Memorie di un assassino - Film (2003)

Memorie di un assassino
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Sarin-ui chu-eok
Anno: 2003
Genere: thriller (colore)
Note: Aka "Memories of murder".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

"Una faccia comune... insomma, una faccia normale". E' la frase che Park Doo-man (Kang-Ho), detective della polizia sudcoreana, non direbbe mai: perché lui, sostiene, sarebbe capace di trovare il colpevole dietro qualsiasi sguardo. Un po' poco, per condurre indagini serie e fruttifere. Quando infatti in paese si verificano due omicidi che sembrerebbero opera della stessa mano, per procedere in modo sensato tocca aspettare l'arrivo sulla scena dell'ispettore Seo Tae-yoon (Kim) direttamente da Seul, che ci mette poco a mostrare di saper cogliere gli indizi molto meglio di Park Doo-man e del suo inseparabile collaboratore dalla "mano pesante" (negli interrogatori). Da qui il film, che aveva mostrato poco...Leggi tutto della sua faccia thriller per lasciarsi andare a una non sempre centrata descrizione di personaggi utilizzando un tratto rozzo e talvolta fastidiosamente sopra le righe, cambia passo: da qui in avanti gli elementi canonici del genere entrano prepotentemente in scena; il killer si scopre avere un suo modus operandi: colpisce solo in determinate condizioni e occasioni. Ecco che l'appassionato comincia allora, finalmente, a trovare qualche pista concreta da seguire, a mettere più attenzione ai singolari interrogatori e ad apprezzare qualche timida fase d'azione, con un bell'inseguimento in corsa a quattro. Tecnicamente - ma non è una novità per le migliori prove del cinema orientale - la qualità tecnica è superiore: dalla fotografia alla gestione degli spazi e delle inquadrature è difficile non notare la mano di un regista cui pronosticare un futuro roseo. Le svolte spiazzanti, apparentemente illogiche, non consequenziali, non mancano, e per chi è abituato alle dinamiche del cinema occidentale alcune di esse potranno forse lasciare l'amaro in bocca. La storia procede soffermandosi molto ad approfondire i caratteri; non solo quelli dei tre detective protagonisti ma anche quelli dei sospettati, a testimonianza di un lavoro d'insieme che guarda al thriller senza dimenticare di dare un quadro più complesso della realtà coreana nonché della superficialità e della violenza delle forze dell'ordine. Ciò che meno bene riesce è il lavoro di sintesi: molte scene si sarebbero potute rendere con maggiore efficacia sfrondandole di tante parti superflue, che appesantiscono notevolmente il ritmo rischiando di far scemare a tratti l'interesse per una vicenda (tratta da una storia vera) che presenta invece più di uno spunto a suo modo geniale. A Bong Joon-ho non interessa seguire schemi precostituiti quanto piuttosto individuare scene ad effetto, momenti che dimostrino le sue capacità d'autore; le inserisce tuttavia spesso in un tessuto slambricciato, in cui l'esasperazione di molti personaggi non sembra andare di pari passo con la credibilità. Alzare i toni non significa alzare la qualità e anzi, la cosa spesso genera intermezzi puerili a lungo andare fastidiosi. Difficile cogliere per noi le discrepanze tra la Corea del 1986 (in cui è ambientata la vicenda) e quella del 2003, in cui il regista posiziona un epilogo beffardo che lascia storditi, chiudendo il cerchio sotto lo stesso sole, negli stessi campi in cui aveva aperto. Non è una vicenda intricata, tutt'altro. Arduo è semmai ricordare tanti nomi così simili, per noi...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/07 DAL BENEMERITO FLAZICH POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/05/20
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Flazich 5/01/07 12:42 - 669 commenti

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Il film è ambientato negli anni Ottanta, in un villaggio della Corea del Sud. La popolazione del paesino una mattina viene sconvolta dal ritrovamento del corpo di una ragazza. E' subito caccia al killer ma la polizia locale tanto impacciata quanto crudele negli interrogatori brancola nel buio. Neppure l'arrivo di un poliziotto metropolitano dalla lontana migliorerà le cose. Il film è chiaramente di denuncia contro la brutalità della polizia dell'epoca e merita indubbiamente una visione.

