Spiace parlare male di un film in cui un regista di talento (ma mi manca la parentesi fantasy di War Craft che poco mi ispira per motivi di scarsa affinità col genere) ha messo sicuramente una parte della sua "anima" e del suo cuore. Ma tant'è: il film è bruttino assai, ma soprattutto scialbo.
Il regista lo ha definito sequel spirituale di Moon, ma francamente a me sembra che i due film siano molto diversi tra loro e non abbiano nulla o quasi da spartire.
Però qualche segnalazione sugli elementi autobiografici del film può essere interessante.
Partiamo dalla fine (che genera, a mio avviso, l'unica vera emozione della pellicola):
[b]"In ricordo di coloro che sono stati genitori: David Jones e Marion Skene"[/b]
Qualcuno dirà: e allora? E' la solita dedica ai propri genitori. No! Perché se David Jones (alias David Bowie) è il padre di Duncan, tale non è la Sig.ra Marion Skene che è stata la balia del piccolo Duncan quando i genitori divorziarono e lui aveva solo nove anni.
Scelta singolare sicuramente, ma si vede che Jones jr. si deve essere affezionato davvero tanto a questa donna che lo deve aver accudito con vero amore.
E per me è anche la splendida dimostrazione che genitori (il tema della genitorialità è uno dei pilastri della pellicola) non sono per forza solo quelli biologici ma possono esserlo anche altri.
Anche per Duncan Jones è così: la didascalia finale non lascia dubbi.
L'ambientazione berlinese non credo sia casuale: quando il padre David andò a vivere a Berlino (dove creò alcuni dei suoi maggiori capolavori) si portò con sé il piccolo Duncan. Probabile che gli anni teutonici a stretto contatto col padre siano rimasti impressi nella mente del regista, che ha voluto così omaggiare una città che deve aver avuto grande importanza per lui.
Infine segnalo che la realizzazione di Mute è stata molto lunga e travagliata, ma per questo tema credo sia meglio leggere l'articolo di Repubblica che parla anche di altro (pure in parte di ciò che go scritto prima) e che svela molte curiosità interessanti su di un film che per tanti motivi si segnala come un'occasione mancata.
http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/02/22/news/_mute_la_lettera_d_amore_di_duncan_jones_a_suo_padre_david_bowie_e_su_netflix-189503161/
Che dire? Speriamo che in futuro il regista riesca a ritrovare la strada intrapresa nei primi due film della sua carriera.
Ultima modifica: 2/08/18 21:11 da
Cotola