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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Esordio nel lungometraggio per Fernando Di Leo (che cinque anni prima aveva diretto un episodio del dimenticato EROI DI IERI... DI OGGI... E DI DOMANI), che si cimenta nel cinema bellico elaborando una complessa storia di spionaggio in cui un alto militare Alleato (James Daly) deve raggiungere Ostenda, in Belgio, per rientrare in possesso di un fondamentale memorandum che contiene le regole per decriptare un codice segreto. I nazisti lo tengono ben stretto e non basterà un semplice doppio gioco per riaverlo. Ecco quindi l'alleanza con i partigiani locali e nuovi patti interni per ottenere l'importante documento. A dire il vero ci si perde un po’, dietro a simili giochi di spie,...Leggi tutto e il soggetto non è così interessante da poter dire che… il gioco vale la candela, pur tuttavia il rigore nella sceneggiatura di Di Leo (il quale come si sa è proprio dalle sceneggiature che ha iniziato) permette di seguire la trama senza perdersi troppo. Il film, a ogni modo, è abbastanza banale e in linea con gli analoghi prodotti di genere. I mezzi, pur non scarsissimi, sono quelli che sono e il risultato non può far gridare al miracolo, facendo anzi intuire che non potrà mai essere questo il terreno prediletto dal cinema di Di Leo. Già però si fanno apprezzare le psicologie dei caratteri secondari, una buona mano nelle scene d'azione (concentrate nell' ultima parte) e una cura non comune nei dialoghi. "Rose rosse" è il nome in codice con cui viene chiamata l'operazione recupero al centro del film. Notevolissimo e spiazzante il colpo di scena conclusivo, che lascia a bocca aperta.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/08/06 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 10/12/09 13:32 - 1648 commenti

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Non male, anche se siamo pur sempre in un bellico italiano Anni Sessanta, cioè ad alto rischio di abbiocco. Una discreta sceneggiatura con qualche buon dialogo (farina del sacco del regista pugliese? Facile immaginarsi di sì) mentre le scene d'azione sono confuse e ben poco interessanti. Nel cast, tra gli uncredited, si riconoscono il vecchio Alessandro Tedeschi, Giancarlo Badessi ed una giovane e bella Francesca Romana Coluzzi.

Kowalski 30/01/10 02:51 - 40 commenti

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Lo stesso Fernando Di Leo definì questo film "il festival dell'ovvio e della banalità", realizzato ricalcando i tipici film del genere, evidentemente per pure ragioni commerciali. Il regista ammise però di aver lavorato con una certa libertà, pur senza alcuna convinzione. Per cui non ce la sentiamo di assolvere il maestro del noir italiano dalla poca significatività del prodotto, pur dignitoso e arricchito da qualche buon dialogo (opera di Di Leo).
MEMORABILE: L'inno nazista cantato durante la festa.

Homesick 3/01/11 13:19 - 5737 commenti

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Attivo sceneggiatore western e futuro monarca del noir italiano, Di Leo esordisce nel lungometraggio con un film bellico e infila, nel rosario di stereotipi del genere, spessi grani di antimilitarismo, anticlericalismo e pacifismo, rivelatori delle sue note simpatie politiche. Il cast è un pot-pourri ove trovano posto, tra gli altri, l’americano sul viale del tramonto Wilding, il felliniano Polidor e membri fissi del team Di Leo (Galimberti, Lovecchio, Ammirata); Garko si doppia da sè. Volendo, nella rabbia ultrice di Daly si potrebbe persino scorgere un’anticipazione di quella di Adorf in MC9.
MEMORABILE: I nazisti che cantano "Horst-Wessel-Lied"; Daly che si vendica a mitragliate e la sua invettiva antimilitarista.

Dusso 30/12/13 00:20 - 1566 commenti

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L'esordio di Di Leo è un bellico un po' confuso nella sceneggiatura (meno interessante di altri film di guerra del periodo) però con buoni dialoghi e una resa emotiva non comune. Si nota qualche errore di continuità di troppo, ma il cast variegato non è per niente male. Bello il titolo e la ost di Peguri si fa valere.

