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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

The Post sta per Waghington Post, l'autorevole quotidiano al centro (col New York Times) di una battaglia in difesa della libertà di stampa nel 1971, sotto la presidenza Nixon. Dopo che il Times viene in possesso e pubblica uno studio tratto da dossier top secret nei quali si dimostra come l'America per anni abbia difeso la guerra in Vietnam ad ogni costo pur sapendo quanto nessun reale progresso vi fosse nell'avanzamento, il Post cerca di correre ai ripari e capisce di poter tornare in pista quando la Corte Suprema degli Stati Uniti impone al quotidiano newyorchese di bloccare la pubblicazione dei documenti con l'accusa di agire contro la sicurezza nazionale. Potendo mettere a loro volta le mani su...Leggi tutto parte del dossier (consegnato in redazione da una sconosciuta) avranno al Post il coraggio di proseguire la battaglia del Times? Una decisione difficilissima, che coinvolgerà in primis la proprietaria (Streep) e il direttore (Hanks), col secondo – che meno rischia – a tentare di convincere tutti di quanto sia giusto rischiare in difesa del diritto di informare i propri lettori e di conseguenza l'intera popolazione americana. Spielberg recupera un momento importante nella storia del giornalismo a stelle e strisce e lo fa con l'abilità che gli è consueta, ricorrendo a un sontuoso bagaglio tecnico che mette in luce riprese elegantissime negli interni della redazione (carrellate veloci, inquadrature dal basso) e rispettando le regole di un filone già ampiamente codificato. Se infatti un difetto si può rimproverare al film è quello di non trovare nulla che lo renda memorabile. Sfrutta comunque con competenza e intelligenza i punti di forza del genere muovendo al meglio tutte le pedine sullo scacchiere e si giova delle prove maiuscole delle due star, con Hanks in un ruolo più decisionale del consueto e la Streep che al contrario appare fragile in una condizione di inferiorità datale dall'essere l'unico proprieario donna di un giornale tanto importante. E' lei il personaggio più curioso, mentre quello di Hanks rientra tra quelli che in film così dirigono le operazioni diventando i catalizzatori nella fase di ricerca e gestione. Centrato quasi in tempo reale sulle ore che precedono la grande decisione, THE POST rielabora quindi in ottica forse poco personale ma efficace la formula di un cinema di denuncia legato all'ambiente giornalistico al quale sottrae l'eccesso di concisione nel montaggio per abbracciare un ritratto più umano dei protagonisti. Un po' confuso nella prima parte dove non sempre appariranno chiari i riferimenti a una realtà a noi estranea, diventa nella seconda comprensibile e asciutto, fancendo lievitare la tensione con l'entrata in scena di avvocati e consiglieri. Nixon è ripreso sempre di spalle attraverso le finestre della Casa Bianca mentre il finale apre al caso Watergate.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/02/18 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/02/18
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Caesars 19/03/18 10:11 - 3790 commenti

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Spielberg porta sullo schermo una pagina fondamentale per la stampa americana, che nel 1971 fece conoscere a tutta l'America documenti segreti relativi alla guerra in Vietnam. Non si può negare al regista la consueta abilità nella messa in scena e agli attori (non solo ai due protagonisti principali) una prova recitativa convincente, il che sicuramente rende il prodotto valido. Però la trama si svolge su coordinate "classiche" per il genere, non proponendo niente che possa elevarlo al di sopra di una corretta riproposizione dei fatti.

Cotola 3/02/18 00:54 - 9043 commenti

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Prima parte a carburazione lenta e pure un po' confusa per lo spettatore medio italiano che non conosce tutti i retroscena del caso. Quando parte, nonostante non sia certo difficile immaginare come si concluderà il tutto, riesce anche a coinvolgere: in questo gli americani sono sempre molto bravi. Ma a parte la grande e indiscussa professionalità (ci mancherebbe), mancano veri guizzi e sono ben poche le scene che, forse, si ricordano. Per fortuna però, considerato anche l'argomento, la retorica è molto contenuta. La Streep e Hanks bravi ma ben lontani dall'essere monumentali
MEMORABILE: La telefonata collettiva.

