Sesso e velocità non vanno molto d’accordo (in tutti i sensi); e qui, i due ai 200 all’ora fanno subito la frittata. Il film è una boiata di rara banalità, con dialoghi da fucilazione del “genio” che ha scritto la sceneggiatura. Il primo interrogatorio va oltre il ridicolo, in una nuova dimensione cinematografica da lasciare inesplorata (e riuscirà a peggiorare). Se l’avessi visto al cinema mi sarei preso a pugni da solo. Unica nota positiva: la Stone (la più bella cinquantenne mai vista). Il resto è puro letame semi-“porno”-thriller patinato.
Pronti, partenza, via. La Stone guida una fuoristrada a gambe aperte maneggiando in qualche modo il cambio e facendosi masturbare da un bel manzone seduto sul posto della suocera. Pluff. Il resto è anche peggio. La star erige un monumento a se stessa e, per non rischiare di essere messa in ombra, si fa accompagnare da un coprotagonista bollito e anonimo. Caton Jones, a schiena bassa, esegue ordini e null'altro. Forse non è vero che Catwoman è il peggior blockbuster degli ultimi 10 anni.
Sequel in cui si è voluto decisamente strafare sotto tutti gli aspetti, a cominciare dal personaggio di Catherine Tramell che da torbida, ambigua e fatale viene trasformata in una gran porca infoiata. Già questo sarebbe sufficiente a stroncare il film, ma se si aggiunge una sceneggiatura piena di forzature capirete che non rimane molto da vedere (a parte le tette rifattissime della Stone). Il finale aperto non funziona come nel primo film.
Dopo un bel po' di tempo si decide di dare un sequel a un cult-movie come Basic Instinct, con una Stone ultracinquantenne che vuole ancora fare la diva sexy (percui dal punto di vista del nudo non si offre più di tanto, anche se tenta di rifare il remake della sua accavalata). Non male il finale: un buon colpo di scena. Ottimo anche il tema musicale, vale almeno tre pallini.
Pensando a questo "Basic Instict 2" mi domando se fosse così necessario metterlo in scena, sopratutto nel 2006, quando il primo film era entrato da un pezzo nel mito, nel bene o nel male. D'accordo, Sharon Stone è ancora una notevole bellezza, ma la trama latita e il nuovo thriller non monta. Trasferitasi dall'America assolata a Londra, la scrittrice Cathrine Trimell si occupa, stavolta, di uno psichiatra e anche stavolta c'è un omicidio da svelare: è lei o non è lei la colpevole? Bah!
La diva sa che può permetterselo ancora, anzi ha impiegato anni per realizzare questo sequel, che si discosta dall'originale ma che si fa apprezzare per un montaggio serrato ed una massiccia dose di sesso, perversione e velocità. La regia è in stile James Bond, la frenesia emerge dalle scene e dal girato e lei è più perversa che mai.
Un disastro. Caton-Jones da mestierante qual è confeziona questo pasticcio senza capo né coda con una Sharon Stone al limite del delirio autolesionista. Una sceneggiatura rimasta nel limbo per anni, scartata da tutti e voluta sola dalla mummificata protagonista. Il suo personaggio è quanto di più finto un thriller erotico possa inventarsi, monocorde, perso nella rigidità dei suo lifting e patetico nella sua caricaturale sfrontatezza. Penosi tutti gli attori, inespressivi e ultra-patinati.
Catherine Tramell è tornata... ma fuori tempo massimo. L'apertura con tanto di giochi erotici a 180 all'ora è forse la parte meno ridicola di questo sequel balordo (peraltro di un film già non eccezionale) che inanella un passo falso dopo l'altro. La tuttora avvenente Stone lascia carta bianca al proprio ego, manipolando il detective Glass (Morrissey) sullo schermo e l'anonimo Caton-Jones in cabina di regia. Posto assicurato fra i 10 peggiori sequel di sempre.
