Mektoub, my love: Canto uno - Film (2017)

Mektoub, my love: Canto uno
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/05/18 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 27/05/18 23:24 - 9044 commenti

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Kechiche torna dietro la mdp dopo cinque anni e conferma appieno le caratteristiche del suo stile: sono davvero pochi i registi che riescono a dare al loro cinema una tale veridicità, autenticità, vitalità. Lo si era già visto nel film precedente di cui questo Canto uno (ne sono previsti altri due) rappresenta una sorta di "seguito" ideale. E si compie ancora una volta la "magia" di un film molto verboso e di tre ore piene che però vola via veloce e non annoia mai, riuscendo a dire cose non del tutto scontante nel mettere in scena la formazione sentimentale di Amin e dei suoi amici. Chapeau.

Deepred89 30/05/18 00:07 - 3706 commenti

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Kechiche dipinge il suo personale Paradiso: sole, mare, discoteche e ragazze bellissime e disponibilissime con tutti, con la mdp che insegue spasmodica le loro forme come fossimo in una commedia di Michele Massimo Tarantini. Il peso specifico dell'opera si assesta però ai livelli di un qualsiasi vacanziero mucciniano, solo col doppio della durata, dei dialoghi e delle scollature. Ben girato (ginocentrismo a parte) e recitato, con almeno un personaggio credibile (Ophélie), ma il rapporto ritmo-contenuti è tutto a svantaggio dello spettatore.
MEMORABILE: Unico sussulto: il poco credibile cugino seduttore rimorchia la francese parlandole di Aldo Maccione!; Il parto della pecora.

Xamini 2/06/18 01:33 - 1252 commenti

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Un fiume di parole probabilmente eccessivo è la colonna vertebrale di questo Mektoub. La mano dell'autore de La vita di Adele si vede tutta: camera a mano, luce naturale (molto estiva, quasi una voce a sé), dialoghi semplici, banali, di ragazzi, un frammento (cruciale) di giovinezza di cui il protagonista sembra spettatore. Ma se le parole sono superflue a parlare sono gli sguardi, gli atteggiamenti, i momenti, la pelle, la carne. Il tempo si deforma nell'osservarli con gli occhi di Amin e Kechiche ci rende un po' voyeur, restituendoci per tre ore un tempo e un sentire ormai passati.
MEMORABILE: La nascita delle pecore; la spiaggia e la sua luce.

Giùan 16/08/19 08:13 - 4559 commenti

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Si rischia di combattere, lungo il corso della sua ponderosa durata, contro il desiderio primigenio ed epidermico di detestarlo, cedendo alfine nella fatidica, platealmente "impudica" scena della nascita dell'agnellino (e no vabbè: il silenzio degli agnellini no Abdellatif!). Kechiche perde ogni precedente senso della (dis)misura e per ammannirci la "purezza" dello sguardo di Amin avvolge il profluvio affabulatorio rohmeriano di una sensorialità che fa un baffo (ma verrebbe da dire, perdonate, il cu...) al miglior (?) Korine. Da ululato la Bau (sob!)

Kinodrop 19/03/20 19:48 - 2951 commenti

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Occorre armarsi di molta pazienza e predisposizione d’animo per sopportare tanta vacuità. Kechiche si concentra sulle dinamiche estive tra spiagge e locali notturni di Seth, tra maghrebini marpioni e procaci ragazze in vacanza. Il vuoto assoluto si protrarrà per ben tre ore, in un vortice di logorrea terra terra, incontri e “innamoramenti” fugaci (catturati da una mdp febbrile e morbosa). Si ha l’impressione di un espediente filmico tanto per allungare la lista; se questo Canto uno è il prequel di altri simili, siamo proprio messi male.
MEMORABILE: Aldo Maccione?

Galbo 19/09/20 08:59 - 12393 commenti

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Il ritorno di Kechiche dopo La vita di Adele è all’insegna della continuità stilistica con il film precedente. Un inno alla giovinezza, colta nel momento di massimo splendore, quello vacanziero dei corpi al sole, della spensieratezza e della luce. Tecnicamente impeccabile e interpretato in modo assai realistico da un ottimo gruppo di attori, è limitato tuttavia dalla lunghezza spropositata e da una storia poco interessante limitandosi alla fotografia di un momento e senza alcun sottotesto che lo renda narrativamente intrigante.

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