Mute - Film (2018)

Mute
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Titolo originale: Mute
Anno: 2018
Genere: fantascienza (colore)
Note: Il regista ha presentato il film come "sequel spirituale" di Moon (2009) anche se fra i due film non esiste alcun legame, a parte l'ambientazione futuribile - Prodotto e distribuito dalla piattaforma Netflix.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 25/02/18 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 25/02/18 22:21 - 12662 commenti

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Nella Berlino del 2052, un barista armish muto ed allergico alla tecnologia si mette alla ricerca della sua donna scomparsa... Prometteva bene il ritorno di Jones alla fantascienza degli esordi dopo la parentesi videogamica ma il fumo dell'ambientazione bladerunnizzata al neon non basta a mascherare la pochezza del plot né la bizzarria di alcuni personaggi, come i due chirurghi americani clandestini al soldo della malavita, evita la sensazione di trovarsi di fronte ad un opera poco ispirata, a parte la dedica finale che sorprende e commuove ma per motivazioni extrafilmiche.

Franty 6/07/18 02:29 - 6 commenti

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Thriller dall'appagante aspetto fantascientifico con una struttura narrativa "alla America oggi". Consapevolmente ermetico quanto un testo dei Nirvana. Le citazioni, intese come strumento di sintesi per veicolare concetti, qui sono molto intime all'autore (classe 1971) e per questo meno efficaci di quelle (più maliziose?) che hanno reso generalmente importante Moon. Giudicare i segreti conservati nell'altrui scatola a forma di cuore?... Tre pallini nel caso dovessi fare i conti con il karma (!)

Galbo 20/08/18 10:31 - 12395 commenti

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Barista muto appartenente al gruppo degli Hamish cerca la fidanzata scomparsa nella Berlino del futuro, città di confine tra oriente e occidente. Il tentativo di Duncan Jones di realizzare una fatascienza “adult oriented” poggia su basi narrative originali. Purtroppo la sceneggiatura è decisamente inconsistente e l’ambientazione troppo debitrice a Blade runner per essere davvero apprezzabile. Anche il ritmo latita, specie nella lentissima prima parte. Discreta la prova degli attori.

Cotola 24/07/18 01:20 - 9044 commenti

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Il tentativo di non fare il solito film usa e getta tutto botti e scoppi e dai ritmi inutilmente adrenalinici è apprezzabile: ma qui purtroppo si eccede e l'interesse latita a causa di uno script che non riesce ad avvincere poiché si perde in troppe cose inutili. Si parte male, con circa venti minuti di melensaggini che vengono prestissimo a noia. Per il resto la marcia dell'interesse non viene mai ingranata e si procede a fatica fino al finale che fa cadere le braccia. Troppi i personaggi poco ispirati. Evitabilissimo. I brividi e le emozioni li regala l'autobiografismo.
MEMORABILE: La dedica finale.

Minitina80 29/11/19 12:21 - 2984 commenti

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Sembra la tipica storia d'amore che sboccia quando meno te lo aspetti, mentre in sottofondo si nota qualcosa sull'essere genitori e sull'affetto parentale. Purtroppo si fatica a percepire il messaggio nascosto tra le righe perché viene diluito in sequenze apparentemente superflue che fanno perdere il filo. Manca, infatti, di concisione e le ambizioni che palesa non possono di conseguenza essere soddisfatte. Impossibile non percepire quelle sensazioni che rimandano a Blade runner, confinante a un discorso di estetica e poco più.

Taxius 4/04/20 15:58 - 1656 commenti

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Un barista muto alla ricerca di una fidanzata scomparsa nel nulla e un piccolo criminale con figlia a seguito vedranno i loro destini paralleli scontrarsi l'uno con l'altro. Il ritorno del figlio di David Bowie alla regia di un film di fantascienza si rivela essere una mezza delusione e questo per via di una trama pesante che, soprattutto nella prima parte, si perde in inutili annacquamenti utili solo ad allungare il brodo. Bella l'ambientazione della Berlino futuristica ma sembra copiata spudoratamente da quella di Blade runner. Mediocre.

