Fantapoliziesco non riuscitissimo del papà di Godzilla: un'enorme medusa spaziale golosa di carbonio comincia a risucchiare tutto ciò che ha attinenza con il minerale, compresi i preziosi, alla faccia dei ladri di professione e delle forze dell'ordine. Ma gli scienziati giapponesi ne sanno una più del diavolo... Gli effetti (poco) speciali non aiutano, ma se si è ben predisposti ci si può divertire.
Ibrido bizzarro che può far pensare ai nostri spy/super-colpistici (anche con somiglianze imprevedibili, come quella fra il capo della banda, quando ha gli occhiali scuri, e Daniele Vargas!). Ma anzichè un diabolico marchingegno c'è qui un mostro/non mostro, peraltro poco alla ribalta, e destinato fatalmente a sfigurare rispetto ai vari cosoni zoomorfi e incazzosi che sono la quidditas del genere. Aggiungiamoci dei protagonisti ficcanti come il tandem Diego-Amauri e il tutto cola a picco.
Commistione di generi (yakuza eiga + kaiju eiga, un mix già cucinatoci dal buon Ishiro con risultati lievemente migliori nel precedente Uomini H) davvero fallimentare e poco coinvolgente. Dogora, la medusa spaziale ghiotta di carbonio - carbone, acciaio ma anche diamanti - ha la seria possibilità di essere il dai-kaiju più "dai" (grande) in assoluto mai apparso sugli schermi cinematografici. Bizzarro anche il doppiaggio, a cura della S.A.S., dove si sente persino il serioso Roberto Herlitzka!
Pellicola sperimentale e coraggiosa, folle e visionaria; notevole anche perché è una curiosa - anche se non inedita - commistione di generi (gangster e fantascienza) e non manca di umorismo (quindi ha anche toni da commedia). Il suo punto di forza è nel "mostro spaziale" (Dogora) e diventa grandiosa dal momento in cui esso si manifesta nella sua pienezza, in una fantasmagoria fotografica di luce e colori, con la sua potenza apocalittica che è una vera gioia per gli occhi.
Locandina italiana farlocca: Dogora non è il solito mostro godzilliforme ma una creatura ameboide proveniente dallo spazio che si nutre di carbonio allo stato puro e per questo rompe le uova nel paniere ad una banda specializzata nel furto di diamanti. Purtroppo, l'amebone tentacolare si vede pochissimo, essendo poco più di uno special guest in una trama quasi interamente incentrata sul lato criminal/poliziesco: il risultato è un film che spreca il promettente spunto alieno, risultando confuso e pure noioso, nonché costellato dalle solite bischerate assortite e personaggi di carta velina.
MEMORABILE: L'ispettore di polizia inetto che, dopo essersi fatto abbattere in maniera tanto ingenua, appena rinvenuto fa lo stupidello con l'assistente
Una banda di criminali è specializzata in furti di diamanti e subisce la concorrenza di un organismo spaziale che si nutre di carbonio. L'intreccio poliziesco rischia di annoiare togliendo molto spazio al lato fantascientifico, ma comunque funziona e riesce a divertire anche con qualche colpo di scena. Buoni gli effetti speciali: il mostro che risucchia il carbone e soprattutto la forma tentacolare sotto cui si palesa la quale, purtroppo, dura poco; l'essere infatti acquista varie forme durante il film, che si rivelano funzionali alla trama, soprattutto nel finale.
Ishirô Honda HA DIRETTO ANCHE...
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Beh, Godzilla è il primo "rettilone" che esce dall'acqua... Dal mare mi pare di ricordare...
Varan usciva da un lago tra i monti; probabilmente "la grande palude" del titolo italiano assurdo appioppato a questo film, il cui mostro protagonista è una medusa spaziale che si ciba di carbone e diamanti...
Insomma tentavo di spiegarmi come si faccia a partire per la tangente fino a stravolgere immagini e titolo!
Altra ipotesi: il titolista si è ispirato alla locandina che a sua volta rilanciava il mito di Godzilla fregandosene bellamente del film presentato.
DiscussioneZender • 18/12/18 08:38 Capo scrivano - 47782 interventi
Secondo me è l'ennesima testimonianza della scarsissima attenzione data dai nostri distributori a questi film. Sapevano che il pubblico si lasciava sedurre giusto dalla locandina o dal titolo, quel che si trovavano poi davanti era per gran parte degli spettatori assolutamente intercambiabile e si confondeva nei ricordi senza lasciare traccia.