Note: Sequel di "Manhunter" e "Il silenzio degli innocenti" (e anche "Red dragon"). Soggetto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris pubblicato nel 1999, il terzo in cui compare il personaggio di Hannibal Lecter.
Con un’eredità pesantissima da sopportare torna sullo schermo Hannibal Lecter, il serial killer cannibale più famoso del cinema. Ripetere il clamoroso exploit del SILENZIO DEGLI INNOCENTI (premiato con una pioggia di Oscar) era praticamente impossibile, ma il nuovo romanzo di Thomas Harris fa capire a De Laurentiis che l'operazione è fattibile: Jodie Foster non accetta la parte (che va alla più scipita Julianne Moore) ma lui, Anthony “Lecter” Hopkins, sì. E tanto basta. Il nuovo regista è addirittura il grande Ridley Scott, reduce dai fasti del GLADIATORE, e l'ambientazione...Leggi tutto italiana favorisce l'inserimento del bravo Giancarlo Giannini, che nella prima parte svolge un ruolo fondamentale. Firenze è la città ideale per l'anima nobile di Lecter, e infatti le scene girate in Italia sono le migliori, quelle che in parte giustificano le forti ambizioni del progetto. Lugubri, oscure, insolite, dominate dalla cupa figura di un pazzo in esilio (Hopkins) e di un ispettore (Giannini) che intravede il colpo della vita, in grado di sistemare se stesso e la moglie (Francesca Neri, due o tre sporadiche apparizioni). Quando Hopkins o l'Italia non sono in scena, HANNIBAL si trasforma invece in un thriller convenzionale, cui la deludente performance di Julianne Moore (improponibile il confronto con Jodie Foster) contribuisce a dare una patina di insopprimibile banalità (non solo per colpa sua, comunque; è proprio il personaggio a non funzionare). Gary Oldman irriconoscibile dietro un’orrenda maschera sfigurata è una presenza posticcia, come Ray Liotta che però nel finale è co-protagonista della mezz'ora più squisitamente teatrale e geniale dell'intero film, recitata da Hopkins a livelli eccelsi. Fondamentali le musiche di Hans Zimmer.
Fortunatamente con questo sequel il fascino di Hannibal the Cannibal rimane intatto: è sempre uno dei "cattivi" migliori della storia del cinema. Hopkins è bravissimo e la parte gli calza a pennello. Il film mi è piaciuto soprattutto nella parte ambientata a Firenze, ripresa sfruttando appieno lo storico fascino della città. Scene da ricordare ce ne sono parecchie: indubbiamente quella della cena con Ray Liotta è da manuale di un sofisticato, ma non meno sanguinolento, splatter.
L'achimia magistrale che rese possibile il capolavoro del Silenzio qui non è più possibile. Si punta allora al personaggio, squisitamente diabolico, del dr.Lecter. La scelta funziona, sir Hopkins non ha perso il feeling col personaggio, ma purtroppo si sente terribilmente la mancanza della Foster. La Moore è brava e bella ma qui non funziona. Le parti migliori del film sono quelle ambientate a Firenze e il finale (fortunatamente). La regia di Scott è onesta ma schiacciata dal "brand" del prodotto.
Questa volta Anthony Hopkins non colpisce più nel segno: anzi, ottiene l'effetto contrario, riportando alla memoria la parodistica regia di Ezio Greggio (Il Silenzio dei Prosciutti). Hannibal è qua una sorta di pesce lesso, che si nutre si di cervella umane, ma lo fa in maniera così fiacca e meccanica da lasciare intendere che "il personaggio paga" e nulla più. Intascato il cachet Hopkins è già bello lontano dalla psicologia di Hannibal...
Né giova l'ambientazione fiorentina, resa tutt'altro che artistica dall'inespressivo Giannini...
Hannibal Lecter superstar in questo sequel: è il protagonista principale (dopo essere stato un comprimario nel film precedente) e tutta l'azione ruota attorno a lui. Pur con alcuni fastidiosi cambiamenti dal bel romanzo di Harris (il finale totalmente cambiato perchè troppo eversivo per Hollywood, la pedofilia solo accennata) Scott realizza un discreto action-thriller che sfocia nell'horror surreale. E' un film sull'avidità: tutti vogliono qualcosa (chi vendetta, carriera, soldi, fama) e per ottenerla devono arrivare ad Hannibal. La parte fiorentina primeggia.
