Note: Aka "Rogopag", "Laviamoci il cervello". Episodi: "Illibatezza" (Rossellini), "Il pollo ruspante" (Gregoretti), "Il mondo nuovo" (Godard), "La ricotta" (Pasolini).
Da RO(ssellini), GO(dard), PA(solini) e G(regoretti) quattro “racconti” diseguali e diversi. L'apertura è per Rossellini e ILLIBATEZZA, la breve vicenda di una hostess che comunica col fidanzato lontano attraverso filmini in Super8 ed è nel frattempo costretta a respingere le invadenti avance di un americano maleducato. Episodio inutile e povero anche di contenuti, scialbo, che fa il paio con l’intellettualismo godardiano di IL NUOVO MONDO, in cui un'esplosione atomica sconvolge le abitudini e le personalità degli abitanti di Parigi: giochi di improvvisi silenzi, frasi a effetto, manierismo da Nouvelle Vague fini a se stessi. Con il celebre LA RICOTTA di...Leggi tutto Pasolini subentra finalmente il colore (in tutti i sensi, visto che il bianco e nero comune al film viene spezzato qua e là da inserti colorati che paiono veri e propri quadri della Passione), con un'atmosfera strapaesana d'impronta protofelliniana. Episodio stravagante, singolare, pulsante di vita e con musiche accelerate che si accompagnano a velocizzazioni in moviola degne delle comiche. La storia però, con le riprese di un film low-budget sulla Passione e Orson Welles nel ruolo del regista, sembra solo un pretesto per mettere in scena il solito popolo pasoliniano. Gregoretti chiude invece con un grande Ugo Tognazzi (c'è anche il figlio Ricky nel ruolo del... figlio) e IL POLLO RUSPANTE (la definizione di tale animale è forse il momento più esilarante del film), con una coppia di lombardi doc alla ricerca di un investimento fruttuoso. L’episodio più agile.
A fare campana in questo tracciato sull'uomo nuovo -che accusa sensibilmente ogni nanosecondo dei decenni a carico-, per 3/4 della mappale si inciampa rovinosamente: talora sulla staticità e sull'aridità del cerebralismo godardiano (novella vaga più che nouvelle vague), talaltra su un irriconoscibile -e indifendibile- Rossellini che pare girare dopo aver battuto la testa; per tacere dello stantio sarcasmo contro lo status symbol fatto da Gregoretti. A dimostrare che c'è la Provvidenza, provvede PPP, che mette tutti a cuccia firmando, con rare ferocia poesia e pietà, il suo Capolavoro.
MEMORABILE: "L'Italia: il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa"
Film in 4 episodi ma con un unico momento notevole, anzi un vero capolavoro: "La ricotta" di Pasolini, geniale e stupefacente apologo tragicomico sulla modernità e la Passione di Cristo, per la cui complessità non basterebbe una pagina di commento. Poi c'è il beffardo Gregoretti sulla manipolazione dell'uomo nelle strategie di marketing e consumo. Il resto è da buttare: pessimo Rossellini nel racconto della passione di un uomo per una hostess; insipido e noioso Godard nel racconto di una bomba atomica che altera i sentimenti.
Il film consta di 4 episodi, in realtà a tanti interessano i 37 minuti de "la ricotta". P. P. Pasolini ricama un film direttamente sulla nostra pelle, pelle di ragazzi sconvolti, adoranti, davanti ad una poesia per immagini. Stracci, crocefisso, vi chiederà di essere schiodato solo per avere la diaria, non ne capisce niente di intellettuali, filosofia, teosifia, estetica del cinema, eppure ci fa pensare a Dio più di tante parabole dette frettolosamente nelle messe di domenica mattina.
