Storie di personaggi emarginati a vario titolo, che ruotano intorno ad un caseggiato popolare della periferia romana. Personaggi quasi “pasoliniani” e un’ambientazione funzionale, per una storia che dipinge il quadro di una società deviata e corrotta non nuova per il cinema ma rappresentata con una certa efficacia, benché il film funzioni più nella prima parte, mentre è più convenzionale e prevedibile nella seconda. Tra gli attori, ottime le performance di Marchioni, della Foglietta e di un inedito Salemme. Non male.
Pasolini è lontano anni luce e questa sorta di neorealismo tra le borgate produce poco e niente visto che alla base c'è una narrazione completamente slegata e una regia abbastanza incerta dall'inizio alla fine. Personaggi poi abbastanza stereotipati e mai realmente approfonditi come avrebbero dovuto e potuto. Marchioni fa quel che può mentre Salemme è un pesce fuor d'acqua e si vede. Resto del cast utilizzato a sprazzi e male. La realtà è che la regia ha paura di sporcarsi le mani fino in fondo preferendo galleggiare in una sorta di limbo.
Le vite delle persone che abitano tutte in un caseggiato popolare di Roma s'intrecciano fra di loro al punto da rimanere coinvolte in una spirale di violenza. La criminalità serpeggia e utilizza il popolino per diramare i suoi traffici illegali, rendendoli schiavi e dipendenti. La felicità è un lusso che nessuno è in grado di garantirsi e i colpi più bassi arrivano proprio dalle persone che dovrebbero starti più vicino. Salemme, inoltre, dimostra di cavarsela bene anche in un ruolo drammatico.
Periferia romana e un gruppo di residenti alle prese con la vita di tutti i giorni fatta di espedienti e pessimismo. Una prima parte incentrata sull'analisi dei personaggi e una seconda, meno riuscita, sulla loro discesa negli inferi della vita. Bravi Marchioni e un sorprendente Salemme, mentre la Foglietta sembra una macchietta di se stessa. Forse, in alcune parti, troppo autoriale quando sarebbe bastato un briciolo di semplicità in più.
Il regista denota sensibilità nel raccontare fatti crudi evitando di scendere in dettagli forti utilizzando nel contempo uno stile distaccato, quasi documentaristico, salvo poi inframmezzare la pellicola di inserti poetici sull'amore che stonano nettamente con l'impostazione iniziale. Per il resto non passano inosservati la bravura dell'intero cast (anche se Salemme appare un po' sacrificato), né tantomeno la denuncia di una società votata al degrado morale in cui ricchi e poveri di qualunque parte dell'Italia (e del mondo) sono accomunati dalla brama di denaro facile.
MEMORABILE: La ribellione silenziosa delle donne; L'esecuzione; Il condominio semi vuoto.
La sofferenza di borgata e la solita infiltrazione della malavita che lusinga e permette la scalata sociale a patto che tu non la tradisca mai. I soliti uomini persi in questo giochino e le donne che a vario titolo ne soffrono, non capiscono, in ogni caso subiscono un destino ben diverso da quello che si aspettavano. Anche il romanesco la fa da padrone, pur con qualche concessione al napoletano. Se l'originalità non è di casa anche la sostanza pare debole e non bastano alcune interpretazioni convincenti (la Foglietta e la Costanzo) a dare particolare vigore alla narrazione.
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opera seconda dei registi romani che tentano si allargare le loro visioni di periferia mettendo nel cast anche grandi nomi non perfettamente riuscito secondo me