David Gilmour live at Pompeii - Film (2017)

David Gilmour live at Pompeii
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dal giorno alla notte: ognuno la interpreti come vuole, ma nel 1972 i Pink Floyd suonarono all'anfiteatro di Pompei sotto il sole, senza pubblico; qui il solo Gilmour replica la sera davanti a una platea prevedibilmente in visibilio. In quella che sembra poco più d'una semplice variazione d'orario è racchiusa anche parte della sostanziale differenza: il LIVE AT POMPEII di Adrian Maben interpretava il desiderio del gruppo di uscire dagli schemi. Poche settimane prima dell'uscita di "Dark Side of the Moon" chiudeva la fase più sperimentale e stimolante della band catturandone...Leggi tutto in quella manciata di brani “live” lo spirito rivoluzionario. 45 anni dopo Gilmour replica riutilizzando lo scenario immutato di allora per un concerto che però ha poco o nulla di diverso rispetto a una delle tante tappe del suo "Rattle That Lock" tour. La magia è scomparsa, nonostante i mezzi tecnologici di oggi (con riprese meravigliose dall'alto che arrivano fino al Vesuvio, luci, fumi e fuochi artificiali) facciano di tutto per restituircela. Se però quello del 1972 era un incanto autentico, un concerto irripetibile di cui resta un'unica traccia a saldare il passaggio tra le due epoche ("One Of These Days"), DAVID GILMOUR LIVE AT POMPEII è solo la dimostrazione di quanto in troppi tentino invano di riempire i vuoti creativi appoggiandosi alle enormi risorse della tecnologia moderna. Il suono che la musica di Gilmour diffonde oggi nell'aria è molto più pieno di allora, rotondo, coinvolgente, ma nasconde una programmazione fredda, in esatto contrasto con l'ansia di stupire davvero dei Floyd nei Settanta. Dopo un "RETURN TO POMPEII" che ci mostra fasi della registrazione del disco in studio a mo' di documentario mescolate a riprese e curiosità del concerto di allora, lo show si apre sull'omonimo (scialbo) singolo dell'ultimo album del chitarrista per riagganciarsi poco dopo al periodo gilmouriano dei Floyd ("What Do You Want From Me", da "The Division Bell") e, finalmente, all'immortale "The Great Gig In The Sky", il contributo maggiore di Wright a "Dark Side Of The Moon" che, attraverso i gorgheggi strabilianti delle coriste, restituisce tutta la potenza dei Floyd più noti: uno dei momenti più alti dello show, senza dubbio. Un breve ritorno al Gilmour delle uscite personali per poi rituffarsi tra i classici, a cominciare dall'immancabile "Wish You Were Here". A colpire sono la potenza della voce di Gilmour, a oltre 70 anni ancora limpidissima (decisamente superiore a quella del buon Waters) e naturalmente la straordinaria tecnica chitarristica, che con poche note colpisce diretti al cuore oggi come allora. Le esecuzioni sono straordinarie, la purezza del suono cristallina, il light-show sfolgorante, eppure ci si chiede inevitabilmente cosa sia davvero rimasto delle pulsioni innovatrici del 1972 in uno spettacolo che rispecchia perfettamente l'essenza della matrice gilmouriana: tecnica superba, ma la genialità che accompagnò i Pink Floyd nel mito era altra cosa; l'ovvietà della scaletta (esclusi i brani dagli album solisti) lo conferma: alla fine sono anni che i fan ascoltan sempre gli stessi pezzi suonati allo stesso modo con il solito schermo circolare alle spalle. Insomma, un meraviglioso scenario e un chiaro convitato di pietra (che in un anfiteatro antico non potrebbe trovarsi meglio...).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/09/17 DAL DAVINOTTI
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Galbo 5/11/17 06:31 - 12393 commenti

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Inutile scomodare il passato e richiamare alla memoria opere consegnate alla storia come la storica e dirompente esibizione dei PF a Pompei confrontandole con questo concerto di Gilmour con cui quasi nulla ha a che vedere se non la medesima location. Questa è la ripresa filmata di un concerto rock di un grande chitarrista in un contesto suggestivo come mille altri. Professionalità profusa a piene mani riguardante l’aspetto visivo e ancor di più quello musicale, nel rispetto di uno show rodato a puntino da un musicista di grande spessore.