Lattepiù 8/09/07 13:29 - 208 commenti

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Un killer senza volto, spietato e imprendibile; sbirri impreparati, ignoranti, violenti. Comincia sui toni di un umorismo nero e beffardo e termina avvolto in una malinconia lancinante. Attraversato da un realismo crudo e impietoso ma aperto a incursioni nel paradossale e a squarci di straordinario lirismo. Lo sguardo è umano e partecipe. I protagonisti sono vulnerabili, perdenti, votati al fallimento. Per questo si finisce per affezionarsi a loro. Pessimista, di un pessimismo struggente ed elegiaco. Gran film.

Daniela 11/12/08 15:56 - 12662 commenti

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Amarissimo, ispirato ad una vicenda di cronaca, ambientato in una provincia umida e fangosa. Come nell'americano Zodiac, al centro della storia non è la personalità del killer ma le trasformazioni che la catena di delitti e le lunghe, estenuanti indagini, determinano nelle vite e nei caratteri degli inquirenti. Anche il poliziotto venuto dalla città, inizialmente presentato positivamente, finirà per corrompersi in una spirale di violenza al termine della quale non si intravede alcuna catarsi.
MEMORABILE: La scena al ristorante, giocata su piani diversi; Il finale sulle rotaie ferroviarie; L'ultimo sguardo in macchina

Greymouser 12/12/10 15:58 - 1458 commenti

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Ottimo thriller coreano, in cui prevale la visione riflessiva e amara della regia su ogni elemento "action". Ne risulta una narrazione dal ritmo disteso e analitico, fra sequenze drammatiche e tipici elementi grotteschi cari al cinema orientale. Tuttavia, l'apparente "pacatezza" della vicenda porta con sè una velenosa e corrosiva critica sociale, che non si limita a denunciare una situazione "locale" di corruzione e cinismo, ma assume - come in ogni opera di spessore - un valore universale.

Mickes2 12/05/11 11:50 - 1670 commenti

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La storia dell’assassino invisibile immersa nel contesto transitorio e di sviluppo della società coreana; uno spettro che si aggira nelle vite del corpo di polizia locale (inesperto, raffazzonato) e non, che entra sottopelle distruggendo anime e corpi di individui mossi dalla volontà prima, dalla rabbia poi. Disilluso, disperato, struggente capolavoro di regia e sceneggiatura, che da detective story si trasforma miracolosamente in dramma quotidiano e sociologico, passando poi per registri thriller, comici e grotteschi. Finale indimenticabile.
MEMORABILE: “Mi dici com'era?” “Non so, era una faccia comune.” “In che senso?” “insomma... una faccia normale.”

Rullo 22/07/11 23:49 - 388 commenti

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Film che si dilunga molto e con un ritmo dai rintocchi lenti, presenta una narrazione abbastanza lineare, ed è anche grazie a queste caratteristiche che in molti lo accomunano a Zodiac di Fincher (anche giustamente, visto che la somiglianza c'è). In ogni caso la fotografia è uno dei punti forti del film, che talvolta ricorda un Malick più malinconico, insieme ad uno script abbastanza solido (ispirato a storia vera) ed una colonna sonora memorabile. Ottima regia.

Hackett 18/02/13 11:25 - 1867 commenti

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Amaro, struggente, eppure a tratti volutamente tragicomico e farsesco. Ispirato ai veri omicidi del primo serial killer coreano riconosciuto, il film è anche l'affresco doloroso di un paese nel caos, che non riesce a combattere né a riconoscere i propri demoni. Nella battaglia impari contro un nemico invisibile, un pugno di poliziotti impreparati, che si lasciano ossessionare dalla vicenda e ne escono sconfitti. Splendido il finale.

Cotola 17/08/13 03:16 - 9043 commenti

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Notevolissimo questo thriller coreano che colpisce per una grande regia piena di bellissimi movimenti di macchina (la conferma che Joon-ho ci sa fare e pure non poco) e per una sceneggiatura amarissima e permeata da un profondo pessimismo come denota un finale ben poco "illuminante" in cui il male sembra trionfare su tutto e su tutti. Dietro il genere però c'è anche la riflessione su un paese ancora arretrato e non all'altezza delle sue aspirazioni ed aspettative. Assolutamente da vedere ma, come sempre, la grande libertà narrativa e certi scarti di tono possono sconcertare gli occidentali.