Beffardo57 3/02/18 14:18 - 262 commenti

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Antispettacolare, ma comunque avvincente. Spielberg riesce a raccontare la storia della pubblicazione dei "Pentagon papers" (che in sostanza rivelavano come le autorità statunitensi avessero nascosto la realtà fallimentare della guerra del Vietnam), inquadrandola in un più ampio discorso sulla libertà di stampa e la possibilità di critica del potere costituito. Il film è tutto incentrato sulla figura dell'editore e proprietario del "Post" Kate Graham (Meryl Streep), mentre Tom Hanks, nel ruolo del direttore del giornale, è una spalla di lusso.

Capannelle 4/02/18 00:44 - 4411 commenti

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Spielberg tiene un passo più lento rispetto al caso Spotlight anche se vuole ricreare il gioco delle parti all'interno della struttura del giornale e l'eterno dilemma tra ideali e rischi pratici. Il racconto scorre e si può empatizzare con il gruppo di cronisti dalla schiena dritta però non si avvertono guizzi o rivelazioni capaci di elevarlo oltre la media. Hanks e la Streep abbastanza affiatati anche se non credo abbiano occasione di lasciare una traccia indelebile.

Hiphop 5/02/18 11:29 - 63 commenti

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Difficile pensare che mettendo insieme Spielberg, Hanks, Streep esca qualcosa di moscio oppure inguardabile. Infatti ecco servito un buon prodotto, tratto da una storia vera e trattato con classe e sveltezza narrativa. Il meglio infatti nasce dal fatto che le due ore volano e dalla caratterizzazione della Streep che riesce, ma non è una novità, a far rendere al massimo un personaggio non facile: fragile in apparenza ma granitico nella sostanza. Questo è il meglio del film.

124c 5/02/18 14:43 - 2918 commenti

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Uno Steven Spielberg sulla scia del noto film di Alan J. Pakula del 1976 con Robert Redford e Dustin Hoffman, racconta la battaglia sulla libertà di stampa che il Washington Post, nel 1971, ha intrapreso quando è venuto in possesso di documenti scottanti sui trent'anni di rapporti poco idilliaci fra America e Vietnam. Le prove attoriali di Meryl Streep e di Tom Hanks sono adeguate (specie la Streep, nel ruolo della dierettrice del "Post"). Certo che, nell'era delle pen-drive, vedere scatoloni pieni di documenti cartecei fa un po' ridere.

Vice 5/02/18 16:02 - 33 commenti

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Buon film, nulla più, da inserire nel già abusato filone hollywoodiano sul giornalismo d'inchiesta. Regia valida di Spielberg (anche se iniziano a stancare le scena madri con musica patriottica di Williams in sottofondo), come la ricostruzione del periodo grazie a scenografie, oggettisca (con dei linotipi meravigliosi), costumi e sceneggiatura. Buon cast corale e ottimo quello principale. Il limite del film è quello di concentrarsi troppo sulla burocrazia giornalistica del periodo, tema a tratti soporifero e incomprensibile per chi non ha vissuto i '70.

Dusso 5/02/18 17:31 - 1566 commenti

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Dopo un inizio un po' così così il film si riscatta con interpretazioni e situazioni in cui si avverte la mano del regista (a mio avviso comunque in calo, nell'ultimo decennio), degll'ottimi Hanks e della sontuosa Streep. L'argomento basta per diventare interessante col passare del tempo; balza comunque all'occhio un budget piuttosto ridotto, rispetto alle produzioni americane cui siamo abituati.

Matalo! 7/02/18 21:29 - 1378 commenti

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"Se more de pizzichi" direbbe Gassmann. E il film non riesce proprio a evitare il trionfalismo del diritto in stile americano. Inoltre le scene con Nixon al telefono son ridicole, simili a cento cattivi in ombra che tramano contro. Confezione professionale e didascalica, zero voli. Quando il mestiere sopraffà (e di troppo) una reale ispirazione. Gli uomini del presidente e Spotlight son altra cosa.

