Con un solo lungometraggio all'attivo (IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE) Sofia Coppola è già un nome, a Hollywood. Molto è dovuto al padre, ma le va riconosciuto uno stile lieve, candido, ricercato, che ha saputo infondere anche in questa sua opera seconda. Fortemente voluta e ottenuta la partecipazione di un attore particolare come Bill Murray (un comico che sarebbe ingiusto relegare all'interno di un solo genere), Sofia ha scovato per la co-protagonista un volto magnifico, quello di Scarlett Johansson, capace di esprimere dolcezza e sensualità sconfinate. E così ecco pronte le basi per questo “Un americano a Tokyo”...Leggi tutto (come l’avrebbero intitolato ai tempi di Sordi), storia di un attore statunitense di mezz’età che, giunto nella capitale giapponese per girare lo spot di un whisky, conosce nella hall dell'albergo una giovane ragazza trascurata dal marito fotografo. Cosa nasce tra i due è difficile spiegarlo, ma si avvicina più (almeno per Murray) alla complicità che non all'amore vero. In mezzo le incomprensioni dovute a un popolo e a una lingua (i sottotitoli non esistono, proprio per farci meglio partecipare allo spaesamento del protagonista) totalmente differenti dal modello occidentale. La Coppola non esagera con l'umorismo (le gag vere in fondo sono poche) proprio perché l'interesse venga concentrato sul rapporto tra i due, persone di età diversa che faticano ad ammettere il reciproco sentimento d'amore. La regia è leggera, delicata come richiesto alle commedie sentimentali d'autore, ma il risultato (con pretenziosi stacchi panoramici e silenzi che dovrebbero suggerire chissà che) non convince del tutto. La sopravvalutazione è a un passo.
Può riuscire il bacio finale a salvare 2 ore di film? Il dubbio nel pallinare Lost In Translation è tutto qua: c'è il rischio che si tratti di un film in cui non succede niente. Film in ogni caso molto vero, realista e onesto retto da un Murray sempreverde, ma in cui tanti aspetti vengono proposti senza il giusto approfondimento. Sofia Coppola non esplicita i sentimenti come avrebbe potuto; il finale a coronamento di due ore d'attesa forse non basta, l'empatia non basta, un padre famoso non basta.
E' un film sulla solitudine e sull'importanza dei rapporti umani. Due grandi attori con un Murray insolito ma molto efficace. La Coppola è brava e già con Il giardino delle vergini suicide lo aveva dimostrato. Mi piacciono le ambientazioni, il bancone del bar dell'albergo, le luci. E' un film che racconta la realtà di molti uomini d'affari che si confrontano con un'altra realtà sociale, con altre generazioni, soprattutto con se stessi. Tutto narrato con sottile ironia, leggerezza. Da rivedere.
La Coppola è senza dubbio sopravvalutata, ma è una delle poche giovani leve ad uscire vincente e, perlomeno, con un'idea di cosa sia la regia. Secondo film della "trilogia della solitudine", che si è chiusa con "Marie Antoinette", ne è forse il più significativo. Il discorso finale è incomprensibile, ma lascia da pensare. Colonna sonora eccezionale come sempre per la signora "Coppola-Phoenix". La incoraggerei, perchè è una delle pochissime figlie di papà che SA lavorare.
Film sul quale la critica ufficiale, e non solo, si è sempre espressa in termini più che lusinghieri. A me ha deluso. Obiettivamente un brutto film non è, ma lungo le due ore non succede proprio nulla e si fa fatica ad arrivare fino in fondo (e non sono certo uno che ama i film di azione tutti botti e spari...anzi). Certo rimane un bel ritratto di due esseri umani che trovano complicità in un paese a loro del tutto alieno e i due interpreti principali sono davvero bravi.
Lost in translation è un film lento, ambientato a Tokio con prevalenza di atmosfere buie. Johansson brava. Bill Murray è il solito (bravo) gigione, furbetto e simpatico: il suo personaggio è un americano che, come un alieno, si ritrova in una realtà (quella giapponese) nuova. Ha anche la classica crisi di mezza età. A entrambi manca qualcosa nella vita, c'è una specie di vuoto che riempiono conoscendosi l'un l'altro. E' un film pervaso di femminilità e che, quindi, piacerà più alle donne.