MEMORABILE: I dialoghi tra Hannibal e Pazzi all'insegna dell' "io so che tu sai che io so": impagabili.
Sequel stralunato per il thriller cartesiano di Demme, che volge le geometrie del prototipo in nebulose informi e l'indagine esatta in un labirinto gotico. Suggestivo nel rievocare le ombre e gli umori di un Rinascimento sanguinario e sadico mai estinto, si smarrisce quando cede ai tempi di una sceneggiatura assai pedante. La Moore cerca nuovi accordi per il personaggio che miracolò la Foster, ma non trova nulla. Hopkins ci gigioneggia sopra, e noi siam paghi. Solido, come sempre, il fronte tecnico italiano. Scott, nel bel finale, riserva un graffio d'autore. Plumbeo.
Nonostante il nome illustre alla regia, questo sequel de Il silenzio degli innocenti ha poco da spartire con il suo predecessore. A partire dalla storia altamente improbabile (Lecter che si trasferisce in Italia e conduce una vita normale) ad alcune scene che vorrebbero essere raccapriccianti ma finiscono per apparire involontariamente (si spera) ridicole, fino agli interpreti. Hopkins non ha il carisma del primo film e la Moore non fa veramente suo il personaggio a differenza della Foster. Inutili le apparizioni di Giannini e della Neri.
Tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris, è l'inevitabile seguito del capolavoro di Demme, ultrapremiato agli Oscar e portato al successo dal pubblico. Ma rispetto al primo, questo, dopo una prima parte ambientata in una splendida Firenze, con un indimenticabile scontro recitativo tra Hopkins e Giannini, collassa su se stesso nella seconda parte ambientata in America e finisce per diventare un banale thriller prevedibile e piatto, con un finale francamente ridicolo. Molto meglio quello del libro. Gli attori comunque non si discutono.
MEMORABILE: "Sto pensando molto seriamente.... di mangiare sua moglie. " Tutte le scene con Hopkins e Giannini protagonisti.
Declino e morte di un ex grande regista, giunto ad uno dei punti più bassi della sua carriera sfornando il peggiore capitolo sull’amato cannibale. Purtroppo in tanta banalità e ridicolaggine (vedi la scena in cui Hannibal mangia il cervello del malcapitato di turno) si perde anche l’eleganza e la sottile cerebralità del personaggio di Lecter. Terrificante per chi ha amato il film di Demme. Solo un’operazione commerciale confermata dal cambio di finale rispetto al libro di Harris, così da lasciarsi aperta la strada ad ulteriori seguiti.
Trattandosi del sequel di un capolavoro, Scott parte già in salita. Decide di farlo a modo suo e si vede dalla fotografia e dalle ambientazioni scelte. De Laurentis è il produttore e si vede dalla truculenza un po' fine a se stessa. La Moore al posto della Foster (altra impresa ardua), un paio di innesti italiani che però non lasciano il segno. Alla fine non vedo un cocktail ben miscelato. Nonostante Hannibal.
Interessante seguito della saga di Hannibal. Anthony Hopkins questa volta è il protagonista assoluto della pellicola e c'è anche Oldman nella parte di una delle vittime di Lecter, da lui sfigurata (ed è molto più cattivo lui di Lecter!). Ottimi l'ambientazione e il cast (la Moore e Giannini). Si fa vedere piacevolmente.
MEMORABILE: Hopkins in biblioteca, il finale, la fine di Oldman.
Impresa ardua, quasi impossibile, quella di dare un seguito all'altezza del capolavoro di Demme. Eppure Ridley Scott ci va vicino e con grande attenzione ed eleganza riesce a non far perdere nulla del fascino del Dr. Lecter, magicamente interpretato da Hopkins. Julianne Moore non fa troppo rimpiangere Jodie Foster e Giancarlo Giannini, nella prima parte girata a Firenze (splendida), dimostra tutte le sue qualità artistiche. Il film ha il pregio di mantenere viva la tensione sino all'ultima scena. Commento musicale eccellente. Il mito resiste.
