di pathos, che getta una luce riappacificante dopo 95' minuti di tempesta femminea ribelle e strafottente
Ottimo tutto il cast attoriale e plauso alla Hardwicke per la sua regia penetrante e femminea, senza orpelli o patetismi
Non del tutto riuscito, ma comunque vitale e sincero