Fra gli insoluti Misteri del cinema va annoverato il successo di questo filmucolo totalmente privo di qualsivoglia respiro, ritmo, anima. Legioni di balenghi che per anni hanno sparato a zero sulle presunte incapacità recitative, chessò, di un Pozzetto o di un Anthony Steffen, si sono sdilinquiti di fronte alla catatonia di Murray, "certamente pregna" di non si sa bene quali significati. Si salva solo l'hotel giapponese, che probabilmente la regista vorrebbe ritrarre come luogo alienante e che invece pare una vera figata. Il contrario del film.
Commediola superficiale e sdolcinata sulla crisi di mezza età di Murray e quella post-adolescenziale della Johansson. La sceneggiatura è spezzettata in tanti microepisodi e le uniche scene riuscite sono quelle comiche, con la faccia impassibilmente interrogativa di Murray protagonista. Buona la colonna sonora, con recupero di My Bloody Valentine, Jesus & Mary Chain e Bryan Ferry cantato diegeticamente da Murray.
Film sopravvalutato. Il ritmo è troppo lento e non succede mai nulla, pur essendo tutto ciò coerente con lo spirito del film. Ad aggiungere una sorta di apatia ed alienazione c'è la mancanza dei sottotitoli. Messa giù così sembra una porcheria, invece Sofia, che si porta dietro un nome pesante, ha un tocco personale e raffinato, certo delle volte esagera (a tratti pare fare il verso ad Antonioni), ma le va dato atto che il film ha una sorta di anima che ha premura di essere, piuttosto che di essere in funzione di critica e pubblico.
Il film mantiene un po' dell'atmosfera dolcemente sinistra e un po' angosciante dei film della Coppola e questo è sicuramente un pregio. Gli attori protagonisti sono entrambi molto bravi e anche la trama, con finale non scontato (o meglio, molto realistico) è interessante. È un film, però, che non lascia traccia nella memoria dello spettatore: non c'è un momento o una scena cui si ripensa volentieri, o magari anche con raccapriccio o tristezza. Scorre lento, costante, senza scosse, un po' come la vita dei personaggi chiusi nell'albergo a Tokio.
Bill Murray è un americano che in viaggio d'affari in Giappone trova modo di considerare i propri problemi personali dopo l'incontro con la giovane Johansson. Poca melassa (per fortuna) e tanta malinconia, ma dopo l'inizio il film stenta a spiccare il volo nonostante l'impegno degli attori e dialoghi abbastanza curati. Deludente.
Film molto particolare diretto da una ispirata Sofia Coppola dopo il suo buon film d'esordio. Ottima l'idea dell'ambientazione giapponese. Tokyo diventa per i protagonisti del film un luogo straniante nel quale condividere le loro solitudini non solo fisiche ma anche dell'anima. E' proprio nella brillante caratterizzazione dei protagonisti che risiede l'elemento che ha segnato positivamente la riuscita del film, insieme alle brilanti interpretazioni di Murray e della Johansson.
Film non del tutto disprezzabile i cui pregi sono ascrivibili soprattutto al carismatico Murray. La pellicola certo non è di quelle che resteranno nella storia, ma ha il sapore di un piccolo cinema minimalista che ogni tanto fa bene. Certo, se non fosse stata la Coppola a girarlo forse non sarebbe nemmeno arrivato al cinema, quindi la volontà di girare un film di genere "indipendente" suona un po' fasulla e costruita ad arte.
Osannata, a mio parere eccessivamente, opera seconda della figlia di Coppola che delude non poco a causa di una sceneggiatura che non convince appieno e che tutto sommato non ha nulla di particolarmente originale. La regia è professionale ma senza guizzi. Ottima invece la prova attoriale di Bill Murray.
Buona seconda regia della figlia del grande Francis Ford. Un film lento, minimalista e introspettivo, dove malinconia e ironia trovano un perfetto equilibrio. Buona l'ambientazione in una Tokyo straniante e (fin troppo) notturna e ben calibrate le inquadrature. Straordinari i due protagonisti e azzeccate le canzoni in colonna sonora. Niente male davvero.
