Da un romanzo del celebrato Georges Simenon un film scritto, diretto, ideato e realizzato da Jean-Pierre Melville. Due dei maggiori talenti francesi uniti per un film tra i più lenti, noiosi e stucchevoli mai realizzati. Se anche va salvata l'originalità delle intenzioni (il rapporto conflittuale tra i due protagonisti è tratteggiato con bella mano da Melville), non si può constatare l'estrema staticità di un'opera che paradossalmente è invece strutturata quasi come un road-movie. Un viaggio attraverso paesaggi americani ricostruiti in studio. Dialoghi spesso ridotti all'osso, una drammatica carenza nelle musiche di sottofondo e, in sostanza, riuniti insieme quasi tutti i difetti del cinema francese....Leggi tutto Primi fra gli altri una freddezza e un distacco che allontanano giocoforza l'interesse, una spocchiosità fastidiosa e un Jean-Paul Belmondo bravo ma monoespressivo. Che funziona bene per il noir (o meglio, per il polar), molto meno per film meno specificizzati come questo L’AINEE’ DES FERCHAUX, che vorrebbe essere a più ampio respiro (proprio come i begli esterni in cui è ambientato) ma si arena in un soggetto povero che non riesce proprio a decollare. Qua e là ci sono spunti azzeccati, sprazzi di dialogo intelligenti, ma nell'insieme si contano troppi momenti interlocutori (vedi l'apertura con la lunga e confusa descrizione dei guai del “banchiere” Fercheaux) e l'incontro con una Stefania Sandrelli dai capelli tagliati corti sembra quasi anticipare la nascente cultura hippie. Insomma, una trascurabile parentesi d'autore per uno dei più grandi (o presunti tali) padri del noir europeo. LO SPIONE dell'anno prima sembra davvero uscito da un'altra epoca.
Plutocrate in bancarotta fugge ai creditori rifugiandosi in America. Con lui Michel, ambiguo segretario/galoppino, con cui l'anziano riccastro instaura uno strano rapporto. Il figlio rimpianto, o insana attrazione? Da un bel romanzo di Simenon, Melville alle prese col dramma psicologico: non è proprio il suo forte, ma grazie agli ottimi Vanel e Belmondo ne viene fuori un film interessante per quanto discontinuo. Un Melville è un Melville, da vedere per principio.
Un Melville minore, ma comunque apprezzabile, che trattando uno dei temi a lui più
cari (l'amicizia virile tra uomini...o forse qui si allude ad altro) costruisce un
interessante dramma on the road in cui più che le (poche) vicende della trama, contano la psicologia dei due personaggi principali, ben interpretati da Vanel e
Belmondo, e la loro evoluzione. Non mancano i bei momenti ma anche qualche pausa.
Il Melville che non ti aspetti! Parte come un polar e finisce per diventare un road-movie introspettivo, gonfio di dialoghi ed elucubrazioni, in cui la voce off di Belmondo la fa da padrone mentre assistiamo a questo scontro generazionale messo in scena dai due protagonisti. Eccellenti gli sguardi proposti dal regista su di un'America poco vista. In un certo senso anticipa un po' il cinema on the road americano degli anni 70. Un po' inutile la presenza della Sandrelli. Bellissima la Mercier. Finale nelle paludi della Luisiana poco ispirato.
Interessante parabola discendente di un vecchio banchiere spietato che scopre troppo tardi il male fatto che gli si ritorce contro. Il film, forse anomalo nella produzione melvilliana, trova il suo punto di forza nella coppia Vanel - Belmondo e nelle musiche di Michel Legrand. Una Sandrelli giovanissima fa una comparsata, ma con gli anni non è che svilupperà più di tanto le sue capacità recitative. Da vedere per completare la filmografia di un grande.
Jean-Pierre Melville HA DIRETTO ANCHE...
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Altra bella notizia. Pare che i distributori italiani inizino a svegliarsi. Stanno per uscire
molti film interessanti che i cinefili volevano
da tempo.