Il film che ha consentito alla critica snob di dare del plagiario a Tarantino, dimostrando una abissale ignoranza e de Le iene e dell'ottimo film di Lam, da cui QT recupera uno spunto, sviluppato però in tutt'altro (e straordinario) modo. City on fire è un noir meno pirotecnico del mainstream hongkonghese del periodo, e più compatto e meno plateale di altre prove di Lam come l'esilarante Full contact, ma narrativamente interessante, intenso, ottimamente interpretato dal maestoso Chow Yun-Fat. Da vedere
Poliziotto infiltrato in una banda di rapinatori, pressato da superiori fiscali fino alla persecuzione e da una fidanzata impaziente che lancia l’ultimatum. Poi una rapina che va (sanguinosamente) in malora, i ruoli che saltano, onore e amicizia sopra tutto, rabbia, sangue e piombo. Ma quale citazione, il furbone di Tarantino ha preso gli ultimi 20 minuti del film, li ha dilatati con dialoghi verbosissimi e ha fatto il suo Le iene, che resta, comunque, inferiore al film di Lam. Un capolavoro e il più bel poliziesco degli anni 80.
Sacrosanto, nel far impazzare il trullallero e nel far conflagrare la dynamia, Lam ci sa decisamente strafare. Ma i clou hard and fast dell'opera sono solo un paio, rabberciati da sfiati ritmici e narrativi disastrosi, dalle solite sconfortanti scivolate nel méli-mélo e da una tenuta drammaturgica non proprio brillantissima. Quando l'azione monta di corvée i risultati sono ragguardevoli, tutto il resto è Califano. Mitizzato troppo, invecchiato male, ha i suoi momentissimi ma si può tranquillamente lasciare questo mondo senza averlo mai visto.
Ottimo esempio di noir made in HK, secco e brutale, dove anche le scene più spettacolari sono girate con un distacco che allontana il film dal classico eroic bloodshed iperbolico a cui è sempre stato incautamente accostato. Le parentesi umoristiche di Chow Yun Fat (grandissimo), solitamente disprezzate, sono necessarie per costruire il personaggio e renderci emotivamente partecipi dell'escalation melodrammatica che sfocia nel celebre finale. Bellissima la musica che insieme alle riprese della metropoli notturna crea un'atmosfera struggente.
Noir hongkonghese dal linguaggio semplice e immediato, piuttosto parco di azione e sparatorie, apprezzabile nel suo tono leggero (cui concorrono le tanto criticate parentesi sentimentali) ma malinconico, ironico ma pessimista, senza peli sulla lingua nel mostrare come tra criminalità organizzata e forze dell'ordine non siano quest'ultime il male minore. L'amicizia impossibile tra lo strano poliziotto e lo strano criminale dimostra come Woo (che nel suo capolavoro riprenderà i protagonisti invertendo i ruoli) sia lontano solo nella forma.
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Nel libro di Wensley Clarkson TARANTINO - THE MAN, THE MYTHS AND HIS MOVIES edito nel 2007 viene citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la carriera registica di Quentin Tarantino.