Nulla a che spartire con il nero thriller del primo episodio: questo è un semplice horror-splatter studiato per esaltare le qualità di Hannibal, di sicura presa sul pubblico e per permettere all'ottimo Hopkins di sfruttare tutto i suoi stile e carisma (inarrivabile come finto professore). La trama è quindi abbastanza funzionale ai personaggi, ma regge bene nonostante qualche scena sia un poco assurda (il rapimento e la vendetta studiata dal nemico di Hannibal, più da film di 007 che da horror...). Film intrigante insomma, che si lascia vedere.
Non regge il paragone con l'illustre predecessore; nei vari momenti nei quali il thriller non prende quota ci pensa lo splatter, nel bene e nel male, a suggestionare lo spettatore. L'assenza della Foster pesa, la scialba e insipida Moore non regge minimamente il confronto. Per fortuna, proprio quando il film sembra in caduta libera, Hopkins raddrizza la rotta e salva la pellicola con la sua solita ottima interpretazione. Ma la vera indiscussa protagonista è una cupa Firenze notturna. Bene anche il nostro Giannini. Sufficienza per Ridley Scott.
MEMORABILE: "Sto pensando seriamente di mangiare sua moglie".
Gli sceneggiatori sembrano voler riproporre l'omonimo romanzo di Thomas Harris in maniera del tutto fedele, in modo tale da rendere i punti culmine dell'intreccio asfissianti e dispersivi, servendo un tiepido paté fra citazioni "dantesche" in una Firenze mai vista e i soliti States digitalmente mediocri. Il personaggio di Hannibal, inoltre, diventa l'anti-eroe fasullo per eccellenza, cercando di salvare dalle ingiustizie sociali Julianne Moore (che dà il peggio di sé) e degustando solo chi si è dimostrato inadatto nei sui confronti.
Mediocre, pieno di effettaci che risultano ridicoli il più delle volte e senza alcun tipo di tensione. Furbo prodotto commerciale costruito attorno a Hannibal Lecter in versione dandy/star questa volta a Firenze (nella parte più riuscita del film). Penosa Julianne Moore che fa la versione isterica di Clarice senza coglierne le sfumature che invece Jodie Foster ci aveva regalato. Patetico Hopkins che senza sforzo propone un Lecter gigione e simpatico. Piatta la regia e pessimi gli attori di contorno. Da bocciare senz'appello.
Ridley Scott si difende bene, ma non era facile eguagliare il paradigma stabilito da Demme per la saga del dottor Lecter, che qui però diventa assoluto protagonista per la gioia dei suoi ammiratori. Tutto sommato, il regista segue fedelmente la traccia del romanzo omonimo di Harris (tranne, ahimè, nel finale, che nel libro è molto più perturbante, mentre nel film risulta molto più "buonista" e accomodante), e da questo punto di vista non delude, soprattutto per la cura delle ambientazioni in una Firenze resa cupa e misteriosa dalla fotografia.
Pur amando Il silenzio degli innocenti ho trovato questo gustoso splatter scottiano un vero e propio capolavoro. Era dai tempi di Legend che Scott non sfornava un film così delirante. Non posso non estasiarmi di fronte a Giancarlo Giannini sviscerato e impiccato, Oldman con il volto devastato (grande make up di Greg Cannom), la scena della porcilaia (in Sardegna) con il manichino, la sparatoria iniziale tra gang, l'allucinante e grottesco banchetto finale con Liotta. Quando Scott vuole sa picchiare duro. Indispensabile.
MEMORABILE: Il flashback con Hannibal che sfigura Oldman; la scena finale con i porci; Liotta che delira durante il... pranzo.
Questo sequel de Il silenzio degli innocenti non è assolutamente al livello del capolavoro Jonathan Demme, ma è comunque vedibile. La Moore nonostante si sforzi abbastanza per ripetere la straordinaria interpretazione della Foster, poco si avvicina, mentre il dottor Hannibal (il cannibale) Lecter alias Anthony Hopkins riesce, come sempre del resto, a incentrare tutta la scena sul suo personaggio. Ottimo anche Gianfranco Giannini che ci delizia con dei dialoghi memorabili assieme a Hopkins.
