Commedia tutta al femminile che ruota attorno al rapporto tra una giovane ragazza spigliata (Anne Hathaway) e il mondo della moda che inizialmente gli è distantissimo (alla prima telefonata ricevuta la sentiamo chiedere: “Gabbana con quante B?”). Lei sogna di fare la giornalista, ma il primo incarico che si trova tra le mani è quello di assistente della leggendaria direttrice (Meryl Streep) della rivista di moda “Runway”. Un posto che milioni di ragazze sognano ma che comporta una dedizione totale: Miranda è esigente, esigentissima, fa richieste che pretendono soluzioni immediate! La giovane fatica a decollare, ma una volta entrata nel grande circo non riesce più a rinunciarvi sacrificando...Leggi tutto amori e amicizia. Tutto ampiamente prevedibile, nel film di David Frankel, ma indubbiamente il ritmo è serrato, la sceneggiatura ben scritta e la regia scoppiettante al punto giusto. Grazie anche a un casting perfetto (la Streep è formidabile, la Hathaway dolcissima e Stanley Tucci molto bravo) THE DEVILS WEAR PRADA fila via come un treno sui binari di un’inevitabile banalità che però non ci impedisce di coinvolgerci e farci talvolta sorridere. Quasi una favola alla PRETTY WOMAN, con tanto di strega cattiva (la Streep) e una Cenerentola che dai maglioni di acrilico da supermercato passa agli abiti da principessa delle passerelle. Superficiale, preconfezionato, fin imbarazzante in certi break sentimentali un po' patetici col boyfriend aspirante cuoco. Allo stesso tempo una perfetta dimostrazione dell'efficienza hollywoodiana, nella sua impeccabile confezione. Compare il nostro Valentino.
Il Diavolo veste Prada (titolo da non interpretare in senso letterale ma piuttosto autoironico) è uno di quei film che si vedono volentieri e scivolano via leggeri come un bicchiere di Coca Cola; ad eccezione del personaggio di Meryl Streep, ottimamente disegnato e ancor meglio interpretato. Da non dimenticare anche Stanley Tucci. Anne Hathaway è carina e niente più.
Niente da dire, questo genere di film gli americani lo sanno fare e anche bene. Tipico esempio di commedia leggera che riesce ad intrattenere gradevolmente senza essere niente di eccezionale. Il merito è sicuramente di una sceneggiatura ben calibrata e di un paio di attori (Meryl Streep e Stanley Tucci) veramente notevoli. Adattissimo per passare due ore rilassati senza pensare ai propri problemi quotidiani.
Veramente penosetto. Contiene gran parte delle cose che non sopporto della societá moderna e del mondo della moda: capisco che vada visto con leggerezza e preso per quello che é, ma l'abbondanza dei luoghi comuni, la banalitá della storia, i personaggi stereotipati e la "ricchezza" dei dialoghi, sono troppe cose da digerire tutte insieme. Brava la Streep come mostro sacro dell'ambiente "trendy" e gran gnocca l'esile Hathaway: interessante il commento sul maglioncino infeltrito... triste ma vero!
Filmetto leggero leggero in cui tutto va come deve andare. Cioè tutto è di una prevedibilità disarmante. Ma ciò non significa che sia un brutto film, tuttaltro, è un film ben costruito, con una sceneggiatura solida e un cast all'altezza, che oltre ai protagonisti snocciola comprimari gustosi (Tucci e la Blunt). Anche il mondo della moda, più che criticato è omaggiato, e alla fine la figura della direttrice, superba Streep simil Crudelia Demon, è vista come una donna sola resa acida dalla vecchiaia avanzata e dalla conseguente solitudine. Evasivo.
Simpatica commedia che sarebbe inesistente senza le esilaranti interpretazioni della Streep e di Stanley Tucci. Il tema non è certo una novità, basti pensare a Una donna in carriera di Nichols fatto ormai un bel po' di anni fa, e la sceneggiatura è tutt'altro che impeccabile. Quello che si apprezza sono appunto le interpretazioni. Ideale per un paio d'ore all'insegna del disimpegno puro.
