La fossa dei dannati - Film (1954)

Il malavitoso Steve, dopo aver scontato diciotto anni di galera, riesce a rintracciare l’ex moglie fintasi morta e per questo rea di averlo condannato. L’uomo cercherà di vendicarsi. Più che onesto noir con un ottimo cast: la McGuire sotto l’apparente veste di vittima sacrificale nasconde un animo diabolico mentre McNally si conferma adeguato nei panni del villain. Di contro abbiamo una parentesi sentimentale che va a drenare la suspense, che avrà tuttavia una significativa impennata nella parte finale dentro i pericolosi cunicoli di una miniera.

Seiter era regista di lunghissimo corso (aveva esordito già nel 1915!) e non a caso questo suo ultimo lavoro dimostra ancora più anni di quelli che ha. L'idea di partenza non è disprezzabile, ma viene appesantita da una parentesi sentimentale piuttosto superflua. La tensione torna a salire nell'epilogo, che però risulta abbastanza scontata nel suo buonismo. Buona la prova del cast, in particolare di McNally viscido e odioso cattivo e di una McGuire in cui si stenta a riconoscere la muta e deliziosa protagonista de La scala a chiocciola.

Lui è un malavitoso senza scrupoli, lei una brava ragazza che decide di sposarlo, nonostante sia sconsigliata dalla madre. L’incantesimo si rompe dopo il primo schiaffone e lei si crea una nuova identità ad Albuquerque. Drammone a tinte fosche, si lascia vedere solo per le già sperimentate espressioni di paura di Dorothy MacGuire, perché la trama è zeppa di banalità e con un finale che non poteva che essere manicheamente catartico. Nella “fossa dei dannati” pare non ci caschi proprio nessuno.