MEMORABILE: Il pasto dei cinghiali; Il volto di Oldman.
Penosa conclusione di una serie che ha generato capolavori come Manhunter e Il silenzio degli innocenti. Le avventure italiane di Hannibal ridotto ad una Mary Sue del crimine e di Clarice Starling priva delle sfumature originali ondeggiano fra l'esagerato e il ridicolo involontario. Hopkins è fiacco e gigione, la Moore (generalmente brava) proprio non è adatta e la scelta di puntare tutto sul cruento conferma l'intento puramente commerciale di questo film. Uno dei punti più bassi della carriera di Scott.
Il sequel della pellicola di Demme si manifesta con questo film che cerca spettacolarità ma ricava solamente mugugni. La storia è sicuramente accattivante, con le patinate immagini fiorentine, l'impegno di Giannini e altro ancora, ma il plot appare improbabile con situazioni al limite dell'inverosimile che sfociano in un finale che vorrebbe stupire. Sempre bravo Hopkins.
Ridley alla regia, Mamet e Zaillian alla sceneggiatura e Zimmer alla colonna sonora. Con questi succosi ingredienti uno s'aspetta, come minimo, un risultato che potrebbe ricalcare il successo della pellicola demmiana. Poi con lo scorrere dei minuti, nonostante il coraggio di Scott di virare su elementi più crudi e cruenti (porci assassini, budella e cervelli in bella vista), ci si accorge che mancano le atmosfere malate e perverse (manca pure un personaggio alla "Gumb") che avevano contraddistinto il capitolo precedente. Piacevole, con qualche riserva.
MEMORABILE: L'impiccagione; Il vestito nero che indossa la Moore nel finale.
Divertente, può contare su momenti riusciti nella trasferta italiana in una cupa Firenze e su un bravo Giancarlo Giannini. Nota negativa la breve apparizione di Francesca Neri (ricorda l'amara realtà televisiva italiana), che non regge il confronto con la semplice Julianne Moore, anche se nel solito personaggio della poliziotta buona da cliché. Comunque ben vengano gli americani a girare thriller e horror nella penisola. Hannibal simpatico cattivone è splendido e inarrivabile, quasi come un vendicatore in un mondo disonesto.
Nonostante la regia passi a Ridley Scott, la sceneggiatura è troppo insulsa per reggere il confronto con Il silenzio degli innocenti. Ed infatti non riuscirà mai, nemmeno per un attimo, a raggiungere gli stessi picchi di tensione. Siamo comunque di fronte a due film di natura completamente diversa: il primo è un ottimo thriller pieno di suggestioni, questo un banale poliziesco con qualche scena splatter messa a mo' di toppa negli spazi vuoti. Anche il cast latita: Moore non vale nemmeno la metà della Foster e Hopkins sembra campare di rendita.
Un sequel non indegno, ma nettamente inferiore a Il silenzio degli innocenti. Scott mantiene sempre alto il ritmo (cosa importante, visto che il film dura due ore) e confeziona anche alcune belle sequenze ma, a differenza di quanto aveva fatto Demme, ricorre spesso alla bassa macelleria, sfiorando in alcuni momenti anche il ridicolo involontario. Hopkins gigioneggia alla sua maniera, Julianne Moore fa decisamente rimpiangere Judy Foster, Oldman ha il ruolo più ingrato, Giannini è sempre bravo, Riotta se la cava, ornamentale la Neri.
Un sequel "strano", nel senso che non mantiene nemmeno un briciolo della suspance che generava il capitolo precedente e Hannibal viene dipinto troppo come un antieroe che toglie la vita a chi se lo merita e protegge i più deboli. Menzione d'onore per i trucchi (Gary Oldman sfigurato è raccapricciante) e per le scene splatter. Da sardo, poi, mi ha fatto sorridere la banda di allevatori di cinghiali feroci. Le uniche emozioni, però, sono tutte condensate negli ultimi 25 minuti del film.
MEMORABILE: La cena a base di cervello; L'assaggino al bambino dell'aereo.
