Segretaria bruttina , sfigata e traumatizzata, che vive con la madre inferma(piccolo topetto di fogna, come la etichettata una sua collega) scopre il piacere dell'omicidio eliminando in maniere assai bizzarre i suoi colleghi di lavoro antipatici, per poi trafugarli nella sua fetida cantina di casa e accompagnandosi coi cadaveri (maleodoranti e in via di decomposizione) a guardare la tv e usarli come "compagni di giuochi"
Carol Kane bissa in follia femminea dopo
Mafù, ma qui è completamente fuori di testa (vedere il suo impressionante scatto d'ira isterico alla vista della madre morta), dipingendo una segretaria sgraziata fuori e orrida dentro, con passioni necrofile alla Norman Bates
Una via di mezzo tra la solitudine di
Willard (anche lei vive sola con la madre malata) e l'emarginazione alla
Carrie
Ma se il buon Willard si gingillava con i topi, la Dorine della Kane si trastulla con i cadaveri occultati dei suoi colleghi
Parte come commedia "sofisticata" alla
Diavolo veste Prada (le parti in ufficio sono le meno riuscite), tra invidie, cattiverie e pettegolezzi (con a capo una Barbara Sukowa alla Crudelia Demon sofferente di asma), poi diventa una commedia che vira sempre più sul macabro, infine sfocia nell'horror, con omaggi a
Suspiria, tocchi slasher, follie femminee, un colpo d'ala surreale e una chiusa beffardo/tarantiniana.
Cindy Sherman (che viene dall'arte concettuale con tocchi orrorifici-e si vede-) non disdegna puntate nel gore (mani mozzate-anche usate per giocare con il gatto-unghie strappate alla
Buio Omega, budelli in bella vista, cadaveri in decomposizione che perdono fetidi liquami maleodoranti, gole recise con sprizzi ematici, composizioni bizzarre di cadaveri-il dito infilato nel moncherino-, addomi flaccidi e sanguinolenti rattoppati con lo scotch e poi annaffiati amorevolmente con lo sbroffino!)
La Sherman non rinuncia nemmeno al cinismo (le bambine uccise da Dorine), e regala flashback che restano nella memoria (Dorine bambina molestata dal padre, l'incidente d'auto causato da Dorine dopo che il padre le palpeggia le gambe) e getta uno sguardo grottesco e nerissimo sulla solitudine e la follia a 360 gradi della segretaria modello, che cova pulsioni omicide che manco Jeffrey Dahmer
Cromatica e fumettosa la fotografia di Russell Lee Fine, ottime interpretazioni (la cinica "bella in rosa" Molly Ringwald e Jeanne Tripplehorn-a lei relegato il finale nella cantina degli orrori, tutto grida e terrore, a tu per tu con una Dorine ormai divorata dalla follia, ch giocherella con un coltellaccio da cucina e che si imprime nei tendaggi rosso fuoco come Elena Markos)
La Sherman il talentaccio c'è l'ha (riprese sghembe, fumettose, attenzione ai particolari-vedere come riprende la casa, e la moglie, di uno dei colleghi di Dorine-), anche se il film (con i suoi buoni momenti) pare arranchi proprio nelle parti in ufficio, con una voglia di essere cattiva a tutti i costi, ma che spesso odora un pò di aria fritta e deja vù (quanti horror hanno per protagonisti il sciroccato/a che nascondono i cadaveri in cantina?) che ne limita il potenziale e l'originalità, risultando alla fine innocua e che se sa un pò di "rancido scherzetto"
Comunque macabro e bizzarro, anche se non del tutto riuscito
Notevoli, infine, i titoli di testa saulbassiani.