"La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini, 1963. Stratificata incursione nell'elaborazione mitopoietica e smantellamento - attraverso un'umanizzazione assiale - della sacralità delle immagini "nutrite dalla fame del proletariato". Pasolini, con indole iconoclasta, riflette sul valore della rappresentazione, squarcia ed espone le interiora dell'arte, mirando a destabilizzare l'ipocrisia dei simulacri borghesi. Allegoria laica che fa capo alla miseria del popolo, la cui lancinante carnalità è motore materiale di ogni processo produttivo e creativo, vero ed unico fondamento di una pietas rinnovata.
Godard ci mette giusto la firma (oddio il ghirigoro da luminare), Rossellini si dimentica proprio penna e calamaio, Gregoretti prova a cucinare il pollo ruspante con i Tognazzi (c'è il piccolo Ricky), ma in realtà è "La ricotta" che rende magica la formula Rogopag quanto e più del Sim sala bim di Silvan. Indimenticabile parabola cristologica, radicale riflessione su Cinema-arte-vita, definitivo compendio di alto e basso su scala culturale. Si aggiunga l'estasi laica dell'incontro Pasolini-Welles, per farne un episodio toccato dalla Grazia cinematografica.
MEMORABILE: "L'Italia ha il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa"; L'uomo medio è un pericoloso delinquente, un mostro: razzista, colonialista".
Episodi di matrice diversa per dare risalto a componenti umane e comportamentali. Rossellini è quello che incide meno e si ricorda solo per la timidezza della Schiaffino. Godard è il migliore come modo di girare e per l’aura di incertezza che trasmette. Pasolini è il più profondo e punta il dito contro la borghesia sullo sfondo di un cattolicesimo bistrattato. Gregoretti è interessante per i contenuti "consumistici" in un periodo di pieno boom economico.
Film a episodi (quattro) che hanno molto da dire sull'uomo e sui condizionamenti della mente. Rossellini ne affronta le manie e in un certo qual senso il feticismo per l'amore materno. Godard spiazza tutti con un episodio grottesco che disturba soprattutto per l'atmosfera angosciante che pervade la storia. Pasolini ci mostra uno spezzone capolavoro dove la crocefissione di Cristo è lo sfondo per mostrarci un mondo nichilista dove gli ultimi rimangono tali. Gregoretti invece ci fa vedere un lato dell'uomo medio che non vorremmo vedere. Ottimo.
MEMORABILE: Su tutti "La ricotta" di Pasolini e il personaggio di Stracci.
L'episodio di Rossellini è una barzelletta poco divertente tirata per le lunghe, quello diretto da Godard supponente e noiosetto, mentre Gregoretti dirige un apologo sul consumismo piuttosto grintoso che può contare su un Tognazzi in piena forma. Sono i contorni del capolavoro pasoliniano di surreale verismo, piccolo solo nella durata, uno sberleffo poetico in cui i graffi della satira sono leniti dalla pietas verso un'umanità derelitta. Sornione e autoironico Welles, abbacinante la bellezza pittorica dei tableaux vivants. Il voto complessivo media fra i vari episodi, penalizzando "la ricotta"
Rossellini, malgrado il buono spunto psicanalitico, è spesso ripetitivo e patetico. Affascina Godard, attraverso una terrificante “normalità” postatomica in cui logica e sentimento sono disintegrati. Il più caustico è Gregoretti, con le vicende di una famiglia di “polli di allevamento” in balia di persuasori più o meno occulti. Ma tecnicamente e concettualmente il meglio viene da Pasolini, che tra poveri cristi e registi cinici condensa in mezz’ora le sue concezioni su arte, società e religione.
MEMORABILE: “Io ti ex-amo”; L’intervista a Orson Welles e il “fiero pasto” di Stracci; La famiglia all’autogrill e alla “Svizzera dei Lombardi”.