Rambo90 8/02/18 23:12 - 7696 commenti

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Miracolo della bravura spielberghiana nel riuscire a confezionare un film dignitoso e interessante in relativamente poco tempo. Con una storia interessante, una struttura solida (in particolare l'ottima fotografia, il ritmo abbastanza sostenuto) e una sceneggiatura che tranne un paio di momenti riesce a evitare retorica e americanismo. Grandi Hanks e la Streep, ottimo sia in duetto che da soli. Bene anche il cast di supporto. Inizio un po' rallentato, ma quando ingrana colpisce davvero. Buono.

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Galbo 12/02/18 20:21 - 12392 commenti

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L’ennesima lezione data al mondo libero dalla stampa americana è una storia resa appassionante dal film di Spielberg il cui titolo fa riferimento alla testata giornalista di Washington. Un film che, pur non raggiungendo i vertici del cinema del genere, si rivela un prodotto ben scritto, in grado di rendere la vicenda interessante anche per lo spettatore poco informato, grazie ad un’eccellente ricostruzione ambientale, una buona sceneggiatura e due tra i più grandi attori americani di tutti i tempi. Da vedere.

Belfagor 17/02/18 13:57 - 2690 commenti

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Uno dei registi più americani in assoluto racconta di come gli USA impararono di essere stati trascinati nel disastro bellico del Vietnam e, com'era prevedibile, dopo un po' si defila per puntare i riflettori sulla libertà di stampa, questione che rimane comunque spinosa anche al giorno d'oggi. Spielberg dimostra di essere un regista solido anche senza effetti speciali e le interpretazioni misurate del duo Hanks-Streep sono indubbiamente ottime, tuttavia alla fine rimane l'impressione di un film meno coraggioso e incisivo dei suoi protagonisti.
MEMORABILE: La telefonata collettiva; Le rotative monumentali e il processo di stampa.

Xamini 20/02/18 22:42 - 1252 commenti

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Di grana grossa, hollywoodiana, questo The post è condotto da Spielberg con la consueta maestria (quante belle inquadrature!), cui, se possibile, si aggiunge un montaggio che più che serrato definirei "in levare", per il modo in cui stacca in anticipo sui piccoli climax delle singole scene. Questo contribuisce a rendere il film un po' ingarbugliato, nella prima fase, per diventare man mano più chiaro, in un crescendo di tensione. Non c'erano dubbi sulle prove di Hanks e Streep.
MEMORABILE: I duetti anche di sguardi tra Bob "Saul Goodman" Odenkirk e Jesse "Todd" Plemons, che ci riportano ai tempi di Breaking Bad

Ryo 23/02/18 01:48 - 2169 commenti

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È sempre un piacere vedere un film in cui è presente la strepitosa Meryl Streep in cui anche Tom Hanks fa la sua figura e se il tutto è diretto da Spielberg, la visione è quasi d'obbligo. L'argomento trattato è però molto lontano dalla nostra cultura, il ritmo piuttosto lento e il film si regge sempre e solo sui dialoghi e mai (se escludiamo la sequenza della stampa) su scene accattivanti o idee registiche interessanti. Il tutto è confezionato come se fosse normale amministrazione. Riuscito, comunque.

Didda23 4/06/18 20:38 - 2426 commenti

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Un film di una monotonia narrativa alquanto urticante che non permette, nemmeno per un secondo, di empatizzare con la vicenda narrata. Il tema è importante, non v'è dubbio, ma Spielberg è claudicante nel ritmo mentre nella forma e nella composizione delle immagini rimane uno dei migliori. La vicenda è piatta, senza sussulti né colpi di scena clamorosi e le performance attoriali si assestano su livelli sufficientemente accettabili. Un genere che non mi ha mai scaldato il cuore e quest'opera non fa eccezione. Mediocre.
MEMORABILE: Bob Odenkirk che va nel motel della fonte; La chiamata con più uditori; Il processo.