Panza 4/05/16 20:17 - 1834 commenti

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Sorprende abbastanza, questo bellico d'imitazione americana diretto da un Di Leo agli esordi ma già comunque con una marcia in più. Il regista infatti riesce a inserire in un prodotto di consumo alcune scene che criticano la guerra e il nazismo (la festa con l'inno nazista e il finale). Rispetto ad altri film simili del periodo non è nemmeno così pesante e datato, riuscendo a farsi vedere tranquillamente fino alla fine. Simpatici i siparietti comici affidati a Polidor, qua nei panni di un prete.

Ronax 10/02/18 01:36 - 1248 commenti

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Per la sua prima vera e propria regia Di Leo sceglie il più classico dei generi e la più convenzionale delle trame: un bellico con movenze da spy-story a base di commando alleati che si intrufolano fra le file tedesche, preziosi memorandum crittografati da recuperare, belle e romantiche partigiane, spie, traditori e doppiogiochisti di ogni risma, agguati, assalti e l'immancabile dicotomia fra il generale tedesco "buono" e il perfido aguzzino delle SS. Detto questo, la sceneggiatura è abbastanza ben congegnata e il film scorre agevolmente.
MEMORABILE: Il volto intenso della povera Anna Maria Pierangeli in una delle sue ultime interpretazioni.

Jurgen77 12/02/18 09:04 - 629 commenti

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Povero film bellico dell'artigiano Di Leo. Rispetto ad altri italiani del periodo spicca una maggiore cura nella trama, nei ruoli dei vari personaggi e nel messaggio antimilitarista. Tuttavia, vista la pochezza di mezzi a disposizione, il film risulta più drammatico che di guerra. Attori discreti, già visti nel cinema di genere italico. Poca azione e mezzi scarsi per spacciarsi come bellico...

Caesars 20/04/20 10:40 - 3779 commenti

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A salvare, parzialmente, la baracca c'è il colpo di scena finale. Per il resto un filmetto senza grandi pretese che fa capire come il bellico non sia un genere in cui Di Leo eccella. La trama è abbastanza confusa, con interpreti non certo memorabili a cominciare dal protagonista James Daly. Le scene di battaglia non entusiasmano ma sono realizzate discretamente. Alla fin fine il film il suo lavoro lo fa, lasciandosi seguire con interesse fino alla conclusione, momento che come già detto è sicuramente il più riuscito della pellicola.

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  • Curiosità Kowalski • 30/01/10 03:24
    Galoppino - 11 interventi
    Il film rappresenta in qualche modo un tratto d'unione tra momenti distanti e diversissimi della storia della settima arte: girato nell'Italia degli anni'60 (terra vivace di cinema come sappiamo), vede tra gli interpreti Anna Maria Pierangeli (che era andata molto vicina a diventare una star di Hollywood), Polidor (uno dei primi grandi comici della storia del cinema, i cui primi film risalgono al 1910), e nel cast tecnico, come aiuto regista Franco Lo Cascio/Luca Damiano e come operatore Aristide Massaccesi/Joe D'Amato, che accompagneranno il cinema popolare italiano durante tutta la traiettoria del suo declino, fino al porno girato in video.
  • Musiche Panza • 30/06/16 21:08
    Contratto a progetto - 5200 interventi
    La canzone dei titoli di coda è Canto della libertà (Di Leo - Paguri) di Don Powell.
  • Curiosità B. Legnani • 27/11/18 19:10
    Pianificazione e progetti - 14945 interventi
    L'inno cantato dai Nazisti durante la festa è Horst-Wessel-Lied (Il canto di Horst Wessel), il quale era l'inno del Partito, non l'inno della Germania.
    A questo link, dal quarto secondo in poi, si sente il testo, confrontabile al link da wikipedia.
  • Homevideo Caesars • 20/04/20 11:13
    Scrivano - 16800 interventi
    Per qualche stranissimo motivo la versione reperibile sul sito RAIPLAY, ha l'incipit "monco", dura circa 1', portando la durata finale della pellicola a 1h32'18" (compare il logo RAI3hd)

    https://www.raiplay.it/video/2017/03/Rose-rosse-per-il-Fuhrer-01d2234c-ca57-4bc8-8358-b85b55230469.html



    La stessa pellicola è sicuramente stata proposta da RAIMovie con il prologo corretto, della durata di più di 5', e durata complessiva di 1h36'37". Ad esempio si può vedere qui (con audio inglese)

    https://www.youtube.com/watch?v=oLyzyeyE-Os



    Davvero strana questa cosa.