Paulaster 14/02/18 11:42 - 4419 commenti

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Ritorno dopo 45 anni di David Gilmour, stavolta da solo, nell’anfiteatro di Pompeii. Concerto suggestivo per location, luci ed effetti per un pubblico in visibilio. Partenza con repertorio personale (non memorabile) e crescendo tra i classici dei Pink Floyd. Voce che migliora man mano e finale con assolo da fuoriclasse. Non sempre coinvolgente, dà l'impressione che ormai tutti si aspettino solo i pezzi dei tempi memorabili. Voci dei comprimari che non sempre si sposano con le canzoni.
MEMORABILE: L'inquadratura dall'alto tra i fuochi d'artificio.

Il ferrini 7/03/19 15:57 - 2358 commenti

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Nulla a che vedere con il capolavoro girato da Adrian Maben ma più semplicemente una data del tour di "Rattle that Lock". Che è un gran bell'album, capiamoci, ma forse vista l'occasione ci si aspettavano più collegamenti al '72 che non la sola "One of These Days". Sorprende invece la "Great Gig in the sky" con l'inserimento, per la prima volta, di una voce maschile e l'incredibile assolo di "In Any Tongue" che non sfigura affatto accanto ai grandi classici del repertorio. Spettacolo visivamente ineccepibile (come sempre) e suoni perfetti.

Samuel1979 2/05/20 00:01 - 547 commenti

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L'eterno Gilmour torna (seppur da solista) a Pompei cercando di ricreare quell'atmosfera irreale e per certi versi irripetibile di quel famoso concerto del 1972. Si tratta di un impresa ardua, com'era prevedibile, ma il chitarrista tuttavia dimostra che il suo talento è rimasto pressoché intatto (basti sentire lo strumentale "5 A.M.", in cui immerge l'ascoltatore in un atmosfera da sogno).

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  • Discussione Poppo • 14/09/17 14:30
    Galoppino - 465 interventi
    Live a Pompei è quello del '72, con la polvere e il vento, la rotaia, l'ombrellone e tanta sabbia. E ovviamente il set della strumentazione e la Musica! Qui non c'è più nulla se non un concertone ben confezionato. La stessa location è sopraffatta dalla ridondanza della pesante performance pubblica.

    Il pubblico che canta andrebbe gettato nel Vesuvio! I musicisti che si guardano compiaciuti per quello che fanno andrebbero immersi nelle solfatare. David è vecchio e sebbene se la cavi ancora egregiamente ha da tempo perso tutta quella carica dionisiaca, essenza fondante della musica dei Pink Floyd e di tutto il rock tra anni sessanta e settanta del secolo scorso.
    Ultima modifica: 14/09/17 14:32 da Poppo
  • Discussione Zender • 14/09/17 15:10
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Sì, adesso non esageriamo e qui non si butta nessuno da nessuna parte. Son cambiati i tempi, il film non è e non voleva certo essere niente di paragonabile al film del 72. Il pubblico ai concerti canta da sempre, i musicisti si sorridono da sempre. Gilmour fa quel che ha sempre fatto: canta e suona egregiamente e non è Waters, lo sappiamo tutti.
    Ultima modifica: 14/09/17 15:18 da Zender
  • Discussione Poppo • 14/09/17 15:45
    Galoppino - 465 interventi
    Ogni componente dei PF aveva la sua precisa identità creativa e nessuno era meno degli altri, neppure Syd che se ne andò prima di dar vita al suo potenziale artistico.

    Non si tratta di essere più degli altri ma di essere "sé stessi".

    Detto questo, c'è da chiedersi perché "rifare" Live a Pompei, ma forse la risposta sta proprio nel cinema di oggi... Remake? Sequel? A quando un Prequel?

    ps
    "buttavo" la gente nel fuoco dell'inferno simbolico partenopeo... Dai che sono un pacifista! Uccido solo zanzare, tafani e cimici puzzolenti.
    Ultima modifica: 14/09/17 15:46 da Poppo
  • Discussione Zender • 14/09/17 16:01
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Aspetta: Syd no di certo visto che li ha fondati, ha trovato il nome e che prima di andarsene ha scritto e cantato quasi tutti i pezzi. Non sono d'accordo che sia andato via prima di dar vita al suo potenziale. Il potenziale che aveva l'ha espresso in pieno in Piper e nei suoi due dischi solisti: Syd era quello.