Classico esempio di sequel: trascurabile nella migliore delle ipotesi quando non addirittura fastidioso. Il film regge soltanto grazie a un ipnotico Anthony Hopkins che, nonostante una pessima sceneggiatura e una Julianne Moore completamente fuori parte, riesce a salvare la baracca. Giannini è bravo ma ha un ruolo veramente ingrato, così come lo sfigurato Oldman; molto meglio Ray Liotta, che diventa protagonista nel finale con la scena più famosa della pellicola. Sicuramente il più gore della serie ma anche quello con meno tensione.
Non era una sfida facile, ma Scott ha avuto il pregio di realizzare una pellicola discreta, mai orrida o inguardabile. Tuttavia, se non ci fosse stato Hopkins nei panni del temibile Lecter non si sarebbero raggiunti gli stessi livelli. La sua interpretazione, infatti, è ancora una volta magistrale, soprattutto nei momenti di lucida follia. Nell’insieme ha smarrito qualcosa in unicità e personalità lasciando spazio a fraseggi più convenzionali riconducibili a una semplice caccia all’uomo. Altre volte esagera in credibilità, ma era prevedibile.
Già la scelta di Scott, del tutto estraneo a storie di questo genere, dava brutti presentimenti e infatti che aria tiri lo si capisce dalla prima sequenza action in cui una Clarice Starling versione Callaghan fa strage di una banda di spacciatori. La Moore è imparagonabile a Jodie Foster e di una rara odiosità appena apre bocca. Hopkins è lì per il lucroso cachet e appare perfino annoiato. Macchiettistica l'ambientazione fiorentino-sarda. Il libro era il peggiore dei tre, scritto per sfruttare il successo del personaggio; stessa cosa il film.
MEMORABILE: Il volto sfigurato di Gary Oldman; Alcune espressioni di Hopkins.
Hannibal, questa volta in trasferta in Toscana dove continua a dar sfoggio di cultura enciclopedica, se la deve vedere con un miliardario sfigurato in combutta con criminali sardi... Incredibile pasticcio da cui rischia di uscire con le ossa rotte una delle icone dell'horror di fine millennio. Il difetto era già nel manico, ossia il brutto romanzo di Thomas Harris, ma Mamet sceneggiatore e Scott regista poco si sono impegnati per evitare le imbarazzanti cadute nel ridicolo involontario, mentre Hopkins va col pilota automatico e Moore mal sostituisce Foster che saggiamente si era defilata.
MEMORABILE: Il destino del discendente de' Pazzi; La ricetta con fettine di cervello fresco
C'è poco da dire: il sequel de Il silenzio degli innocenti, per quanto rivestito di nuove morbosità, ambientato in luoghi familiari e con in campo un mostro sacro come Giannini, poteva solo essere un film inferiore. Il risultato finale è però di notevole spessore e a parte il personaggio femminile, non si sarebbe potuto fare molto di più. Ma Lecter è sempre lui, perfetto conoscitore del corpo e della mente umana, raffinatissimo genio del male che replica la sua bravura decretando uno dei più clamorosi pareggi della storia del cinema. Chi dice che la perfezione non è duplicabile?
Apprezzabile la scelta di avere intrapreso tutta un’altra direzione, rispetto al giustamente pluripremiato predecessore. Truculento e splatter, fastidioso e perverso. Sono davvero molte le scene repellenti che si avvalgono spesso e volentieri dell’irriconoscibile Oldman, pericoloso e folle milionario, mentre Hopkins mantiene la sua classe innata, sterminando persone con grande compostezza. E fin qui non sarebbe male. I problemi sorgono, soprattutto, con la Moore, la cui figura ammicca più ad una sorta di impavida eroina decisamente banale, fuori luogo e molto poco interessante.
Atroce. E inspiegabile. Ridley Scott prende una cantonata che potrebbe costare una carriera, girando un film senza capo né coda, che azzanna il ridicolo e ne fa scempio, come e peggio di quanto potrebbe fare il protagonista. La storia è sconclusionata il suo, ma la parentesi italiana priva di decenza l'operazione, a cominciare dal personaggio di Giannini, discendente dei Pazzi rinascimentali. Il resto è inutile bric-à-brac senza nemmeno il proverbiale gusto visivo del regista. Cast notevole e totalmente devastato.