Lebannen9_ 12/05/20 11:32 - 40 commenti

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Berlino, 2052; un barista amish si improvvisa detective per cercare la fidanzata scomparsa. A nove anni dal suo esordio lunare, Jones propone una trama su cui lavora da anni (evidentemente non bastati). Immaginandosi che un certo pubblico non gradisca 120 minuti di protagonista muto, inserisce la sottotrama lisergica dei chirurghi (Rudd e Theroux al limite della decenza) che grava per tutta la durata del film; il tutto in un'ambientazione che soffre il confronto con i Blade Runner. Si salva giusto qualche inquadratura. Deludente.
MEMORABILE: La citazione a Moon, quando nella tavola calda compare in tv il processo coi cloni di Sam Bell.

Enzus79 15/04/21 18:03 - 2897 commenti

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Film targato Netflix. Un uomo muto si mette alla ricerca della fidanzata scomparsa in una Berlino futuristica. Fantascienza con contorni action che danno una marcia in più alla storia, già di per sé poco effervescente e che è invece molto più apprezzabile dal punto di vista tecnico. Una pellicola che ha una tendenza, nel giudizio, a salire con gli anni. Colonna sonora discreta.

Tarabas 13/12/21 23:51 - 1878 commenti

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Nella Berlino che accolse il padre in crisi, Duncan Jones torna alla fantascienza adulta con un film ambizioso e con grandi mezzi a disposizione, che purtroppo dimostra una volta di più che spesso less is more (cfr. Moon, girato con un - grande - attore e due interni). Ci sarebbe tutto, un'ambientazione retrofuturistica di gran gusto (certo, derivativa, ma se fai un film così ti imbatti sempre in Blade runner), il cast, una buonastoria noir. Eppure l'amalgama non riesce, il film si arena presto nel manierismo e la scelta di un protagonista muto non aiuta. Peccato, occasione sprecata.

Duncan Jones HA DIRETTO ANCHE...

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  • Discussione Daniela • 26/02/18 13:08
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Avviso agli appassionati di fantascienza: frenate gli entusiasmi preventivi, rischiate una delusione doppia.
    Nell'elenco dei miei generi preferiti, i film fantasy tratti da videogiochi sono fuori classifica, quindi ho "saltato" Warcraft, ma mi sono buttata a pesce su questo Mute: Jones che torna alla fantascienza, wowwwww...
    Durante la visione, wowwwww è diventato mmmmmm, per diventare bahhhhh. Basta dire che l'unico momento emozionante è stato quando è apparsa la didascalia finale - non è una battuta, leggetela e capirete.
    In particolare, ho trovato involontariamente comica la prestazione di Alexander Skarsgård: fa il muto e quindi si deve affidare all'espressività del volto, ma esagera con le espressioni afflitte e cristologiche, anche per un armish pio come è il suo personaggio. Meglio allora la coppia Paul Rudd/Justin Théroux, tanto trucidi e sopra le righe da essere palesemente grotteschi.

    Curiosa comunque di leggere altri pareri, il film del resto è facilmente reperibile, essendo prodotto e distribuito da Netflix.
    Ultima modifica: 26/02/18 13:12 da Daniela
  • Discussione Galbo • 26/02/18 13:35
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Ne ho letto male ovunque, non so se lo vedrò.....
  • Discussione Daniela • 26/02/18 15:29
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Galbo ebbe a dire:
    Ne ho letto male ovunque, non so se lo vedrò.....

    Io invece ieri l'ho visto "al buio", fidando nel nome del regista e nel credito di fiducia conquistato con Moon e Source Code.
    Stamani ho letto che è stato generalmente stroncato della critica, cosa che non mi ha stupito mentre mi ha stupito il fatto che Jones l'abbia definito "sequel spirituale" di Moon.
    Questa dichiarazione, unita alla didascalia finale, fanno pensare ad un progetto personale e sentito e non ad un semplice lavoro su commissione come è stato con tutta probabilità il precedente Warcraft.
    Sinceramente non so se giudicarla un'aggravante o un'attenuante :o/
    Ultima modifica: 26/02/18 17:11 da Daniela
  • Discussione Redeyes • 26/02/18 16:01
    Formatore stagisti - 953 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Galbo ebbe a dire:
    Ne ho letto male ovunque, non so se lo vedrò.....

