La Warner Bros riporta nuovamente i suoi celebri cartoon sullo schermo sette anni dopo il bizzarro SPACE JAM per inserirli ancora in uno di quei famigerati mix inaugurati dall’indimenticabile CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT. Realtà e animazione si mescolano dando vita a un vertiginoso susseguirsi di situazioni più o meno divertenti all'insegna di un ritmo sfrenato che il buon Joe Dante (da sempre fan dei toones) dirige cercando di non fermare l'azione per un solo secondo. Bugs Bunny e soprattutto l'argento vivo Daffy Duck si dimenano come matti...Leggi tutto per tutto il film, con i due attori in carne e ossa (Brendan Fraser e Jenna Elfman) usati quasi come spalle. L'unico a tener testa ai cartoon è uno Steve Martin ultragigione, con parrucca e occhiali, spiritoso e per fortuna abbastanza presente. E’ a capo della multinazionale ACME che vuol mettere le mani su un diamante capace di tramutare gli uomini in scimmie (!). Anche Fraser, la Elfman, Duffy e Bugs Bunny ne partono alla ricerca spostandosi da Parigi (ottima anche se poco originale la scena al Louvre, con i nostri che entrano nei quadri di Dalì, Munch e Pissarro assumendone stili e colori) a foreste incontaminate in una sorta di parodia di Indiana Jones. C'è chi si divertirà, in mezzo a tanta chiassosa sarabanda di effetti (Duffy Duck finisce malmenato e spiaccicato un'infinità di volte), ma anche chi ne verrà frastornato senza ricevere niente in cambio. Perché la storia praticamente non esiste, la qualità delle gag non è granché e la coppia Fraser/Elfman (più Timothy Dalton nel ruolo di un simil-007) non è esattamente il massimo. Superfluo.
Capolavoro. Joe Dante dà ennesimo sfoggio di bravura realizzando un sentito omaggio ai vecchi cartoons Warner di un tempo con un film che miscela abilmente cartoni animati e sequenze dal vivo (alcune delle quali indimenticabili tipo quella del pranzo al ristorante o quella della cisterna o, ancora, quella della macchina che precipita e poi si ferma o quella nel deserto con il Coyote). Bel cast, non solo quello principale ma pure i numerosi comprimari. Tra gli altri: Roger Corman e il solito Dick Miller, Vernon Wells e Robert Picardo. Cult.
Riuscito esperimento di commstione tra recitazione umana e disegno animato riguardante i Looney tunes dopo il poco riuscito Space Jam. Gran parte del merito è dovuto alla presenza del bravo Joe Dante dietro la macchina da presa; il film è girato con il ritmo dei cartoons classici e l'interazione umana (grazie anche ad una tecnica sapiente ed effetti speciali mai invadenti) e alcuni momenti (la corsa dentro il Louvre) sono assolutamente memorabili.
Dopo la delusione che fu Space Jam, ritornano i looney toons, stavolta diretti dal bravo Joe Dante; la differenza si fa subito sentire. Il ritmo è fin troppo elevato e frastornante, ma le gag funzionano e Bugs e Daffy sono in forma. Non si potrebbe dire lo stesso per il cast "umano", soprattutto Fraser è discretamente superfluo, ma perlomeno c'è Martin che fa sorridere più volte. Nel complesso non spettacolare, ma le singole sequenze sono davvero eccellenti, tra cui l'indimenticabile disastro al Louvre. Da vedere.
Da Joe Pytka a Joe Dante, che fa vivere ai Looney Toones una bella storia comica di spionaggio. Simpatico Brendan Fraser, il protagonista umano, anche se la sua perfomance è inferiore rispetto a quella del "perfido" Steve Martin. Pioggia di guest-star umane e animate, che si divertono a fare il verso a loro stessi (specie Timothy Dalton, che dimostra d'essere non solo un attore serio e un po' musone, ma anche ironico). Notevole la performance dello sfigato Duffy Duck, sempre accompagnato da quel furbastro di Bugs Bunny. Ingiusto il flop.
Simpatico, ma adatto più a un pubblico di bambini che d'adulti (l'esatto contrario di un capolavoro come Roger Rabbit). Il ritmo è a volte troppo veloce e la trama molto esile, giusto un pretesto per una serie ininterrotta di gag, alcune riuscite altre meno. Gli effetti sono ovviamente d'alto livello, così come il cast, con un Fraser adatto al ruolo, un Dalton che si fa beffe del suo ruolo più celebre e Steve Martin insopportabilmente sopra le righe.
Dieci anni fa crescevi con questi cartoni, oggi non riesci ad apprezzarli neanche un po'. La tecnica mista è senza dubbio ben curata, anche nei dettagli, ma è una tipologia di fare cinema che aborro e si rivela fastidiosa; e questo già segna un grosso punto negativo per la pellicola. La trama è abbastanza futile e gli sketch sono spesso piuttosto infantili. Qualche risata scappa per fortuna, ma in generale il film non soddisfa anche a causa di un asfissiante continuo citare (di film, di personaggi, ecc.). Nel cast i più credibili sono i cartoni.
MEMORABILE: "Maybe I'll take a vacation, go visit my 542 nieces and nephews"; La Cusack indica le sue dita e dice: "That's not really possible, is it?"
Poco conta la spy-story innestata su una trama metacinematografica costellata di miriadi di citazioni: questo è a tutti gli effetti un piacevolmente sgangherato cartoon in cui gli eroi dei Looney tunes, Daffy Duck in testa, interagiscono con attori in carne e ossa con effetti spiritosi e divertenti. Insomma si ride, senza retropensieri ma con tutto il gusto infantile che ci portiamo dalla visione di quei vecchi cartoni. Grande cura ed efficacia nei personaggi, nelle situazioni (irresistibile l’inseguimento al Louvre) e in tutta la narrazione.
Jenna Elfman HA RECITATO ANCHE IN...
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Vista la proficua collaborazione tra il regista e l'attore Kevin McCarthy (assieme in ben sette film), proporrei di aggiungere quest'ultimo anche nel cast di questa pellicola e in quello di Matinee (n.c.) e di La seconda guerra civile americana.