Pigro 28/10/13 14:01 - 9666 commenti

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Nulla può essere come prima nella cittadina dove il serial killer uccide ragazze sotto la pioggia, ma soprattutto tutto cambia nelle certezze interiori di investigatori cialtroni e detective acuti. Seguendo i classici canoni del thriller (con notevoli sequenze, come il pestaggio sui binari), ci ritroviamo rapidamente nell’infida palude dello stallo senza luce delle nostre esistenze, in un angolo di mondo dove l’orrore dei delitti svela l’amara impotenza dell’intelligenza. Con un finale che rivela sarcasticamente molto più di quel che sembra.

Schramm 7/11/13 15:00 - 3495 commenti

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La necessità di un capro che espii il demenziale caos di un paese coordinato da incompetenti: una tautologia che si protrae per 130', non tutti necessari, raramente ipnotici, nel complesso snervanti. Qualitativamente indiscutibile ma contenutisticamente accondiscendente -specie nella prima parte- a una reiterazione narrativa e concettuale tediosa, spezzettata da impertinenti umori sciocchi recanti non meno fastidio, si tratta forse -come già per il suo cuginetto cavaliere dello zodiaco- del detection-movie più barboso ancorché più inspiegabilmente sopravvalutato di sempre.

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Deepred89 30/12/13 14:51 - 3706 commenti

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Spiazzante, perché ci si aspetta un thriller e ci si trova invece davanti un poliziesco rilassato nei ritmi e con un forte sarcasmo contro la polizia coreana. Poi l'entrata del poliziotto di Seoul inizia a creare conflitto, l'interesse cresce progressivamente e anche la componente thriller inizia a rivelarsi di tutto rispetto, tra improvvise impennate, false piste, impermeabili rossi e musiche che scatenano l'assassino. Si procede in apnea fino a un finale che scontenterà il giallista, ma che probabilmente non poteva essere migliore. Ottimo.
MEMORABILE: Il finale sotto il sole.

Rebis 12/03/14 19:42 - 2337 commenti

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Qual è il volto del male? Quello di un uomo normale, di un uomo qualunque. Dal paradigma del thriller, Bong Joon-ho ricava uno spaccato paradossale della società coreana e delle sue istituzioni, incapaci tanto di rappresentarla quanto di interpretarla. Buon film, che con una maggior sintesi discorsiva avrebbe evitato una certa reiterazione del narrato, ma che nel finale - disegnato ad arte - riesce comunque a generare una persistente sensazione di disorientamento. I repentini cambi di registro e l'ironia sotterranea trovano bilanciamento in una messa in scena di grande sobrietà stilistica.

Capannelle 14/03/14 09:06 - 4411 commenti

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La prima grande prova di Joon-ho che, sia pure con dei punti da sgrezzare e qualche lungaggine, rivela la sua predilezione per il mix tra melodramma e grottesco, unito a consistenti dosi di cinismo umano e presa in giro delle istituzioni. Emblematica in questo senso la sequenza del caos della scena del crimine. Al regista piace progredire dal locale al generale ed esplorare una larga galleria di caratteri poco sofisticati, votati alla legge di Murphy e progressivamente contaminati dal clima malsano che li circonda.

Bizzu 18/06/14 00:47 - 217 commenti

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La storia è la piu classica del tipo "killer seriale" (anche perché tratta da fatti realmente accaduti), mentre il maggior interesse è dato dal contesto entro il quale tutto si svolge. Bong joon-Ho dipinge efficacemente una Corea deprimente, fra mega industrie che spuntano nel nulla, campi fangosi, periferia senza via di scampo e anime corrotte e disperate. Come spesso succede nel cinema asiatico non riesce a essere conciso e ogni tanto si perde in divagazioni inutili che appesantiscono il film, ma lo sforzo di attenzione viene ripagato.