Giùan 26/12/18 09:09 - 4559 commenti

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È il Cinema (americano) bellezza! La parafrasi del digrignante grido bogartiano non poteva essere rilanciata che dal magistero di Spielberg, unico in grado di ridar vigore e credibilità a un "mezzo" (la settima arte non meno che la stampa) in evidente crisi di comunicazione come di autorevolezza. L'eterno ragazzo di Cincinnati rimarca i canoni della classicità ma la sua nostalgia di un tempo perduto non ha nulla di decadente, risultando semmai febbrilmente adolescenziale (il Bradlee di Hanks) e caparbiamente femminile (il pettirosso tycoon della Streep).
MEMORABILE: La telefonata a più voci per la scelta di andare in stampa; Meryl che scende la s a Linate del tribunale circondata e "toccata" da sguardi femminili.

Piero68 6/02/19 10:32 - 2957 commenti

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Inferiore al recente Caso Spotlight, per tutto il film non si capisce quale dovrebbe essere il focus: la libertà di stampa, l'emancipazione femminile di quegli anni o i retroscena del Vietnam e delle varie amministrazioni americane. Perché gli argomenti si rincorrono tra loro e perché la narrazione è confusa e frammentaria e mette in difficoltà chi non conosce già storia e personaggi. Hanks nel suo trucco sembra Disney e fatta salva la performance della Streep non è che il film brilli. Come spesso accade, la montagna ha partorito il topolino.

Tarabas 6/03/19 09:36 - 1878 commenti

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La celebre vicenda dei rapporti segreti sul Vietnam rivelati dal NYT e dal Washington Post offre l'opportunità a Spielberg per una efficacissima riflessione sulla libertà (non solo di stampa, che è funzionale a tutte le altre). L'allora giornale cittadino della capitale divenne un quotidiano nazionale grazie a quella battaglia, perfettamente incarnata da Hanks. Ritmo e dialoghi sono ottimi, nonostante il tema sia complicato. Brava la Streep in un ruolo non semplice, l'editrice "per caso" amica dei potenti che dovrà attaccare.
MEMORABILE: "No matter what happens today, we're not a local newspaper anymore".

Thedude94 24/03/20 23:37 - 1095 commenti

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Notevole opera diretta egregiamente da Spielberg, il quale riesce a immergerci nella redazione del Washington Post degli anni '70 con una ricostruzione degli ambienti di lavoro davvero esemplare: nessun dettaglio è lasciato al caso. Ottime anche le prove di Hanks e della Streep, i quali dimostrano di essere molto affiatati. I temi trattati non sono molto leggeri, ma il regista riesce a far scorrere il tutto con una semplicità inaudita grazie al suo sguardo rivolto sempre dalla parte dello spettatore. Due ore che passano subito.

Daniela 14/05/20 16:29 - 12660 commenti

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Poco prima dello scoppio del Watergate, il Washington Post era stato al centro, insieme al New York Times, di un altro scandalo politico, quello scatenato dalla pubblicazione dei Pentagon Papers che attestavano la consapevolezza da parte dei massimi vertici dello Stato dell'impossibilitò di vincere la guerra del Vietnam. Spielberg ricostruisce questa pagina gloriosa della storia del giornalismo americano con puntiglio, avvalendosi di un cast affiatato, ma il film, pur valido, stenta a coinvolgere quanto quello di Pakula, forse per l'interesse spostato più sulla proprietà che sulla redazione.
MEMORABILE: "Ho sempre sognato di far parte di una rivoluzione"; La lettura in redazione della motivazione della sentenza della Corte suprema

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Bubobubo 28/05/20 19:54 - 1847 commenti

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L'eterna lotta tra ignavia accomodante e coraggio infelice: mettere il dovere dell'informazione e l'onestà deontologica davanti alla ragion di stato e ai pluridecennali rapporti di potere? Come Nixon cominciò a preoccuparsi e odiò New York Times e Washington Post: il primo scricchiolio di un potere spregiudicato che sarebbe franato sotto il peso del Watergate (cui si accenna nell'epilogo). Tema accattivante, cast di prim'ordine, una figura (Streep-Graham) sola contro il potere maschile; peccato per una retorica di fondo che tutto ingoia.