E bene rendersi conto fin dall'inizio che è la solita commedia acida e alla fine succederà più o meno quello che accade nei film di questo genere, ma non è stato presentato come altro. Bisogna scordarsi che non ci sia infilata dentro della morale a buon mercato per farla breve. L'aspetto positivo di questo film ha un nome: Meryl Streep. E' davvero fantastica, e con l'aiuto di un cast più che all'altezza alcune situazioni sono davvero efficaci. Un film banale di lusso, e non solo per i vestiti.
Ma che miseria questo film: una trama a dir poco imbarazzante, le musiche scelte ad hoc, una patinatura d'immagine che si rischia di rimanerci invischiati; insomma una delle tante produzioni americane di cui avremmo fatto volentieri a meno. Il personaggio più imbarazzante è quello interpretato da Meryl Streep: un condensato di stereotipi aziendal-fascisti che più che far sorridere fa venir voglia di spegnere il televisore. Comunque Meryl è molto brava. Anne Hathaway (chissà da dove esce poi?) se non fosse per le tette neppure l'avrei notata.
Commedia leggerissima, che scorre via come acqua fresca. Trama semplice e lineare, recitazione sobria (molto professionale la Streep, simpatici la Hathaway e Tucci), finale all'insegna dell'umiltà e del rifiuto delle tentazioni 'luciferine' del mondo dell'alta moda. Cameo di Valentino. Puro passatempo.
Commedia brillante, americana al femminile: non si ride mai, si sorride spesso, ogni tanto ci si annoia un poco. La sceneggiatura riesce a dire qualcosa sul mondo della moda, ma non si preoccupa mai di essere verosimile e non evita una ripetitività che rischia di venire a noia. La confezione comunque è ottima: regia veloce e raffinata, montaggio perfetto, musiche azzeccate; ottimo anche il cast (anche se penalizzato dalle mediocri vocette del doppiaggio italiano): perfettamente in parte la Hathaway, bravissima la Streep e ottimo Tucci. Passabile.
Il "Diavolo" del titolo è la strepitosa Meryl Streep, nei panni della "cinica" (ma non troppo) Miranda Priestly, direttrice della più celebre rivista à la mode, Runway. Andy (l'altrettanto brava Anne Hathaway) dopo la laurea giunge a New York alla ricerca di un posto come giornalista: finirà sotto la direzione della "diabolica" Miranda. Buona metafora della "crescita" e delle problematiche in ambiente lavorativo, con ironia intrinseca alla sceneggiatura ed analisi, non superficiale, sui perché e percome la Moda sia sinonimo d'Inferno.
Una moderna Crudelia Demon, ma senza i cani da torturare; e così se la prende con quasi tutti quelli che le capitano a tiro, compresa una povera assistente. La tattica della giovane protagonista può essere riassunta così: se stai con lo zoppo, inizia a zoppicare. Brava la Streep (almeno finchè resta una pura carogna), ma anche il suo femmineo stilista. Purtroppo, c’è anche un po’ di pietosa morale spicciola e la sceneggiatura è piuttosto banale e prevedibile nella costruzione della vicenda, che perde inevitabilmente colpi. Il risultato è senza infamia e senza lode. Per chi si accontenta.
MEMORABILE: Lo stilista sull'assistente: "Chi è quel caso disperato? E' per un servizio prima e dopo la cura?"; Sto facendo una nuova dieta efficace, non mangio.
Uno di quei film che non hanno alcuna qualità tranne la bravura degli attori e che giustificano così i principeschi cachet che vengono loro assegnati. La trama fila via senza né sorprese né incertezze, prevedibile dall'inizio alla fine; la sceneggiatura offre un esempio di cencellismo applicato (avranno fatto il minutaggio dei temi proposti: spaesamento-lavoro-conflitto-solidarietà-amore-etc.etc?); costumi, scenografie e musiche sono comme-il-faut. Gli attori, loro, sono bravissimi e salvano la pellicola con la loro sola presenza.