Visto quanto è stato osannato in giro, mi fa piacere trovare qui chi non lo ha gradito come me. Penso che le cose buone ci siano: sia Murray che la Johansson sono bravi attori e rendono a dovere le espressioni di confusione, solitudine e turbamento dei loro personaggi in Giappone; inoltre sì, Tokio offre ottime location, poi buona la scelta musicale e di certe inquadrature. Ma al di là del piano tecnico, ciò che non convince è proprio il soggetto: troppo vuoto, non succede nulla che possa alterare i ritmi; passivo e lagnoso. Insolito ma molto noioso.
Fondamentalmente il film non c'è. Non esiste. Ci sono solo le faccine di Murray con i suoi perfetti tempi comici, le moine della Johansson, bella e sofisticata e poi nulla più. Bella l'atmosfera e le scene; il film è quasi interamente girato dentro un hotel di Tokyo o in appartamenti avveniristici della capitale nipponica. Ottima la confezione, il montaggio ecc. Il buon Francis Ford (padre e produttore) non fa mancare nulla alla sua figlioletta. Vedendo le scene di backstage sembra che il film sia sostanzialmente girato dal marito di Sofia...
MEMORABILE: La prima inquadratura in assoluto di tutto il film: non la racconto per non rovinarne la visione! (difficile ad ogni modo da rovinare...)
Si potrebbe dire un buon documentario sul Giappone, anzi su Tokyo, specie Tokyo by night, che ci porta in giro per la città guidati da due americani, un uomo e una donna, ma sarebbe molto ingiusto. Tokyo rappresenta un limbo misconosciuto, sfondo perfetto per una storia d'amore. Un'amore impossibile che però lo si vorrebbe vedere realizzato. Ed è qui la perizia della Coppola, nel scegliere i tempi e i movimenti giusti per restare in una realtà non realtà, che permette di capire bene gli stati d'animo dei due ottimi protagonisti.
In questa seconda opera di Sofia Coppola (la prima era Il giardino delle vergini suicide), dimostra di aver raggiunto una certa maturità. Gli attori sono calati perfettamente nella situazione, tanto da far sembrare il tutto ancor più credibile. Era difficile fare un film di questo genere perché si trattava di mostrare il non mostrabile, ovvero quei sentimenti che sono latenti e che rimangono tali per volere delle persone, ma che nel film in qualche modo avrebbero dovuto essere esplicitati.
Noioso, piatto, levigato... e questi sono i pregi. Scherzi a parte, dopo la visione mi sono interrogato per mezzo minuto circa sul motivo del successo raggiunto dalla pellicola in questione: non dico quindi di essermi spremuto le meningi in modo clamoroso, ma non ci sono proprio arrivato. Non succede quasi niente, e quel poco che si vede è insignificante. Murray non fa ridere, volutamente immagino, e la Johansson appare in tutto il suo splendore, ma per quello sarebbe bastato un calendario. Mah.
Una commedia dai toni sospesi e delicati come quelle amicizie casuali che potrebbero infrangersi in un attimo oppure durare per tutta la vita. Murray non è mai stato così bravo nel creare un personaggio complesso eppure gradevole. Scarlett è sua degna comprimaria, con leggerezza ma anche con convinzione. Bellissima la fredda fotografia di Tokyo, che esalta il senso di smarrimento e perdita di punti d'appiglio dei protagonisti. Uno dei migliori film della decade. ****
MEMORABILE: Murray alle prese con la doccia troppo bassa.
A descrivere se stessi si rischia puntualmente di dirigere un bel film. Come Lost in translation, commedia agrodolce che non inventa nulla ma in cui c'è un disperato sentore di vissuto reale. E come non vedere nell'annoiata Johansonn una proiezione-verticale dell'altrettanto benestante e plausibilmente ovattata adolescenza della rampolla Coppola? Anche la figura di Murray, così paterna e goffamente ingombrante sembra il ritratto di Francis Ford, un'anonima polaroid che documenta la dolorosa disfunzione emotiva da dinastia talentuosa. Autobiografia naif, magari borghese ma sottile e veritiera.
MEMORABILE: Il karaoke Anni Ottanta di Bill Murray.
Film furbetto, cerca l'emozione facile e la fa sembrare raffinata, ma in realtà si tratta solo di una sceneggiatura abbozzata, composta da piccoli quadretti emotivi un po' banali ma efficaci, tenuti insieme da una regia curata ma fintamente profonda, l'effimera profondità si esplicita nei momenti in cui la musica (sempre bella) prende il sopravvento in scene di montaggio che sul momento colpiscono ma che non lasciano niente; emblematica e noiosissima la parte della serata karaoke coi ragazzi giapponesi. Un film compiaciuto del suo essere noioso.
