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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/08/17 DAL BENEMERITO COTOLA
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Quattro anni dopo il Leone vinto a Venezia, Zvyaginstev torna alla regia e lo fa con una storia dai ritmi dilatati ma a tratti spiazzante, per capire le cui dinamiche ci vuole tutta la pellicola. La sceneggiatura, infatti, svela a poco
poco le vicende ed i segreti dei protagonisti, attraverso il punto di vista dei vari personaggi che aggiungono sempre qualcosa a quanto visto fino ad allora. E così quello che all'inizio sembra chiarissimo non lo è affatto e le soprese
non mancano nel plot. Bella la prova del cast.
Dopo il capolavorico Il ritorno, Zvyagintsev mette a segno questo dramma bergmaniano e tarkowskiano (pagandone tuttavia lo scotto dell’intensità e della cifra stilistica) sulla profonda incomunicabilità e l’assenza di Dio. Diviso tra piccole ellissi e simbologie bibliche è un film desolante e desolato come la sconfinata puszta russa; mette a confronto la freddezza della ragione al calore dell’amore. Ne esce un tratteggio amarissimo e dolente sul cambiamento, il sentimento spezzato e sugli impulsi violenti dell’anima.
MEMORABILE: La splendida colonna sonora di Arvo Part; L’avvicendarsi del “fattaccio” e i bambini che compongono il puzzle dell’Annunciazione di Leonardo.
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