MEMORABILE: Il monologo sul maglione ceruleo e la susseguente apparizione della Hathaway in versione modaiola.
Discreta commedia, di quelle che Hollywood sa confezionare davvero bene. Certo, siamo sinceri... sostituiamo un mostro di bravura come la Streep con un X qualsiasi. Ma anche un grande Tucci e perché no, la dolce Hathaway: diventa un film da bocciare senza esitazione. Però loro ci sono e noi possiamo goderci 90 minuti scorrevoli, forse troppo lineari ma conditi con discreta acredine e un buon polso in regia. L'unica vera pecca del film sono certi moralismi "standard" che portano la parte finale ad essere davvero nauseabonda. Ad ogni modo gradevole.
Ho faticato e non poco a finire di guardarlo: un condensato di tic, luoghi comuni e clichè da capogiro. Per fortuna ci hanno evitato un Tucci estremamente checca isterica, limitandosi alla prima. La Streep è sempre brava, ma ogni singola battuta viene immaginata da chi guarda prima ancora che esca dalla sua voce. Di una banalità disarmante, senza alcun acume né impregnato di solo cinismo (e lo avrei apprezzato molto più della solita ridondante morale!). Si gode solo con i titoli di coda! Negativo.
Un film molto carino e ben curato nonostante sia la solita storia del brutto anatroccolo che diventa un magnifico cigno. Cast molto buono, soprattutto la straordinaria Meryl Streep che indossa particolarmente bene il suo personaggio da strega cattiva. Il ritmo è veloce ma non troppo e riesce a farci seguire il racconto senza annoiare. Una pellicola che vale sicuramente la pena di vedere.
Discreto. Meryl Streep è una convincente protagonista, ma la trama della ragazza che entra nel mondo dorato della moda e delle riviste patinate è ormai un tema trito e ritrito, così come è scontata la moralina finale. Buona confezione certo, ma niente di troppo esaltante sotto il sole.
Commedia che ho guardato con interesse perché ritrae un mondo stravagante con personaggi sopra le righe e che avrei pure ricordato senza ignominia se non fosse stato per il terrificante finale (malanno che affligge tanti altri film del genere). Vi immaginate come sarebbe la favola di Biancaneve se ad un certo punto la Matrigna cattiva si rivelasse una bonacciona che finge di essere perfida ma in realtà vuole solo che Biancaneve acquisisca consapevolezza di se stessa, impari a comprendere i veri valori della vita e bla bla bla?
È ambientato in un mondo che, se scomparisse, non mi farebbe versare una lacrima. Questo mi influenza nel giudicare questo film superficiale, vuoto e anche francamente irritante per come glorifica le pseudostars della moda e della stampa patinata. Le parabole "esistenziali" dei personaggi sono meccaniche e ovvie, fidanzato e amici bohemiennes della protagonista sono insopportabili. La Streep sarà anche brava, ma sono arrivato in fondo solo grazie al tasto "pausa" del decoder e a frequenti viaggi verso il ripiano birre del frigo. Glamourous e tanto basta.
È una commmedia, ma non è che mi abbia divertito poi tanto, a parte alcune situazioni e qualche battuta. Poi ci sono pause riflessive e momenti sdolcinati un po' pesanti. Sarà tutto il contesto forse un po' troppo femminile, ma ho odiato questo film, ieri sera. Il finale era prevedibile già dal primo quarto d'ora... Antipatia dei personaggi, la stessa protagonista mi è risultata alquanto apatica; moralina fritta e rifritta. Oggettivamente non è mal diretto, ma ciò che è stato proposto non ha riscosso un minimo di interesse, da parte mia.