La rappresentazione del Giappone come altrove affollato da bizzarrie ermetiche bidimensionali è stereotipata, pretestuosa e razzista. Così l'ironia è facile e svilente. La relazione tra i due protagonisti non è invece priva d'interesse: si capisce che la Coppola sta attingendo al suo vissuto personale. Siamo a un passo da quello svuotamento narrativo e dialogico che avrà compimento e involuzione in Somewhere: un cinema del silenzio e della forma che ciascuno sarà libero di caricare di valenze esistenziali (soggettive) o di lasciar perire nella sua astrazione snobista (oggettiva). Cool.
MEMORABILE: La resa emotiva finale: una liberazione e una promessa mantenuta.
In una metropoli lontana e dispersiva, due anime di differente età si incrociano e si ritrovano anche solo nel breve intervallo di una veloce trasferta. Sorrisi di intesa, emozioni trattenute, paure di rivelazioni inconfessabili. Senza dover necessiaramente "consumarla", questa storia si rivelerà più intensa di quanto previsto. Sofia Coppola alle prese con una storia delicata e lavorata di fino, anche grazie alla scelta azzeccata dei due protagonisti.
Cronaca di un innamoramento con scadenza inesorabile, un po' come le storielle da stabilimento balneare o da campeggio. Qui però c'è tutto un mondo intorno che rende il film particolare, lunare. Tokyo è una gabbia dorata straniante, i due personaggi sono totalmente nel pallone e non sanno quello che dicono e quello che fanno. Qualcosa da dire ce l'ha pure la Coppola ma lo fa così a bassa voce che spesso non si riesce a comprendere. È la cifra di quest'opera, piena di scene insignificanti da buttare e di messaggi subliminali da catturare e codificare.
MEMORABILE: Il finale che dà uno slancio emotivo a tutto il film fino a quel momento un po' troppo asettico.
Rimango ancora perplesso del successo di questa pellicola. Non basta chiamarsi Coppola per fare un ottimo film. Direi nioso, petulante, insignificante. Non capisco l'Oscar alla sceneggiatura. Decisamente sovrastimato. Per me rimane e rimarrà per sempre un mistero incredibile.
L'amore tradotto è l'amore platonico tra un lui di mezza età ed una lei molto più giovane... amore in una città straniera (Tokio) nella quale si incontrano due anime affini, due vite diverse che si perderanno sì, nella traduzione, ma si ricorderanno per sempre l'uno dell'altra.
Che può accadere tra un attore scoglionato e una ragazza insoddisfatta, approdati per caso in un luogo alieno, ovvero il Giappone? Indovinato, ma con tenui sfumature, perché il sentimento affiora con delicatezza e non necessariamente arriva al solito esito erotico. Le cose migliori sono le inquadrature del protagonista da pesce fuor d’acqua (un azzeccato Murray). Il peggio è l’irritante rappresentazione della vera protagonista: una Tokyo glamour e stereotipata, banalizzata tra cartoline turistiche e luoghi comuni da filmaccio comico. Evitabile.
La Coppola fatica a dotare le sue opere del vero contenuto, anche qui dove la storia origina, presumbilmente, da suoi trascorsi sentimentali. La vera forza della pellicola è un ruolo ritagliato perfettamente per uno straniato Murray, affiancato da una deliziosa Johansson. Il resto è piuttosto standard: fotografia professionale che incornicia la "solita" Tokyo che noi occidentali non capiamo, con i suoi videogiochi e gli strani feticismi. Bah. Punto in più per la soundtrack però, immersa nell'alternative tra Peaches e My Bloody Valentine.
MEMORABILE: La bella versione di "More than this" cantata da Murray; il talk show col folle presentatore biondo che improvvisa balletti.
Delicato, sincero e profondo allo stesso tempo, tratti che caratterizzeranno tutto il successivo lavoro della Coppola; nel film, sostanzialmente, non succede quasi mai niente, ma il tutto è raccontato in un modo da non suscitare mai la noia. Amari e malinconici i due protagonisti, con Murray una spanna sopra la Johansson anche grazie alla caratterizzazione del suo personaggio, dotato di tratti maggiormente umoristici. Ottimo film, ma non per tutti.
