Non il miglior Merola poliziesco, ma Lui sempre all'altezza. Agli annali la storica battuta "a Napoli o' contrabbando è comme a' Fiatte, solo che nujie nun putimme scioperare", e il meta-cinema in salsa Brescia (la grandiosa gag davanti alla locandina di "Scugnizzi"). Bene Garko, male Montanaro e l'improponibile Jeff Blynn. La lunga sequenza del matrimonio di Sabrina Siani ("Siano" nei titoli), coi carri allegorici rappresentanti Italia, USA, Napoli e Sicilia (!) sta in un punto imprecisato fra Jodorowski e il finale di Arrapaho.
Tipico poliziesco-noir concepito dalla premiata ditta Ippolito-Brescia-Merola: ambientazione popolana, lotta tra bande rivali, difesa del piccolo contrabbando come necessità contro una vita grama, immancabile coinvolgimento della criminalità newyorkese, parentesi sentimentali, siparietti comici a carico del solito Montanaro. Grande vendetta finale di Merola, seppur non così eclatante come quella di Napoli...la camorra sfida, la città risponde, scandita da ritmi e ralenti castellarriani.
MEMORABILE: Garko che vede la locandina de Lo scugnizzo: «Ehi, ma c’è pure Gianni Garko! E allora deve essere proprio un bel film!».
Molto bello, giusto misto tra "dramma sociale" poliziesco e cinema alla napoletana anni 80. Ottimi gli attori (forse Jeff Blyn è un po fuoriposto, invisibile Purdmon), in particolare Merola e Garko. Divertentissimo Montanaro nei panni del solito fissato con le auto. Piacerà e non solo ai fan della coppia Merola-Brescia.
MEMORABILE: Montanaro che sviene durante l'inseguimento.
Gustosissimo classico del duo Brescia-Merola. Bel film, che se non fosse per qualche sbracamento nel finale, sarebbe potuto essere ancor più bello. Menzione speciale per il grandissimo Antonio Sabato e per il simpatico caratterista pugliese Lucio Montanaro. Stupenda la gag metacinematografica che vede protagonista lo stesso Brescia.
Passo falso per il trio Ippolito/Brescia/Merola, con un film che utilizza varie sequenze insertate da Afyon oppio (ma anche da Quelli della calibro 38). L'idea del film girato al risparmio si percepisce quasi subito, ed nel finale "americano" la pellicola svacca del tutto. Franco Diogene interpreta un turco come aveva fatto -meglio- in Fuga di mezzanotte!
Non è male nel suo genere! Il ritmo è discreto e il cast anche meglio del solito, quindi non delude le aspettative. Tipica pellicola alla Alfonso Brescia con Merola; a deludere semmai è Garko. Divertente Montanaro mentre la De Selle è sempre indimenticabile, buonissima la colonna sonora. In un film di Brescia, poi, la villa di Casal Lumbroso non può mancare...
MEMORABILE: Il finale e le battute sulla locandina del film "Scugnizzi".
Messe in transitorio stand-by le sue campanilistiche sceneggiatone melò/criminali, Brescia tenta di dar forma a una vicenda più moderna ed esportabile, immettendo l'abituale città vesuviana nel contesto internazionale del traffico di eroina e della rivoluzione islamica in Iran (roba da instant-movie). Ed effettivamente questo noir "c'a pummarola 'ncoppa" un suo quid se lo appalta, riuscendo ad essere ironico e movimentato senza esondazioni sensazionalistiche nè inopportuni sbrodolamenti neomelodici. Ineguagliabile la frase con cui Mario Merola spedisce al creatore l'acerrimo mascalzone Sabato.
MEMORABILE: "Michele Vizzì... si n'omm 'e mmerda!"; "Mang't 'sti cunfiett!"; Garko e Brescia che si autosponsorizzano davanti alla locandina de "Lo scugnizzo"...
Progetto interessante, questo di Brescia, che per una volta ha a disposizione un budget importante e non ne spreca nemmeno una lira con scene d'azione di grande effetto. Poliziesco partenopeo, con la parte canzonettistica fortunatamente limitata, il film si snoda su una trama non banale, con dialoghi che a volte sfociano nel patetico, ma non sono fastidiosi. Il regista regala scorci di Napoli con estremo realismo, come nella scena dei contrabbandieri in mare con i motoscafi. Bene Montanaro, alle prese con un ruolo vero. Merola mitologico. Vale!