Galbo 14/01/15 05:41 - 12393 commenti

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Thriller coreano ambientato in una provincia remota e assai poco suggestiva, dove avvengono efferati delitti. Lo sguardo del regista è però puntato non tanto sulla storia ma sui personaggi che la popolano, con la sceneggiatura che compie un'incisiva caratterizzazione psicologica, seguendone la progressiva maturazione e la contemporanea disillusione nei riguardi dell'indagine. Alcune scene sono di grande impatto visivo, sottolineate da una bella fotografia e da una riuscita colonna sonora. Bravissimi gli attori. Davvero notevole !

Rufus68 11/07/17 23:23 - 3842 commenti

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Innanzitutto è un bel giallo, avvincente e con grandi attori. Il regista, però, lo complica mirabilmente. Dapprima quando mostra che il male, poiché banale e ordinario, è un mostro impalpabile che reca la rovina agli innocenti e a coloro che perseguono la giustizia. E poi quando istituisce un simbolico parallelo fra lo svolgersi della vicenda e la trasformazione della Corea da paese rurale a potenza economica, a significare che quelle morti sono tributi di sangue pagati un progresso impersonale e maligno. Finale ambiguo, irrisolto, perfetto.

Giùan 2/07/19 07:20 - 4559 commenti

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Sentimentale e grottesco, crudele e nostalgico, violento e meditatissimo, sociologico e politico: l'abilità di Bong Joon-ho di governare e amalgamare questi registri è tanto più grande in quanto compendia la sapiente scaltrezza cinematografica con la capacità di aderire emotivamente al contesto narrativo. Eccoci allora presi per mano dentro questo villaggio/mondo in cui il poliziotto di campagna e quello di città perdono con inesorabile progressione la trebisonda investigativa come le coordinate della propria vita, rendendoci impotenti e attoniti.
MEMORABILE: Kang ho-Song in giro per saune in caccia dell'assassino senza peli sotto: impagabile.

Kinodrop 26/11/19 20:28 - 2950 commenti

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Un manipolo di poliziotti sciatti e troppo sicuri di sé indaga su una serie di delitti che sembrano opera di un medesimo omicida, lavorando più a lume di naso che altro. Ciò porta a diversi smacchi con annesse violenze e crudeltà del tutto gratuite che si ripetono ciclicamente. Joon-ho vorrebbe virare verso lo psicologico, ma i personaggi rimangono troppo tipicizzati anche nei mutamenti e nelle intrusioni pseudocomiche. Rimane un sentimento di sconcerto sui metodi polizieschi e sulla casualità della giustizia a cui allude l'amaro finale.
MEMORABILE: Gli inseguimenti notturni; I tre nei pressi del tunnel; La canzone "incriminata".

Fromell 6/12/19 16:21 - 77 commenti

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Il giallo alla base del film di Bong Joon-ho pare sia stato risolto quest'anno quando un uomo ha confessato di essere il serial killer sudcoreano che dal 1986 al 1991 ha ucciso quattordici donne. Ma fino a ieri il mistero era più fitto della foschia delle campagne fotografate da Bong, sfondo malinconico per una storia raccontata con grande maestria grazie a un'efficace fusione di generi. Dal mystery alla slapstick comedy, laddove si rabbrividisce per l'efferatezza del killer subito si sorride per i modi grotteschi della polizia. Spiazzante.

Il ferrini 26/12/19 00:27 - 2358 commenti

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Lo Zodiac coreano, anche se in questo caso il killer alla fine è stato preso, pur se dopo l'uscita del film. Bong Joon-ho, a differenza di Fincher, usa meno le parole e più le immagini, talvolta disturbanti e soprattutto è più interessato a tratteggiare investigatori e poliziotti che l'assassino. Il risultato, eccellente, si colloca a metà strada fra il thriller e il noir scorrendo via con ritmo e tensione costante. Grandioso, come in Parasite, l'immancabile Song Kang-ho, anche se qui ha un personaggio detestabile. Grande cinema.
MEMORABILE: La medium.