Rabbia. Ecco il sentimento che mi provocano film del genere, in cui, nonostante il messaggio sia quello di "rimanere se stessi nonostante l'esterno ci dica che siamo sbagliati", si mitizza un mondo ributtante (va bene, i personaggi sono sopra le righe, ma la sensazione di "rampantismo" anni 80 resta eccome). A parte questo non trascurabile aspetto, tra l'altro di gran moda nelle serie Tv Usa (Ally McBeal, Dr. House e via dicendo, dove si deve "primeggiare" a tutti i costi e ci si sbrana per un'avanzamento di carriera), resta una commediola insulsa. Modaiolo!
Aspirante giornalista diventa segretaria tuttofare della dispotica direttrice di una rivista di moda. La storiella è leggera leggera e ampiamente prevedibile, tuttavia la perfidia di Meryl Streep (in gran forma) e alcuni dialoghi e situazioni frizzanti sollevano il film a un discreto e piacevole livello. Insomma, qui non si parla né di moda né di stampa né di arrivismo né di New York: l'unica vera anima del film è la struttura brillante e i dialoghi vivaci. Simpaticamente superficiale.
Il mondo della moda, quindi il frivolo a gogò (indisponente o brillante a seconda dei gusti) senza alcun pudore. C'è qualcosa oltre alla confezione professionale, all'autoironia abbastanza scontata, ai bravi Streep e Tucci? Forse il personaggio Miranda, che pare trasformarsi da carnefice a vittima lei stessa di un ingranaggio. Per il resto, tra colleghe invidiose, amichetti della Hathaway e moraline in stile americano sulla dedizione al lavoro, le banalità si sprecano.
Commediola curata che sotto una patina di (finto) cinismo si lascia ben presto andare ad una brodaglia di buoni sentimenti della domenica. Chi si aspetta un feroce e piccante racconto dello spietato mondo dell'alta moda rimarrà deluso, perché la perfida (e bravissima) Maryl Streep (il "diavolo" del titolo) in fondo ha buon cuore e non vuole male a nessuno (non sia mai!). L'intrattenimento è anche sufficiente ma la profondità è meno di zero. Robetta vuota, risaputa e furbetta.
Questo film risveglia il Savonarola che è in me: auspico un rogo di cazzate firmate a Times Square, e ci butterei dentro anche la direttora e l'assistente gay. Storia di mal-formazione: una ragazza sveglia si trasforma in una perfetta idiota. Il subdolo addormentamento della sua coscienza è attuato attraverso mortificazioni e lusinghe, fino alla botta finale, quando il Diavolo indossa l'ultima maschera, quella del mentore buono. Pinocchio diventa burattino, anzi manichino. Potabile solo come favola. Ovviamente, nera!
Commedia poco divertente, che fa affidamento sul talento di Meryl Streep, stavolta nelle vesti della perfida manager. Il problema è che la sua presenza offusca gli altri personaggi (escluso l'istrionico Tucci) e la commedia perde di tono quando non è sullo schermo. Il film procede in modo discontinuo, fino ad un finale poco consistente e poco convincente. Brava, comunque, la giovane e promettente Hathaway. Due pallini.
Il film si regge interamente sulla straordinaria interpretazione di Meryl Streep, che giganteggia nella sua splendida perfidia. Il ruolo della Streep schiaccia (sia nel film che nell'interpretazione) la Hathaway sotto a un rullo compressore. Gli abiti esibiti durante il film saranno apprezzati soprattutto da un pubblico femminile appassionato di moda.
Commedia frizzante e divertente, "Il diavolo veste Prada" si fa apprezzare soprattutto per la notevole prova di tutto il cast (la Streep sovrasta tutti, ma anche Tucci è molto bravo). Il tono scanzonato e leggero conferisce alla pellicola la giusta brillantezza. L'intrattenimento è garantito, sicuramente non ci si annoia. Non male, dopotutto!