MEMORABILE: La 127 salmone di Montanaro (mio padre ne aveva una uguale quando ero piccolo); L'ingresso dei "confetti" al matrimonio.
Poliziottesco che si mescola alla sceneggiata napoletana. Ottimo il cast e buono il ritmo, con belle scene d'azione soprattutto nella prima parte del film. Merola nei panni del contrabbandiere "buono" ricopre perfettamente il suo ruolo di guappo. Si sconfina pure negli USA e non è poco, per un film del genere. Brescia alla regia (supportato da una produzione di Ciro Ippolito) dirige in maniera egregia il cast a disposizione. Sottotono e un po' "telefonato" il finale, che poteva essere maggiormente curato. Ottima la colonna sonora.
MEMORABILE: L'"assalto" alla nave da parte dei motoscafi dei contrabbandieri e la loro successiva "mattanza".
Vicenda poliziesca: trafficanti di droga, bambini, finanzieri e contrabbandieri. Brescia, Ippolito e Merola si danno da fare in un altro dei celeberrimi luoghi dove sia gli artefici tecnici sia l'interprete possono agire in libertà (qui senza tracimare senza scampo nel trash e nei cliché più triti). E infatti la visione scorre con buona fluidità e certi passaggi sono espressivi e godibili; è un fatto che l'insieme regge: pur traballando qua e là mantiene un suo equilibrio (tenendo presenti le caratteristiche di genere).
Film gagliardo, a metà strada tra sceneggiata e action puro. La trama ruota attorno a una partita di droga in viaggio dal medio oriente a New York via Napoli. Un finanziere (Garko, ben calato nel ruolo) la insegue e chiede aiuto al boss partenopeo del contrabbando di sigarette (Merola, come sempre eroe dei più povetivecdevoli). Sulla loro strada un industriale corrotto (Sabato). Buona recitazione, parecchia azione (a volte con immagini riciclate), musica gradevole. Auto citazione per Garko e il regista, davanti al poster del film Lo scugnizzo.
MEMORABILE: Montanaro e l’ossessione per la sua Fiat127; Il finale tra Merola e Sabato a base di confetti; L’immagine positiva del contrabbando di sigarettte (!)
Riposante gangsta-Merola in cui si ritrovano i personaggi e i luoghi comuni di una serie ideale: da Gennarino al taurino buon padre di famiglia con contrabbandieri al seguito opposto ai veri cattivi (stavolta spacciatori internazionali di droga), dal poliziotto comprensivo alla fauna partenopea locale. Anche Brescia gira con fare rilassato concedendosi persino al metacinema (il manifesto de Lo scugnizzo). Garko e Sabato sanno il mestiere loro, Mario assicura la presenza. Scivola via gradevolmente.
Si apre nientepopodimeno che mettendo in scena con immagini di repertorio la rivoluzione khomeinista in Iran, il che per imprudente ma congruente inconciliabilità vale a Brescia e ai suoi mezzo pallino in più. Poi tutto prende la solita piega di vicoli, guapparia, scugnizzi (notevolmente simpatica la citazione metafilmica), contrabbandieri buoni e trafficanti cattivi. C'è però da dire che l'innata classe di Garko e il ghigno truce di Sabato incorniciano puntualmente il grugno di Marione e la galleria partenopea, rendendo la confettata meno indigesta e zuccherosa del solito.
Spassoso e a suo modo geniale pot-pourri che mescola con sfacciata disinvoltura immagini di repertorio per dare respiro internazionale alla vicenda, inserti documentaristici con elogio del contrabbando "buono", metacinema autocelebrativo, sfiancanti gag di Montanaro, immancabili momenti da sceneggiata, cerimonie di matrimonio all'insegna del kitsch più sfrenato, montaggio assurdo che sfiora lo sperimentale e un epico finale con divertenti inseguimenti e sparatorie. Prodotto di efficace intrattenimento dove il carismatico Merola oscura la pacata professionalità di Sabato e Garko.
