Vorrebbe ironizzare sul mondo di Hollywood e i suoi protagonisti ma finisce per essere un'occasione del tutto sprecata. Colpa di un copione che fa acqua da tutte le parti, di una storia che perde mordente via via che il tempo passa e di un regista dietro la cinepresa che non crede in quello che sta facendo (tanto è vero che si firma con uno pseudonimo). Cast formato di grandi nomi lasciato allo sbaraglio.
Commedia che parte bene per poi esaurirsi dopo poco, riproducendo in modo monocorde lo stesso ritmo, senza guizzi che riescano ad arrestare la produzione di sbadigli a ripetizione. Peccato, un’occasione mancata anche perché ogni interprete, a cominciare da Sly (inizia col suo Adrianaa! E spiega il miracolo di una... botta e via) sembravano ben disposti all’autoironia. Pagano errori non propri.
Imbarazzante. Per quanto l'idea di partenza sia simpatica e possa stuzzicare la visione, il risultato è un noiosissimo finto documentario che ironizza su Hollywood in modo blando e prevedibile. La traduzione italiana poi volgarizza il tutto, con scritte che dovrebbero far ridere e invece aggiungono sciatteria all'operazione. Peccato per il folto cast sprecato, dove se non altro le varie star coinvolte si impegnano a ironizzare su se stesse. Durata molto breve, eppure è arduo arrivare alla fine. Da evitare.
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Grandissimo di Hollywood, un'asse portante del cinema americano
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Nel ruolo di Sam Rizzo ha recitato Harvey Weinstein, il produttore cinematrografico recentemente finito nell'occhio del ciclone a causa di molteplici accuse di molestie sessuali.