Un film che è un ritratto delicato di un sentimento che nasce solo grazie all'estraneità che provoca un paese con una lingua e una cultura totalmente estranea a quella di appartenenza. Molto belli e significativi i passaggi in cui la Johansson scopre i dettagli della cultura orientale, mentre a Murray toccano le parti più trash come quando viene ridicolizzato dal presentatore nipponico. La Coppola, al di là delle sue origini più o meno snob, mostra di saperci fare. Buono.
Un film che arriva in punta di piedi e riesce a lasciare nello spettatore un senso di malinconia e anche di nostalgia disturbante. Un non sentirsi a proprio agio, internamente come esternamente (e in questo caso l'ambientazione in Estremo Oriente è assolutamente azzeccata), espresso ottimamente dalla Scarlett ma soprattutto da Murray, forse nel suo ruolo migliore. Ottima colonna sonora, buona sceneggiatura e fotografia, delicata come i fiori rosa dei peschi giapponesi. Per chi scrive, un buon film.
Cinema rarefatto, splendidamente confezionato, che qua trova la massima ispirazione raccontando con un linguaggio sommesso e delicato l’arcobaleno di sentimenti di due anime sole, stringersi in un’amicizia sincera bisognosa di calore umano, affetto, attenzioni reciproche; sentito affresco verso quei piccoli-grandi gesti che rendono indimenticabili i legami interpersonali, in una storia piccola, intima, di fronte all’immensa sfarzosità di una Tokyo straniante, limbo ideale per accogliere illusioni e disillusioni su crescita e invecchiamento. ***!
MEMORABILE: Il dolce e malinconico finale, con in sottofondo la splendida “Just like honey” dei The Jesus and Mary chain.
Al secondo film (dopo la notevolissima opera prima) Sofia Coppola realizza il capolavoro della sua carriera, un piccolo enorme film sulla solitudine e sulle emozioni, espresse nella loro forma più pura e devastante anche per lo spettatore più cinico, che viene messo a nudo. Bill Murray nel ruolo della vita, una deliziosissima Scarlett Johansson gli tiene testa e resta indimenticabile. La splendida colonna sonora e la straniante ambientazione rendono il film indimenticabile e commovente.
Tenera storia d'amore irrealizzabile tra un divo del cinema, sposato da 25 anni, e una novella sposa trascurata dal marito. Film ironico nel modo in cui tratteggia una Tokyo violentata dalla cultura occidentale, impreziosito da una fotografia abbastanza ricercata, a tratti poetico così come impietosamente realista e pessimista nel messaggio finale, che non lascia spazio a eventuali happy end. In sostanza una piacevole sorpresa; bravissimo Murray, non male la Johansson.
MEMORABILE: Le sale gioco giapponesi; L'incipit con il lato... posteriore della Johansson (memorabile lo è!).
Lo stile asciutto e dilatato della Coppola ben si adatta a una storia di straniamento e solitudine, e anche l’ambientazione in una Tokio caotica e impersonale. Murray è sempre in parte e sostiene la vicenda nei suoi modi sofferti. Sceneggiatura che ogni tanto si scolla e vive di momenti interessanti, ma isolati. Finale e comprimari da dimenticare.
Opera di grande sensibilità questo secondo film della Coppola, che offre un'intrigante racconto sull'incontro tra due americani in un hotel di Tokio: una giovane ragazza confusa e trascurata dal marito e un attore di successo in piena crisi di mezza età. Viene rappresentato con delicatezza lo sviluppo di un impossibile amore tra i due, che mette a confronto i rispettivi smarrimenti con un'autenticità che ha effetti coinvolgenti ed emozionanti. La Johansson non ancora diva hollywoodiana è uno spettacolo, Bill Murray si conferma perfetto in questi ruoli di forte estranianento.
MEMORABILE: Il saluto finale tra i due, con le parole sussurrate all'orecchio di lei che si possono solo immaginare.