MEMORABILE: Garko, Girordino e Brescia su "Scugnizzo"; L'inseguimento in auto sulle note di Six Ways; Il finale con la battuta del confetto; Diogene finto turco.
Un buon cast, location suggestive, adeguata dotazione di mezzi. Le risorse paiono non mancare e per i primi tre quarti la pellicola non delude i fan di questo genere, in quanto completa di tutto l’occorrente e anche di più. Non manca nemmeno qualche scampolo d’azione abbastanza tosta e il ritmo appare relativamente ben sostenuto, quasi da poliziottesco “vero”. L’ultima parte invece deraglia, con la festa di nozze americana che si perde in canti e balli, lunghi momenti utili solo a far metraggio. Comunque il finale ultimo ricompone la vicenda, nel modo più prevedibile.
MEMORABILE: Lo scontro a fuoco al mercato del porto; La strage dei motoscafi.
Ma sì, cos'è in fondo il contrabbando se non l'apostrofo tabagifero tra il tirare la carretta e esca per il narcotraffico, tra la sceneggiata e o' poliziuttesc (con autoinjoke di riporto e Diogene che torna a fumare come un turco – e facendo due conti, la Turchia non è lontanissima). Come action o dramma sta meno in verticale di un ubriaco su una gamba sola, ma affascina d'int'o core il suo trasudare un corpulento afflato nazional-popolare. Giocando di paradossale crono-sponda, lo si potrebbe vivere come la pre-parodia di Gomorra, cosa che gli fa guadagnare punti extra in simpatia.
Trama interessante e cast ricco fanno ben sperare. E all'inizio il film mantiene le promesse, sia in Turchia che a Napoli. Poi però viene fuori il "fritto misto" tra scene mielose da grande "core" napoletano e la drammaticità di qualche morto ammazzato tra bande rivali. Il tutto condito da qualche siparietto comico (Montanaro). Stereotipati i capomafia ed eccessivo il folklore matrimoniale, ma tant'è. Finale prevedibile (soprattutto se si sono visti gli altri due film del trittico). Di cruda violenza non ce n'è. Tutto sommato si lascia vedere, senza prendere tutto troppo sul serio.
MEMORABILE: Sfonnatella e "marito"; La 127 Special targata NA che nell'inseguimento diventa improvvisamente una 127 normale (pure di altro colore) senza targa!
Un capitano della Finanza e un contrabbandiere di sigarette si alleano per evitare che un grosso carico di droga transiti a Napoli. I primi venti minuti lasciano davvero ben sperare sia per il ritmo incalzante che per le ottime musiche, ma nella seconda parte il film perde molta della sua verve iniziale finendo nelle pastoie di un copione ricco di cliché e povero di idee. Peccato perché il cast è di tutto rispetto con Merola, Garko e Sabato in prima fila e un Lucio Montanaro a cui sono affidati tutti gli intermezzi comici. Nonostante tutto rimane comunque un film più che godibile.
MEMORABILE: L'autoironia di fronte al manifesto del film Lo scugnizzo.
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CuriositàGeppo • 27/09/09 19:55 Call center Davinotti - 4269 interventi
Vi segnalo una breve intervista a Ciro Ippolito sul film "I contrabbandieri di S. Lucia".
Ippolito racconta una curiosità davvero strepitosa! Buona visione!
http://www.youtube.com/watch?v=MbF84mQjx48
CuriositàZender • 28/09/09 08:39 Capo scrivano - 47728 interventi
Bellissima Geppo! Quindi (lo scrivo anche qui prima che il filmato scompaia da Youtube) Ciro Ippolito dice che I CONTRABBANDIERI DI SANTA LUCIA venne girato recuperando molto del materiale girato per AFYON OPPIO (che era andato male) e rimontandolo per l'occasione su una storia che Ippolito aveva scritto tempo prima!
Come riporta l'utente Ramino in questa discussione la scena è stata ripresa da uno spot pubblicitario della Fiat. Aggiungo che da quello che ho capito la 127 è guidata dal mitico Rémy Julienne o da uno della sua grande squadra di stuntman.