    Che avessero tutti una propria identità creativa d'accordo, ma l'apporto di Waters e Mason al gruppo non può proprio esser paragonato eh. Senza voler dire "chi più e chi meno" se togli Waters o Mason non è esattamente la stessa cosa... In Final Cut l'apporto degli altri è praticamente zero, The Wall è al 90% farina del sacco di Waters (con Wright usato meno che come session man), così come Momentary è di fatto un disco di Gilmour.

    Sul perché rifarlo: ha avuto l'occasione, il luogo era suggestivo, lui non è tipo da farsi certi scrupoli e l'ha fatto.

    ps: sarai pacifista e ti credo, ma non tutti apprezzano certi simbolismi (in questi giorni poi...) ed è bene evitarli.
    Ultima modifica: 14/09/17 16:02 da Zender
  • Discussione Poppo • 16/09/17 10:53
    Galoppino - 465 interventi
    Aspetta anche tu....

    Non stavo quantificando l'apporto creativo al gruppo per singolo componente; ho sentito dire troppo spesso che Wright fosse un mediocre tastierista... (!!!) solo perché l'idea di tastierista rock rimane quella del virtuoso che spara infinite note, spesso inutili.

    I limiti del giudizio a tutto tondo nella musica rock sono gli stessi che riscontro nella musica classica. Infatti è pieno di fan di pianisti virtuosi, specie oggi con una carenza di idee interpretative spaventosa.

    Ma torniamo al filmone. Mi interessa capire se sia possibile considerarlo un remake. In fondo è il ritorno sul luogo del mito con atteggiamento diametralmente opposto, in ogni aspetto della realizzazione del film/concerto.

    Un'altra cosa. Sono andato a leggere la scheda di "Pompeii" (1972) e ci ho trovato una dicussione con qualcuno che del film ha un'opinione pessima. Il mondo è bello perché è vario? Mah...

    La cosa che salta all'occhio è che qui siamo in due, pardon tre con il Davidotti, e nella scheda citata non siete molti di più... peraltro manca la segnalazione delle disponibilità home/video di Live at Pompeii 1972, 74, 2003. Ci penso io appena ho un po' di tempo...

    Anche perché nell'esprimere il proprio parere critico è sempre utile (fondamentale direi) far riferimento a quale versione.
    Ultima modifica: 16/09/17 10:58 da Poppo
  • Discussione Zender • 16/09/17 17:38
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Mai sognato di dire che Wright sia un tastierista mediocre o mai dirò che il virtuoso ha a che fare con la qualità della musica, non mi par proprio di aver detto niente di simile anche perché va contro ciò che penso della musica francamente (né i Floyd sono mai stati citati come "fenomeni" del loro strumento, se non nel caso di Gilmour ma per il feeling non certo per la velocità)...

    Oddio, considerarlo un remake mi fa un po' sorridere. Siamo solo nello stesso posto e con la presenza di un solo pezzo e di un solo componente comuni ai due film. Poi voglio dire, sono parole... Se uno lo vuol chiamare remake lo chiami pure remake. Io non lo definirei mai così, però...

    Il mondo è bello perché è vario? Direi di sì. Se tutti avessero la stessa opinione sarebbero pure discussioni che non portan da nessuna parte o comunque limitate. Conta sempre come ci si pone; se lo si fa educatamente e senza pretendere di avere la verità in mano ben venga qualunque parere opposto. Lo insegnavano già i sofisti.

    Perché dici che salta all'occhio? A me non stupisce troppo, sono comunque film dedicati a chi piace il gruppo, spesso a chi piace MOLTO il gruppo. Oltretutto quello del 72 ha 19 commenti: mi sembrano fin troppi a me... "Davidotti" non è male, è la parola con cui ricordo che Google interrogava i primi mesi quando digitavi il nome del sito: cercavi per caso "Davidotti"? :) Ora non più, per fortuna.

    Tendenzialmente con Pompeii ci si dovrebbe riferire alla prima edizione del 1972, quella cinematografica che prevedeva le riprese a Pompei e Parigi e quelle in studio. Diciamo che il fulcro del film è l'esibizione, tanto che la prima vhs che comprai secoli fa manco le conteneva, le parti in studio...
    Ultima modifica: 16/09/17 18:10 da Zender