Attaccare un film come CONCORSO DI COLPA è fin troppo facile: i difetti evidenti sono tanti e facilmente riconducibili alla non troppa dimestichezza del regista Claudio Fragasso (una lunga militanza nella serie B e Z italiana prima di sfondare con PALERMO-MILANO SOLO ANDATA) con il cinema più impegnato e "di denuncia". Dialoghi spesso ingenui, qualche sciocchezza sparsa un po' dappertutto, momenti perfino imbarazzanti, nel loro disinvolto approccio a tematiche importanti come le lotte giovanili del '77. Eppure, nonostante ciò, per una volta siamo in presenza di un thriller moderno dal soggetto...Leggi tutto complesso e ben costruito, con almeno un paio di colpi di scena davvero ben assestati e il vantaggio di non essere (quasi) mai scontato, qualità rara e da premiare. Tutto ha origine - come nella tradizione del classico giallo argentiano - in un episodio che ci viene mostrato in apertura: nel '78 cinque giovani autonomi assistono alla morte di in "fascio", che precipita dal tetto dopo essere stato da loro inseguito. Ritorno ai giorni nostri: uno dei cinque si spara alla gola e c'è chi (Gabriele Ferzetti, il giudice) vuole approfittare dell'episodio per riaprire il caso della morte del giovane "fascio". Le indagini sono affidate al commissario Francesco Nuti, che dovrà rintracciare i quattro autonomi superstiti. Personaggi (anche secondari, come il sempre bravo Burruano) centrati e ben inseriti. Fragasso trova in Nuti (in piena crisi esistenziale, aveva detto che si sarebbe suicidato se nessuno gli avesse offerto una parte in un film) un buon alleato (anche se un po’ forzato nella recitazione drammatica) e in Benvenuti un attore straordinario. Finale spiazzante.
Amo il regista Claudio Fragasso. A volte geniale, molto portato per il cinema d'azione, una specie di John Woo di Roma. Ma non amo Concorso di colpa. Ridicolo, sciattamente scritto, interpretato malissimo (ma il demerito è soprattutto di un Nuti in fase finale), rende uno spaccato dell'Italia incisivo come "Paperino mese". Poi a vedere questi figuri truccati come la Banda Bassotti il riso esce spontaneo. E pensare che la regia di Fragasso è ottima, con echi di Suspiria. Mah!
Non sarà un capolavoro ma si lascia vedere e vi sono alcuni colpi di scena davvero imprevedibili che coinvolgono lo spettatore. Esistono parallelismi con Romanzo Criminale, tipo il finale con i 5 ragazzi che si rivedono giovani e felici sulla spiaggia. Sicuramente molto meglio "Concorso di Colpa" dello scialbo, al suo cospetto, Milano-Palermo: il ritorno. Nuti è (volutamente) freddo, monocorde e monoespressivo. Bravi Ferzetti e Burruano. Bonetti poco tratteggiato. Benvenuti simpatico, ansioso, pazzo e impaurito allo stesso tempo.
Divertente, se si supera l'iniziale imbarazzo di vedere Nuti in completo crollo esistenziale e se non si chiede a Fragasso alcuna logica narrativa, politica o storica. Luca Lionello è una di quelle facce da cinema anni '70 (fa male poi vederlo in tv con Pingitore!) mentre Benvenuti è a teatro (e quando lo si vede al cinema lui con la testa è a teatro!). Il finale è un delirio anche tecnico, visto che, nell'ultima scena, Nuti probabilmente non era sul set (con un trucco degno dello Yeti di Parolini).
Dopo un incipit girato con mani di velluto (7' da vigorosa stretta di mano), inizia uno squasso esponenziale; Fragasso intinge il film nella bacinella del più vieto e disarmante qualunquismo (le sparate del figlio contestatore indegne del peggior costanzo show), lascia i personaggi in balia della sagra della macchietta (con un Nuti catatonico del tutto inadeguato al genere ma in linea con la sfacciata mediocritas generale), sacrilego si pasce di schiaffare Flaiano e Pasolini per dimostrare a un certo Ministero che si sta facendo Kultura; rea la Drudi, che anziché far la lavapiatti sforna scemeggiature che son tutte un crepaccio.