Da un'idea di Rossellini sul tema del consumismo, quattro episodi assegnati ad altrettanti grandi registi. Indubbiamente spicca per l'impegno Pasolini, con quella sua "Ricotta" al solito oggetto di censure, condanne e assoluzioni in extremis. Il film anticipa tematiche ancora troppo avanzate per un'Italia sonnacchiosa e chiusa nel suo conformismo, sia a destra che a sinistra. Perché, come avverte Gregoretti, ha più credito e dà meno fastidio, chi arriva puntuale o in ritardo in fatto di arte e creatività.
MEMORABILE: Tomas Milian come rapida comparsa in un quadro vivente de "La ricotta".
L'episodio di Rossellini è di rara noia e scarso interesse, con azzeccato solo l'uso del "Casta Diva" (*!). Godard parte con un'idea anche interessante, ma ci mostra pochi virtuismi e il commento fuori campo è orribilmente didascalico, noioso (**). Pasolini è forse al suo capolavoro: un verismo surrealista dai contorni poetici, con grandi musiche, un Orson Welles dalle smorfie fantastiche e un Cipriani-Stracci vividissimo (****). Gregoretti sorprende con una bellissima satira del consumismo, con un grande Tognazzi che scalfisce appieno (***!).
MEMORABILE: La frase censurata che concludeva La Ricotta: "crepare è stato il suo solo modo di fare la rivoluzione"; I polli in autogrill e la voce robotica.
Film a episodi con una enclave, "La ricotta" di Pasolini, che combatte una battaglia a sé. Tiepido Rossellini, contorto Godard, pimpante e ammonitorio Gregoretti, issato sulle spalle di un gran Tognazzi travet. Ma Pasolini schiera Orson Welles (!), i tableaux vivant a colori che spezzano il b/n come un'allucinazione, il martirio della fame di Stracci (Mario Cipriani, indimenticabile) e la sbalorditiva attualizzazione del messaggio di Cristo. Andrebbe rititolato Pa&Rogog.
MEMORABILE: Welles: "Povero Stracci, crepare! Era l'unico modo per farci capire che anche lui era vivo".
Episodi di natura diversa che dovrebbero indurre a riflettere su una società in grande fermento e sulle sue contraddizioni. Ci riesce in parte Gregoretti (**!) grazie a un bravissimo Tognazzi mentre sono più deludenti Rossellini (*!) che sviluppa una storia piuttosto insulsa e Godard (*), che spinge all'estremo la sua solita solfa sull'incomunicabilità, in modo desueto ed estremamente noioso. Di altissimo livello quello di Pasolini (****) che sembra giocare in un altro campionato. Nel complesso discreto, anche se i nomi coinvolti avrebbero fatto sperare in qualcosa di meglio.
MEMORABILE: L'episodio di Pasolini, da incorniciare dal primo all'ultimo fotogramma.
Da sempre celebrato ben oltre i suoi reali meriti, forse per la presenza di una delle prove migliori del Pasolini regista ("La ricotta" è un'illuminante, carnascialesca parabola metaforica sul destino umano). Nel complesso l'operazione collettiva è però traballante: vacuo al limite del nonsense l'episodio di Rossellini, mentre l'interessante spunto narrativo di Godard viene zavorrato dai suoi consueti, arzigogolati filosofemi. A parte si erge la curiosa mezz'ora dell'esperimento sociopolitico di Gregoretti: ritratto centrato, per quanto un po' spuntato, del neocapitalismo del boom.
Quattro variazioni sul tema, e quindi borghesia risoluzioni e disfacimento, caratterizzate dalla semplicità del formato e dei suoi limiti (brevi). Pasolini riesce a condensare ogni elemento della sua poetica sublimandolo con al fisicità di Wells, che aleggia come un satiro sullo sfondo rurale delle sue disquisizioni sacrali. Godard cerca Marker e poco più. Molto meglio Gregoretti - e sadicamente più futurible - che muove Tognazzi nei canali in divenire della società di consumo. Rossellini si limita al compitino.
