Bruna, formosa, cerca superdotato - Film (1973)

Ancora una volta il protagonista della vicenda è il classico meridionale eroticus (questa volta ricco di inibizioni) alle prese con la città nordica del post-68. Niente male dopotutto questo tango a Milano, divertente e anche un po' malinconico grazie alla bellissima colonna sonora di Fidenco e alle immagini della Milano anni 70. Bella e brava la Benussi, divertente Kendall, la Blanc decisamente sprecata.

Commedia ricca di spunti pruriginosi sul classico canovaccio del meridionale ingenuo alle prese con la disinibita Milano. Kendall si inserisce sulla falsariga di Giuffré e Buzzanca (con al doppiaggio un insolito Locchi che imita l'accento calabrese) e nel complesso non dispiace, ma fatica a sostenere una sceneggiatura stravista e dal blando impatto comico, nonostante l'apporto di una Benussi carismatica e di una notevole OST di Fidenco che entra in testa e non esce più. Qualche passaggio irrisolto, forse a causa delle modifiche post-censura.

Non basta la faccia simpatica di Kendall a tenere in piedi una baracca davvero scarsa che riprende una vicenda già vista cercando di far andare a briglia sciolta il protagonista, il notaio Pizzolla (assonante con Percolla, chissà se è un caso...) che comunque fa sorridere nelle sue reazioni nei confronti delle varie donne che lo irretiscono in qualsiasi modo. Una certa simpatia per Kendall, qualche ammiccamento onirico e un centrato prefinale malinconico danno qualche punticino in più a un film non molto riuscito. Ipnotico il tema di Fidenco.

L'appassionato cinfefilo, tricolore e completista, potrà tutto sommato apprezzare (nonostante il palese livello tutt’altro che eccelso del film) alcune trovatine studiate benino (come il commento durante il gonfiaggio della bambola), nonché alcuni momenti che funzionano (qualche spunto onirico, la passeggiata lungo i binari del tram). Certo: le cose risapute prevalgono numericamente su quelle nuove, Stella carica troppo il personaggio ma, considerando il chiaro massacro della censura, con buona dose di generosità, si può concedere il mezzo punto sopra il voto minimo...

Il notaio Pizzolla, calabrese, passa per essere uno sciupafemmine ma in realtà è pieno di complessi. Partito per Milano, città dai costumi più disinibiti ("Qui siamo a Milano", gli viene ripetuto più volte), proverà ad incontrare la Bruna del titolo. Spunti e sviluppi erano già triti all'epoca. Qualche ideuzza c'è e pure qualche momento divertente che strappa il sorriso. Certo, nulla di eclatante. Per l'epoca era abbastanza audace, tanto che fu tagliato dalla censura: se cercate belle figliole come mamma le ha fatte, dategli pure un'occhiata.