Quelli della pallottola spuntata: 2. Un campione onesto - Film (1982)

Secondo episodio della serie, è quasi al livello del primo. Da ricordare almeno la partita di poker coi giocatori che ignorano quale sia il punto vincente ed il gangster che mostra un tostapane come prova di un rapimento (commento di uno scosso Drebin: "Dio mio! ")... Ma anche il pugile con la maglietta con scritto PROPERTY OF MARTIN ha un suo perché. I giochi di parole sono meno numerosi che nel primo episodio, a tutto vantaggio della nostra comprensione.

Secondo episodio della saga comico demenziale più divertente della tv. Joe Dante, a cui è stata affidata la regia di questo episodio, non tradisce le aspettative e grazie ad un copione che predilige più le gag visive che quelle verbali, ci regala mezz'ora di spumeggiante comicità. Cast d'attori di gran livello, con la coppia Nielsen/North che svetta su tutti. Memorabili i titoli di coda.

Un mezzo punto in meno rispetto al primo episodio, non perché questo sia brutto, anzi, ma ha un coefficiente demenziale inferiore, anche se la partita a poker è geniale. Divertenti le situazioni, in primis il poliziotto, vigile, dinanzi all'entrata dello spogliatoio, ma anche la maglietta del campione, insomma il solito, o quasi, coacervo di esilaranti, idiote, trovate.

In questo bellissimo episodio di Joe Dante riguardante un caso di boxe c'è una scena che non scorderò mai: la partita truccata a poker, dove avvengono alcuni scambi verbali confusi e irriverenti sia sulle regole del gioco, che (come vuole la tradizione) sui cognomi di persone (indirettamente) coinvolte. Tante le gag geniali, dai peli di barba osservati al microscopio al tostapane della ragazza. Police Squad è semplice ma geniale, da riscoprire piu di quanto sia stato ampiamente fatto con i film; Nielsen non poteva aver ruolo migliore.

Altro episodio di livello, con alcuni momenti esilaranti (il killer, pieno di armi, che dice alla guardia di essere della stampa e viene fatto entrare; l'impiccato spostato da tutti; l'arbitro che domanda al pugile colpito pesantemente: "Quante dita sono?". E lui: "Venerdì..."). Si ride e ridacchia come nella prima puntata, con un finale quasi geniale (il tentativo di fuga con i poliziotti in fermo immagine). Un grande esempio di comicità assurda e spassosa. Nota di merito per la palestra col sacco umano e l'ombra colpita dal pugile.

Rispetto al precedente episodio il numero di gag è rimasto invariato, ma il loro livello è leggermente aumentato. La scena del poker è meglio godersela in originale ma il doppiaggio italiano ci ha provato. Il resto però è formidabile, con una riproposizione dei topoi dell'infiltrato tanto cari al poliziesco. Divertente il pugile che si infiamma per un'offesa minima, folle ciò che si vede al microscopio, da applausi il gangster che si presenta con il cappello da giornalista. Riuscito e gustoso anche grazie alla regia di Joe Dante.

Altro episodio ad altissimo contenuto di nonsense (basti pensare al "ti porterò fuori da questa fogna" che diventa letterale). Da notare come Nielsen, nella sua classica manovra di parcheggio, stavolta faccia cadere due bidoni, essendo la seconda puntata. Sono questi i particolari che rendono la serie un vero cult, così come il fermo immagine dei titoli di coda, anche stavolta geniale, con il cattivo di turno che si libera e cerca di uscire dallo schermo. Ancora una volta straordiario.

Diversa mano, stesso risultato: nel non fare un solo prigioniero nella guerra alla seriosità e alla tradizione Joe Dante dimostra di non essere secondo al trio ZAZ, che agisce da qui in poi nei coni d’ombra: ancora 24’ di sovranità umoristica senza freni atta a comprovare che essere scemi è una cosa seria e viceversa, e garantisce risate senza ritegno al fortunato che vi incappa. Magari un pizzico meno tellurico dell’episodio pilota (e il pur ottimo adattamento nostrano può poco contro l’intraducibilità degli originali doppi sensi), ma ancora niente da invidiare al cine-trittico che ne verrà.

Notevole episodio comico-demenziale con protagonista un Leslie Nielsen in forma smagliante. Le gag da ricordare sono molte e si fa quasi fatica a osservare ogni immagine e ogni espressione dei personaggi vista l'assoluta qualità e densità di momenti satirici. Guardatelo se volete rilassarvi con sane risate!

Un pugile non vuol vendersi l'incontro ma così facendo firmerà la sua condanna a morte. Sul delitto indagherà il solito Frank Drebin. Altro episodio spassosissimo con gag strepitose a partire dall'incipit. Tra i momenti che non si possono scordare ci sono quelli del tipo che si spaccia da uomo della stampa, la partita di poker e tutta la parte finale (titoli di coda compresi). Chiarissima l'intenzione di parodiare Rocky.

Seconda puntata più convincente della prima, per via di personaggi che spiccano il volo (il lustrascarpe tuttologo) e di una maggiore azione con gag mimate (la posta in gioco durante la partita a poker, la dimensione sempre più crescente degli elettrodomestici della donna rapita) rispetto ai giochi di parole spesso difficili da rendere (vedi momento memorabile). Dante si mette a disposizione.

Secondo episodio che sfoggia perle di umorismo, come nel primo, anche se il risultato finale sconta un po' la mancanza dell'effetto sorpresa. Anche in questo caso si perdono molte gag a causa della traduzione italiana ma oggettivamente da questo punto di vista era difficile fare di meglio. La regia di Dante garantisce una maggiore compattezza all'insieme ma l'assenza della follia dei creatori lascia qualche buco. Una mezz'ora di cinema di grande livello, in ogni caso meritevole di visione.

Il tenente Drebin torna in azione per sgominare un giro d'incontri di boxe truccati. Rispetto alla vulcanica prima puntata i ritmi sono leggermente rallentati e la quantità di gag diminuisce, ma quelle presenti restano assolutamente esilaranti e denotano genialità creativa. Si riesce addirittura (ed è la trovata migliore dell'intero episodio) a migliorare il già spassoso finto fermo immagine ai titoli di coda. Il doppiaggio fa sì che alcune delle battute originali perdano forza (il sassofono su tutte), ma non macchia l'assoluta godibilità di quanto visto.