    Io invece ieri l'ho visto "al buio", fidando nel nome del regista e nel credito di fiducia conquistato con Moon e Source Code.
    Stamani ho letto che è stato generalmente stroncato della critica, cosa che non mi ha stupito mentre mi ha stupito il fatto che Jones l'abbia definito "sequel spirituale" di Moon.
    Questa dichiarazione, unita alla didascalia finale, vanno pensare ad un progetto personale e sentito e non ad un semplice lavoro su commissione come è stato con tutta probabilità il precedente Warcraft.
    Sinceramente non so se giudicarla un'aggravante o un'attenuante :o/


    Non ne avevo ancora sentito parlare, ma indubbiamente sarei rimasto quanto meno incuriosito leggendone il regista..
    Ora che mi dici così credo che non lo metterò in alto alla mia wish list.
    Capitolo Alexander Skarsgård:
    A me aveva lasciato interdetto e molto già in Tarzan ( ma forse non era colpa sua in quel caso)
  • Discussione Cotola • 2/08/18 21:09
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Spiace parlare male di un film in cui un regista di talento (ma mi manca la parentesi fantasy di War Craft che poco mi ispira per motivi di scarsa affinità col genere) ha messo sicuramente una parte della sua "anima" e del suo cuore. Ma tant'è: il film è bruttino assai, ma soprattutto scialbo.

    Il regista lo ha definito sequel spirituale di Moon, ma francamente a me sembra che i due film siano molto diversi tra loro e non abbiano nulla o quasi da spartire.

    Però qualche segnalazione sugli elementi autobiografici del film può essere interessante.

    Partiamo dalla fine (che genera, a mio avviso, l'unica vera emozione della pellicola):

    [b]"In ricordo di coloro che sono stati genitori: David Jones e Marion Skene"[/b]

    Qualcuno dirà: e allora? E' la solita dedica ai propri genitori. No! Perché se David Jones (alias David Bowie) è il padre di Duncan, tale non è la Sig.ra Marion Skene che è stata la balia del piccolo Duncan quando i genitori divorziarono e lui aveva solo nove anni.
    Scelta singolare sicuramente, ma si vede che Jones jr. si deve essere affezionato davvero tanto a questa donna che lo deve aver accudito con vero amore.
    E per me è anche la splendida dimostrazione che genitori (il tema della genitorialità è uno dei pilastri della pellicola) non sono per forza solo quelli biologici ma possono esserlo anche altri.
    Anche per Duncan Jones è così: la didascalia finale non lascia dubbi.

    L'ambientazione berlinese non credo sia casuale: quando il padre David andò a vivere a Berlino (dove creò alcuni dei suoi maggiori capolavori) si portò con sé il piccolo Duncan. Probabile che gli anni teutonici a stretto contatto col padre siano rimasti impressi nella mente del regista, che ha voluto così omaggiare una città che deve aver avuto grande importanza per lui.

    Infine segnalo che la realizzazione di Mute è stata molto lunga e travagliata, ma per questo tema credo sia meglio leggere l'articolo di Repubblica che parla anche di altro (pure in parte di ciò che go scritto prima) e che svela molte curiosità interessanti su di un film che per tanti motivi si segnala come un'occasione mancata.

    http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/02/22/news/_mute_la_lettera_d_amore_di_duncan_jones_a_suo_padre_david_bowie_e_su_netflix-189503161/


    Che dire? Speriamo che in futuro il regista riesca a ritrovare la strada intrapresa nei primi due film della sua carriera.
    Ultima modifica: 2/08/18 21:11 da Cotola
  • Discussione Daniela • 3/08/18 00:10
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Come già scrissi nel commento, il momento di unica, vera emozione, è quello legato alla didascalia finale. Grazie Cotola per questo bel approfondimento.