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Nicola81 6/01/20 18:43 - 2857 commenti

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Grande thriller coreano giustamente accostato a Zodiac, ma con in più quella alternanza di stili e registri differenti tipica di certo cinema orientale (il poliziesco e il thriller lambiscono anche il grottesco e la commedia). Emblema di una nazione arretrata: la polizia è manesca, impreparata e inefficiente e l'ossessione per la verità finirà col travolgere anche chi (il detective venuto da Seul) inizialmente sembrava poter assurgere a eroe della situazione. Ottime interpretazioni, finale aperto e pessimista degno della penna di Dürrenmatt.

Xamini 25/02/20 10:58 - 1252 commenti

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Mentre lo spettatore si concentra sull'assassino o sulle ipotesi di identità dello stesso, Bong Joon-ho si occupa di tracciare dapprima, approfondire poi il profilo dei suoi personaggi, costruendo piuttosto una racconto sul come, sugli scuri dell'animo umano e sulla sua corruttibilità. Lo fa con grande maestria, con il mestiere di cui è capace (grandi immagini), pur cadendo qualche volta nel grottesco. Ma concludendo con un finale aperto che getta più quesiti di quelli che risolve.

Rambo90 2/03/20 02:54 - 7697 commenti

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Bellissimo thriller coreano in qualche modo anticipatore di Zodiac, perché come nel film di Fincher anche qui abbiamo un serial killer e un'indagine difficile ma soprattutto una caratterizzazione dei personaggi di gran spessore. Assistiamo a una vera e propria discesa agli inferi per il poliziotto arrivato da Seoul, mentre l'elegante regia si muove tra scenari degradati e campagne desolate. Stupende alcune intuizioni registiche, molta amarezza nel finale.

Myvincent 3/03/20 08:00 - 3741 commenti

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Un serial killer fa strage di ragazze di bell'aspetto secondo un rituale ben preciso che poi sembra cambiare successivamente. Ma il regista non pare molto interessato a sviluppare un thriller (il finale senza risposta ne è la prova), quanto piuttosto a raccontare di un paese in cui la ricerca della giustizia pare affidata a quattro cialtroni che si inventano di tutto per chiarire il caso. Dietro lo sfondo di un paese, la Corea del Sud, arretrato e come abbandonato a se stesso.

Alex1988 1/04/20 18:53 - 728 commenti

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Arrivato in ritardo nelle sale italiane (in realtà era stato doppiato soltanto per l'home video) dopo il successo internazionale di Parasite, è un thriller dotato di un pessimismo quasi palpabile, in cui la pioggia ha un ruolo fondamentale nella storia, in cui niente è ciò che sembra e in cui, forse, solo il tempo potrà chiarire qualcosa. Film fondamentale per gli amanti del cinema orientale.

Taxius 5/04/20 15:38 - 1656 commenti

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Gran bel thriller poliziesco coreano ambientato non tra i grattacieli di Seoul ma nella campagna rurale ancora legata ai ritmi di vita di una volta. Tratto da una storia vera, il film parla di un gruppo di poliziotti che, con modi più o meno leciti, va alla ricerca di un sadico serial killer di donne che agisce nei campi di riso. La storia pur prendendosi i suoi tempi è molto tesa e coinvolgente e segue un'evoluzione psicologica dei protagonisti davvero notevole. Il futuro premio oscar Bong Joon-ho dimostra di essere già un grande regista.
MEMORABILE: La ricerca alle terme di possibili indiziati depilati.

Muttl19741 12/07/20 08:42 - 164 commenti

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Poliziotti indagano su una serie di efferati delitti alla ricerca di un serial killer in questo film in cui gli eventi fanno da contorno all'indagine del regista sui personaggi, sul loro sviluppo e sulle loro relazioni. Decisamente riuscita la commistione di generi commedia  drammatico/thriller che si compenetrano per fondersi in un'unità molto solida. Grandissimi gli attori, spassosi e commoventi e di altissimo livello la sceneggiatura, senza minima sbavatura, con incastri perfetti.

Lou 30/07/20 16:39 - 1121 commenti

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Come in Parasite, anche in questo spiazzante pseudo-thriller l'accento di Bong Joon-ho viene posto sulla cialtronaggine di certi personaggi, tratteggiati tra il cinico e il grottesco. Il dramma delle ragazze assassinate da un serial killer nella Corea anni '80 diventa il pretesto per denunciare un contesto sociale caotico e senza valori, in cui si muovono investigatori incapaci, ottusi e violenti.

