Mindhorn - Film (2016)

Eroe di una serie tv Anni Ottanta ambientata sull'isola di Man in cui interpretava il protagonista (Mindhorn per l'appunto), detective tutto azione con la benda all'occhio, Richard Thorncroft (Barratt) si ritrova ai giorni nostri senza uno straccio di lavoro, a elemosinare provini come tanti ex attori che hanno tentato la via di Hollywood fallendo. L'occasione del riscatto avviene quando un presunto killer che si fa chiamare “Il Gribbio” contatta la polizia dell'isola di Man dicendo che pretende di parlare proprio con Mindhorn. Richiamato alle sue origini, Richard tornerà dove ebbe successo e ne approfitterà per farsi un po' di pubblicità, scoprendo poi che il Gribbio è solo un ragazzetto mezzo...Leggi tutto scemo difficilmente da ritenersi responsabile di alcunché. Ma non è certo finita qui... Uno dei tanti film che si divertono a riportare alla ribalta personaggi di successo in realtà mai esistiti per creare l'effetto revival ironizzando sul tempo che avanza e l'inadeguatezza di chi è rimasto fermo al passato. La chiave può essere doppia: malinconica o, come in questo caso, comica. Richard non era una cima già all'epoca di Mindhorn, risulta ovviamente ancora più imbarazzante quando la polizia gli chiede di tornare a impersonare il suo personaggio. Lo spirito non è sempre dei migliori e per trovare la risata si fa leva su espedienti vetusti (Thorncroft si mantiene facendo pubblicità a un pannolone per adulti); le scene davvero divertenti sono poche (la migliore è forse quando il protagonista riceve la telefonata del Gribbio in centrale) e mal supportate da una regia che le lascia galleggiare in un mare piatto da cui emergono con evidenza. Julian Barratt avrebbe anche la faccia giusta, alcune figure di secondo piano funzionano (il suo ex stuntman che lo irride, in particolar modo, oppure il boss della polizia locale, anche se è solo una spalla), tuttavia il film non ingrana e tende a sfruttare disperatamente i bei paesaggi dell'isola per riuscire a rendersi interessante. La sceneggiatura – peraltro inutilmente farraginosa e confusionaria – non trova sufficienti gag che riescano a sostenere l'azione e non grande aiuto viene dalla protagonista femminile (Davis), ex partner di Thorncroft ai tempi dello show successivamente riciclatasi come giornalista locale. Forse è l'aver voluto arricchire di troppi personaggi e colpi di scena la trama a zavorrare l'insieme, che lascia poco spazio alle battute quando invece Barratt avrebbe potuto facilmente offrire di più al suo Mindhorn invecchiato, da come si intuisce in alcune occasioni nelle quali le gag si accendono. Perché qualche sparuto colpo di genio non manca (la copia in plastilina della vhs, l'idea della capoeira a sostituire le solite arti marziali alla Steven Seagal...) e il buon budget a disposizione (Ridley Scott tra i produttori, Kenneth Branagh in un cameo alla giuria di un provino) sembrava preludere a qualcosa di molto meglio.

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