Un titolo italiano azzeccato, che ben sintetizza il dramma alla base del film e che va oltre ciò che appare nelle prime scene, quando John Harris (Craig) accompagna sua figlia sulla spiaggia prima di andare a trovare il nonno. Salita in barca assieme a un amichetto, la piccola si ritrova in balia delle onde e papà è costretto a tuffarsi per salvarla. A cadere subito in acqua è però il ragazzino e, nonostante Ruth sia in pericolo, l'uomo è costretto a nuotare verso di lui. Poi torna alla barca per portare a riva pure la figlia, ma nel frattempo quella ha battuto sugli scogli. In ospedale il medico (McGoohan) conta di salvarla, solo che per farlo occorre una trasfusione e papà, appartenente a una...Leggi tutto religione che non le accetta (“Guai a colui che oserà cibarsi di sangue”, dice la Bibbia), la lascia incredibilmente in una condizione di altissimo rischio pur di non condannarla – a suo dire – alla dannazione eterna. Ruth morirà, nonostante un tardivo ripensamento di sua madre (Munro) e John finirà preda di inevitabili tormenti, aggravati dalla decisione del medico di denunciarlo per omicidio colposo, avendo stabilito che la morte di Ruth si è verificata proprio perché i genitori non hanno acconsentito alla trasfusione. Partendo da una pièce di Janet Green (da lei stessa sceneggiata assieme a John McCormick) Basil Dearden dirige un dramma dalle forti implicazioni psicologiche che indaga sulla liceità di certe convinzioni religiose, attaccate qui da un simbolo del progresso come il medico che avrebbe potuto salvare la figlia. L'eterno dilemma della fede contro la scienza viene affrontato senza necessariamente prendere posizione fino al processo conclusivo, in cui è previsto più di un colpo di scena. Craig recita con aria perennemente sperduta, fiero delle sue convinzioni ma combattuto di fronte a un evento così tragico, la moglie prende atto di aver aderito alla religione del marito senza crederci davvero, il medico (di nome fa James Brown!) prosegue nella sua lotta sicuro che una condanna pubblica servirà a dissuadere altri dal compiere una simile aberrazione. Ognuno ha le proprie ragioni e sull'amletico dubbio il film pone le basi, non senza rallentare nella fase centrale quando una certa ripetitività si fa sentire. Perché in fondo le posizioni son chiare fin da subito e gli scambi di accuse sempre gli stessi, pur se arricchiti da sfumature nuove ad ogni incontro (con gli avvocati, con i genitori di lei, con il padre di lui...). La regia non ha la brillantezza per renderli interessanti come dovrebbe e si riprende con decisione solo nell'ultima parte, conducendoci verso un epilogo soddisfacente. Attori discreti, musiche nella norma ma una bella scelta le location a Seaham (per quanto quasi mai protagoniste), cittadina inglese sul mare che regala al film un flavour singolare, particolarmente cupo, riflesso dai caseggiati spigolosi e dalle ciminiere in lontananza. Solido esempio di come i film tratti da opere teatrali possano contare su sceneggiature più attente e ficcanti della media che ne incrementano la profondità.
Un film che colpisce, visto che tratta di un giovane padre che non consente la trasfusione di sangue che avrebbe salvato sua figlia solo per via di discutibili convinzioni religiose e sconvolge quando alla fine si scoprono i suoi veri pensieri, correlati a una famosissima parabola; solo a quel punto si squarciano i veli ed emerge il nodo di come sia insita nell'uomo la necessità di avere una prova, una verifica di quel che crede, fino a rischiare addirittura lo strazio più grande. Tutti bravi gli attori, ma la mia predilezione va all'avvocato della difesa.
MEMORABILE: L'ultimo confronto fra padre e medico.
Dearden non si è mai tirato indietro quando si trattava di affrontare tematiche scottanti e non lo fa neppure in questo film incentrato sull'eterna diatriba tra religione e scienza, e che soprattutto interroga su fino a che punto è giusto seguire i precetti della propria fede. Teso e incalzante nei dialoghi, efficace nel tratteggio dei personaggi (anche quelli secondari sono ben delineati), mantiene tra le due posizioni un apprezzabile equilibrio che resiste anche nel finale, in cui si assiste quasi a un mutamento di prospettiva. Il cast non demerita, ma la storia meritava di più.
MEMORABILE: Craig interrogato dal pubblico ministero al processo.
Una bambina di otto anni in pericolo di vita potrebbe essere salvata da una trasfusione di sangue ma il padre, testimone di Geova, rifiuta perché la Bibbia lo vieta... Dramma semplice nel suo assunto ma in grado di suscitare sentimenti contrastanti: la ragione si schiera senza mezze misure dalla parte del medico che considera questo rifiuto alla stregua di un omicidio, ma è impossibile non provare pietà anche per il protagonista che non è un fanatico ottuso ma un uomo onesto e compassionevole. Buone le interpretazioni, suggestiva la ruvida ambientazione costiera, efficace l'epilogo.
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