Il fantasma ci sta - Film (1967)

Il fantasma ci sta

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Nel New England del 1898 tale Abelardo accetta di sposare una racchia per ereditarne gli averi, ma si lascia traviare dalla procace servetta Jenny. Quando la racchia li becca in flagrante e li uccide, Abelardo - con la scure ancora piantata nella schiena - riesce a vendicarsi all'istante e a far fuori pure lei. Ecco fatti i tre fantasmi, pronti a terrorizzare i futuri occupanti della casa (simpatici i titoli di testa disegnati che riassumono le persecuzioni in cui incorrono i tanti successivi inquilini durante gli anni) fino ad arrivare ai giorni nostri, quando madre (Miles), padre (Powell) e figlio (Gordon) pensano di poter trascorrer lì delle felici vacanze. Naturalmente i tre fantasmi...Leggi tutto cominciano ad inseguirsi per le stanze combinando ogni sorta di guai e seguendo una schema da commedia d'altri tempi che sembra pure più vecchia di quanto non sia. I tre compaiono e scompaiono a piacimento, si tiran dietro pentole, saltan sui lampadari anche se, a dire il vero, Jenny e Abelardo passano il tempo soprattutto a sbaciucchiarsi senza sosta; tanto che è chiaro come il fantasma che "ci sta" (come da bizzarro titolo italiano) sia proprio quello di Jenny, autentica ninfomane pronta ad appartarsi col primo che passa in quello che sarà un secondo tempo appena più vispo ma altrettanto deludente. Le battute sono debolissime e i personaggi "reali" si rivelano persino più insopportabili di quelli "trapassati": la Miles e Powell amoreggiano come una perfetta, romantica coppia, il figlio quindicenne, l'unico con un po' di sale in zucca, viene subito scambiato per pazzo da tutti perché dà la colpa dei disastri casalinghi a dei fantasmi. John "Gomez" Astin ha una piccola parte come psicologo, John McGiver fa lo zio ricco che pontifica prosaicamente sul valore dei quattrini ("L'unica cosa che conta nella vita") e perde lo yacht a causa degli scherzi dei tre fantasmi dando la colpa al nipote ("Non è vero", si scusa con suo padre "...comunque trattienilo dal mio settimanale"). Se non altro la bella e sinuosa Jill Townsend interpreta ben tre ruoli (Jenny, l'amica del ragazzino e la sua sorella bibliotecaria), ma certo tra effetti speciali a buon mercato (sparizioni, fumo rosso, sovrimpressioni semitrasparenti, modellini di yacht che affondano e riaffiorano) e scenette di dubbio gusto umoristico che si affidano spesso al fast motion stile vecchie comiche c'è poco da star allegri. Come commedia il film proprio non funziona e mostra quanto i fantasmi associati al cosiddetto black humour producano per la gran parte delle volte opere ampiamente trascurabili; e poco cambia se alla regia ci sono registi di buon nome come in questo caso: William Castle ha sicuramente dato il meglio in ambito thriller/horror, strizzando sì l'occhio al grottesco in più occasioni ma focalizzando l'attenzione su altro e sfruttando bene il bianco e nero: il Technicolor invece banalizza qui ulteriormente il film amplificando l'effetto "cheap". Chiusura tragica con una sovrapposizione agghiacciante delle sagome di Jenny e Abelardo sull'auto della famigliola in gita: non si vede quasi nulla!

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/11/16 DAL DAVINOTTI
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