La meccanica delle ombre - Film (2016)

La meccanica delle ombre
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dietro un titolo centrato e seducente, che riassume con afflato quasi poetico parte del messaggio da comunicare, il film si assesta su di uno stile che richiama apertamente certo thriller politico americano Anni Settanta, in cui il protagonista si ritrova d'improvviso prigioniero di un gioco più grande di lui al quale vorrebbe poter non partecipare. Lui è François Cluzet, che nei tratti e nella gelida espressività può ricordare il Dustin Hoffman che fu. Grigio contabile sempre disponibile e di poche parole, Duval fallisce un giorno di svolgere il compito assegnatogli e si ritrova in strada a cercare vanamente lavoro. In chiara depressione comincia a frequentare...Leggi tutto un gruppo di alcolisti anonimi dove conosce Sara (Rohrwacher), che verrà chiamato a seguire personalmente, mentre una misteriosa proposta lavorativa gli giunge da un uomo (Podalydès) che specifica pochissimo di quanto dovrà fare limitandosi a pagarlo molto bene e a pretendere da lui il silenzio. Dovrà sbobinare una serie di audiocassette seguendo facili regole all'interno di un appartamento spoglio e disabitato: non fumare, non rispondere a nessuno...

Un incarico semplice, remunerativo ma da svolgersi nella massima segretezza. D'altra parte i dialoghi registrati sono scottanti, perdipiù legati al rapimento di tre ingegneri in Mauritania il cui pagamento del riscatto è profondamente connesso alle imminenti elezioni presidenziali in Francia. Nelle prime fasi tutto torna e sembra non ci sia nemmeno troppo da chiarire, con un suo superiore che passa regolarmente nella stanza di Duval per leggere le trascrizioni. Poi però la faccenda si infittisce e Duval decide di dare le dimissioni. L'uomo che gli sta di fronte di fatto le rifiuta: non è un lavoro dal quale ci si può ritirare facilmente, gli spiega, coinvolgendolo subito dopo nel recupero di alcuni preziosi taccuini.

Da qui l'avventura si complica: subentrano i servizi segreti, la polizia e l'intreccio sfuma per l'appunto nelle ombre del titolo, che sembrano inghiottire tutto per condurre a un finale piuttosto teso e ben condotto. A lasciare semmai a desiderare è lo svolgimento, l'eccesso di pause che il regista Thomas Kruithof si concede, scegliendo tempi dilatati che riportano a noir d'altri tempi. E se è vero che Cluzet è il volto ideale per interpretare un personaggio tanto schivo ma allo stesso tempo meno malleabile di quanto sembri, ciò non è sufficiente a coprire una certa ripetitività in molte fasi, un procedere sincopato (mentre la fotografia molto contrastata taglia gli spazi con discreta sapienza) in cui peraltro si avverte anche la mancanza di una colonna sonora più presente che avrebbe aiutato a superare certi passaggi un po' troppo compassati, in cui ci si crogiola in frasi che si vorrebbero a effetto ma che in fin dei conti puntano soprattutto a creare l'atmosfera dimenticandosi di coinvolgere a dovere. Si moltiplicano le parole, si gioca sugli sguardi, si infila in mezzo anche la Rohrwacher senza un vero perché (minutaggio, evidentemente) appesantendo di parole e significati nascosti un film che progressivamente perde smalto invece di acquisirne e che conferma una certa banalità nell'approccio, celata per fortuna da una sceneggiatura comunque di qualità. Nulla di memorabile ma una gustosa routine, almeno fino a un certo punto...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/07/17 DAL BENEMERITO DANIELA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 22/04/22
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Daniela 24/07/17 08:40 - 12625 commenti

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Contabile ex alcolista disoccupato accetta un lavoro facile e ben retribuito, da svolgere con assoluta discrezione: trascrivere delle intercettazioni telefoniche... Promettente esordio nel lungometraggio di un nuovo regista con un thriller da inserire nel filone paranoico/complottistico, con un uomo comune intrappolato in una situazione apparentemente senza via di scampo. Il valore aggiunto è costituito dalla prestazione di Cluzet, assai convincente nel ruolo: segnato dalla vita, chiuso in se stesso e rassegnato alla solitudine, un perdente capace però di scatti imprevedibili.
MEMORABILE: In ufficio in mezzo ai faldoni

Kinodrop 16/08/17 18:26 - 2922 commenti

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Rimasto senza lavoro dopo una parentesi da alcolista, Duval viene ingaggiato da una misteriosa e potente organizzazione col compito di trascrivere compromettenti intercettazioni telefoniche. Thriller di vecchio stampo ma molto chiaro, senza indugi o tergiversazioni che punta al progredire della tensione psicologica del protagonista stretto nella morsa di vicende sempre più ingarbugliate. Ottima l'interpretazione di Cluzet, coadiuvato da un cast di qualità; peccato per il finale un po' affrettato e a effetto, anche se di indubbia efficacia teatrale.
MEMORABILE: Le giornate di Duval tra routine e colpi di scena; Il finale in notturna nello stadio vuoto.

