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MMJ Davinotti jr
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Il modello dichiarato è il BAD TASTE di Peter Jackson, dal quale questa sciocchezza spagnola in salsa splatter riprende l'idea di una colonia aliena che giunge sulla Terra per mangiare pregiata carne umana (qui il top è rappresentato dalle donne putrefatte, che paiono squisite). La demenzialità naturalmente è di rigore, ma se Jackson dimostrava già al tempo di saperci fare dirigendo con mano ferma ed esagerando con sangue con una forza e un'originalità nient’affatto comuni, altrettanto non si può dire di Pepe de las Heras, il quale non possiede l’ironia e il grande...Leggi tutto talento di chi l'ha preceduto. Qualche buona idea c'è, a dire il vero, come l’immaginare che questi alieni si riproducano sodomizzando i maschi della nostra specie e possano essere eliminati solo sparandogli nei testicoli (il che crea un paio di situazioni inusuali e divertenti), ma l'impressione è quella di una goliardata col fiato corto (non per niente i titoli di coda compaiono dopo appena 1h15'), inutilmente caotica e girata decisamente male. Gli effetti (anche molto sanguinosi, a volte) non convincono molto, giocano al risparmio e le luci quasi sempre abbassate degli interni li nascondono a fatica. E' simpatica l'idea dell'evaso chiamato l'oculista (specializzato in enucleazioni e che si rivela un mezzo scemo), che è aiutato da un giovane sveglio e una ragazza dall'aria da dura dei fumetti a uccidere in qualche modo uno zombi logorroico da loro catturato (c'è anche una scena con sega elettrica e arti che volano dappertutto). Inconsistente, con una prima mezz'ora noiosa.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Non male, dopotutto:
Schramm - Mediocre, ma con un suo perché:
Marcel MJ Davinotti jr., Greymouser
La sceneggiatura del film è stata, in tutta evidenza, partorita in preda ai fumi dell'alcool o peggio. Ciò stabilito, in questo delirante trionfo del trash più genuino, a patto di affrontarlo con una particolare predisposizione al cazzeggio, si può perfino trovare un briciolo di divertimento liberatorio. Un plauso per la protagonista, che è belloccia sì, ma non solo: si vede che in fatto di recitazione non è proprio a digiuno.
Buzzurra delaiglesiata in salsa (wannabe)Jackson, tutta eccessi e deliri pianificati via briefing (e qualche etto di maria rossa), ha dalla sua un curioso rovescio dei termini: il minimo comune multiplo dello splatter (la disintegrazione più enciclopedica e goniometrica possibile della carne, della vita, dei corpi) si issa per 3/4 di metraggio sull'indistruttibilità della vita. La morte mai non muore. Hybris, questa, che avrebbe potuto rendere geniale il film, se solo gli autori si fossero avveduti delle sue potenzialità. Così com'è, resta una gioviale buffonata senza arti -ih!- né parti.**1/2
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