Brillante e ironica commedia in cui un'ottima Meryl Streep interpreta alla perfezione il personaggio del capo che "deve" trattare male i propri sottomessi, mentre questi ultimi si sbattono per soddisfare i bisogni più assurdi. Buono il ritmo, che non concede mai pause, non troppo originale ma discreta la sceneggiatura.
MEMORABILE: "Non essere sciocca, tutti vogliono essere noi".
Discreto nel dettare i ritmi da commedia, giustamente sfarzoso e vanesio nella confezione, decisamente superiore per qualità dei protagonisti (Tucci e la Streep in particolare han modo di estrarre dal cilindro interpretativo un paio dei loro istrionici conigli). Dove la trasposizione di Frankel stona, inducendo a una certa fastidiosa orticaria, è nella posticcia moraletta perbenista, assolutoria e conciliante. Più gustoso e anche meno ripetitivo nelle situazioni, sarebbe stato praticar il terreno della favola nera; ma si sa, ciò è chimera.
MEMORABILE: Il visino smunto e triste, per una volta sopportabile, di Anne Hathaway; La perfetta sintonia di sguardi in tralice e battute sferzanti di Meryl Streep.
Il film è praticamente Meryl Streep e l'unica cosa che rimane è il sadismo e la perfidia con cui tratta i dipendenti (la cattiveria diverte e paga sempre...), ovvero un subdolo elogio al potere (più ancora che al successo) che per il resto del film si cerca di contrastare con facili moralismi sull'importanza degli affetti, vita privata, scotto da pagare per il successo eccetera eccetera. Nevrotizzante...
MEMORABILE: ...tutti vogliono questa vita, tutti vogliono essere noi...
Direttrice dispotica schiavizza il personale ma... dove sta la novità? Pare che il personaggio della Streep sia vagamente ispirato alla mitica Anne Wintour, ma i capi superpretenziosi esistono in molti ambiti professionali, la differenza qui la fanno i dialoghi brillanti e la patina ultraglamour; la Streep è praticamente una Crudelia rassegnata che ama "scuoiare" modelle e sottoposti, la Hathaway ha il ruolo ingrato del personaggio più ovvio e debole. Ok, adesso devo andare, mi è venuta voglia di shopping...
MEMORABILE: (A Miranda distrutta per questioni personali): "Posso fare qualcosa per te?" "Sì, il tuo lavoro".
Frivolo, vacuo, fondamentalmente inutile. Ma d'altra parte, Il diavolo veste Prada sa anche essere un'utile rassegna dei futili totem del mondo occidentale ricco: il fashion victimism, la smaniosa aspirazione alla noia del lusso, il fascino per la subordinazione più umiliante (cosa oggi facilmente rintracciabile in qualsiasi reality o talent di sorta). La Streep, quasi sublimata nelle fattezze di Miranda Priestly, è indubbiamente il pezzo forte di tutto il lotto. Sorprendente il finale, molto più realista del previsto. Sbiadita la Hathaway.
Commedia generazionale che una decina di anni fa sbancò i botteghini regalando sogni patinati alle allora 20enni, americane e non, che cercavano di cavalcare il sogno del momento: lavorare nel campo della moda. Indubbiamente affascinanti le mise della Hathaway e della Streep che però cozzano contro la mancanza di una sceneggiatura valida. Donne in carriera e problemi di cuore gli unici argomenti che alla fine vengono fuori, a dispetto delle enormi potenzialità che poteva avere un film del genere. Buono il cast, con un Tucci sempre smagliante.
L'idea alla base, ossia quella di concepire un film sull'arrivismo lavorativo, sul mondo della moda e, più latamente, sulle donne in carriera, non è certo innovativa. Nondimeno poteva essere un'ottima occasione per creare un film estremamente cinico e crudo, senza troppi fronzoli. In realtà lo si ricorda quasi solo per l'ottima interpretazione della Streep, tirata a lucido e in una delle sue migliori prove. La storia è fin troppo patinata e il finale ricco di insegnamenti morali è insopportabile. Molto bravo pure Tucci. Per il resto perdibile.