"Illibatezza": un Rossellini sciocco, mai credibile, senza tono paradossale salvifico, ok solo la Schiaffino e “Casta Diva” in sottofondo. "Il nuovo mondo": Godard criptico ma curioso, interessante, con una Stewart stupenda. "La ricotta" è il cinema di Pasolini in mezzora, col ruolo del sottoproletariato prestato al cinema (Cipriani protagonista!) e Welles fantastico solo nel muovere un labbro (meravigliose le apparizione delle due Deposizioni - Rosso e Pontormo - meno i movimenti successivi). "Pollo ruspante": apologo anticonsumistico di Gregoretti: talora piacevole, ma nulla più.
MEMORABILE: Rossellini: i brutti fondali; Godard mostra un'insegna, ma ci sorride mostrando solo una parte; La stroncatura di "Assolutamente!"; Pizzorno esisteva!
Quattro episodi che dovrebbero unire il nome di culto della Novelle Vague (Godard), i due giovani italiani più creativi (Pasolini e Gregoretti) e il padre riconosciuto di tutto il nuovo cinema degli anni Sessanta. Un'operazione libera, potente, innovativa, con Pasolini che dirige uno dei suoi lavori migliori, Godard che ci parla dell'atomica e del consumismo, Rossellini che propone una variazione sull'amore e Gregoretti con il suo inconfondibile humour. Un film che ci racconta un'epoca.
Se si guarda solo l'episodio "La ricotta" di Pasolini questo film è un capolavoro, se si guardano gli altri è solo mediocre. Rossellini descrive una bella hostess, Rosanna Schiaffino, alle prese con un maniaco americano, Godard parla freddamente di guerra atomica ma l'episodio sembra un pretesto per fare apparire Alexandra Stewart. Migliore quello di Gregoretti, critica al consumismo con un grande Tognazzi ma una trama crudele. Splendida la storia pasoliniana di Stracci.
La luce del cinema di Pier Paolo Pasolini illumina un film altrimenti trascurabile. Dei quattro episodi quello pasoliniano è di gran lunga il migliore per efficacia e simbolismo. Il primo di Rossellini è di un'inutilità e una monotonia sconcertanti, il secondo di Godard è piuttosto inconcludente. Non è malvagio l'episodio di Gregoretti, anche se dopo un po' tende a ripetersi e vede un Ugo Tognazzi apparentemente poco in forma. Film in generale che vorrebbe arrivare più in alto di quanto in realtà riesca ad arrivare. L'episodio di Pasolini avrebbe meritato altra collocazione.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneXtron • 13/02/16 10:34 Servizio caffè - 2151 interventi
Chi sarebbe l'attore Andrea Barbato che compare nel cast? Su imdb non lo trovo...
DiscussioneDaniela • 23/10/17 13:12 Gran Burattinaio - 5928 interventi
I quattro episodi sono tutti in bianco e nero, ma "La ricotta" diretto da Pasolini contiene alcune sequenze a colori.
CuriositàAlex75 • 18/07/18 17:05 Call center Davinotti - 709 interventi
L'episodio "Il pollo ruspante", nella sequenza girata all'Autogrill, mostra un nutrito campionario di prodotti Pavesi, tutti con il marchio ben in evidenza. Proprio l'anno precedente l'azienda di Novara aveva dato vita, sulla A4, al suo primo Autogrill.
MusicheAlex75 • 18/07/18 17:14 Call center Davinotti - 709 interventi
La sequenza iniziale de "La ricotta", in cui alcune comparse ballano sulle note di questo twist, potrebbe avere ispirato, anni dopo, uno dei finali scartati da Pasolini per Salò (quello con tutta la troupe impegnata in un boogie sfrenato).
Nell'episodio "Il pollo ruspante", quando la famiglia protagonista arriva alla "Svizzera dei Lombardi", si sente in sottofondo "Guarda come dondolo" (C. Rossi - E. Vianello).
https://www.youtube.com/watch?v=7fb7mjn15QY