Scontro tra generazioni, scontri tra polizia e manifestati, scontro tra Nuti e il copione... La storia c'è ed è pure intrigante con un bel colpo di scena finale, gli attori a volte inteneriscono, c'è Nuti che chiama l'ispettore DiNunzio... cercando di evocare il Panuunzio di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, ma Volontè recita... lui balbetta, peccato però. Belle le musiche, il film c'è e diverte, importante è di non prenderlo troppo sul serio e in fondo Fragasso vuole far divertire il suo pubblico e in un modo o nell'altro ci riesce.
MEMORABILE: Per passare inosservati si vestono con berretti improbabili, occhiali neri, sciarpe ed entrano in un bar... riconoscibilissimi e visibilissimi.
Film coraggioso che avrebbe potuto costituire motivo di discussione e riflessione, al limite anche di polemica e invece è stato colpevolmente ignorato. Fragasso rilegge gli anni di piombo con una storia dura, dolorosa e ricca di contenuti: i contrasti tra il padre poliziotto e il figlio Noglobal, la mancanza di amore che avvelena l'esistenza, il tradimento dei propri ideali in nome di una tranquillità costruita sul falso perbenismo, l'incapacità di fare i conti con il proprio passato... Non privo di difetti (vedi Nuti protagonista) ma buono!
MEMORABILE: La sequenza iniziale in bianco e nero (di gran classe!) e il colpo di scena conclusivo.
Colpo di coda del Fragasso nazionale che confeziona un noir terroristico-politico di buon livello e con un cast variegato, di "genere" e tendenzialmente "di" parte e "in" parte evitando il ripescaggio delle solite facce da fiction. Se fatto negli "anni d'oro" di Fragasso questo film poteva fare coppia con Palermo-Milano.
Il ritorno al cinema di Nuti (che purtroppo non ha avuto seguito) è in un interessante film dall'impianto giallo, con un paio di colpi di scena azzeccati e l'ottima regia di Fragasso. I continui rimandi tra passato e presente sono buoni e c'è anche una discreta tensione nella seconda parte. Nuti è un po' spento ma per la parte va bene, Benvenuti è bravissimo e il resto del cast è buono. Bella la colonna sonora di Donaggio. In definitiva l'ho trovato notevole.
MEMORABILE: La scena del riconoscimento organizzato sul tetto.
Sicuramente ben definiti i dettagli più thriller della storia, che invece si perde nella scelta dei personaggi dove, duole dirlo, Nuti è completamente inadeguato al ruolo e non è l'unico. Richiami fuori luogo sono quasi tutti quelli che si riferiscono alla vita anni '70 e alle lotte studentesche: una strizzata d'occhio registica al flashback poco consona. Il finale è sì spiazzante, ma girato in modo davvero poco credibile. Non convince.
Dispiace davvero vedere Nuti in queste condizioni. Alessandro Benvenuti mi racontò che la lavorazione di questo film è stata veramente difficoltosa, in molte scene si utilizzò addirittura una controfigura per Nuti, vestendola come lui e facendola recitare di spalle. Claudio Fragasso è un bravo regista (basti pensare a Palermo-Milano solo andata) ma stavolta, nonostante la buona idea che ha a disposizione, non riesce a convincere. Peccato.
Forse il film piu ambizioso di Fragasso, che mette in scena la generazione degli anni Settanta e la triste fine che molti di quei sogni hanno fatto. Il film è sincero, i colpi di scena non scontati ma i personaggi parlano una lingua che non esiste, soprattutto nei flashback. E' vero che si parlava per slogan, ma non proprio così... E il figlio no global di Nuti è una macchietta.
Film sugli anni di piombo, in pieno delitto Moro e cariche della polizia (ante Diaz) e pestaggi/omicidi rossi e neri. L’impianto della trama è intrigante, la tensione non viene mai meno e il cast ben assortito; purtroppo, con tutto il bene che ha meritato il povero Francesco Nuti, la sua prova è scadente, a tratti imbarazzante. Chissà come sarebbe stato il film con un protagonista migliore.
MEMORABILE: La partita a scacchi giocata su doppio livello.
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