Lou 1/06/20 19:01 - 1121 commenti

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Appena prima del Watergate, il Washington Post si ritrova al centro di uno scottante caso giornalistico legato alla scelta di pubblicare documenti riservati sulla guerra del Vietnam. Spielberg celebra un esemplare successo della libertà della stampa americana con un film indubbiamente ben fatto, che però si rivela poco appassionante, con una sceneggiatura precisa ma senza picchi. Meritevole la prova di Hanks e della Streep.

Paulaster 7/10/20 09:58 - 4415 commenti

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Il Washington Post deve decidere se pubblicare alcuni dossier segreti. Temi importanti come la libertà di stampa, la guerra in Vietnam e i segreti governativi vengono proposti solo con un filo di retorica, sebbene gli argomenti fossero a rischio. La pecca è che si vorrebbero conoscere i segreti del famigerato dossier mentre l'unica cosa che trapela è il coinvolgimento di diversi presidenti Usa in trent'anni. Confezione ben curata sotto ogni punto di vista. Hanks meglio della Streep, ed è già una novità.
MEMORABILE: La quantità di pagine del dossier; Le rotative in azione; Le chiamate dal telefono pubblico.

Enzus79 3/08/22 21:34 - 2894 commenti

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Tratto da una storia vera: il Washington Post entra in possesso di documenti del Pentagono sulla guerra in Vietnam. Uno dei periodi più controversi americani è narrato in modo alquanto efficace, pur non mancando di quella retorica tipica made in USA. Non mancano i ritmi incalzanti, specialmente nella seconda parte. Impeccabili sia la Streep che Hanks. Discreta la colonna sonora firmata John Williams.

Puppigallo 5/10/23 12:43 - 5273 commenti

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Si sa, Spielberg è un abile narratore; e qui lo dimostra, accompagnandoci attraverso i vari, difficoltosi e dolorosi (i dubbi, le conseguenze) passaggi giornalistici, che provocheranno una grossa breccia nella Presidenza causandone poi il crollo col watergate. Non ci sono particolari guizzi, o momenti che resteranno impressi nella memoria. Ma il saper dirigere con mestiere gli attori, curandone gli scambi verbali, alla fine fa ottenere il risultato voluto, ovvero un buon prodotto filmico esplicativo.
MEMORABILE: La barzelletta su Nixon; Le motivazioni della sentenza (bisognerebbe ricordarlo anche alla nostra stampa); Gli ultimi fotogrammi.
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  • Discussione Piero68 • 6/02/19 10:36
    Contratto a progetto - 241 interventi
    Il caso Spotlight, La regola del gioco, The silent man, Snowden, adesso questo The post. Ultimamente sembra che nel cinema si siano ricordati tutti all'improvviso della libertà di stampa (spesso negata) e dell'importanza della divulgazione di alcune notizie



    SPOILERISSIMO

    E come prevedibile il film non poteva che finire con immagini che richiamano l'effrazione al Watergate!!!
    Ultima modifica: 6/02/19 10:42 da Piero68
  • Discussione Raremirko • 25/12/19 23:22
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Un buonissimo film di Spielberg, con due attori in stato di grazia, che narra il tema nobilissimo della libertà di stampa e di divulgazione.

    Spicca all'occhio il ritmo elevatissimo: le due ore di durata volano, letteralmente.

    Non un capolavoro, ma l'ho senz'altro preferito a suoi film secondo me solo mediocri (come Il ponte delle spie).

    Uno Spielberg in forma ed elegante, che poggia su di uno script scritto bene.