Il Dandi 15/10/20 18:14 - 1917 commenti

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Definito "lo Zodiac coreano", non solo per l'ispirazione da un caso vero e ufficialmente insoluto, ma anche per l'accento sulla frustrazione per la mancata corrispondenza fra indizi e prove: all'inizio pare di assistere a una mera variazione esotica della classica caccia al serial killer condotta da una coppia di investigatori male assortita (quello manesco e quello deduttivo). Poi però l'ambientazione piovosa, fangosa, malata e puzzolente mostra un alto livello espressivo e una capacità di reinventare anche le metafore più risapute (il tunnel, la carne del ristorante). Da vedere.
MEMORABILE: Gli interrogatori imbeccati; L'inseguimento a piedi; Il treno.

Fedeerra 2/02/21 03:08 - 770 commenti

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Una costante della cinematografia di Bong Joon- ho è l’attenzione verso i personaggi, un sentimento di compassione e disorientamento che il cineasta esprime attraverso fluidi movimenti di macchina e primissimi piani. La storia raccontata in questo film è semplicemente un agglomerato di chimere e psicosi provenienti dalla sottocultura coreana. Song Kang-ho, straordinario, è granitico anche nei momenti di maggiore tensione, intelligente e confuso, con gli occhi smarriti e il piglio da detective impacciato.

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Paulaster 5/02/21 10:25 - 4419 commenti

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In una zona rurale coreana avvengono omicidi di donne. Caccia al serial killer senza mezzi, con confessioni estorte e approssimazione tecnica. Quadro poco edificante della polizia che man mano recupera ma niente è peggio di chi non lascia indizi. Togliendo qualche incontro fortuito di troppo e qualche divagazione inutile, la regia riesce ad avvincere senza approfittare della crudezza dei crimini, e propone delle ottime scelte sia a livello ambientale (la discarica, la cava) che di tensione. Discreta scelta lo stacco temporale conclusivo anche senza colpo di scena.
MEMORABILE: Il sospettato appeso; Investito dal treno; I pezzi di pesca; Lo sguardo prima di entrare nel tunnel.

Giufox 21/03/21 12:40 - 324 commenti

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Abbandonando sin da subito le facili riflessioni tra bene e male, il regista sembra interessarsi più all'incontro di vari livelli di conflitto: sociale, etico-professionale e metodologico-investigativo (e se vogliamo metereologico). Soluzione che ritroveremo anche altrove e che raggiunge il parossismo in un tunnel ferroviario. Bong Joon-ho dipinge il ritratto di una logorante indagine criminale in provincia, sullo sfondo di una movimentata Corea del Sud di metà anni 80, consegnandoci un film appassionante, tecnicamente ispirato e dal finale poco scontato per il/i genere/i.
MEMORABILE: Le inquadrature collettive dal gusto fiammingo intorno a tavoli e scrivanie; Inseguimento notturno a quattro.

Enzus79 7/07/21 18:37 - 2896 commenti

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Tratto da una pièce coreana e da un fatto realmente accaduto alla fine degli anni Novanta. Noir con i fiocchi, in cui nonostante i momenti ilari non manchino, la serietà sottointesa del soggetto non si perde mai. Film che potrebbe essere interpretato anche come una critica ai metodi della polizia coreana. Regia più che efficace di Bong Joon-ho. Ottima la fotografia.

Jdelarge 29/01/22 12:42 - 1000 commenti

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Bong Joon-ho realizza un film esemplare che ha nella caratterizzazione dei personaggi uno dei suoi maggiori punti di forza. A colpire è la complessa ricerca dell'assassino che si trasforma, fondamentalmente, in un'indagine sul carattere dei detective protagonisti e non solo. La commistione di generi, a ben vedere, sembra funzionale a una narrazione che vuole rappresentare le mille sfaccettature del reale e degli esseri umani. Il bellissimo finale apre uno sconfinato campo di riflessioni. Grande cinema.

