Tira una brutta aria, ai servizi segreti francesi: il gran capo Toulouse (Rochefort) rischia il posto dopo che a New York un falso trafficante di droga (che lui non aveva mai visto prima) viene catturato ammettendo di essere un agente francese. Il suo sottoposto Bernard Milan (Blier) finge di non saperne niente, ma la verità è che vuol fare le scarpe al suo superiore e gli ha piazzato mille microfoni nello studio per spiarne le mosse e coglierlo il prima possibile in fallo. Un comportamento simile merita una lezione e la trappola scatta: Toulouse fa credere di aspettare un suo importante uomo all'aeroporto e incarica i propri agenti di fiducia di andarlo a prendere. L'uomo in realtà dovrà essere...Leggi tutto il più anonimo possibile, una semplice esca inconsapevole da far sorvegliare a Milan, il quale come sempre ha ascoltato tutto grazie alle sue cimici. All'aeroporto gli agenti di Toulouse approcciano François Perrin (Richard), un imbranato violinista che casca dalle nuvole: chi osserva l'incontro dovrà pensare che la super-spia chiamata da Toulouse sia lui. Milan e i suoi lo seguiranno così ovunque 24 ore su 24 cercando di capire cosa nasconda e perché sia a Parigi. Ma la vita di Perrin è assolutamente normale, un po' pazza solo per la stramberia congenita del personaggio, e il divertimento per chi guarda sta proprio nel verificare come l'intera task force di intercettatori e pedinatori professionisti venga stordita dalle mattane a prima vista incomprensibili di Perrin. L'idea era buona, anzi ottima (tanto che nel 1985 Stan Dragoti ne girerà un remake americano con Tom Hanks) e va detto che alcune trovate sono a loro modo geniali (si veda ad esempio il marito tradito che in bici sente provenire dal furgone di un fioraio la voce – in realtà registrata - di sua moglie che amoreggia con Perrin e pensa che quella lo tradisca nel retro del mezzo col fioraio). Pierre Richard, ovvero l'uomo alto, biondo e con la scarpa nera (l'altra è rossa per un inconveniente capitatogli a Monaco, da dove proviene), coglie qui il primo grande successo internazionale imponendo il suo personaggio di idiota a tuttotondo, ma non è che si produca in chissà quali performance. Le ingerenze spionistiche nel plot sono eccessive (dovute anche alla familiarità del cinema d'oltralpe col genere), i comportamenti di Perrin fin troppo “normali”, al di là di qualche buffonaggine; inoltre non sembrano ben dosati i tempi delle scene: quella in cui Perrin passa la notte con la bella agente in gonnella (Darc) mandata da Milan si prolunga ad esempio ben oltre il necessario senza che avvenga nulla di divertente. Fortunatamente la simpatia dell'allampanato Richard e le sue espressioni da perfetto fesso arrivano spesso in soccorso e il personaggio del marito cornuto (Carmet) offre momenti esilaranti. Una commedia poco briosa ma sufficientemente strampalata da attrarre l'attenzione; come avverrà, lanciando Richard come il prototipo del "cretino", figura sfruttata in seguito infinite volte dalla commedia francese.