Tra i punti di forza di questo film di grande successo vi sono sicuramente il ritmo incalzante e la brillantezza dei dialoghi, ma indubbiamente ad aggiungere valore contribuisce la bravura della grande Streep nell'interpretare la perfida Miranda, direttrice della più importante rivista di moda di New York. Ottimamente in parte anche Anne Hathaway in versione acqua e sapone. Lo sguardo ironico e dissacrante sui parossismi del mondo della moda si rivela efficace e divertente.
Commedia americana di grande successo che strizza l'occhio alle commedie di Blake Ewdards, solo che al posto della divina Hepburn c'è un'irritante Hathaway: zuccherosa, fastidiosa, anche un po' "scema" direi. Per fortuna c'è la recitazione strepitosa di Meryl Streep, che qui dimostra tutto il suo enorme talento anche in un ruolo all'apparenza semplice. Molto bravo Stanley Tucci, un attore spesso relegato a ruoli da comprimario. In sostanza un buon film, molto chic nella confezione e furbetto quanto basta.
Un'apprezzabile critica a un certo sistema, a un certo modo di vivere e vedere il mondo, che in pratica è condiviso da tutta la società di affari e successo. Tuttavia, mi aspettavo un appunto a quell'immensa buffonata che è il mondo della moda, che a tratti viene persino esaltato. A ogni modo il film non è niente di spettacolare, non contiene niente di memorabile e non merita una seconda visione. Streep non mi fa impazzire, così come nessuno del cast. In realtà, nonostante la sua fama, è un film piuttosto ordinario.
Commedia che guardo sempre volentieri. Pulita, brillante e credo meno superficiale e patinata di quanto possa apparire. Un po' come il mondo in cui è ambientata. In cui tutti si parlano con "carineria" e, neanche tanto nell'ombra, fanno volare mannaie. Da un certo punto di vista sono sempre stupito di quanto poco siamo recettivi riguardo al modo "americano" nella gestione del personale. Qui siamo sicuramente al paradosso, ma qualcosa di buono c'è. Nel suo genere gran film.
MEMORABILE: Di fronte a due cinture per "tutti" uguali la Streep dà lezione su cosa sia l'industria della moda.
Commedia riuscita e simpatica. Come non rimanere entusiasti dalla prova di Meryl Streep (qui strepitosa nel suo sadismo)? Non sfigura neppure, nel ruolo di giovane rampante impacciata, la bella e dolce Anne Hathaway. La trama è molto semplice ma a suo modo rispecchia il mondo dell'alta moda e lo esalta all'estremo. Se si superano certi momenti esageratamente frivoli il film è godibile.
Titolo intelligente per una commedia molto ambigua, che ci porta nel mondo vacuo della moda, prendendolo in giro ma allo stesso tempo mostrandocelo come un mondo dorato. Non si capisce bene da che parte stia insomma. Però la storia non è male e scorre senza mai annoiare. Recitato non troppo bene, tranne per la straordinaria prova di Meryl Streep, perfetta in ogni singolo fotogramma. Su di lei alla fin fine si regge l'intero film. Finale un po' deludente.
Neofita della moda diviene assistente della direttrice più importante. Plot classico in cui l'imbranata ce la fa, con sfilata di tutti i nomi e marchi che contano come in un gigantesco spot per il mondo del fashion. Chiaramente indirizzato a un pubblico femminile, il film ha buon ritmo nella prima parte anche grazie a musiche accattivanti. Ultimo segmento prevedibile con parentesi sentimentale inutile e chiusura che suona falsa. Streep discreta ma si ripete un po', Hathaway nella norma, bene Tucci. Cameo dello stilista Valentino.
MEMORABILE: L'inedito di Harry Potter; L'incidente di macchina; Le due cinture uguali e seguente lezione sugli stilisti.
