L'assassino, speranza delle donne - Film (1977)

L'assassino, speranza delle donne
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1977
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "L'assassino speranza delle donne". Omaggio all'omonimo dramma espressionista di Oskar Kokoschka.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Nato come omaggio a Oscar Kokoschka, pittore austriaco autore tuttavia anche del primo dramma espressionista della storia (il cui titolo era per l'appunto “L'assassino speranza delle donne”), il film di Giuseppe Gatt si apre subito in modo programmatico, con una voce narrante a commentare immagini di donne dai volti dipinti che muovono la bocca senza che nulla si senta. Subito la musica – fondamentale – di Alban Berg guadagna il suo spazio impetuosa, stridente, in quello che sarà un continuo gioco di rimbalzi tra parole e suoni, con gli attori truccati in scena, statici, a declamare frasi in prosa elegante procedendo spesso per metafore e raccontando talvolta storie slegate da quanto vediamo...Leggi tutto accadere sul set, dove un giovane eroe (Ardisson) coccolato dalla madre in spiaggia decide di partire alla volta di una terra sconosciuta. Lo aspettano le ragazze che avevamo visto all'inizio e che egli naturalmente incontrerà. Gatt è critico d'arte e si vede, imposta il film come un'ariosa rappresentazione teatrale, lavora col montaggio e sovrappone le immagini, le blocca, riprende, stacca passando da un momento ad un altro frammentando volutamente la narrazione, dando l'impressione di inseguire un progetto chiaro soprattutto nel suo pensiero, con attori truccati (volti e corpi) da maschere semplici e di non grande effetto fermi l'uno accanto all'altro, da soli o in gruppo, in una radura o in una foresta dove sì, ogni tanto la forza evocativa di un'immagine traspare tra gli spunti avanguardistici di un'opera palesemente sperimentale e ambiziosa. L'impressione tuttavia è che estraendo cinque o sei minuti a caso dal film e visionandoli singolarmente si possa già cogliere ampiamente l'essenza e lo spirito dell'opera tutta, dal momento che i diversi momenti appaiono tra loro intercambiabili, cumulo di frasi ad effetto, afflati poetici che la musica invadente, talvolta dissonante, sottolinea caratterizzando l'opera. Purtroppo la povertà della messa in scena e dei costumi ne svilisce l'impatto, la scarsa ricercatezza delle location appiattisce quello che forse poteva anche ambire ad essere un film interessante. Ma così è solo "diverso", diretto a un ristrettissimo numero di persone che sappiano già a cosa vanno incontro. Lontanissimi del cinema popolare o anche solo di facile fruizione, si costruiscono dialoghi che sono quasi sempre monologhi sospesi in un limbo di oscura interpretazione peraltro messi in bocca a un Ardisson che non sembra proprio poter esserne l'interprete ideale.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/02/17 DAL DAVINOTTI
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Panza 30/09/23 21:00 - 1834 commenti

I gusti di Panza

Una trasposizione in ambiente bucolico dell'omonima opera di Kokoschka di cui rimane l'impianto teatrale nella mimica e nella recitazione degli attori. Il regista, principalmente attivo come critico d'arte, realizza un'opera criptica e involuta in cui la fiumana di dialoghi indecifrabili, enfatizzati dalle roboanti musiche di Allan Berg, è spesso di difficile elaborazione: inevitabilmente si viene tagliati fuori dalla comprensione della pellicola (a dir poco elitaria) ed è difficile non avvertire una certa noia. Ardisson, in un raro ruolo nel cinema impegnato, ha carisma.

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