Madornale errore, quello della Stone, di riprendere il ruolo che le ha regalato la fama e tentare il bis. Nonostante il fascino ci sia, non funziona la storia e la parte erotica passa decisamente in secondo piano, con poche scene degne di nota. Bella la fotografia, che sfrutta quasi sempre un sole insolito in quel di Londra, regia anonima e attori comprimari quasi sempre poco incisivi. Fallimento.
Troppo spazio a Morrissey (surrogato di Michael Douglas) e alla comunque avvenente Sharon in un "whodunit" che perde molte delle ambiguità del primo episodio. O almeno le rimpiazza male con l'insistere su elementi patinati o che vogliono impressionare (la corsa in macchina, lo studio dell'avvocato, lui preso al lazo, l'orgia vista dal lucernario) ma che finiscono invece col far sorridere.
Sequel inutile e senza esito, con scopi chiaramente commerciali. Sharon Stone appare artificialmente ricostruita ma fa la sua figura. L’erotismo che sprigiona però è poca cosa rispetto a 14 anni prima. Regala una sequenza auto-erotica e ripropone la scena della sedia, ma stavolta si vergogna e mette la spalliera davanti. Doveva trattare il tema del “risk addiction” (dipendenza da rischio), ma il vero rischio è quello di addormentarsi. Se non avesse recuperato un po’ di interesse nel finale poteva essere il mio peggior film finora commentato.
Una Londra buia e cupa fa da cornice a un sequel in cui domina di nuovo l'istinto di una donna che mantiene il vecchio sfacciato disprezzo per la vita umana, in maniera irrecuperabile. Quando si dice: fare un figlio per metter la testa a posto... questa Tramell sterile, per quanto avvezza al sesso, è vomitevole, ricca ed egoista da sempre e per sempre. Un Onan in gonnella, un rifiuto sociale differenziato dal danaro. Charlotte Rampling, che appare composta e regale anche nella peggiore delle sue serate londinesi, è la vera Signora del film.
MEMORABILE: Lei è lo strizzacervelli della Corona, quindi dirà che sono pericolosa. Il mio strizzacervelli dirà di no e il Giudice tirerà a sorte.
Si parte piuttosto alla grande con orgasmo da fuori strada (anche se il sesso mentre si guida velocemente non è poi questa grande novità), quindi si "naufraga" per tutto il resto del film. La Stone, aiutata chirurgicamente, ha ancora il suo fascino e le fanno dire cose abbastanza spinte, sempre riferite al sesso, che forse possono fare effetto allo spento protagonista, ma questo non basta; il film è brutto senza rimedio. L'originale, anche se mediocre, aveva colto di sorpresa e a questo doveva il suo successo; perdente in partenza il sequel.
Non sta in piedi, anche volendolo considerare come un film a sé stante. La componente thriller non ingrana e non coinvolge a causa di un ingarbugliamento della trama difficile da dipanare e dialoghi farraginosi che prendono troppo spazio. Farlocco l’erotismo che sembra buttato dentro soltanto perché non se ne poteva fare a meno, imprigionando la Stone in un ruolo schiavo di moine e linguaggi artefatti, incapaci di trasmettere alcunché. Morrissey al cambio non vale Douglas e non resta che aggiungere l’inutilità nel guardarlo.
A parte Sharon Stone, splendida cinquantenne che nulla ha da invidiare ad attrici più giovani in quanto a fascino e a bellezza, poco si salva in questa pellicola. Forse l'epilogo discretamente cinico e divertente. Tutto il resto è la pantomima del precedente, con risultati goffi e di livello inferiore. Morrissey, che ricopre un ruolo determinante, non cattura, non sorprende e sembra arrancare anche nell'interpretazione. Gli omicidi si susseguono senza alcuna originalità e tutto è sulle spalle dell'ambigua scrittrice che non pecca certo di espressività ma non può fare miracoli.
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