Un film con tanti spunti di interesse, primo tra tutti l'interpretazione sempre straordinariamente diabolica di Anthony Hopkins. Suggestiva anche la location fiorentina, soprattutto nei suoi squarci notturni. Da sottolineare invece in negativo una sceneggiatura talvolta poco coesa e uno scavo psicologico poco approfondito. Il risultato è una pellicola discreta che però aveva le potenzialità per essere qualcosa di più.
Adattamento imperfetto dell'omonimo romanzo. Vanta atmosfere curate (ottima per ritmo e coinvolgimento tutta la parte girata a Firenze) e una colonna sonora riuscita, oltre che un Hopkins diabolicamente valido e un'ultima cena impattante. Purtroppo non mancano i difetti: la Moore non regge il confronto con la Foster, la seconda parte non è buona come la prima, Lecter sembra dotato di superpoteri. Opinabili inoltre le scelte di omettere un personaggio chiave (Margot Verger) e di cambiare l'intrigante finale del romanzo con uno sì più immediato, ma decisamente più banale. Migliorabile.
MEMORABILE: Il volto mefistofelico di Hopkins mentre dice "buonasera" al sardo; La cena con (letteralmente) Krendler.
Secondo capitolo del cannibale dottor Hannibal Lecter. Fiacco. Senza verve. Storia che ha poco di interessante e indimenticabile, eppure gli ingredienti non mancavano certamente. La tensione c'è, ma poca. Si sfiora la noia. Anthony Hopkins sugli allori, purtroppo. Julianne Moore è brava, ma il ruolo assegnatole non le si addice. Regia di Ridley Scott poco efficace: questa è una notizia.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoGestarsh99 • 3/07/11 00:11 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dall'11/07/2011 per FilmAuro:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Anamorfico
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
5.1 DTS ES HD: Italiano Inglese
* Sottotitoli Italiano NU
* Extra Commento audio regista
Finale alternativo
Scene eliminate commentate
Scene multiangolo
Special
Titoli di testa
Making of
Effetti speciali
Colonna sonora
Commenti vari
Flash frames
Trailers e tv spot
CuriositàDaniela • 8/03/20 03:24 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Soggetto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris pubblicato nel 1999, il terzo in cui compare il personaggio di Hannibal Lecter dopo Red Dragon (Il delitto della terza luna) del 1982 e The Silence of the Lambs (Il silenzio degli innocenti) del 1988.
Nel 2006 è uscito il quarto romanzo, Hannibal Rising (Hannibal Lecter - Le origini del male), in cui sono narrati gli anni giovanili del personaggio.
L’esperta di impronte digitali di Mason Verger (Oldman) è interpretata da Giannina Facio, l’attrice costaricana che negli anni ’90 ha avuto popolarità in Italia partecipando al programma televisivo di Italia 1 Emilio e ballando la Lambada, sensuale danza nota fino ad allora solo in Brasile. In precedenza aveva preso parte anche a film nostrani come Vacanze di Natale '90. Dall’anno precedente le riprese di Hannibal è, inoltre, la compagna di Ridley Scott, il regista di questo film.
Ai titoli di coda, tra gli ultimi nomi presenti nella lista degli attori che hanno partecipato al film, alla voce: News reporters" tra gli altri,c'è quello di Judie Aronson che nel 1984 fu una delle vittime di un altro famoso serial killer: Jason Voorhees nel film: "Venerdi 13 Capitolo finale". Sorpresa e uccisa da Jason dentro un canotto in mezzo al lago.
Nelle scene tagliate presenti negli extra dell'edizione speciale del dvd, il "Mostro di Firenze" aveva molto più spazio sia nei dialoghi tra il Dottor Fell/ Hannibal e l'ispettore Pazzi che nella presenza vera e propria del possibile Mostro (un inserviente del palazzo). Tra queste scene ce n'è una in particolare dove il Dottor Fell/ Hannibal mentre passeggia per le vie di Firenze insieme all'ispettore gli fa notare un vero indizio relativo al caso (La Primavera del Botticelli). Ridley Scott decise di tagliare tutto per non distrarre troppo il pubblico dalla storia principale.