Sceneggiatura molto interessante e particolare; un po' lenta la regia, ma sicuramente un film che ha molti pregi (fra tutti quello di saper raccontare due personaggi in un modo molto realistico e semplice). Nonostante la trama sia fondamentalmente drammatica non mancano simpatici momenti di ironia (le riprese dello spot sono da antologia). Murray è particolarmente ispirato e regala una delle performance migliori di carriera, la Johansson è bella e sa tenergli abilmente testa. Buono.
Lui famoso attore americano, lei giovane e bellissima, intrappolati entrambi in una vita insoddisfacente. Tra i due comincia una relazione che, nata dal bisogno di nuovi stimoli, sfocia in un rapporto di amore quasi paterno. La vicenda si svolge in una Tokyo ormai completamente occidentalizzata, priva dell'autentica tradizione nipponica; interessante come di quest’ultima non si veda quasi nulla, se non il tempio visitato dalla Johansson.
Certo bisogna ammettere che Sofia Coppola ha una regia distintiva e particolare, dai tratti soffusi e delicati che risultano molto piacevoli. Ma il resto del film? La storia di questi due personaggi del jet set americano annoiati a Tokyo francamente annoia pure noi, tra momenti da commedia che non fanno ridere mai (il meglio è l'espressione scocciata di Murray) e lunghissime scene di flirt che riescono solo a renderceli antipatici. Che dire poi della Tokyo da cartolina tutta lucine incomprensioni linguistiche e tradizione? Offensiva.
MEMORABILE: Scarlett Johansson ovviamente, che la Coppola mostra e nasconde con furbizia un po' ruffiana (si veda la prima inquadratura).
L'atmosfera suadente e i lunghi "finti" silenzi ci immergono fin da subito in un contesto fertile, per cui è possibile che cresca un rapporto altrimenti impossibile! Il coinvolgimento dello spettatore nasce dal fatto che le reazioni malinconico-divertenti tra i due alimentano in noi quello stesso bisogno di staccare dai pensieri "importanti" del momento. Così - allo stesso tempo - veniamo prima appagati e, poi, delusi! E, proprio perché pensavamo realmente di aver capito come entrare in quella stessa bolla di piacere, veniamo scaricati.
MEMORABILE: L'"apertura"; Le facce di lui al set; L'incontro con l'amica del marito di lei; L'entrata in ospedale; La telefonata in vasca; A letto; Il sussurrare.
La sceneggiatura è davvero minimale, eppure il film ha grande densità: questo perché la sua comunicazione avviene più su un piano evocativo che informativo. In questo senso si tratta di un'opera altamente poetica. E' anche una bellissima celebrazione dell'amicizia, che in sé si compie e si rivela perfetta (e non ha dunque bisogno di trasformarsi in qualcos'altro). Ottima la fotografia, così pure la recitazione di Scarlett Johansson e Bill Murray.
Humbert Humbert wannabe, Bill Murray è il volto perfetto per il registro sentimental ironico che Sofia Coppola ha in mente per la sua visita a Tokyo, con occhio di turista (e quindi stereotipo) e il tocco delicato della sua regia. L'altro volto è quello sensuale e qui fragile della Johansson, che ben si abbina all'ironia del primo. La città viene dipinta esattamente come ci si aspetta e non travolge. Si fa giusto ricordare per un paio di immagini (lei, in posa intimista, che la osserva dal vetro panoramico dell'albergo), ma per renderla indimenticabile ci sarebbe voluto altro.
Nella fluorescente Tokio va in scena la "prigionia" di uno svogliato attore di mezza età e una ragazza in crisi d'identità. Ad abbellimento del tutto lunghe pause, notti jap banalizzate e un'infatuazione a metà. C'è da perdersi, nella lentezza del tutto, sfiorando solo marginalmente la poetica tanto decantata e trovandone una parvenza unicamente nei lineamenti dolci della Johansson. Tokio è altro, l'amore è altro, un capolavoro è decisamente altro!
Acclamato dalla critica, narra della difficoltà di due americani di comunicare in terra straniera. Il film colpisce per una sorta di razzismo della Coppola (nonostante le dichiarazioni contrarie) nei confronti di una cultura, quella giapponese, che non viene né compresa né accettata e che descrive una Tokio come una giungla popolata da personaggi macchiettistici usati al solo fine di giustificare una trama inutile. Le gag sono degne di una commedia leggera. Incredibile premio Oscar per la sceneggiatura. Sopravvalutato.