Galbo 25/08/17 05:58 - 12380 commenti

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Bellissimo film francese che ricorda alcune grandi pellicole americane degli anni 70 per tema e sopratutto per spirito. Un grande Francois Cluzet interpreta magnificamente un uomo comune alle prese con un complotto politico che finisce per schiacciarlo in un bel crescendo di tensione. La messa in scena volutamente spartana accentua la confusione emotiva del protagonista. Splendido il finale. Film da non perdere.

Minitina80 29/09/17 18:49 - 2980 commenti

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Titolo quanto mai esplicativo per un thriller di stampo prettamente europeo che include qualcosa in più del solito. Spionaggio e politica, polizia e servizi segreti si mescolano per una volta senza inseguimenti, esplosioni o scene d’azione ai limiti dell’impossibile. Kruithof lascia qualche scampolo di spazio per riflettere su quanto la società sia governata da fili invisibili all’occhio comune e tira in ballo un uomo come tanti per descrivere questa situazione. I termini per identificarlo come polar ci sono e la qualità è decisamente buona.

Cotola 30/12/17 12:49 - 9009 commenti

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Bel thriller, a sfondo politico, proveniente dalla terra dei cugini. Colpisce per uno stile assolutamente spartano e di grande sobrietà che è però funzionale alla storia narrata, incentrata su un uomo "grigio" e ordinario. Molto ben orchestrato ed efficace il crescendo di tensione che si basa sul tenere ben coperti i moventi di alcuni personaggi. Bravissimo Cluzet mentre la Rohrwacher recita alla sua solita maniera, tra l'altro non aiutata da un personaggio quasi del tutto inutile. Finale discutibile, ma riuscito.

Capannelle 1/01/18 00:37 - 4399 commenti

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Molto interessante il meccanismo dell'uomo qualunque imprigionato nelle oscure trame del potere, ottimamente interpretato da Cluzet. Funziona meglio nel crescendo di tensione del primo tempo, quando si tratta di tirare le fila onestamente i passaggi topici si prestano a più di un dubbio ma il ritmo e una messa in scena abbastanza indovinata permettono di passarci sopra. Rohrwacher non al massimo ma soprattutto per la parte affidatale.

Jandileida 29/04/18 22:19 - 1560 commenti

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Per seguire le peripezie dell'uomo qualunque Cluzet nei marosi dello stato parallelo c'è bisogno di sospendere la propria incredulità fino a vette altissime, così alte che quasi manca l'ossigeno. Se è infatti interessante lo spunto iniziale e non dispiace nemmeno l'approccio filmico alla Haneke, già al primo snodo cruciale della vicenda si inizia a pensare che in Boulevard Mortier rimpiangano l'approccio no-nonsense di un Lino Ventura. Film dignitoso e ben interpretato da Cluzet ma che tira troppo la corda fino a un finale da sbraco totale.

Il ferrini 12/05/18 00:47 - 2345 commenti

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Ottimo thriller, dalla trama lineare ma non per questo banale. Se si considera che è un'opera prima, sia la regia che il montaggio sono sbalorditivi, non per particolari virtuosismi ma per asciuttezza ed efficacia. Cluzet se possibile riesce di nuovo a superarsi dando vita a un personaggio cupo e disperato, Alba Rohrwacher è piuttosto accessoria ma risulta utile per la caratterizzazione del protagonista. Il film è breve e scorre veloce dosando con parsimonia i colpi di scena. Senz'altro da vedere.

Nicola81 26/07/19 18:07 - 2840 commenti

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Thriller politico in cui si respira quell'aria di cospirazione e paranoia tanto cara a certe pellicole degli anni '70. Improntato a una apprezzabile sobrietà, sia nell'azione che nella messa in scena, è tuttavia sorretto da un'idea di partenza sulla cui credibilità potremmo discutere a lungo: possibile che a un perfetto sconosciuto venga affidato un incarico che gli mette in mano informazioni così delicate? Comunque si lascia seguire con interesse, sino a un finale che non volerà troppo in alto, ma nemmeno delude. Buona la prova di Cluzet.