Pettinata celebrazione del praticantato rotocalco-fashionistico in fogge sartoriali vagheggianti il mito letterario di Goethe. La perenne fagocitazione faustiana è qui leziosamente strapiombata nella melassa rosacea e compiacente di una soap-comedy riempisala sul gavettismo più trafelante e stacanovistico, con l'imperìta tirocinante scortata di gran passo dal suo ingresso carponi nel foyer magaziniero al congedo balzelloni verso lidi editoriali meno diabolici e svendenti. Ritmato, telegenico, buonisticamente rincuorante: scommessa a occhi chiusi nelle prime serate del gossippòdromo televisivo.
MEMORABILE: Le iniziali occhiatacce di commiserazione della Streep alla sprovveduta neoassunta Hathaway.
Film decisamente riuscito. Una commedia graffiante sull'assurdità del mondo della moda e delle personalità completamente fuori di testa che lo popolano. Il film è frizzante e brioso, senza cali di interesse, dominato da interpretazioni eccelse (su tutti Streep, in uno dei suoi ultimi grandi ruoli, e Tucci). Da vedere senza troppi pensieri, lasciandosi coinvolgere in una storia paradossale e riuscita.
Brillante commedia ambientata nella redazione del più importante giornale di moda di New York. La storia non è particolarmente sofisticata ma i personaggi principali sono così realistici e ben interpretati da compensare qualsiasi carenza. Chi ha lavorato nei giornali e nel mondo della moda riconoscerà non solo alcuni personaggi ma anche certi modi di comportarsi, mentre il pubblico conoscerà un mondo meno affascinante di quello che sembra. Un ambiente in cui solo chi ha certe caratteristiche può durare. Non a caso Andy Sachs, un agnello in mezzo ai lupi, deciderà di andarsene.
MEMORABILE: Miranda e Andy: la lezione sul colore ceruleo; Il dialogo in macchina (punto di svolta del film); La scena finale (memorabile).
Tratto dall'omonimo romanzo di Lauren Weisberger. Commedia fiacca, insipida, che rasenta l'ipocrisia. Dinamiche prevedibili e viste e riviste in altre pellicole. Meryl Streep, pur non recitando in uno dei suoi migliori ruoli, è l'unica cosa degna di nota. Anne Hathaway troppo sdolcinata: meglio Emily Blunt. Intrattiene poco e niente. Mediocre la colonna sonora.
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Il film, che a sua volta è tratto dal libro di Lauren Weisberger, si ispira molto alla vita professionale della potente direttrice di Vogue America, la terribile Anna Wintour.
La Weisberger era al tempo una fedele collaboratrice molto vessata della Wintour a Vogue.
HomevideoGestarsh99 • 14/08/11 14:49 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per 20th Century Fox:
DATI TECNICI
* Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Ceco Turco
5.1 DTS: Italiano Spagnolo Russo
5.1 DTS HD: Inglese
* Sottotitoli Italiano Inglese Spagnolo Bulgaro Croato Ceco Estone Lettone Lituano Serbo Russo Rumeno Sloveno Turco
* Extra Commento audio del regista David Frankel, della produttrice, della costume designer Patricia Field, della sceneggiatrice, del montatore e del direttore della fotografia.
Scene tagliate commentate
Sequenza di gag
Pochi minuti fa ero al ristorante, e su Studio Aperto hanno mostrato degli spezzoni di un film, ma col vociare della clientela mangereccia non ho udito nulla.
La scena in questio: in un ufficio tutti i dipendenti, freneticamente, nascondono qualsiasi tipo di oggetto dentro cassetti o sotto le scrivanie, come se stesse per arrivare il megadirettore fantozziano
Una scena mi ha colpito in particolare (ha accesso la lampadina del mio irrefrenabile ludibrio fetish): una segretaria che indossa comode pantofole casalinghe le scalza al volo per calzare uno sfavillante paio di scarpine nere col tacco
Sono quasi certo che il film sia Il Diavolo Veste Prada