MEMORABILE: Il rapporto del nostro eroe con il whisky.
Sofia Coppola ci regala un film sospeso, etereo che rapisce con i suoi silenzi e parole a volte non dette. Ottima prova dello stralunato Bill Murray e della qui giovanissima Scarlett Johansson.Tra di loro si crea una magica alchimia e la regista riesce a catturare l'intensità di questo incontro in una Tokyo avvolgente, ma così differente dall'America. Notevole pure la colonna sonora.
La Coppola scrive e dirige un film basato su una bizzarra relazione che si viene a creare nella città di Tokyo tra due cittadini americani con una differenza di età ben marcata; ed è proprio su questo punto che la regista scivola in un intricato racconto a metà tra storia d'amore classica e introspezione dei personaggi, più che meditare sulla loro condizione sembrano molte volte essere spaesati o assenti dalla realtà. Murray e la Johansson non sembrano molto affiatati, anche se singolarmente si esprimono al loro meglio. Buone fotografia e musiche, ma non basta.
Sono ricchi, annoiati, presuntuosi e intrappolati nelle loro vuote e apparentemente inutili vite. Ma Tokyo, città degli eccessi e dai mille volti, sembra dare loro una possibilità di riscatto. Splendido ritratto su due solitudini che si incontrano e si sfiorano, raccontato in punta di piedi, con estrema delicatezza e, grazie anche a un superbo cast, naturalezza. Indimenticabile la soundtrack. Malinconico.
Stranieri in terra straniera, l'incontro tra due solitudini: lui è un attore di mezz'età in Giappone per girare uno spot pubblicitario, lei una donna molto giovane trascurata dal marito fotografato. Si incontrano, si piacciono, forse si innamorano... Proprio nell'indeterminatezza di questo rapporto, ben reso dei due protagonisti ed in particolare da Murray, consiste il pregio maggiore di questo film formalmente curato ma piuttosto evanescente nei contenuti, tanto da farlo apparire sovrastimato da buona parte della critica. Non certo brutto ma inferiore alle attese.
Sicuramente l'atmosfera di sospensione nel rapporto tra i due protagonisti è una gran bella idea. Ma nel film c'è solo questo. Ci si chiede come sia possibile assegnare un Oscar a una sceneggiatura che non ha proprio nulla di speciale, con dialoghi banali e in cui ben poco succede. Fastidiosa la regia patinata, ma ancora più fastidiosa è la fiera dello stereotipo nel rappresentare il Giappone. Dalla sua ha un buon Bill Murray e il fatto che comunque non è proprio inguardabile, ma il successo avuto è poco giustificabile. Sempre splendida Scarlett Johansson. Sopravvalutato.
In un hotel di Tokyo nasce un'amicizia fra un attore in declino e una ragazza. Storia esistenziale in cui i protagonisti cercano di riempire un vuoto conoscendosi e soprattutto parlandosi. Malinconico. Freddo. Bill Murray, nonostante un ruolo tutt'altro che empatico, paradossalmente risulta simpatico. Forse dopo più visioni può essere rivalutato. Discreta la fotografia.
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Quentin Tarantino in una recente intervista all'emittente inglese SKY ha stilato una clssifica dei suoi venti film preferiti dal 1992 ad oggi(in pratica da quando esordì con RESERVOIR DOGS).THE HOST è al decimo posto di questa lista che comprende non poche sorprese...
1* Battle Royale
2* Anything Else
3* Audition
4* Blade
5* Boogie Nights
6* Dazed & Confused
7* Dogville
8* Fight Club
9* Fridays
10* The Host
11* The Insider
12* Joint Security Area
13* Lost In Translation
14* The Matrix
15* Memories of Murder
16* Police Story 3
17* Shaun of the Dead
18* Speed
19* Team America
20* Unbreakable
Certamente non è tutta farina del suo sacco.
Il film è una mezza copia de La moglie giapponese.La brava Sofia Coppola deve aver visto il film di Polidoro...
HomevideoGestarsh99 • 1/10/11 00:44 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dall'08/11/2011 per Cecchi Gori HV:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
5.1 DTS HD: Italiano Inglese
* Sottotitoli Italiano Italiano NU
* Extra Scene tagliate
Making of
Matthew's best hit tv
Trailer
Intervista
Videoclip