Tarabas 31/07/22 14:18 - 1878 commenti

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Nella Sud Corea che si sta faticosamente emancipando dall'autoritarismo e prova a diventare un paese moderno, un killer uccide donne in serie in una remota provincia. La polizia brancola nel buio e nella pioggia fitta. Notevolissimo film di difficile catalogazione, nel quale la detection è impossibile e gli stessi personaggi sono a volte buoni, altre cattivissimi, sagaci e stolti, compassionevoli e spietati. Innumerevoli le sequenze di grande effetto, girate con una proprietà del mezzo che non si vede spesso. Finale sorprendente e spiazzante. Da rivedere.

Thedude94 27/04/23 00:20 - 1097 commenti

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Sulle tracce del cinema thriller investigativo classico si fonda questo bellissimo film di Bong Joon-ho il quale, attraverso una regia fluida e una fotografia molto cupa, racconta una dura storia di omicidi e ossessionata ricerca dell'assassino. Ed è per questa figura di killer seriale che i poliziotti protagonisti sono costretti ad andare quasi contro la legge stessa, fino al rischio di essere criticati per la troppa violenza, che il regista ci mostra in tutta la sua potenza e crudezza. Un film che rimane dentro per le tematiche e per la rappresentazione di un caso davvero terribile.
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  • Discussione Pigro • 11/03/14 15:54
    Consigliere - 1661 interventi
    Deepred89 ebbe a dire:
    Pigro scrive: "...con un finale che rivela sarcasticamente molto più di quel che sembra."

    Questa tua frase mi incuriosisce molto. Io avevo interpretato il finale semplicemente come un "poco conta chi è stato, il messaggio è un altro" oppure, secondo una visione più a posteriori, "qualsiasi fosse stato il colpevole, la soluzione non sarebbe mai stata sorprendente e mostrarlo avrebbe smorzato l'impatto". Per caso mi sono perso qualcosa?
    Vedo che anche altri davinottiani sono rimasti colpiti dal finale, quindi qualsiasi contributo è ben accetto.


    Scusa, nel periodo convulsissimo che sto attraversando da un po' di mesi (e che mi ha portato a un drastico rallentamento delle mie apparizioni sul Davinotti) mi ero perduto questa annotazione. Comunque ho visto le risposte date da Daniela e Mickes2, che condivido in pieno: la coda finale sembra cadere nel solito topos della rivelazione o comunque dell'elemento chiarificatore, e invece la chiarificazione è a ben altro livello, ed è quella che proprio Daniela e soprattutto Mickes2 hanno spiegato bene. Un finale che sembra una pacca sulla spalla e si rivela essere una sciabolata.
  • Discussione Rebis • 11/03/14 16:39
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Rebis ebbe a dire:
    Stilisticamente mi è sembrato il suo film più equilibrato e compatto.

    Sono contenta che tu abbia apprezzato il film e concordo: per quanto mi sia appassionata a The Host e abbia sofferto empaticamente con The Mother, questo è il suo miglior film, con un finale che lascia il segno - anzi, un doppio finale, come ho scritto in un altro post...
    Quanto alla durata, quella attorno alle due ore si può considerare standard nel cinema sud-coreano, anche per i film più disimpegnati.
    E sono tipici anche i cambi di registro, tanto che credo siano un tratto nazionale.
    Mi viene in mente, come primo esempio, un film totalmente drammatico come The Yellow Sea - a me è piaciuto tantissimo, ad altri davinottiani assai meno ma non è questo il punto. Dunque, The Yellow Sea è un film drammatico come pochi, un bagno di sangue, un pozzo di sofferenza, eppure, al suo interno, contiene sequenze comiche come quella dei poliziotti che si sparano fra loro quando cercano di fermare il sospettato in fuga. Questa sequenza fa ridere, ma è un riso tanto incongruo rispetto al contesto che ti mette quasi a disagio. E questa sensazione l'ho ritrovata in altri film sud-coreani pur drammatici fino al midollo...
    E poi in Memories of murder c'è Song Kang-ho, che di questo impasto comico/drammatico è forse il massimo rappresentante nazionale: c'è una vena di tristezza e disperazione nei suoi ruoli comici, come una vena di umoristica goffaggine testarda nei suoi ruoli drammatici (con una unica eccezione, il padre della bimba uccisa nel nerissimo Mr. Vendetta).