Ira72 28/07/19 21:24 - 1309 commenti

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Pochi fronzoli e molta sostanza per questo bel thriller sapientemente sceneggiato e interpretato ancora meglio da un ottimo - ma non c’erano dubbi - Cluzet. In parte anche il resto del cast, invece Rohrwacher è ininfluente e piuttosto piatta. Ma. Tutto il resto funziona egregiamente, trascina e conquista con un finale a sorpresa che lascia il palato cinefilo soddisfatto. Cluzet rende empatico un uomo comune, solitario e castigato dalla vita che, toccato il fondo di interminabili giornate grigie e vuote, ha bisogno di risollevarsi. Ma il conto è salato!

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Bubobubo 15/02/21 17:50 - 1847 commenti

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All'irreprensibile contabile Duval (Cluzet) viene avanzata una ricca proposta di lavoro che non si può rifiutare: trascrivere per un'agenzia di sorveglianza privata l'esatto contenuto di alcune intercettazioni in un anonimo ufficio senza dare nell'occhio. Il gioco delle parti sembra funzionare, ma... Sovrastrutture politico-criminali e complottismo da strategia della tensione: il primo tradimento inforna i successivi, in una spirale senza fine in cui nessuno può fidarsi di nessuno. Perfetto Cluzet come travet stritolato dal meccanismo: in ombra la spalla femminile Rohrwacher.
MEMORABILE: Irruzione fallimentare nell'ufficio di Al Shamikh; Il finale, fulmineo.

Gottardi 5/05/21 12:20 - 395 commenti

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Disoccupato di mezza età senza prospettive accetta monotono lavoro di trascrizione senza sapere di essere un minuscolo ingranaggio di un complotto. Classico noir alla francese in cui l’azione, che pure non manca con sangue e omicidio, è affiancata da un opprimente senso di non appartenere a sé stessi. Perfettamente calibrato fino al finale esplosivo, il film si avvale di un ottimo Cluzet che non abbandona mai la sua anima da travet senza via di fuga. Stile registico in sintonia con l’atmosfera.
MEMORABILE: Il rendez vous finale sugli spalti dello stadio.

Myvincent 24/05/21 07:40 - 3727 commenti

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Un uomo disoccupato e al "collasso" psicologico trova un lavoro come sbobinatore di cassette, poi si accorge di essere entrato in un meccanismo estremamente compromettente. Cluzet, nonostante la faccia raffinata, sa come destreggiarsi in questo thriller politico in cui la costruzione dei personaggi arricchisce una storia, raccontando dei piccoli grandi fallimenti quotidiani della gente comune. Brava la Rohrwacher di poche, ma essenziali parole.

Reeves 2/04/22 07:27 - 2174 commenti

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Buon thriller che utilizza molto luoghi comuni ma li sviluppa in modo originale ed è sostenuto da un'ottima interpretazione di tutti gli attori. La storia è paradossale così come il finale, ma il tutto è reso cedibile da un'ottima regia e da una cura particolare nel tenere bassi i toni e il taglio della recitazione. E l'idea degli alcoolisti anonimi come sfondo per la vicenda è davvero ottima.

Alexcinema 18/12/22 19:40 - 116 commenti

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Elegante thriller francese che ruota intorno al microcosmo personale dell'uomo borghese di mezza età, qui interpretato da un ottimo Cluzet. Superata una prima fase di introspezione malinconica, si entra in un crescendo costante di tensione con la nota tecnica dell'accumulo, rendendo massima l'empatia dello spettatore verso il protagonista. Violenza fortunatamente ai minimi termini poiché solo accessoria, cast totalmente maschile (se si esclude la Rohrwacher, nel suo tipico ruolo di "fragil donzella" a lei congeniale).

Giùan 29/12/22 17:02 - 4539 commenti

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Troppo cerebrale, con esibite rimasticature anche sul piano dei rimandi cinematografici (i congegni narrativi hitchcockiani rivisti attraverso troppi altri), il thriller di Kruithof è marchiato dal peccato originale della mancanza di pathos. Lo spettatore resta così sospeso nella terra di nessuno del vorrei aderire all'atmosfera ma proprio non posso, causa una regia carente nella gestione di ritmi e personaggi, che sovente lascia cadere gli spunti d'interesse nella sterilità effimera. Cluzet invecchiando somiglia sempre più a Dustin Hoffman mentre la Rohrwacher è meccanica e ombrosa.
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