    Infatti, ho notato che i film coreani orbitano quasi sempre intorno ai 120 minuti e immagino che corrispondano ai nostri vecchi 90 (ma ultimamente bisogna riconoscere che il cinema americano ci sta abituando ai ben più rilassati 140... c'era persino un articolo su Internazionale a riguardo).

    Per quanto riguarda i cambi di registro non sono in genere un aspetto che mi infastidisce, anzi, ma è chiaro che anche qui ci sono registi che li sanno utilizzare con efficacia (Park Chan-wook, per dirne uno, anche se Night fishing è - in questo senso - un insulto all'intelligenza dello spettatore) e altri che si appoggiano su forme stereotipate (Joon-ho a volte corre questo rischio secondo me...). Non sono molto d'accordo sul fatto che sia una specifica del cinema coreano: allargherei lo spettro anche a quello giapponese (basti pensare a Kitano e Miike) ma anche a quello inglese che spesso dà - a sorpresa - scacco al suo proverbiale aplomb.
  • Discussione Didda23 • 14/01/20 10:46
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Segnalo che dal 20 febbraio sarà possibile vederlo per la prima volta al cinema (in italia era passato solo dal Torino film festival e uscito direttamente in dvd)
  • Discussione Daniela • 14/01/20 12:42
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Segnalo che dal 20 febbraio sarà possibile vederlo per la prima volta al cinema (in italia era passato solo dal Torino film festival e uscito direttamente in dvd)

    Meglio tardi che mai, anche se questo "tardi" è proprio tardivo... Con tutta probabilità è stato il successo di Parasite a suggerire il recupero in sala.
    Ultima modifica: 14/01/20 12:44 da Daniela
  • Discussione Didda23 • 14/01/20 15:13
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Didda23 ebbe a dire:
    Segnalo che dal 20 febbraio sarà possibile vederlo per la prima volta al cinema (in italia era passato solo dal Torino film festival e uscito direttamente in dvd)

    Meglio tardi che mai, anche se questo "tardi" è proprio tardivo... Con tutta probabilità è stato il successo di Parasite a suggerire il recupero in sala.


    Indubbiamente il successo di Parasite (soprattutto di critica statunitense e non) ha portato i distributori a questa scelta.
    C'è il vecchio Dvd della dolmen, chissà se utilizzeranno lo stesso doppiaggio o faranno un lavoro nuovo.
  • Discussione Greymouser • 14/01/20 16:07
    Call center Davinotti - 561 interventi
    17 anni di ritardo non c'è male...
    E' un po' come quando vediamo la luce delle stelle... in realtà vediamo qualcosa che è passato da tanto, tanto tempo...
  • Curiosità Daniela • 24/01/20 23:04
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    L'assassino seriale la cui vicenda ha ispirato il film adesso ha dunque un nome e un volto: è un certo Lee Choon-jae, condannato all'ergastolo per lo stupro e l’omicidio della sua sorellastra, avvenuto nel 1994.

    Nonostante la sua colpevolezza sia stata accertata per l'uccisione di una decina di donne avvenuta negli anni '80, non potrà essere portato in giudizio in quanto nel frattempo è intervenuta la prescrizione che nella Corea del Sud ha termini piuttosto brevi anche nel caso di omicidio.

    Fonte: https://serialkilleredelitti.com/2019/09/20/identificato-dopo-30-anni-il-peggior-serial-killer-sud-coreano/
  • Discussione Galbo • 12/02/20 08:55
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Esce al cinema domani con il titolo italiano di Memorie di un assassino, ne parla Mereghetti sul Corriere di oggi
  • Discussione Daniela • 12/02/20 09:59
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Galbo ebbe a dire:
    Esce al cinema domani con il titolo italiano di Memorie di un assassino, ne parla Mereghetti sul Corriere di oggi

    Ottima notizia! Speriamo che seguano altre "prime visioni" in sala di film straordinari come questo e come questo dimenticati dalla distribuzione nostrana
  • Discussione Zender • 12/02/20 14:15
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Sì, infatti aspettavo domani per cambiare titolo e locandina e spararlo al cinema ma ok, anticipiamo locandina e titolo a oggi.